Nel contesto di Il parere dell’esperto la professoressa Antonella Sorace risponde alla domanda di Federica.
Antonella Sorace e’ professoressa di Developmental Linguistics presso l’Universita’ di Edimburgo, nonche’ punto di riferimento per il Bilinguismo di alcune tra le piu’ importanti testate giornalistiche italiane (da Repubblica al Corriere della Sera). Insieme al suo team ha creato il sito Bilingualism Matters, il cui obiettivo e’ proprio creare un ponte tra chi fa ricerca sul bilinguismo e la societa’.
La domanda di Federica:
Ciao,
grazie per il tuo bel sito, è stato preziosissimo per iniziare a orientarmi nel complicato mondo del bilinguismo… Io e mio marito siamo entrambi italiani, abbiamo una bimba che farà 4 anni a settembre. Conosciamo entrambi l’inglese anche se la produzione orale ha bisogno di molta pratica.
Per lavoro mio marito si è trasferito negli Stati Uniti un annno fa e io e mia figlia abbiamo fatto la spola un paio di volte per stare col papà, in tutto 4 mesi. Là abbiamo conosciuto alcune persone, occasioni di interazione ci sono state e dopo un rifiuto iniziale la bimba ha accettato l’idea che io e papà parlassimo un’altra lingua. Accettava la cosa ma non ci si provava direttamente lei… Ora la situazione sta per cambiare drasticamente: abbiamo deciso di trasferirci in America per riunirci. Il problema è questo: una volta là anche io lavorerò e quindi abbiamo iscritto la bimba a un childcare. Che però non è bilingue, quindi sarà un’immersione “violenta” nella nuova lingua…
Sono molto confusa… in base alla tua esperienza hai qualche consiglio che potrebbe aiutarmi a superare le difficoltà iniziali e ad evitare di creare sofferenze e confusione?
Un’altra cosa che mi confonde è come dobbiamo regolarci io e il papà sulla lingua, nel parlare tra di noi e con lei… essendo entrambi italiani e dovendo arginare un probabile rifiuto dell’inglese all’inizio mi sembra ragionevole che con lei a casa parliamo in italiano lanciando qualche imput in inglese come abbiamo sempre fatto. Ma in pubblico?
Grazie, un caro saluto
Federica
Risponde la Professoressa Sorace
Ti e’ piaciuto questo post? Allora lascia un commento e fallo girare inviandolo ai tuoi amici o a chiunque potrebbe essere interessato. Ricorda inoltre che se vuoi puoi ricevere automaticamente gli aggiornamenti di Bilingue Per Gioco via email.
Elena says
Forse la mia esperienza può essere utile per tranquillizzare Federica. Qualche anno fa io e mio marito ci siamo trasferiti a Toronto (Canada) per lavoro. Con noi c’era nostro figlio J., che a quel tempo aveva quasi due anni, ed aveva appena cominciato a parlare in italiano. Capisco molto bene le ansie di Federica, perchè sono le stesse che provavo io… In realtà tutto è andato benissimo, J. ha cominciato a frequentare un daycare già dopo un paio di mesi dal nostro arrivo a Toronto. Certo, nei primi tempi piangeva un po’ quando lo salutavo, ma credo che ciò non dipendesse tanto dalla lingua, sarebbe successo anche in Italia nell’ambientamento di una qualsiasi nuova scuola. Già dopo un mese J. cominciava a capire ed anche a parlare in inglese! Ancora adesso ricordo lo stupore e la gioia che provavo nel sentirmi dire “wait for me” quando camminavamo nel parco tornando a casa la sera! L’importante è che l’ambiente sia positivo, le educatrici ci sappiano fare con i bambini… queste sono le cose che “sentono” i bambini, la lingua poi viene da sè. Se al bambino viene trasmessa serenità, soprattutto da parte dei genitori ma anche dall’ambiente scolastico, non ci sarà nessun problema. Quanto alla lingua da parlare in casa, direi che se si vuole che l’italiano venga mantenuto, sia obbligatorio parlare italiano in casa. Mia sorella vive a Washington ed ha una bambina di 5 anni. Si sono trasferiti lì quando la bimba aveva quasi 3 anni e non sapeva una parola di inglese… ebbene, adesso, anche se i genitori parlano sempre con lei e tra di loro in italiano, la bimba parla molto più correttamente l’inglese. Sì, l’italiano lo capisce e lo parla (con un bellissimo accento americano!) ma si vede chiaramente che a lei verrebbe più naturale parlare in inglese.
In bocca al lupo a Federica e famiglia, quindi!
Ciao,
Elena
rosanna says
Ciao Federica la prof. Sorace ha perfettamente centrato la situazione, questo mio post davvero ne e´l´esempio. Io sono italiana e mio marito tedesco. Ci siamo trasferiti nel 2006 quando i nostri bimbi avevano 2 anni e mezzo e 5 anni e mezzo. Mio marito ha sempre parlato in tedesco con loro ma loro finche´eravamo in Italia hanno sempre risposto in italiano. Poi sono stati catapultati al kindergarten tedesco il giorno successivo al trasloco e per il piu´piccolo era tutto nuovo, scuola materna, lingua e amici mentre per la maggiore cambiavano le amicizie e la lingua, comunque non cose di poco conto. I primissimi giorni devo ammettere che c´e´stato qualche pianto ma nei giorni a seguire sempre meno anche perche´tra loro parlavano in italiano e questo era il loro conforto. Ebbene in men che non si dica, forse neanche sei mesi, la maggiore capiva perfettamente e si esprimeva quasi correttamente mentre il piccolo ha aspettato che la sorella andasse a scuola e da lí e´iniziata la sua full immersion di tedesco. A distanza di tre anni devo dire che adesso ho il problema contrario ossia che finque´siamo in Germania si sforzano anche di parlare in Italiano altrimenti tra loro e il papa´parlano sempre in tedesco. Noi spontaneamente abbiamo seguito questa linea. io ho continuato e continuo a parlare in Italiano e mio marito con loro in tedesco. La cosa funziona e adesso siamo pronti per un´altra esperienza: ripartiamo per l´Italia. Auguri comunque e non preoccupiamoci troppo perche´i bambini hanno davvero un ottimo spirito di adattamento. Saluti Rosanna
federica says
Un grazie di cuore a tutte!! Per i pareri, le storie di vita e l’incoraggiamento! Vi farò sapere come va partecipando al forum da oltreoceano…
Un caro saluto,
Federica
CARLOTTA says
io mi trasferiro’ a dubai con la mia famiglia a settembre, abbiamo un bimbo che per settembre avra’ quasi tre anni e mi rincuora sapere che sara’ cosi “facile” per lui diventare biligue!
ALESSANDRA says
Ciao !
Grazie Letizia per avermi segnalato questo articolo che, devo dire la verità, mi era sfuggito.
Continuo, fortunatamente, a ricevere segnali incoraggianti e fiduciosi rispetto all’avventura di una nuova lingua per i bimbi, ma non solo! E questo mi rincuora parecchio !
Abbiamo 3 bimbi (uno di 3 anni e mezzo e due gemelli di 18 mesi) e stiamo per trasferirci in Canada, a Montreal per un paio di anni. Noi non parliamo il francese e con l’inglese “ci arrangiamo”, ma niente di più … Ed è anche per questo che sto cercando di raccogliere più informazioni possibili per inserire i bimbi in quale struttura educativa a Montreal dove possano essere accompagnati all’inserimento linguistico (cosa che non sarei in grado di fare da sola).
Ho ancora il timore della doppia lingua inglese/francese a cui saranno sottoposti. Vorrei approfittare delle scuole in lingua inglese per prepararli all’inglese e lasciare che sia l’ambiente circostante a stimolarli con il francese. Ma non sarà chieder loro troppo? Italiano a casa, inglese a scuola e francese con il mondo che gli starà intorno?
“Se voi siete sereni … ” … eh, le preoccupazioni sono tante quando si affrontano simili esperienze (per quel che si lascia, per qual che si trova, … per i figli innanzitutto!). Devo dire che le mie ansie da mamma sono effettivamente messe alla prova. Ma l’occasione è grande ed importante per tutti … bimbi in primis !
Se qualche mamma neo-canadese, italo-canadese o qualsivoglia profilo ha voglia di raccontarmi le sue esperienze, darmi qualche consiglio … vi sarò sinceramente grata !!!
Mi trovate qua
mommyplanner.blogspot.com
un blog che sto costruendo proprio per raccontare questa nostra avventura e incontrare persone con cui confrontarmi !