The Language Instinct di Steven Pinker
Questo libro parla del linguaggio e dell’acquisizione del linguaggio in generale, non parla di bilinguismo, quindi non lo raccomandiamo a chi e’ in cerca di risposte specifiche sul bilinguismo, ma solo a chi si e’ veramente appassionato all’argomento e vuole approfondire le proprie conoscenze.
Il libro viene proposto come esilarante e accessibile al lettore digiuno di linguistica, ma francamente non mi sento di concordare in pieno. E’ un libro interessante, che offre delle tesi innovative e degli spunti di riflessione, ma per chi e’ un profano risulta un po’ ostico e a momenti noioso. In piu’ di un momento l’autore si dedica ad analizzare e sezionare il linguaggio con un livello di astrazione che non puo’ non risultare estraneo alla persona comune, credo sia una tentazione spontanea domandarsi se non si stia cercando di dimostrare l’ovvio. Cio’ nonostante credo il libro meriti attenzione per due motivi.
Il primo e’ che la tesi di Pinker, condivisibile o meno, e’ davvero interessante. Semplificando al massimo lui sostiene che il linguaggio non e’ appreso, ma innato. Cioe’ la struttura logica del linguaggio e’ in noi in maniera innata, ed e’ solo grazie a questa dote che riusciamo poi a catturare l’ordine e la struttura del linguaggio degli adulti e a crearci una nostra grammatica, a volte, a quanto pare, di gran lunga superiore a quella degli adulti che ci hanno trasmesso il linguaggio (esempio molto interessante sono i bambini sordi che imparano il linguaggio dei segni da adulti che lo “parlano” molto male per poi crearsi da soli una grammatica molto piu’ elegante).
Questo primo punto e’ interessante a livello intellettuale ma comunque molto astratto e di poca utilita’ pratica.
Piu’ interessante e’ il secondo punto. Sezionando il linguaggio e mostrandoci come esso viene appreso l’autore ci mostra quale tipo di decisioni deve prendere il bambino per trarre delle conclusioni dalla cacofonia di messaggi che riceve, per non parlare delle difficolta’ che incontra per capire come lingua, glottide, palato etc vadano posizionati e mossi per pronunciare ogni suono. Questa e’ la parte che io ho trovato davvero affascinante, perche’ davvero solleva un velo su un’infinita’ di cose che noi ormai diamo completamente per scontate, che per noi sono ormai delle realta’ incontrovertibili, ma che in realta’ sono un vero mistero e raggiungono livelli estremi di complessita’.
Facciamo degli esempi. Se dico “Questa e’ la rana”, in realta’ avrei potuto anche dire questo e’ un pupazzo, e’ verde, salta, e’ un animale, e’ un giocattolo, etc. etc. e in effetti nella stessa situazione e con gli stessi gesti potrei dire ognuna di queste frasi, a seconda del messaggio che voglio trasmettere. Ma come fa il bambino a capire che ho detto rana, e che la rana e’ un animale vivo, invece di aver detto verde, e indicato un colore? Come e quando comincia a creare nella sua testa categorie per colori e animali? O, ancora piu’ difficile, per nomi-oggetti e verbi-azioni?
Facciamo un altro esempio. Provate a descrivere come varia la posizione della bocca quando si pronuncia una “e” o una “i”. Impossibile a meno di non essere esperti! E come fanno allora i bambini a capirlo?
Mi viene da pensare che da adulta non sarei in grado di risolvere problemi di complessita’ equivalente a quella incontrata da un bambino che impara a parlare…
La vera rivelazione pero’ arriva quando si pensa che il bambino bilingue affronta questa difficolta’ moltiplicata per due! Si trova a dover mettere ordine non in un solo universo caotico, ma due! Deve crearsi delle categorie per nomi, verbi, pronomi, persone, animali, sentimenti, colori, cibo, etc. etc. in ogni lingua e anche capire che questa categorie prescindono dalla lingua che le nomina. Tutto cio’ mi sembra un esercizio estremamente sofisticato.
All’improvviso il bambino che fa ba ba ba e saltella in giro, lo stesso di cui diciamo con condiscendenza ma cosa vuoi che capisca, mi appare molto piu’ intelligente di me. Forse se avessi la sua stessa capacita’ di discernimento e memorizzazione potrei lavorare alla NASA…
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