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  1. octavia says

    Sono cresciuta con i suoi libri!! I miei erano purtroppo impegnati e quindi i libri li leggevo da sola da quando avevo tipo 5 anni, e mi rendeve preplessa quando sapevo che in Italia lei era sconosciuta…ma che peccato… Cmq, di sicuro al pupo la farò conoscere.

    • Arianna says

      Ciao Ottavia,
      Io mi sono incuriosita verso questa autrice quando ho letto in un saggio di Nick Hornby che in Uk la Blyton è l’unica scrittrice che anche persone che leggono meno di un libro all’anno sono in grado di menzionare…in Italia non compare proprio, ho provato a cercare anche in librerie angloamericane e in una biblioteca abbastanza fornita di libri in lingua che abbiamo qui a Roma in centro storico ma niente, per fortuna che c’è Amazon anche perché le mie figlie sono ormai totalmente addicted 😉

      • octavia says

        Ciao Arianna, mi ricordo che mi avevi chiesto di Blyton…sono contenta che hai trovato il genere adatto alle tue bimbe.
        Io pensavo che almeno a Roma si poteva trovare tutto…qui dove vivo (vicino Napoli) non c’è nessun biblioteca x bambini, quindi Amazon è mia unica salvezza.

  2. Elisa says

    Ciao Arianna,
    sugli ascaffali della nostra libreria abbiamo “The Magic Faraway Tree” e “The Enchanted Wood” che ci aspettano da qualche mese ma non avevo ancora approfondito il resto della produzione della Blyton e devo dire che l’idea delle detective stories mi attira visto che non abbiamo nulla sul genere. Grazie per gli spunti. Visto che hai tirato in ballo Morpurgo, hai già letto qualcosa alle piccole? E’ piaciuto? Cosa consigli?
    A presto!
    Elisa

  3. Elisa says

    OK allora tienici aggiornati! Io ho acquistato su Amazon “Butterfly Lion”, “Kaspar: Prince of Cats” e “The Amazing Story of Adolphus Tips ” che mi sembravano ad occhio e croce i tra i più adatti come storie ma è davvero difficile orientarsi nella vasta produzione di questo autore.
    A presto!
    Elisa

    • Arianna says

      Hi Elisa, come promesso aggiornamento: siamo già a metà delle nove vite del gatto Montezuma (e già, ogni capitolo è dedicato a una vita!) e piace molto. Morpurgo è un mago delle descrizioni, in particolare quando adotta il punto di vista dell’animale. I termini usati spesso non sono semplici e magari non fanno parte del loro lessico abituale (e neanche del mio sinceramente: chi aveva mai sentito parlare prima di “ewes” come “pecore femmine”?E via di arricchimento culturale bucolico, che come famiglia metropolitana di nostro siamo molto scarsi 🙂 )
      c’è da dire, però, che le descrizioni sono così accattivanti che chiariscono facilmente il significato nel contesto.
      Per riguarda la scelta dei libri, a quanto ho potuto capire una parte della produzione di questo autore è a sfondo storico, quindi credo più adatta a preadolescenti; per l’età della nostra direi che se si rimane sui titoli che hanno come protagonisti gli animali non so dovrebbe sbagliare…
      Tanto per dire: ho notato che ultimamente le mie figlie, la maggiore in particolare, tendono a scegliere libri di argomento molto lontano da quello che è il loro vissuto quotidiano: appunto storie ambientate in campagna, avventure a contatto con la natura, vita in boarding school and so on. E ho notato che si tratta di un volano per la fantasia: proprio per questo credo riproducano nei loro giochi, e in inglese, le situazioni che immaginano prendendo spunto dal libro…

  4. Elisa says

    Perfetto, allora prendo nota! Noi al momento stiamo leggendo “The Tale of Desperaux” di Kate Di Camillo, una scrittirce americana che amo molto. Si tratta di una favola, ambientata in un castello (medioevale?) il cui protagonista è un minuscolo topino dalle grandi orecchie: Desperaux, appunto. Nel libro si alternano momenti molto delicati e poetici ad altri un pò paurosi ma per questo inriganti. La narrazione ti tiene con il fiato sospeso e mia figlia chiede che le legga un capitolo dietro l’altro, sono io a volte a voler sospendere per farle “assaporare” la bellezza della storia e delle parole che non voglio siano trangugiate così velocemente. Lo consiglio!

  5. Lena says

    Ciao a tutti! Anch’io sono cresciuta bilingue perchè ho una mamma tedesca e sono nata in Germania ma dai 4 anni ho vissuto a Roma. Ora vivo a Verona e ho 2 bimbe, anch’esse bilingui, nonostante le critiche dei suoceri (iniziali) e il papà che non spiccica una parola di tedesco! Ho trovato oggi il vostro sito e credo che lo seguirò volentieri!
    Anche per me un grande aiuto è la letteratura in lingua (nel mio caso tedesca), nonchè le storie su cd (che metto a ripetizione in cameretta) e i dvd (non abbiamo la tv ma sfruttiamo molto youtube per i cartoni tedeschi).
    Da domani inoltre inizierò a dare lezioni private di tedesco a un bambino di 6 anni…avete consigli da darmi in proposito? e’ possibile avere buoni risultati con un solo incontro settimanale di 45 minuti?
    Grazie in anticipo per i consigli,
    Lena

    • Arianna says

      Ciao Lena e benvenuta! Premetto che dare una risposta alla tua domanda con pochi dati a disposizione non è affatto facile, tanto più che io non sono un’esperta e non conosco il tedesco; a senso ti dico che qualsiasi input in lingua è efficace, a patto però che si riesca ad essere costanti nel tempo e che esso sia coerente con altri stimoli legati all’ambiente e alla famiglia del bambino. Quindi, il tuo intervento secondo me sarà tanto più efficace quanto più accompagnato e rinforzato da altre fonti di tedesco con cui il bambino ha contatto nel quotidiano (famiglia, scuola, amici, baby sitter). Un grande in bocca al lupo per il tuo percorso di insegnante e mamma, lascio a Letizia gli eventuali chiarimenti su aspetti più tecnici riguardanti l’insegnamento/apprendimento di lingue straniere.
      Arianna

    • barbara says

      ciao Lena,
      finalmente qualcun’ altro che scrive per il tedesco, benvenuta! a volte mi sento un pò in minoranza visto che l’inglese qui è predominante. Anch’io sono bilingue nata e cresciuta in Germania fino a 10 anni ma da genitori entrambi italiani. A 10 anni ci siamo trasferiti definitivamente in Italia, nelle marche. Alla nascita di mio figlio che ora ha 3 anni ho preso fin da subito la decisione di parlargli esclusivamente in tedesco col metodo OPOL (one person one language) e usando ogni tipo di supporto tecnologico e stampato e devo dire che la costanza mi sta ripagando! Magari se ho dei dubbi ci possiamo confrontare..buona fortuna per la tua nuova attività!

      • Lena says

        Ciao Barbara, grazie del messaggio. Io il metodo OPOL non l’ho usato, fin da piccole ho sempre parlato alle bimbe facendo uno sforzo e ripetendo la stessa frase in entrambe le lingue, per paura che stando quasi esclusivamente con me potessero poi avere difficoltà nell’italiano. Ora invece quando siamo in casa da sole parlo solo in tedesco, mentre quando c’è il papà, per non escluderlo dai nostri discorsi, parlo in italiano.
        La prima lezione di tedesco al bambino di 6 anni è iniziata bene, anche se mi rendo conto che gli obbiettivi che posso sperare di raggiungere sono abbastanza limitati….se hai voglia vienimi a trovare sul mio blog (www.flowerlena.blogspot.it) così rimaniamo in contatto.
        Lena

    • barbara says

      grazie raffa, i link che mi hai mandato non li conoscevo e sono veramente fantastici! ne farò buon uso!

      lena, riguardo al papà io avevo sperato e creduto che imparando mio figlio da zero anche il papà cogliesse l’occasione per imparare qualcosina ma purttroppo il rapporto è 1:10 (l’1 naturalmente è lui…). Pur avendo il suo pieno appoggio all’OPOL lui stesso sembra refrattario alla lingua, per cui la conversazione a tre da noi si svolge in questo modo:
      – io dico qualcosa a mio figlio E. in tedesco
      – E. mi risponde in italiano oppure si rivolge al padre in italiano
      – io ripeto in tedesco quello che E. ha appena detto e rispondo (sempre in tedesco)
      oppure rispondo al padre in italiano e poi mi rivolgo di nuovo e E. in tedesco
      In sostanza se il papà viene coinvolto nella conversazione allora traduco solo per lui (ma neanche sempre perchè spero sempre che il tedesco attecchisca per qualche miracolo…) altrimenti continuo imperterrita col tedesco con tutti.
      Spero che il tuo bimbo di 6 anni faccia meno fatica, certo è che non è facile una volta alla settimana.. Facci sapere come procede..
      Grazie per l’invito sul tuo blog, ci terremo comunque in contatto!

  6. raffa says

    è tutto molto, molto + facile nelle coppie miste se ambedue i genitori capiscono la lingua dell’altro. poi ognuno parla la propria. se il bilinguismo dei genitori è assolutamente sbilanciato (=papà refrattari ad imparare la lingua della moglie, suocera 😉 ecc), il rischio sul medio periodo è, indirettamente, di pretendere delle prove di “lealtà linguistica” da parte del figliolo
    a parte la fatica quotidiana delle donne che sono in azione come interpreti consecutive.
    se ne esce fuori solo se gli uomini imparano l’altra lingua (le donne stranamente riescono a farlo in automatico :-)), altrimenti crescendo i figli e la complessità dei discorsi è che si molli l’altra lingua,per non escludere il marito, o ancora peggio, si molla il marito per non escludere l’altra lingua!

    • barbara says

      giustissima osservazione raffa, non ci avevo mai pensato.. proiettado al futuro l’attuale ménage a trois la conversazione di certo diventerà sempre più difficile da gestire. per adesso il papà riesce a starci (quasi) sempre dietro grazie al contesto, all’intuizione e alle mie traduzioni lampo, in futuro vedremo. proverò comunque a coinvolgerlo ancora di più come bilingue passivo, magari come qualche volta faccio già chiedendo a lui conferma in italiano di quello che dico. considerando che dopo tre anni ancora confonde “Spielplatz” con “Kindergarten” aiuto!!! 🙂

      • Arianna says

        Care Raffa e Barbara, l’argomento è interessantissimo e in effetti non è banale gestire la comunicazione in famiglia quando uno dei due genitori non parla la lIngua minoritaria. Il nostro caso è ancora diverso: come detto nel post siamo entrambi italiani, quindi nessuno dei due è madrelingua nella lingua minoritaria (inglese). Ma neanche abbiamo lo stesso livello in inglese: io parlo solo inglese con le figlie, mio marito capisce abbastanza ma parla proprio poco (in effetti, povero, è proprio negato per le lingue in generale!). Quello che noto è che il suo uso passivo della lingua, se pur limitato anche quello, basta al momento a seguire il grosso delle conversazioni a quattro, ogni tanto ci chiede “che succede? Che avete detto?” ma non si sente per niente escluso, anzi è contentissimo di vedere le bimbe cavarsela così bene in una lingua che lui ha sempre vissuto come compito faticosissimo da fare perché necessario ma senza mai raggiungere il livello sperato.  Ora le bimbe hanno 6 e 4 anni, come si evolverà la cosa? Io per la verità conto molto sulle loro doti di traduttrici a beneficio del babbo: già da qualche anno all’estero in mia assenza hanno ricoperto brillantemente questo ruolo e una volta la grande, allora ne aveva 4 e mezzo, lo ha redarguito “Papà se chiedi del pain non te lo porteranno mai, in inglese devi dire: May I Have some bread please?” (e qualche mese dopo ha anche evitato che in Spagna il babbo si lanciasse nell’ingrata impresa di chiedere del burro, un classico 😉 

        • octavia says

          Wow Arianna…grande tua figlia!!
          ma imparano inglese solo da te o vanno anche a scuola internazionale?

          il mio fa il traduttore solo di poche parole…tipo:
          lui: (al papà) cane dorme papà
          io: what happened dear?
          lui: dog sleeping mama (ancora non ha mai messo il “to be”)

          oppure
          io: where are your shoes? ask papi to put them on!
          lui: papi…scarpe dovè? metti!
          speriamo piano piano sarà bravo come tue figlie…

          • Arianna says

            Grazie Octavia. No, vanno in una scuola pubblica italiana ma con orario corto (30 h settimanali), in modo da essere seguite a casa per tre pomeriggi a settimana da una madrelingua che viene a giocare con loro (ma ormai anche a leggere, scrivere e chiacchierare).
            Mi pare di ricordare che tuo figlio è molto piccolo ma a quanto pare già un chiacchierone multilingue anche lui 😉 continuate così!

  7. octavia says

    non sapevo che si può andare al’orario corto nelle scuole pubbliche…meno male…forse farò la stessa cosa.

    il mio ha fatto 2 anni a settembre, forse è troppo piccolo per seguire la grammatica inglese e italiano in maniera coretta…(mah, anch’io fin ora non parlo italiano perfettamente)

    un’altra cosa, mi sono appena resa conto che tu e l’autore di questo post è la stessa Arianna.
    complimenti, hai fatto tante ricerche su questa autore, una dei miei preferiti. grazie.

  8. Daša says

    oh mio dio!!!!!
    che ricordi, io ho tutto la collezione ancora in soffitta. ovviamente da ragazzina leggevo le traduzioni in sloven0. bellissime le storie.

  9. elena says

    Ma che gioia e che tuffo nel passato sentire di Enyd Blyton!
    Anche io, quasi 40 anni fa ormai…., divoravo libri della ‘banda dei 5’, mi ricordo benissimo i personaggi e alcune storie + di altre…guardavo anche i tele alla Tv ovviamente, insomma ricordo che per un buon periodo hanno accompagnato i miei pomeriggi soprattutto durante le vacanze estive quando avevo + tempo x leggere ciò che volevo.
    Ho letto il tuo post con grandissimo interesse anche relativamente alla ragazza alla pari di cui dici. Ho una bimba di 4 anni, la scorsa estate ho avuto ospite anche io una deliziosa ragazza proprio con l’intento di interessare mia figlia all’inglese con un qualcun altro che non sia sempre la mamma, e ha funzionato così così, dal punto di vista dell’inglese intendo. In effetti trovare la persona giusta che sappia catturare l’attenzione dei bimbi piccoli, avvincendoli con storie ed interpretazioni, è essenziale. Mi domandavo quindi anche se non fosse possibile mettermi in contatto con la ragazza di cui hai avuto esperienza tu, chissà, magari è interessata ad un’estate nel nord Italia questa volta…
    Elena

    • Arianna says

      Ciao Elena, al momento sono ancora in contatto con questa ragazza e so che lei intende tornare da noi la prossima estate (anche perché credo si sia letteralmente innamorata di Roma, e come darle torto!). Comunque se dovesse cambiare qualcosa e volesse invece fare un’esperienza nel nord Italia non ho problemi a mettervi in contatto.
      Un saluto e grazie per aver commentato

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