Non e’ necessario essere madrelingua per insegnare una lingua ai propri bambini, con molta determinazione e costanza chiunque puo’ crescere un bambino bilingue. Tiziana per esempio racconta la sua esperienza e i suoi consigli pratici, pur non essendo lei stessa madrelingua ha ottenuto ottimi risultati e il suo bambino con lei parla solo inglese.
Mio figlio ha cinque anni e tra di noi parliamo in inglese sin da quando era piccolo. Io e suo padre siamo italiani. Elenco quello che è funzionato per me e per lui (parto dalle cose più recenti perchè sono quelle che mi ricordo di più):
Parlare con lui sempre in inglese anche di fronte al padre e ai parenti (traducendo velocemente, se necessario)
Tanti “audio books” della Orchards e tanti libri acquistati su http://www.amazon.co.uk/.
La televisione, da piccoli almeno, non funziona. Non basta metterlo davanti al televisore perchè è una attività passiva e non serve a niente.
Cercare di fare/di parlare di cose che l’appassionano o che lo coinvolgono o che sta sperimentando, in inglese
Per esempio attualmente è interessato allo spazio e ai pianeti e allora abbiamo preso il libro “Earth, Moon, Stars” della Usborne
Poi quest’anno ha iniziato a giocare a baseball. Allora ho dovuto ricercare tutta la terminologia relativa in inglese (ricordo che io non sono madrelingua) e abbiamo preso un libro che parla di una partita di baseball e un dvd-cartone sul baseball da vedere in inglese
Cerco di capire cosa stanno facendo a scuola e quindi glielo propongo in inglese sotto altra forma.
Ogni evento (Natale, Babbo Natale, Pasqua, prendere l’aereo, andare a sciare, ecc.) è un’occasione buona per imparare nuove parole, nuovi modi di dire, ecc. Del resto come succede in italiano. Lo sforzo è da parte mia che devo imparare i termini.
Lui ogni tanto chiede come si dice in inglese questo o in italiano quello…. (tipo ieri che spiegandomi il lavoretto di scuola per Natale mi ha chiesto come si diceva in inglese “brillantini”!!! o l’altro giorno che mi ha chiesto cosa significa “weird”, lo sentiva in un cartone, ma in quel caso si procede con un sinonimo in inglese…)
E’ indispensabile avere a portata di mano un vocabolario, soprattutto i primi anni di vita quando devi sapere i nomi di tutti gli animali possibili immaginabili.
Ripetere sempre nel modo corretto quando si esprime nel modo sbagliato
Problemi:
Ogni tanto ti assale il dubbio di non riuscire a trasmettere in una lingua che non è tua tutte le sfumature (con tutto ciò che implica) che riusciresti a modulare usando la tua lingua
Mi vergogno a parlare in inglese davanti agli estranei (intendo davanti alle maestre, ai conoscenti, nei negozi, ecc.) Il mio in quei casi diventa un “sussurrare” per cercare di non farmi sentire dagli altri. Comunque non trovo neanche educato se sto interagendo con queste persone esprimermi in una lingua che loro non possono capire. All’inizio mi sentivo di “tradire” mio figlio quando gli parlavo in italiano ma poi ci siamo abituati…
Ho cercato (e sto ancora cercando) una baby sitter madrelingua inglese per un paio di pomeriggi alla settimana (ma non l’ho mai trovata, a parte una per un paio di mesi…)
Io sono la sola persona con cui parla in inglese.
Non mi viene in mente altro, al momento.
Comunque voglio dire di non scoraggiarsi perchè se è funzionato con me che lavoro quasi a tempo pieno e che non sono madrelingua penso che tutti ce la possano fare.
Se avete domande, non esitate.
Ciao a tutti e buon Natale.
Tiziana
Micaela says
ciao Tiziana,
mi trovo esattamente nella tua situazione, io non madrelingua e una bimba di 13 mesi ! Quanti anni ha ora tuo figlio? Potresti definirlo bilingue ?
Tiziana says
Ciao. Mio figlio ha cinque anni (frequenta l’ultimo anno di scuola materna). Bilingue: mi piacerebbe ma io non riesco a definirlo così. Per me bilingue è una persona che ha almeno un genitore di madrelingua. Cosa gli manca: la pronuncia, la ricchezza del vocabolario, le espressioni idiomatiche. Io lo confronto sempre all’italiano dove trovo che il suo linguaggio sia più ricco. Esempio pratico: proprio ieri sera, parlando a tavola con suo padre, ha usato il modo di dire “questo non c’entra con quest’altro…” Io ho subito pensato che in inglese una espressione così non l’ha mai usata e non la conosce. Sicuramente riuscirebbe con qualche giro di parola a renderla ma non sarebbe così immediato. Quindi l’inglese è un po’ “indietro” rispetto all’italiano. Se io fossi madrelingua sono convinta che le due lingue sarebbero allo stesso livello. Comunque non demordo perchè lo trovo “bilingue” in altri sensi. Tipo: con me parla esclusivamente in inglese, non importa dove siamo, con chi siamo o che lingua io stia parlando io in quel momento (anche quando siamo al telefono). Poi non ha problemi a guardare cartoni animati in lingua inglese. Non so cosa capisca (ho qualche difficoltà anche io) dei film della Disney dove parlano in americano “stretto” ma finchè non fa problemi lui…Del resto anche in italiano non penso che capisca tutto quanto.. Altra cosa importante e che mi ha fortemente motivato è stata scoprire che poteva dialogare tranquillamente, all’età di quattro anni, con dei miei amici finlandesi e il loro figlio di 11 anni (in inglese). Mi ricordo la prima volta che ho realizzato che ero sulla buona strada. Fuori era nevicato e lui (età tre anni, credo) prima dice a me “Look at the snow” e poi rivolgendosi al papà “Guarda la neve!” L’estate scorsa siamo stati in vacanza a Londra e dopo un giorno aveva capito che con la gente si doveva rivolgere nella lingua che usa di meno. Lui ha iniziato a parlare molto presto e bene (mi ricordo quando mi chiedeva “what you doing?” ed è sempre stato interessato alla lettura quindi ho potuto usare tanti libri, cd, ecc.. Porto tutti questi esempi perchè credo che più di tutti l’esempio pratico renda l’idea di come funziona nella realtà questa cosa. Lui è orgoglioso di parlare in inglese (quando a scuola “fanno” inglese, la maestra dice la parola in italiano, lui in inglese e tutti in coro ripetono), ma ha difficoltà ad ingranare con le persone “in inglese” perchè per lui tutti gli altri parlano in italiano (quando i miei parenti gli parlano in inglese non c’è verso, a meno di minacce, di farlo parlare, ma allora diventa uno scherzo).
Per ora non mi viene in mente altro. Non esitare a ricontattarmi in caso di bisogno e soprattutto non lasciar perdere.Ciao e in bocca al lupo.
L. says
Un commento velocissimo. E’ opinione comune che sia bilingue chi è madrelingua in due lingue, ma anche tra gli esperti c’è molto accordo sul fatto che questa definizione non sia accurata. Non foss’altro perchè anche chi è native speaker in due lingue ha padronanza diversa nelle due lingue, spesso la padronanza è legata ai contesti specifici in cui le lingue vengono usate. Ce lo conferma anche Rita nel suo post sulla sua famiglia trilingue.
L.
ida says
ciao cara tiziana (scusa se ti dò del tu 🙂
ti scrivo perchè ho letto il tuo intervento e mi piacerebbe avere qualche scambio di opinione con te.
sono una mamma di 33 anni che vive nella verde brianza (dintorni milano piu’ o meno)
Ho un bimbo di 21 mesi quasi, Carlo, con cui parlo esclusivamente Inglese dall’età di 3 mesi.
Ne ho parlato con la mia pediatra che ha appoggiato pienamente la mia scelta, pur non essendo madrelingua.
Allo stato delle cose Carlo capisce perfettamente sia inglese che italiano però parlucchia piu’ l’italiano (io lavoro tutto il giorno e mi vede poche ore la sera).
la mia domanda è: cosa succederà?? Capira’ sia inglese che italiano, parlando solo italiano o cosa? quando gli faccio domande lui risponde sempre in italiano. Io cmq continuo a rivolgermi nella stessa lingua per non causargli confusione, ma alla fine, se risponde sempre in italiano….va bene, pace 🙂
qualche consiglio?
spero di sentirti presto.
grazie ancora
ida e carlo
Tiziana says
Ciao Ida. Nessun problema per il tu.
Sento spesso parlare di bambini che capiscono una lingua ma, rispondendo, ne parlano un’altra.
Non è il mio caso. Sin da piccolo Giovanni si è rivolto a me in inglese. Ora, che ha cinque anni e frequenta l’asilo, capita spesso che magari rivedendomi dopo una giornata in cui sono stata fuori (lavoro anche io quasi a tempo pieno), si rivolga subito in italiano. Ma basta poco e fa lo “switch” con l’inglese. Il fatto che non opponga resistenza lo attribuisco al fatto che lui è un tipo “abitudinario” …. A volte capita (e credo che succederà sempre di più crescendo…) che si esprima in italiano quando ha l’urgenza di dire qualcosa e gli viene in mente più rapidamente l’espressione in italiano. Io non lo blocco ma comunque cerco il modo di ridire subito dopo la stessa cosa in inglese (o facendogli la domanda, come se non avessi capito o ripetendola con l’espressione stupita….) Lui poi quasi sempre tende a ripeterla, subito (come per farmi capire meglio…). Questo se si tratta di un discorso. Se si tratta di parole “sparse” qua e là, gliele dico in inglese e gliele faccio ripetere subito (ora lo fa in automatico).
Non so cosa consigliarti. Non è bello imporsi con la “violenza”anche perchè rischi l’effetto contrario.
Capisco che sia frustrante ma magari un bel giorno deciderà di cambiare “registro” e comunque piuttosto di niente, meglio che capisca. Quando sarà pronto avrà già tutto pronto in testa per parlare.
Ma lui sente l’inglese solo da te? Io credo (anche se non li ho mai utilizzati ma mi piacerebbe) che siano utilissimi i gruppi di gioco e avere qualcun altro con cui interagire (baby-sitter, magari parenti e amici..).
Ho letto recentemente del CLIC (Content and Language Integrated Learning). Prevedere l’insegnamento di una qualsiasi disciplina in una lingua straniera.
Lo trovo interessante, applicato a bambini piccoli. Fare qualsiasi attività in lingua inglese. Da imparare a battere le manine, ad andare in bicicletta, a leggere, a colorare, a giocare a memo, a giocare a nascondino o a fare il bagno… L’importante è parlare, parlare, parlare…
Non mi viene in mente altro..Se hai altre domande non esitare. Ciao e buona giornata.
IDA says
cara tiziana,
perdona tantissimo il ritardo nel risponderti ma ho avuto dei problemi col pc ed inoltre non so ancora molto bene come consultare tutti i vari argomenti (e quindi ritrovarti 🙂
cmq grazie per la tua risposta.
con il mio bimbo, che capisce al 99% l’inglese continuo ormai come da sempre, ovvero a parlare sempre e cmq in inglese.
lui probabilmente sente piu’ l’ italiano predominare nella sua vita e va bene.
Finchè sarà tutto naturale e mai forzato continuerò cosi.
E’ che a volte non so come comportarmi quando magari sbaglia una parola in italiano, vorrei correggergliela per aiutarlo almeno in quella lingua, però avendo paura di fare confusione gliela ripeto come dirla in inglese…ma in inglese non parla e quindi mi sembra di essere al punto di partenza e di NON aiutarlo a crescere.
Questa la mia “menata” principale, scusa la parola. …:-)
Inoltre, io ho sempre avuto un sacco di amicizie estere ma da quando mi sono sposata ho perso molti contatti ed ora non ho nessuna conoscenza a strettissimo giro…
cerco un pò con le filastrocche, un pò con i cartoni a fargli sentire un pò la musicalità inglese, però alla fine, la mamma è il punto di riferimento.
ma ti capita mai quando sei in giro che tutti ti guardano con faccia stupita? io mi accorgo dalle loro facce che hanno notato la lingua diversa ..altrimenti per me sarebbe talmente naturale che mai piu’ ci farei caso…(allora abbasso la voce e cerco di parlargli il piu’ vicino possibile)….
mah, forse mi abituerò pure a quello…
beh ora vado.
spero di avere modo di risentirti, nel frattempo mi impegnerò a conoscere meglio questo stupendo sito.
con affetto (p.s. tu di dove sei? Io vicino a milano)
ida
T. says
Ciao, se la tua “menata” principale è quella di non mescolare le due lingue, la mia posso dire è quella di farmi sentire da altre persone parlare una lingua diversa. Dopo cinque anni sussurro ancora in inglese al mio bambino alla presenza di altre persone, a meno che non mi trovi in famiglia/amici o ambiente talmente estraneo per cui riesco a non curarmi degli altri. Le facce stupite e silenti le ho ben presenti..considera che io vivo in un piccolo paese in Veneto dove la lingua prelavente è il dialetto. All’inizio cambiavo lingua e mi sentivo molto strana ma adesso è diventato normale anche così. Per quanto riguarda l’italiano io ci tengo moltissimo che mio figlio parli un italiano decente e non riesco a trattenermi dal correggerlo anche in quella lingua (anche perchè in inglese i congiuntivi non esistono quindi lui traducendo dall’inglese non riesce a formularli…è tutto un “pensavo che era…” “credevo che andava…” ecc. ecc. ). Quindi lui è abituato anche a questo e ripete la parola corretta in italiano. Parliamo però di un bambino di quasi sei anni. quindi… dato che si tratta ancora di paroline qua o là, se fossi in te la ripeterei prima in italiano e poi in inglese (dicendoglielo che una versione è in una lingua e l’altra nell’altra lingua). I bambini sono molto più svegli e veloci di quanto immaginiamo. Poi però dipende dall’età. Se si tratta di un bambino molto piccolo (2-3 anni) io non correggerei l’italiano perchè avrà modo di sentire/risentire/imparare la parola nel suono giusto. Io non ho mai avuto questo dubbio perchè mio figlio ha scandito fin da molto piccolo molto bene le parole in italiano. Mi ricordo che da piccolo, quando parlava in inglese e non lo capivo gli chiedevo “in italiano?” lui (a volte) ripeteva in italiano e io capivo o viceversa. Questo è quanto. Teniamoci aggiornate. Ciao e buona giornata.
ps: ne approfitto per “richiedere” a Letizia di sviluppare, appena possibile, anche i seguenti temi:
-In vacanza con la seconda lingua quando non hai parenti stranieri (dove andare in vacanza per non incontrare italiani e dare maggiore immersione…asili/campus all’estero)
-Esperienze di genitori stranieri che abitano in Italia: come aiutano i bambini nei compiti a casa.
Grazie mille per le utilissime informazioni e ciao.
L. says
Grazie Tiziana, anche per gli spunti.
L.