Sono contentissima di aprire questa rubrica con la storia di Jennyfer. Jennyfer è oggi una giovane donna, ma leggendo le sue righe sembra di avere davanti la bambina riccia e allegra che balla con la mamma e tempesta il nonno di “pourquoi?”. Per Jennyfer il trilinguismo è stato primariamente un’esperienza giocosa e carica di affetto, e oggi la rende orgogliosa di sè e delle proprie origini. Spero che vi unirete a me nel ringraziare sentitamente Jennyfer per aver condiviso la sua esperienza con noi.
Ciao Letizia!
mi farebbe molto piacere raccontarti la mia esperienza.In breve ti dirò che credo che si nasca con una certa predisposizione alle lingue straniere e che, per quanto mi riguarda, sin da piccola sono sempre stata una bambina molto curiosa. Do il merito ai miei nonni per avere imparato il creolo perchè hanno vissuto con noi per un periodo durante il quale io e mia sorella che eravamo molto piccole (io circa 5 e lei 7 anni) ci siamo trovate di fronte dei nonni che parlavano solo creolo e francese ma non una parola di italiano…eppure mio nonno, a modo suo, ci raccontava le storie, le barzellete e gli indovinelli delle Isole Mauritius e io e mia sorella, non so come, abbiamo imparato a capirlo.
Mia madre faceva da mediatrice perchè era sempre lì pronta a spiegarci il significato di parole, espressioni, modi di dire a noi totalmente sconosciuti. Crescendo abbiamo imparato a padroneggiare prima il creolo e poi il francese grazie anche all’aiuto di alcuni amici mauriziani…frequentavamo feste mauriziane e soprattutto ascoltavamo molta musica delle mauritius...musica che mia madre ascoltava al mattino mentre faceva le pulizie….
Gli amici che frequentavamo erano per di più adulti (parenti, amici di famiglia)….con i bambini comunicavo in una specie di italiano/creolo anche perchè spesso si trattava di bambini che erano in Italia da pochissimo tempo..
E poi ancora il creolo è diventata la nostra lingua segreta cioè la lingua che io e mia madre usavamo per parlare in codice, come per gioco, quando avevamo voglia di dirci qualcosa senza fare capire nulla alle persone che ci stavano attorno (lo faccio ancora oggi quando sono per esempio al telefono o sul treno di ritorno a casa…così almeno sono sicura che almeno il 90% delle persone non capisce quello che sto dicendo)
Non mi ricordo esattamente a che età ho cominciato a capire il creolo, credo però che sia stata la presenza dei miei nonni a facilitare tutto…non ricordo che mia madre si rivolgesse sia a me che a mia sorella direttamente in creolo..pero’ io e mia sorella (essendo di natura molto curiose) ascoltavamo mia madre quando parlava al telefono con mia nonna e chiedevamo spiegazione delle canzoni creole che ascoltavano ogni giorno e che inizialmente ripetevamo senza capirne il significato…ti dico anche che io e mia sorella abbiamo imparato a leggere in italiano con l’aiuto di nostra madre e le maestre dicevamo che parlavamo correttamente l’italiano ma con un accento straniero.
Io non mi sono mai sentita costretta da mia madre a dovere parlare il creolo mia sorella invece sì, tant’è che oggi lo capisce benissimo ma non lo parla perchè si vergogna o ha paura di sbagliare…io invece mi buttavo, parlavo e quando sbagliavo mi facevo una risata con chi mi correggeva…e poi sentivo che i miei nonni erano orgogliosi che parlassi la loro lingua, quindi mi sentivo spronata a parlarla…in un certo senso mi incoraggiavano. Ho cominciato ad impararlo sul serio per curiosità...volevo sapere cosa si dicevano mia madre e le altre sue amiche mauriziane. Mi ricordo anche i rimproveri di mia madre in creolo….
Non mi sono mai sentita in imbarazzo perché io ero bilingue, anzi ero orgogliosa di potere parlare una lingua che gli altri sconoscevano…
Non credo che i miei nonni e i miei genitori abbiano seguito uno schema rigido per insegnarmi il creolo o il francese, direi semplicemente che il creolo ha fatto da base al francese..il creolo delle Mauritius è un patois molto vicino al francese..ripeto che la musica mi ha aiutato molto, ricordo che i miei nonni mi compravano i dischi di una cantante francese (che era l’equivalente di Cristina D’Avena per i bambini italiani) e ci facevano cantare per gioco leggendo le parole scritte…quelle parole erano comprensibilissime per chi parlava o quanto meno capiva il creolo.Devo anche dire che i miei nonni dopo un po’ di tempo si sono trasferiti a Parigi e io e la mia famiglia trascorrevamo almeno un mese da loro in estate…andavamo in giro per la città con loro e facevamo visita agli amici mauriziani che vivevano a Parigi…in molti casi si trattava di coppie di nazionalità mauriziana-francese.Ricordo che è stato mio nonno ad insegnarmi l’alfabeto francese con una canzoncina che ricordo ancora. Io e mia sorella facevamo lunghe passeggiate con lui che ci portava in giro per i mercati di Parigi. Mio nonno era più per la lingua francese che per il creolo, mia nonna invece insisteva di più con il creolo..ma insisteva nel senso buono del termine cioè non mi forzava mai a parlare creolo, mi parlava direttamente in creolo e io vedevo che era contenta quando mi sentiva parlare nella sua lingua.
Sono molto affezionata alla lingua creola, la sento mia tanto quanto l’italiano…sento di fare parte non solo della lingua creola ma anche della sua cultura (tradizioni, usanze, modi di dire, giochi di parole, superstizioni..) il francese viene sicuramente dopo, è una lingua che mi piace molto e che ho paura di perdere da un momento all’altro (è per questo che leggo tanto in francese e spesso guardo anche film in francese)….poi mio nonno adesso vive a Parigi…Il creolo mi aiuta a capire i mauriziani (anche il mio attuale ragazzo è mauriziano)..il francese mi aiuta a sentirmi vicina a mio nonno (ogni volta che sento qualcuno che parla francese sento la voce di mio nonno….)
Spero di non essere stata noiosa e di averti dato un’idea più o meno chiara della mia esperienza!
A presto,
Jennyfer
Sofia Vasta says
Bellissimo racconto, grazie mille.
Claudia Perucchini says
Cara Jennyfer,
grazie infinite per la tua lettera, la tua esperienza mi rassicura come mamma e mi spiega molte cose come figlia. Io sono per meta’ italiana e per meta’ spagnola (mamma spagnola papa’ italiano). Sono nata in Italia e vissuta in Italia per molti anni, mia mamma non ha mai parlato in spagnolo con noi tre figli… mentre parlava sempre in spagnolo con mio padre. Il risultato fu che tutti e tre noi figli imparammo a comprendere lo spagnolo benissimo ma faticammo molto ad imparare a parlarlo.L’unica eccezione fu mia sorella piu’ grande che fu abbastanza fortunata da passare molto piu’ tempo con nostra nonna materna, che le parlo’ da subito sempre in spagnolo.
Io ho dovuto imparare lo spagnolo a scuola, prima al liceo e poi in eta’ adulta durante un periodo di lavoro trascorso in centr’America. Mia sorella pur non avendo mai studiato lo spagnolo a scuola, lo parla molto meglio di me e mio fratello ancora oggi lo capisce solo ma non lo parla. Mi sa che la lingua dei segreti qui ha avuto l’effetto blocco, nel nostro caso erano i segreti dei grandi che non potevano essere “UDITI” dai noi piccoli.
Spesso in eta’ adulta ho rimproverato a mia madre l’errore di non averci mai parlato in spagnolo, lei in sua giustificazione mi ha sempre detto che ai tempi era in Italia da pochissimo e gia’ faticava a imparare l’italiano non se la sentiva di parlarci in spagnolo.
Oggi anch’io a mia volta madre, e anch’io con un compagno straniero mi sono vista da subito parlare a mia figlia in italiano proprio per evitare che mia figlia non si ritrovasse nella mia stessa situazione, premetto che non viviamo in Italia, mio marito le parla in Francese e vivendo alle Maldive il resto del mondo le parla in inglese.
Oggi Maia ha tre anni e mezzo, e come altri genitori mi sono chiesta se tre lingue tutte insieme non siano un po’ troppe…. beh in questi giorni Maia fa dei progressi enormi, comincia piano piano a mettere insieme delle frasi in inglese, con me parla quasi sempre in italiano e con il suo papa’ ripete le parole che lui le dice in francese.
Direi che in questi giorni la lingua dominante e’ l’inglese, perche’ i suoi amichetti parlano inglese, ma il suo italiano e buono e il francese segue (passa molto piu tempo con me che con il papa’).
Ovvio il suo vocabolario e’ diviso in tre, quindi in rapporto ai suoi coetanei e’ piu “indietro” Maia usa ancora molte parole che non hanno proprio senso ma ogni giorno noto progressi notevoli nel suo apprendere e nella sua capacita’ di comunicare con noi.
Io e mio marito fin da quando lei e’ nata ci siamo “imposti” una sola regola: ” non mischiare mai le lingue” nel senso solo io parlo italiano solo lui parla francese… ne io ne mio marito le parliamo in inglese ma l’inglese e’ la lingua che io e mio marito usiamo per comunicare tra noi due ed’ e’ la lingua che la comunita’ intorno a noi parla comunemente.
Spesso mi domando se tutto cio’ e’ sbagliato e non sarebbe meglio lasciare perdere una lingua e concentrarsi su due, ma come tu mi hai ricordato e’ molto importante poter comunicare anche con il resto della nostra “famiglia”, i miei genitori parlano poco sia l’inglese che il francese, nessuno dei genitori o dei familiari di mio marito parla l’italiano…. Trovo che riuscire a mantenere le radici sia molto importante.
Spero in questo caso di non peccare di “mamma esagera con le aspettative” e spero anche di non eccedere nelle mie convinzioni, ogni consiglio e comune esperienza e’ benvenuta anzi.
Ringrazio tutti per l’attenzione e faccio i complimenti per il sito.
Claudia
L. says
Claudia,
grazie per aver condiviso la tua storia, importante sotto diversi profili, infatti anche la tua storia merita un post tutto suo, soprattutto per aiutare tutti i genitori che rinunciano al bilinguismo pensando di aiutare cosi’ i loro figli, e non rendendosi invece conto di privarli di qualcosa di, molto importante, che da grandi rimpiangeranno.
Quanto al trilinguismo, se non l’hai gia’ letto leggi l’intervento della Prof. Sorace, ti rasserenera’…: http://bilinguepergioco.com/2009/05/27/lesperta-risponde-il-trilinguismo-causa-confusione-o-ritardi-nel-parlare/
A presto,
L.
P.S.
Vivere alla Maldive… Non sono di natura invidiosa, ma c’e’ un limite a tutto!