Prendiamo un genitore di un bambino bilingue italiano – inglese, che vive in Italia e parla la lingua minoritaria (ossia l’inglese) a casa oppure a scuola.
Quando il bambino è piccolo, il genitore non ha che l’imbarazzo della scelta dei libri.
Da un lato, infatti, il mondo dell’editoria italiana è pieno di libretti volti ad introdurre l’inglese al bambino italiano; dall’altro, il mondo dell’editoria in lingua inglese è molto vario: dai libri della Usborne a quelli della Oxford Reading Tree, dai libri americani a quelli inglesi è un tripudio di storie, nursery rhymes, libri di avventure e persino alcune serie di “saggi” per bambini (c.d. “non fiction”).
Quando il bambino cresce accade però qualcosa. Le due lingue si sbilanciano.
Il bambino che parla inglese a casa, ma va ad una scuola italiana, complice il contesto acquisisce via via un livello di italiano superiore all’inglese. La sua lettura in italiano è migliore che in inglese. I libri che può affrontare in italiano sono più complessi di quelli che può affrontare in inglese e, ben presto, può accadere (non accade a tutti, ovviamente) che il suo livello di maturità e di interessi sia maggiore della capacità di comprendere la lingua in modo agevole.
Insomma, detto in altri termini, il bambino (maschio o femmina che sia) vorrebbe leggere Harry Potter, ma, anche se parla fluentemente, il suo livello di inglese nella lettura gli consente di leggere con agevolezza solo Diary of a wimpy kid (Diario di una schiappa).
Magari è anche pigrizia, magari non è un gran lettore, però il rischio che smetta di leggere del tutto in inglese c’è, così come la difficoltà di trovare qualcosa che vada bene per lui.
Il bambino che parla italiano a casa e va ad una scuola bilingue o internazionale, invece, comincia ad avere un livello di competenza alta nella lettura in inglese, ma un tarlo accompagna il genitore: a che livello sarà rispetto ad un madrelingua inglese che cresce in Inghilterra?
Non è che me lo ritrovo che, oltre a non scrivere così bene o leggere così tanto in italiano, poi non è al livello di un madrelingua?
Per l’uno e per l’altro problema una soluzione c’è: il lexile level.
Cosa è il lexile level? E’ uno strumento prezioso di misurazione della capacità di lettura (in Inglese) di un individuo o della difficoltà di un testo. E’ una sorta di algoritmo, che genera un numeretto a 3 cifre, seguito dalla lettera L. (si veda immagine in alto, che dà il range di lexile level per anno scolastico, non per età ovviamente)
Come si determina il lexile level è lungo da spiegare e basta guardare wikipedia per saperne di più. Qui basti dire quanto segue. Il lexile level si basa su due predittori di quanto sia difficile un testo: la frequenza con cui ricorrono le parole e la lunghezza frase. Frasi proustiane e parole molto varie e difficili fanno aumentare il lexile level.
Il lexile level non affronta materia o la qualità del testo, l’adeguatezza dei contenuti o gli interessi del lettore.
Il lexile level è un “prodotto americano”, e quindi esiste sia per l’Inglese che per lo Spagnolo.
Come usare il lexile level?
Vi dico come lo uso io. Eccone un esempio.
L’anno scorso, alla figlia maggiore (che era la fine della prima media della scuola bilingue che segue, v. il post ) è stato dato da leggere un libro per le vacanze.
Il libro si è rivelato bellissimo, tanto che l’ho letto anche io e anche la sorella minore ha voluto leggerlo e lo ha fatto con facilità (all’epoca aveva 9 anni). Ne abbiamo comprato anche i due sequel.
Il libro – che comunque consiglio – era The Breadwinner, di Deborah Ellis.
E’ la storia appassionante, pubblicata nel 2001, di una bambina di 11 anni che vive sotto il regime talebano e che, per far sopravvivere la propria famiglia, è costretta a fingere di essere un maschio. Iniziano così una serie di peripezie e di colpi di scena che vi terranno con il fiato sospeso.
Il libro tratta avvenimenti drammatici con un linguaggio semplice ma coinvolgente. Tanto semplice che persino la nostra collaboratrice domestica, che e’ della Malesia, ma di famiglia cinese, e parla un inglese un po’ sgrammaticato (con un bell’accento mandarino!), se lo è voluto leggere.
Appena assegnato il libro a mia figlia mi è subito sorta la questione che mi pongo sempre: ma un madrelingua inglese (o americano, o australiano, o canadese etc..), a che età leggerebbe questo libro?
Ebbene, è bastato un click per avere la risposta: The breadwinnwer ha un lexile level di 630, il che significa che, in linea di massima, è consigliato per ragazzini che fanno l’equivalente della 5a primaria (10 anni).
Nelle recensioni, però troverete che il libro, quanto a tema trattato, è destinato a ragazzi dai 10 ai 14 anni, grosso modo ragazzi di età equivalente alle medie (pardon, secondarie di primo grado).
Da questo approfondimento che ho tratto? Ne ho tratto che il livello di lettura della figlia primogenita era leggermente inferiore a quello di un madrelingua, ma comunque non male considerando che la scuola seguita è una scuola bilingue (e ne ho desunto anche che il livello della secondogenita è leggermente superiore a quello di un madrelingua medio).
Ovviamente il lexile level non è una scienza esatta: ci sono lettori forti e lettori deboli anche nella prima lingua, figuriamoci nella seconda! In Italia, poi, tra i monolingue ci sono anche troppi “analfabeti funzionali” o “analfabeti di ritorno”, come definiti dal linguista Tullio De Mauro.
Tuttavia il lexile level è molto utile per capire a che livello è il bambino bilingue.
Se poi vi fate un giretto su google digitando, come faccio io (che sono un tantino fissata…ehm) ad esempio, “books for children by lexile level” oppure “books by age and grade” oppure “reading list for grade….” (e inserite il grado di scuola corrispondente all’età di vostro figlio) potete trovare delle belle liste di libri da leggere alle varie età e considerato il lexile level dei vostri figli.
Insomma, se uno ha un bambino di 9 anni, che legge in inglese come un madrelingua di 7, con questo sistema può selezionare più facilmente le letture del livello giusto e sapere quali sono quelle “sfidanti” e quelle “impossibili” rispetto al livello di conoscenza della lingua che ha il bambino. Poi vi resta solo da scegliere il genere di libro!
Faccio inoltre anche ulteriori precisazioni. Il livello medio del bambino della scuola inglese può non essere equivalente a quello della scuola americana (e poi nella scuola in Inglese si parla di “year” e non di “grade” oppure di key stages, ma sono certa che entrambi i Franceschi che scrivono su BPG potranno illuminarci in merito..).
Dunque c’è un certo livello di approssimazione: prendete il lexile level per quello che è: non proprio una strada segnata ma una bussola per orientarsi, non mi pare poco!
Buona lettura ai vostri pargoli!
Elisabetta
www.educazioneglobale.com
MammaAle says
ciao Elisabetta, io sono mamma di B (nata a agosto 2010) come ho già scritto in altri post quando porto io B a nanna leggo la favola in inglese e il “papo” in italiano. Ieri sera quando leggevo “of a girl called Cinderella” mi ha detto mamma ma cold è freddo perchè cinderella ha freddo? E’ un po’ presto per spiegarle che lo spelling è diverso e la mia pronuncia è quello che è…Che fo?
Elisabetta C. says
Gli dici che quel suono vuol dire cose diverse perchè si scrive in modo diverso. E che in quel caso “called” vuol dire “chiamata” e somiglia a “cold” ma non vuol dire “cold”.
Poi le dici che anche in italiano succede: la parola pesca può riferirsi al pesce o alla frutta…(ovviamente l’esempio calza più in alcune regioni d’Italia e dipende dalla pronuncia aperta o chiusa della “e”.
raffa says
OT per l’italiano c’è indice Gulpease, sarebbe bello verificare i libri di testo scolastici che indice hanno …, se non ho capito
male da wikipedia (faccio taglia e incolla qui sotto) si rifanno ambedue alla formula di Flesh
L’Indice Gulpease è un indice di leggibilità di un testo tarato sulla lingua italiana. Rispetto ad altri ha il vantaggio di utilizzare la lunghezza delle parole in lettere anziché in sillabe, semplificandone il calcolo automatico.
Definito nel 1988 nell’ambito delle ricerche del GULP (Gruppo Universitario Linguistico Pedagogico) presso il Seminario di Scienze dell’Educazione dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, si basa su rilevazioni raccolte tra il 1986 e il 1987 dalle cattedre di Filosofia del linguaggio e di Pedagogia dell’Istituto di Filosofia.
L’indice di Gulpease considera due variabili linguistiche: la lunghezza della parola e la lunghezza della frase rispetto al numero delle lettere.
La formula per il suo calcolo è la seguente:
89 + \frac{300 * (numero\ delle\ frasi) – 10 * (numero\ delle\ lettere)} {numero\ delle\ parole}
I risultati sono compresi tra 0 e 100, dove il valore “100” indica la leggibilità più alta e “0” la leggibilità più bassa. In generale risulta che testi con un indice
inferiore a 80 sono difficili da leggere per chi ha la licenza elementare
inferiore a 60 sono difficili da leggere per chi ha la licenza media
inferiore a 40 sono difficili da leggere per chi ha un diploma superiore
Complementare all’indice Gulpease è la valutazione del vocabolario comune utilizzato nel testo, ovvero la ‘notorietà’ dei singoli termini utilizzati.
Elisabetta C. says
Conosco l’indice Gulpease ma non ne ho parlato per un motivo: non lo trovo MAI menzionato sui libri dei bambini. Lo usano i linguisti
Magari sui libri per bambini c’è scritto un “dai 7 anni” sul retro di copertina….ed è grasso che cola.
Elisabetta C.
http://www.educazioneglobale.com
angela - mammaemamme says
molto interessante questa informazione. non ne ero a conoscenza, ma potra servirmi sicuramente anche a scuola. grazie mille
Silvia says
Molto interessante! Ora inizierò a selezionare i libri tenendo conto anche di questo!!
Grazie Elisabetta!
MammArch says
Grazie per la dritta! La mia bimba maggiore ha solo 4 anni, ma sta già imparando (per sua volontà) a scrivere e leggere in italiano. Qualche consiglio per farla appassionare anche a scrivere e leggere in inglese? Grazie
Elisabetta C. says
Ciao MammArch,
intanto brava tua figlia (e te). Che età meravigliosa quando hanno ancora voglia di imparare.
Non so in realtà come “farla aappassionare”, perchè ogi bambino è diverso… ma le mie figlie hanno amato molto alcuni primi libri della Oxford Reading Tree dove c’era il cane Floppy che combinava disastri… le faceva ridere e per questo leggevano (o si facevano leggere) volentieri.
Io comprai anche una serie di librettini viola e verdi della Ladybird – Read it yourself. Erano 20 e li ho tutti. Non sono tutti carini allo stesso modo, vanno sfogliati e scelti uno per uno, cosa che io non feci, ma alcune storielle sono in rima e sono umoristiche e io e le figlie le sappiamo ancora a memoria!
Per la scrittura potresti inventare tu una ministoria fatta di brevi frasi tutta con parole di tre lettere e illustrarla insieme a lei e poi leggerla insieme (del tipo MY MOM IS FUN, MY DAD CAN RUN, MY DOG IS MAD AND I AM GLAD!…. te la cedo…l’ho partorita ora…:)
e, successivamente, invitarla (se vuole) a copiarla.
La difficoltà è che mentre in italiano si inizia solo con stampato maiuscolo, in inglese si inizia a scrivere con stampato minuscolo (script) e maiuscolo insieme e, a 4 anni, non è impossibile ma è difficile. Dunque i manuali didattici di scrittura in inglese sono difficili da usare se non sei una maestra ed è meglio che ti inventi un metodo tuo, almeno fintanto è così piccola.
ciao
Elisabetta C.
http://www.educazioneglobale.com
Bilingue Per Gioco says
“Che età meravigliosa quando hanno ancora voglia di imparare.”
Questa frase ha fatto squillare un campanello di allarme.
Elisabetta, mi metti paura…
Non può esserci un’età in cui non hanno più voglia di imparare, non dovrebbe esserci.
Possono non avere voglia di fare un compito in classe, un’interrogazione o un esame. Diciamocelo, sono eventi che non hanno mai fatto molta voglia a nessuno… Ma la voglia di imparare!
L.
Elisabetta C. says
Ah Ah Letizia! sapevo che ti saresti spaventata…
Diciamo che – una volta adolescenti – non hanno voglia di imparare tutto ciò che odora di scuola o ciò che viene proposto dai genitori con “valenza educativa”… almeno le femmine…o almeno le mie 🙂
Forse me lo merito, visto che propongo (propino) loro anche qualche TED talk… diciamo che a distanza molte cose le apprezzano, ma lì per lì è un coro di no.
Ti faccio un esempio: c’è una TED talk sulla scomparsa delle api negli Stati Uniti per via dell’inquinamento. Molto coinvolgente. L’ho fatta vedere alle ragazze. Mille proteste. Troppo noiosa (per la grande), troppo difficile (per la seconda). Qualche settimana dopo la minore racconta di aver fatto un figurone a scienze e dice una cosa per niente banale sull’impollinazione, con tanto di dati (che però non ricordo più). Dico: e come lo sai? Mi guarda e dice “ma ti ricordi quella roba che ci hai fatto vedere??”.
Quindi DOPO magari sono soddisfatte o ti accorgi che comunque avevi seminato bene, ma lì per lì…
La grande sta leggendo Macbeth a scuola (ovviamente in inglese) e si lamenta quotidianamente che non ci capisce nulla. Ieri diceva che la storia dell’arte è inutile (stava studiando l’arte romanica). Se tra un anno mi citerà Macbeth o riconoscerà una chiesa romanica ti saprò dire..ma per ora, a suo dire, è tutto noioso, inutile e antiquato.
Ovviamente, se si tratta di capire come funziona il nuovo tablet o smartphone fanno la gara…
Dunque, riassumendo, e sempre se posso generalizzare, i nativi digitali di ultima generazione, una volta preadolescenti, non hanno più voglia di imparare tout court, ma solo di imparare facendo o, al limite, di imparare dai propri pari o da ragazzi/e appena più grandi. So che farò la figura della saccente che sono, ma lo dico: io all’età della grande (12 anni) stavo leggendo Elsa Morante, Dostojevski e Sigmund Freud. Mi consolo solo pensando che ero 100 volte più imbranata di loro, una vera nerd ante litteram!
Oppure il loro atteggiamento è colpa mia che non dovevo aprire un blog chiamato educazioneglobale (che loro leggono…), ma, magari, intitolato “Tutti i modi per essere cool”….mmhh…no, mi avrebbero presa in giro lo stesso!
scusa i molti puntini sospensivi!
Elisabetta C.
http://www.educazioneglobale.com
MammArch says
Grazie mille Elisabetta, prendo volentieri in prestito la tua rima e proverò ad incuriosirla. D’altra parte 2G ha iniziato a scrivere proprio per imitarmi mentre facevo la lista delle cose da fare o scrivevo la data sui suoi disegni! Ovviamente vuole anche giocare a scrivere le mail con il mio telefono come faccio io…e il giorno in cui scoprirà che ho un blog, forse mi chiederà una percentuale sui diritti di autore ;)! L’importante è che continui a divertirsi: avrà poi tanti anni di studio davanti a lei…
Elisabetta C. says
Mi autocommento per segnalare ai lettori di BPG questo articolo sul Corriere scuola sulla lettura nelle scuole internazionali modello british (e alla scuola inglese in UK ovviamente). Tutte cose che si sapevano ma magari fa piacere leggere:
http://foreignaffairs.corriere.it/2014/03/12/la-strategia-della-scuola-inglese-per-far-leggere-a-ogni-livello-il-suo-colore/
Elisabetta
educazioneglobale punto com
Graziana says
Elisabetta, non so se hai mai letto qualcosa di Stephen Krashen, tuttavia ti lascio il link di un breve documento in tema ma in conflitto con il tuo post: “The Lexile Framework: Unnecessary and Potentially Harmful” http://www.sdkrashen.com/content/articles/lexile_framework.pdf Leggilo se hai tempo, e magari ti verrà voglia anche di dare un’occhiata ad un libro di Krashen dal titolo “The power of reading””. Avrai capito che sono leggermente contraria al tuo tipo di approccio :). Un saluto
Elisabetta C. says
Ciao Graziana,
non ho letto l’articolo se non nelle prime righe, dove mi pare Krashen già spieghi il suo pensiero: “None of this is necessary, and it is probably harmful. There is a much easier way for
readers to select texts: Are they comprehensible and interesting? It doesn’t take long
for a reader to determine this: All it takes is sampling a little of the text”
La possibile “nocività” del lexile level mi fa un pò ridere. Tanto più se applicata al caso nostro, ossia di genitori italiani che vogliono semplicemente misurare il livello di lettura dei figli nella lingua 2. Oppure pensa quanto è utile quando vuoi comprare un testo da amazon, specie se per kindle (le mie figlie leggono anche su kindle paperwhite e, da quando ce l’hanno, leggono come matte) e non hai modo di farlo sfogliare a tuo figlio in libreria (perchè è un regalo, perchè abiti in un piccolo centro e non c’è una libreria inglese e così via). Il lexile level ti aiuta.
Insomma, bisogna prenderlo per quello che è, non un giudizio universale, semplicemente un “bechmark”, un “misuratore”, come un termometro per la temperatura. La verità è che la cultura americana elabora teorie e metodi con la stessa rapidità con cui li distrugge. Solo così, del resto, potrebbero convivere nella stessa cultura i kidergarten che fanno i test di intelligenza ai bambini di 5 anni e gli homeschoolers che fanno scuola nella cucina di casa. Quindi certe cose vanno prese per quelle che sono.
Il lexile level è un aiuto in più cui ricorrere per determinare la complessità di un testo, senza nulla togliere al fatto che tutti noi, grandi e piccini, possiamo leggere testi più facili o più complessi, di narrativa o di saggistica, per la scuola o per il lavoro, per cultura o per piacere, in solitudine o nella folla della metropolitana, sulla carta o sullo schermo.
E alla fine, “it all boils down to this”: leggere è bello, chi non legge è masochista perchè si rifiuta di vivere altre vite oltre la sua (Umberto Eco). Ognuno legga quello che crede e come crede, basta che legga.
Elisabetta C. (www.educazioneglobale.com)
Francesco L. says
ho usato con profitto lexile quando mia figlia era in quella fase in cui non si sa quali interessi aveva nella lettura..
Lexile serve per classificare grandi quantità di libri con un criterio che in genere funziona. Mia figlia è interessata all’etologia dei cani? Con lexile non devo “sampling” il testo di 100 libri di comportamento animale che vanno da quelli banali a quelli per PhD in zoology. Voglio qualcosa si sci-fi? Bene, si cerca tutto ciò che è challenging ma non impossibile nella categoria. Dopo avere redatto una short-list, si può scegliere quello più appropriato attraverso il “sampling” del testo da parte del genitore.
Naturalmente ci sono le reading list appropriate per l’età, ma queste sono più “scolastiche” e non necessariamente possono soddisfare interessi eterogenei come ad esempio, scienze, governo, storia etc. nel caso la giovane ancora imbelle non voglia leggersi letteratura. Ma se avesse interessi per classici della letteratura? Sarebbe appropriato far leggere “Scarlet letter”? Forse il contenuto si, ma l’inglese no. A Maze Runner? interessante ma troppo facile…. e così via.
In definitiva, questi indicatori non servono per scegliere ma aiutano a scremare tra vari generi, altrimenti si è destinati a leggere quello che leggono tutti gli altri senza serendipity.
Graziana says
Elisabetta, scusa, sono stata troppo brutale nel lasciarti un link senza spiegarti in altro modo il mio punto di vista. Ci tenevo a precisare però che Krashen non è un “distruttore” di teorie e metodi qualunque, ma è uno studioso che merita di essere letto anche per l’attenzione che pone nei suoi studi all’acquisizione della seconda lingua. Comunque sia, i punti del tuo post che hanno suscitato il mio stupore sono questi: 1-“il bambino (maschio o femmina che sia) vorrebbe leggere Harry Potter, ma, anche se parla fluentemente, il suo livello di inglese nella lettura gli consente di leggere con agevolezza solo Diary of a wimpy kid (Diario di una schiappa).Magari è anche pigrizia, magari non è un gran lettore, però il rischio che smetta di leggere del tutto in inglese c’è”. La mia obiezione: il Diary of wimpy kid è una serie di libri eccellente, e se un bambino si appassiona ai libri in serie, o ai fumetti, trovo sia sempre una gran bella cosa, perché ci sono tanti studi che dimostrano come queste letture leggere e piacevoli conducano in futuro a letture più complesse…e soprattutto mantengono altro il piacere di leggere. 2 – “a che livello sarà rispetto ad un madrelingua inglese che cresce in Inghilterra?”. La mia obiezione: non è forse un piccolo tormento fare di questi paragoni e pensare al madrelingua come a un mito da raggiungere? Ho in mente tanti miei colleghi polacchi con un livello di lettura in lingua italiana centinaia di volte superiore a quello di un madrelingua italiano con pari studi, e questo perché? Perché questi ragazzi polacchi leggevano con passione, concentrandosi su argomenti o su autori per loro interessanti (o meglio ancora “compelling” come dice Krashen)
Elisabetta C. says
Premesso che leggere deve essere un piacere e su questo siamo d’accordo, però non sono d’accordo sul resto, anche se comprendo i tuoi argomenti.
Tre punti:
1. Diary of a Wimpy Kid è una sorta di non-libro per lettori deboli. Molto grazioso, ne convengo. Divertente. Ogni tanto ci vuole. Ma una cosa è leggerlo a 9 anni, rileggerlo a 13 può ancora passare ma ci sono ragazzini che stanno a quel livello a 16, per cui convengo che è meglio leggere poco ma per piacere piuttosto che nulla, però sono ben convinta che non tutte le letture sono eguali. Geronimo Stilton va bene fino ad una certa età, ma se si rimane a quello, da adulti non si va oltre Sophie Kinsella o Harmony. E’ probabile, tuttavia, che il mio sia il tipico atteggiamento de lettore forte, dunque un pò conservatore.
2. Il lexile level è fondamentale poi quando si parla di saggistica, come ha fatto notare Francesco più sopra. Non tutti leggono solo narrativa, anche da bambini o ragazzini.
3. Infine, compararsi ai madrelingua, possibilmente ai madrelingua colti, almeno per la sottoscritta non è affatto un tormento, solo una curiosità. Ma qui vado sul personale, magari qualche altro genitore si tormenta o si preoccupa, io non mi “preoccupo”, mi “occupo” delle cose, mi appassiono e mi diverto.
Vivo in mezzo agli economisti e ho imparato che misurare e quantificare è conoscere in un modo diverso da quello cui ero abituata. Nel tempo, la mia casa si è popolata di grafici e tabelle: le tabelle di lettura della Oxford Reading Tree, il grafico degli esami ESOL Cambridge, le tabelle dei confronti fra sistemi di istruzione, persino il foglio excel per le poppate del mio terzogenito quando era piccolo.. sono fissata? Si, fissata e felice! E il lexile level è un misuratore in più, che a volte mi piace usare per capire.
Dopodichè, alle mie figlie piacciono tanto i libri della serie Hunger Games, avranno un lexile level bassissimo (ora controllo…) ma da quando li leggono non le ho mai viste così appiccicate al kindle…
E qui torniamo al piacere della lettura tout court, da dove eravamo partite
Elisabetta
http://www.educazioneglobale.com
Bilingue Per Gioco says
Mi intrometto anche io, perchè come atteggiamento mi sento più vicina a Graziana, ma conoscendo Elisabetta so che è vero quanto dice, che il misurare può aiutare a capire senza dover diventare per forza un’ossessione.
Ognuno ha il suo stile e il suo approccio, non ce n’è uno giusto e uno sbagliato.
Aggiungo solo però che lettori forti, per usare l’espressione di Elisabetta, si diventa prevalentemente in modo spontaneo. Credo. Qui esprimo solo un’opinione. Di certo però la lettura impegnata nasce dal piacere di leggere, che rimane la conditio sine qua non, ma su questo mi pare siamo tutti d’accordo.
Personalmente non so se farò uso del lexile level, ma c’è anche da dire che la strada del bilinguismo che ho scelto io è molto diversa da quella di Elisabetta (domestica vs. scolastica) quindi vedremo che succederà. Per ora sto un po’ a guardare…
L.
Francesco L. says
se può aiutare, vorrei evidenziare il fatto che l’indice lexile misura (a) la difficoltà sintattica della frase (generalmente frasi più lunghe sono più difficili di quelle corte, anche se non necessariamente) e (b) la difficoltà del vocabolario (parole rare sono più difficili di quelle più d’uso comune). Se l’obiettivo è abituarsi alle parole di uso comune, allora niente lexile: frasi come “are you talking to me?” danno un lexile basso. Però se l’obiettivo è l’ampliamento del vocabolario al di là dell’uso quotidiano (qui si finisce nello scolastico) allora l’indice lexile è fondamentale per scremare.
è noto che la reading comprehension dipende da quanto ci si è intrattenuti con letture complesse e dal vocabolario ampio. L’indice lexile mira proprio a questo e ad evitare che si dia da leggere materiale troppo difficile o troppo semplice. Capita la regola, la si può poi violare a piacere.