Tutte le famiglie bilingui ogni tanto dovrebbero fermarsi a riflettere, per fare il punto della situazione e vedere se il metodo che si sta seguendo e’ quello giusto. Quale metodo? Ecco appunto… Tutte le famiglie che stanno crescendo dei bambini bilingui hanno un metodo, a prescindere dal fatto che sia esplicito e fondato su regole o implicito e lasciato alle naturali dinamiche familiari. In entrambi i casi pero’, spesso non facciamo veramente quello che crediamo di fare, le eccezioni, le distrazioni, l’involontaria ambivalenza fanno si che spesso tra la teoria e la pratica ci siano dei divari anche considerevoli.
Un esempio?
Prendiamo una famiglia immaginaria in cui Amy, 1 anno e mezzo, parla italiano con la mamma e inglese col papa’, segue il metodo OPOL, e parla 50% italiano e 50% inglese. In teoria…
Forse pero’ se si analizzano il numero di ore al giorno che Amy passa parlando, o ascoltando, ogni lingua, scopriamo che il papa’ al mattino c’e’ per una mezz’oretta sola, poi giustamente scappa al lavoro. Alla sera il papa’ torna e parla in Inglese un’oretta con Amy, questo se nessuno gli telefona con delle richieste importanti, poi Amy va a letto. Durante il finesettimana il papa’ passa molto piu’ tempo con Amy, diciamo che il sabato parlano in Inglese circa tre ore, lo stesso la domenica, a meno che non venga il cuginetto a giocare con Amy, nel qual caso bisogna parlare italiano. Morale? OPOL non significa 50% una lingua e 50% l’altra…
Amy sente parlare in Inglese solo circa 8-10 ore alla settimana, contro piu’ di 40 ore di italiano…
Altro esempio. E’ la mamma che parla francese con Pierre, mentre il papa’ gli parla in italiano. La mamma lavora e Pierre va all’asilo, italo parlante ovviamente… I nonni vanno a prendere Pierre all’asilo alle 4.30, la mamma torna alle 5.30 e da li’ in poi parla in francese con lui. Pero’ a volte si fermano a cena dai nonni, e con i nonni bisogna parlare italiano. Durante il finesettimana pero’ e’ francese full immersion, anche perche’ il papa’ lo capisce. Anche in questo caso, per quanto Pierre senta piu’ francese di quanto inglese non senta Amy, comunque e’ sempre l’italiano che la fa da padrone.
Ok, ma anche fosse? Cosa possono fare i poveri genitori di Amy e Pierre?
I genitori di Amy e Pierre, cosi’ come tutti gli altri genitori che si danno la pena di crescere il proprio pargolo bilingue, fanno gia’ moltissimo. Forse pero’ non si erano accorti nemmeno loro del fatto che il proprio bimbo, o bimba, sentisse cosi’, tante ore di italiano ogni giorno. Resisene conto, magari possono semplicemente fare piu’ attenzione, cercare di sfruttare ogni momento utile per usare la lingua piu’ sfavorita, imporsi di parlare questa lingua anche in presenza di persone che non la capiscono, ritargliarsi ogni giorno un’oretta da passare con Amy o con Pierre nella quale non sono ammesse interferenze, cercare di vedere piu’ spesso l’amichetto che pure parla inglese/francese, portarlo ad un playgroup…
Insomma, ogni famiglia puo’ escogitare mille piccoli accorgimenti, l’importante e’ capire bene cosa si sta facendo nella pratica, che e’ sempre un po’ discostata dalla teoria… Quindi ecco il nostro suggerimento. Mamma e papa’, appena avete il lusso di potervi concedere una chiaccherata senza dover correre a fare la spesa, pulire la casa o andare al lavoro, provate a ripercorrere la giornata tipo del vostro bimbo, durante la settimana e nel finesettimana, e fate una stima di quante ore ha a disposizione in ogni lingua. E attenti a non scordare i riposini! Due ore di baby sitter madrelingua passate dormendo non contano, purtroppo…
barbaraland says
Di sicuro io e mio marito abbiamo avuto la grande fortuna di stare con nostra figlia quasi lo stesso numero di ore nel suo primo anno di vita. Spesso però non importa il numero di ore, quanto la qualità delle attività svolte con i bambini. Può sembrare una frase fatta, ma mio marito compensa “il problema della lingua in minoranza” (nel nostro caso l’inglese) con letture, storie ed attività . Colgo l’occasione per augurarti un felice e sereno natale. B