Crescere bilingue comporta indubbi vantaggi per un bambino su molti piani, quello dello sviluppo cognitivo, della realizzazione personale, della formazione di un’identita’ solo per citarne alcuni. A tutti i genitori, madrelingua o meno, che stanno dibattendo se crescere i propri figli bilingui proponiamo di riflettere sui numerosi buoni motivi per crescere un bambino bilingue:
- E’ il modo piu’ semplice di imparare una seconda lingua. Niente lezioni, niente libri di grammatica, DVD o altri strumenti noiosi. Si impara vivendo, giocando, mangiando…
- E’ economico. Molto piu’ di una scuola di lingue. Non costa praticamente nulla, se non forse il prezzo di qualche libro o un po’ di musica da ascoltare insieme.
- Permette al bambino di crescere piu’ in contatto con le proprie origini e la propria famiglia allargata. Quando avra’ occasione di stare con nonni, zii, cugini e parenti tutti non si sentira’ escluso e soprattutto da grande avra’ i mezzi per appropriarsi della propria identita’.
- E’ naturale. E’ piu’ semplice e spontaneo imparare una seconda lingua dalla nascita che apprenderla in eta’ successive, per questo e’ meglio cominciare il prima possibile.
- Permette di raggiungere una padronanza da nativo, insomma di imparare la seconda lingua senza accento o quasi.
- Rende piu’ facile l’apprendimento di ulteriori lingue in eta’ successive, avendo gia’ sviluppato una sensibilita’ per suoni, intonazioni, ritmi e strutture grammaticali diverse.
- Stimola l’intelligenza. Il bilinguismo richiede uno sforzo e una flessibilita’ supplementare e stimola il cervello, di conseguenza i bambini bilingui imparano piu’ velocemente a leggere e scrivere e hanno doti analitiche piu’ spiccate.
- Un bambino bilingue e’ piu’ consapevole di realta’ e culture diverse, aperto e curioso verso le differenze culturali. Piu’ preparato a diventare cittadino del mondo in un mondo che si fa sempre piu’ piccolo.
- In futuro essere bilingue potrebbe ampliare le sue possibilita’ di lavoro o aprirgli nuove strade, la conoscenza di lingue straniere e’ sempre piu’ una condizione necessaria per il successo professionale.
Elisabetta C. says
Cara Letizia
pensavo di mandarti il link per email ma forse la cosa merita un dibattito più allargato. Ho trovato una persona che scrive in rete contro il bilinguismo. Io ovviamente non sono per niente d’accordo!! Comunque sia ti segnalo il link, poi ne riparliamo!!
http://bimbonaturale.myblog.it/archive/2009/07/28/favorire-il-bilinguismo-nei-bambini-si-o-no.html
ciao Elisabetta
L. says
Ciao Elisabetta,
grazie per il link, ho letto l’articolo e cercato qualche informazione su chi l’ha scritto.
A costo di stupire, devo dire che non sono in totale disaccordo con l’autrice. Io stessa ho scritto in passato (http://bilinguepergioco.com/2009/03/23/lidea-della-settimana-quante-lingue-parla-il-bambino-perfetto/) in merito alla frenesia che spesso oggi ci prende di crescere dei bambini performanti, e esprimendo anche il timore che Bilingue Per Gioco possa essere frainteso e alimentare queste aspettative dei genitori.
Comunque trovo che l’autrice del post che mi hai mandato sia un po’ estremista, non so da dove prenda certe affermazioni categoriche sul fatto che i bambini non debbano apprendere fino a 7 anni o che il bilinguismo possa essere associato alla schizofrenia. Pero’, senza aver fatto approfondimenti in merito, anch’io ho sentito dire da chi lavora nel settore che oggi si assiste ad un aumento preoccupante di patologie psicologiche tra i bambini. Analizzare i motivi di questo fenomeno e’ al di la’ delle mie competenze e dello spazio di questo commento, ma anche io credo che i bambini vadano rimessi al centro delle nostre scelte e presi per quello che sono, dei bambini, non degli adulti in divenire.
Questo significa che il bilinguismo fa male? Assolutamente no! E nel mio piccolo posso portare a testimonianza tanta ricerca fatta nel settore.
Pero’ le esigenze primarie del bambino sono altre, sono cose semplici che conosciamo tutti: essere amati, protetti, crescere con delle sicurezze, etc etc. Se il bilinguismo non turba questo equilibrio, e a priori non c’e’ motivo per cui lo faccia, allora non solo non e’ dannoso, ma e’ una vera ricchezza sia per il bambino oggi che per l’adulto domani. Tra l’altro mi verrebbe da aggiungere, in base al buon senso, non in base a degli approfondimenti che ho fatto, che molto probabilmente i bambini bilingui che hanno dei problemi li avrebbero comunque, perche’ il problema non e’ il bilinguismo ma qualcos’altro che non funziona bene nella famiglia.
Quanto alla scuola, io proprio non credo che fare un po’ di inglese all’asilo possa creare dei bambini lacerati, al contrario io vedo dei bambini che si divertono tantissimo, loro non sanno bene perche’ stanno giocando con l’inglese, come non sanno perche’ giocano con i colori o con le macchinine, ma si divertono, e tanto basta!
Quindi, la raccomandazione per tutti e’ di non avere aspettative eccessive, di non cercare il bilinguismo a tutti i costi. Se pero’ le condizioni esistono e potete introdurre la seconda lingua con assoluta serenita’ (per voi e per il bambino) fatelo senza timore!
Un ultimo commento, tra i genitori che mi contattano io vedo (semplificando molto) due categorie di persone: genitori molto premurosi, molto attenti all’educazione intellettuale ed emotiva dei propri figli, che sono la stragrande maggioranza, e alcuni genitori iperperformanti, che sono pochi, ma quelli io li scoraggio subito, o addirittura (e’ successo) non li voglio nei miei Playgroup, perche’ il Playgroup e il bilinguismo in generale devono essere momenti di gioco e condivisione, non di sofferenza!
Comunque credo che questo tipo di riflessioni sia utile, senza diventare estremisti e’ bene ricordarci che i bambini sono solo dei bambini… Che ne pensate?
L.
Pappy says
Sono una mamma sarda, ed essendo anche il sardo riconosciuto come minoranza linguistica, vorrei dare un mio piccolo parere, se può esservi utile.
I miei genitori hanno sempre parlato indistintamente con me sia il sardo che l’ italiano e io non ho mai avuto problemi, non è stata una scelta, ma una consuetudine che qui in Sardegna è vista normale. Le due lingue sono entrate nella mia mente contemporaneamente e con naturalezza, senza forzare le situazioni o esasperando la mia educazione intelletuale. Ho imparato a leggere e scrivere a 4 anni e mezzo e la mia loquacità ha sempre stupito insegnanti, sopratutto per l’ uso del sardo in maniera così disinvolta in diverse attività, dal gioco allo studio!.
Non ho mai avuto problemi… 🙂
Credo che il bilinguismo non possa portare nessun danno nell’ educazione di un bambino, se questo entra a far parte della sua vita dai primissimi mesi e se è visto con tutta la naturalezza possiblile… i bambini sono come spugne, assorbon tutto, ma hanno anche una meravigliosa elasticità mentale che permette loro di elaborare e soprattutto di riproporre con una stupefacente precisione e coerenza!
I miei genitori , se pur privi di specifiche teniche e intenzioni performanti, sono riusciti a portarmi ad un perfetto equilibrio ed uso di queste due lingue, parlato e scritto………
perciò coraggio!
Buon lavoro!
L. says
Pappy,
grazie per la tua testimonianza, veramente interessante per diversi motivi:
Propone (finalmente) il tema delle minoranze linguistiche, che sono esperienze di bilinguismo molto diverse da quelle finora raccontate, per motivi che vanno dalla consapevolezza della storia e dell’identita’ rappresentate dalla lingua al contesto sociale ad essa associato
Conferma l’importanza del contesto sociale sia per i genitori che per i bambini. Tu infatti ci racconti di un bilinguismo fiorito con molta naturalezza, ma il fatto che questa sia una consuetudine normale in Sardegna e’ un dato molto rilevante. Avrebbero avuto la stessa serenita’ e spontaneita’ i tuoi genitori se ti avessero cresciuta bilingue in Sardo vivendo, che ne so, a Verona o a Milano?
Ci rincuora infine, perche’ per noi genitori bilingui e’ importante avere testimonianze dirette di bambini cresciuti bilingui, e sapere che se il bilinguismo viene vissuto con naturalezza e serenita’ il bambino lo vivra’ solo come una ricchezza e mai come un problema.
Grazie mille e torna a trovarci quando ne hai voglia, per esempio se vuoi raccontarci come hai imparato a leggere e scrivere nelle due lingue ci farebbe molto piacere!
L.
Marc says
Mi ha fatto molto piacere leggere la testimonianza di Pappy, e vorrei estendere l’argomento che lei ha introdotto per parlare un po’ di un bilinguismo che viene inmancabilmente dimenticato dai cosidetti “esperti”. Parlo di quel bilinguismo che ormai da decenni si tenta di estirpare: il bilinguismo tra italiano e lingua locale/regionale; e parlo di tutte le lingue locali, anche quelle politicamente non riconosciute tali, come il napoletano, il piemontese, il lombardo, il ligure, il veneto, il siciliano (mi limito ad elencare quelle riconosciute dalla comunità internazionale), insomma anche quelle lingue che, per una serie di incidenti della storia, sono etichettate come “dialetti” e lasciate da parte anche da coloro che conoscono bene i vantaggi del bilinguismo.
Questo mi rattrista molto, perché anche se non potrebbero certo portare i vantaggi economici di un bilinguismo “ufficiale”, sono sempre e comunque codici linguistici con sistemi di fonologia e sintassi diversi dall’italiano, e quindi ben capaci di dare qui famosi vantaggi cognitivi ed intellettuali di cui si parla tanto se appresi in simultanea con l’italiano. Perché una famiglia che conosce il siciliano non dovrebbe avvalersi degli stessi vantaggi cognitivi (se non di quelli economici) di una famiglia che conosce l’inglese o il tedesco? Mi rattrista come non si faccia mai menzione di queste realta’ linguistiche, e come gli “esperti” sembrano dimenticarsi della loro esistenza. Sabine Pirchio ha affermato una cosa palese, ovvero che chi decide di non parlare la propria lingua madre con i figli rinuncia un po’ alla possibilita’ di parlare “dal cuore” e nega al bambino “una parte della sua identità”. Bene in Italia milioni di genitori hanno fatto proprio questo, grazie all’indottrinazione delle istituzioni le quali hanno sempre mantenuto che parlare “dialetto” e’ un male. E questo e’ accaduto e accade tuttora, spesso in casi in cui i due genitori parlano la stessa lingua locale, o comunque varianti altamente intelligibili fra loro.
Ma tutto cio’ viene sempre e inmancabilmente ignorato nelle discussioni sul bilinguismo.
Quando si credeva che l’uso di piu’ codici potesse confondere il bambino o addirittura trasformarlo in un ritardato, il messaggio degli “esperti” riguardo all’uso del dialetto e’ sempre stato forte e chiaro: lasciatelo perdere. Adesso che si conoscono bene i vantaggi del bilinguismo, l’unica cosa che gli “esperti” sanno fare sul “dialetto” e’ tacere.
L. says
Marc,
hai ragione e’ un punto importante e sottovalutato, dovremmo tornarci con un post apposito.
L.
Marc says
grazie dell’impegno, aspetto con ansia.