Questa settimana, finalmente, abbiamo diviso il nostro English playgroup (di Verona) in due playgroups, quelli dei piccoli – fino ai 3 anni – e quello dei “grandi” – dai 3 ai 6. Mi fa ridere chiamarli “grandi”, ma in termini relativi lo sono…
Comunque e’ stata un’ottima cosa per tutti, bambini e genitori. Prima i bambini piu’ grandicelli si stufavano un po’ con i piccoli, o per essere piu’ sinceri, credo che si scocciassero a vedere quanta attenzione era loro dedicata – attenzione necessaria se non altro per proteggerli… Poi le attivita’ erano giocoforza piu’ adatte o agli uni o agli altri e si faceva un po’ di fatica a tenerli tutti insieme e impegnati.
Ora, tutta un’altra musica. Il playgroup dei piccoli e’ andato liscio come l’olio, tra giochi, canzoncine, matite colorate e costruzioni. E’ scappato un piccolo contenzioso a proposito di una ruspa, ma a parte questo tutto tranquillo. Le canzoni come sempre sono tra i momenti preferiti dei nostri piccoli, c’e’ chi balla accoccolato sul pavimento, e chi canta davvero (trovo stupefacente come i bambini imparino a cantare le canzoncine in inglese pur non parlandolo!)
Il playgroup dei grandi invece ha necessitato di molta piu’ pianificazione, per offrire delle attivita’ che fossero interessanti e divertenti e stimolassero i bambini (o meglio le bambine, in questo caso) a parlare. Pero’ ha dato i suoi frutti! Le bambine si sono divertite, e hanno effettivamente usato diverse parole in inglese, in effetti non e’ quasi stata pronunciata parola in italiano. Le mamme, a sentir loro, sono state molto contente e non hanno avuto nessuna difficolta’ ad entrare nelle dinamiche dei giochi. Infine, dettaglio trascurabile ma che io trovo egoisticamente interessante.. io, che sono stata ovviamente ad entrambi , ho trovato entrambi i playgroup molto piu’ piacevoli e molto meno stancanti.
La partecipazione dei genitori e’ determinante sia per i piccoli che per i “grandi”. Ma per motivi un po’ diversi. Per i piccoli c’e’ l’obiettiva necessita’ della presenza di una persona a loro vicina, ma poiche’ i piccoli parlano poco, i genitori con la loro presenza forniscono anche moltissimi input, che i nostri pappagallini ripetono allegramente (se ci riescono). Due fattori poi sono molto importanti: il fatto che questi input non arrivino solo dal genitore, che li offre anche a casa, ma anche da altri adulti, e il fatto che la seconda lingua, in questo caso l’inglese, venga associata ad un momento di gioco, divertimento, e socializzazione.
Per i grandi invece la presenza dei genitori e’ importante anche perche’ garantisce continuita’. Alcune delle attivita’ che facciamo al playgroup possono e dovrebbero essere riprese poi a casa, per esempio leggendo la storia che abbiamo raccontato insieme al playgroup o cantando le stesse canzoni, o semplicemente cercando di tornare sui temi, e le parole, che abbiamo utilizzato. Questo fa si che i bambini, sentendo ripetere suoni, parole e frasi, imparino a riconoscerle e ad usarle molto piu’ facilmente.
Infine, un fattore da non sottovalutare. I playgroup sono importanti per i genitori stessi, perche’ li motivano a procedere con coerenza in questo loro progetto, a confrontarsi con altri e a rivedere i loro metodi, e li aiutano anche a vedere i frutti dei loro sforzi (per esempio la stessa bambina che non vede il motivo per parlare inglese a casa, si trova a farlo senza nemmeno rendersene conto nel momento del gioco).
Il segreto per crescere i bambini bilingui in fondo e’ la motivazione (ingrediente per altro essenziale per ottenere il successo nelle situazioni piu’ diverse). Motivazione dei genitori nell’avere metodo e costanza. Motivazione dei bambini nel parlare la lingua. Io credo che la funzione primaria dei playgroup sia proprio offrire motivazione a grandi e piccini. Sembra poco?
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