Da quando mia figlia aveva pochi mesi, ho iniziato a costituire la sua piccola biblioteca di libri in Inglese che si è via via arricchita di nuovi titoli adatti all’età e alle competenze linguistiche. Siamo passate dai cloth-books ai board-books in
rima, dai lift-the-flap ai paperback illustrati con testi sempre piu’ lunghi e articolati.
Di solito, non si corrono particolari rischi nella scelta di libri destinati ai bimbi nei primissimi anni di vita, si possono sfogliare e addirittura leggere velocemente in libreria o si riesce ad averne un’idea abbastanza precisa attraverso le previews di Amazon. In piu’, la parte del leone spesso la giocano le immagini, colorate e accattivanti che ci inducono con facilità all’acquisto. Diverso il discorso per i libri destinatiai piu’ grandicelli, dai 5/6 anni in su.
I chapter books appaiono spesso anonimi, hanno poche immagini, per lo piu’ in bianco e nero, il testo è lungo ed è quindi piu’ difficile capire se fanno realmente al caso nostro, sia in termini di contenuti che di linguaggio.
Come fare la scelta giusta? E come iniziare ad introdurli sucitando interesse e continuando a fare dell’esperienza
della lettura un momento gratificante e atteso?
Da qualche mese, ho iniziato ad acquistare diversi titoli destinati a questa fascia di età, sia basandomi sulle reviews di
Amazon sia approfittando di un viaggio negli Stati Uniti quest’estate che mi ha permesso di visionare diverse proposte nelle librerie che ho visitato e di raggranellare un discreto bottino.
Una volta costituita la mia dotazione, composta da una trentina di titoli, ho iniziato a leggerli – almeno in parte – e a classificarli in base ai seguenti criteri:
– lunghezza del libro e dei singoli capitoli
– difficoltà del linguaggio utilizzato
– contenuti adatti, in termini di complessità della vicenda, di situazioni narrate di implicazioni emotive
– sequenzialità o meno dei capitoli (privilegiare inizialmente avventure inerenti lo stesso personaggio ma indipendenti l’una dall’altra)
– eventuale presenza di immagini (da preferire in una prima fase)
Ho cosi’ ipotizzato un ordine che avremmo seguito nella lettura affinchè l’approccio fosse in tutti i sensi progressivo e graduale.
Prima di iniziare con i chapter books in Inglese, ho comunque fatto un test con libri in Italiano, per verificare che l’attention span di mia figlia, che aveva allora 4 anni o poco piu’, fosse adeguata per questa forma narrativa piu’ complessa, consentendoci di leggere almeno un capitolo per volta. Durante i lunghi trasferimenti estivi in macchina, con tanto tempo a disposizione, abbiamo letto con grande interesse “La Gabbianella e il Gatto”, “La Fabbrica di Cioccolato” e “La Tela di Carlotta”
(ebbene si’, lo ammetto, acquistati in Italiano…). Giorno dopo giorno, la piccola ha saputo appassionarsi alle vicende dei personaggi senza perdere il filo della storia.
Appurata la capacità di mia figlia ad appassionarsi a storie piu’ strutturate e con poche, o nessuna, illustrazione, da settembre siamo passati ai testi in Inglese. Il successo non era scontato, visto che tutto, o quasi, si gioca sulle capacità di comprensione della lingua. Per il primo esperimento ho scelto “The Owl who was afraid of the dark” di Jim Tomlinson. Nel giro di sette giorni siamo arrivate alla fine con soddisfazione di entrambe: certamente non avrà capito proprio tutto ma la vicenda ha mantenuto vivo il suo interesse e per alcune pagine è stato anche richiesto il bis!
Abbiamo cosi’ continuato le nostre letture, con l’accortezza di dedicarci rigorosamente ad un solo chapter book alla volta e di lasciarlo simbolicamente in pianta stabile sul comodino fino alla conclusione (diversamente dai picture books che vanno e vengono dalla libreria).
Penso sia importante precisare che, durante la lettura di questi brevi romanzi, adotto qualche accorgimento per teatralizzare la vicenda: mi metto di fronte a mia figlia – e non al suo fianco -, alzo spesso lo sguardo dal libro per riprodurre le espressioni dei personaggi e cogliere le sue reazioni, caratterizzo parecchio le voci affinché riconosca meglio chi sta parlando, pongo l’accento sulle parole chiave. E questo per far sì che, anche in mancanza dell’ausilio di illustrazioni, la comprensione sia facilitata.
Ogni tanto mi fermo e pongo anche qualche domanda per essere sicura che, fino a quel momento, non siano sfuggiti elementi essenziali per il proseguo della vicenda.
Inoltre, abbiamo preso l’abitudine a fine capitolo di cercare nel dizionario (monolingue) un paio di parole che non conosciamo, o che comunque non utilizziamo abitualmente. Non sono del tutto convinta che sia coerente col nostro metodo, in cui l’Inglese fa parte della quotidianità e non viene proposto come materia di studio o lingua straniera. Tuttavia, mi rendo conto che a mia figlia questo momento piace (“imparo con la mamma”): è lei a decidere quali parole cercare, le ripete , questo processo è utile per aiutarne la memorizzazione.
In ogni caso, come sempre, la parola d’ordine resta la naturalià e il piacere di un bel momento condiviso, evitando forzature o imposizioni.
A partire dal prossimo mese, condividero’ con voi le nostre letture, presentandovi i titoli che man mano affronteremo, cercando anche di darvi un’idea del livello di difficoltà linguistica al fine di valutare se sono adatti al livello dei vostri piccoli. E voi avete già fatto esperienze analoghe? Conoscete dei titoli adatti perché voi stessi li avete letti nell’infanzia o piu’ di recente e avete qualche suggerimento? Fatevi avanti!
A presto.
Elisa
Immagine: Diary of a Wimpy Kid Box of boks, amazon.it e amazon.co.uk
Molto interessante questo post.
Noi abbiamo appena iniziato con i chapter book, ma per caso, a me era presa la curiosità di leggere Alice in Wonderland in versione originale, l’ho comprato, e senza pensarci molto l’ho fatto vedere a A. e ho cominciato a leggerglielo. Gli sta piacendo.
Anche noi lo teniamo fisso sul comodino. Faccio un riassunto delle puntate precedenti prima di leggere un nuovo brano, e se possibile lo faccio anche alla fine, ma spesso è troppo stanco.
Rispetto a quanto racconti però secondo me è rischiosa l’idea di proporre libri Inglesi tradotti in Italiano… quando poi glieli vuoi proporre nella versione originale rischi che ti dica di no, o che comunque continui a tornare al lessico e alla storia in Italiano, non credi?
Letizia
Letizia,
sono assolutamente d’accordo sul fatto che, potendo, è mille volte meglio proporre i libri in versione originale, quelli che ho in Italiano sono stati ereditati da un cuginetto. In merito pero’ al possibile rifiuto del bimbo nel caso in cui si proponga una storia prima in Italiano e poi nella versione Inglese, la mia (personalissima) esperienza si è rivelata proprio il contrario! Parlo in particolare delle fiabe classiche, che mia figlia bene o male sapeva perchè le erano state lette o raccontate in Italiano, soprattutto dai nonni o all’asilo. Il fatto che conoscesse già lavicenda e i personaggi, mi è stato utile nel passaggio all’Inglese perchè ha limitato inizialmente i problemi di comprensione. Si puo’ provare cercando su internet il testo completo delle favole piu’ note, si stampa velocemente e si fa un test, prendendo, che so, Biancaneve, Cenererntola & Co (ovviamente non si tratta della versione originale nel caso dei Grimm, Perrault, Andersen, almeno per noi!). Io mi sono appena stampata le due bellissime – e strappalacrime – storie di Wilde “The Selfish Giant” e “The Happy Prince” che mia figlia ha sentito di recente su una vecchia audiocassetta (avevate i “Racconta Storie” da piccole?) e che volevo proporle ora in Inglese. Vediamo come va…
A presto!
E.
Post molto interessante.
Confesso che anche noi abbiamo cominciato a leggere libri per bambini piu’ grandi, con poche illustrazioni, con lessico, storie e vicende piu’ complessi di quelli solitamente dedicati ai bambini di eta’ inferiore.
L’unico neo nel nostro caso e’ che non siamo stati troppo sistematici, soprattutto per mancanza di tempo da dedicare ala lettura serale nell’ultimo periodo.
Cosi’ abbiamo ripiegato sulle favole tradizionali (Grimm, Andersen, etc) in versione “integrale” (tradotta, ovviamente!).
Un buon proposito per quest’anno per noi sara’ quello di cercare di essere piu’ sistematici e ritagliarci piu’ tempo da dedicare alla lettura insieme, attivita’ che i bambini amano molto.
Seguiro’ con interesse quanto scriverai, anche per avere spunti di letture da proporre ai miei bambini!
Ho verificato tra le due mie due figlie un diverso sviluppo nella conoscenza e apprendimeto e pratica del bilinguismo. Lara nata e vissuta in italia sino quasi all’eta’ di 2 anni anche se perfettamente bilingue rifiutava la traduzione anche all’età di 6 anni. Alessia nata in Francia e solo sporadicamente andata in Italia (io sono italiana e le parlo in italiano), fin da pccola sapeva fare delle traduzioni perfette di parole semplici. Come è possibile?