Spesso i genitori che utilizzano OPOL ci raccontano che in presenza di nonni, zii e parenti rinunciano ad utilizzare la lingua minoritaria con i bambini, per rispetto nei confronti degli adulti che non la parlano. Il desiderio di coinvolgere tutta la famiglia nelle conversazioni e’ senz’altro positivo, ma questo non deve necessariamente accadere a scapito della lingua minoritaria. E poi siete davvero sicuri che i nonni rifiutino cosi’ categoricamente la seconda lingua?
Il mio suggerimento e’ di coinvolgere la famiglia allargata, il che e’ spesso piu’ facile di quanto pensiate, a patto di adottare delle accortezze nella comunicazione:
- Spiegate quello che state facendo, i vostri obiettivi e motivazioni, mettendo il bambino al centro delle scelte
- Rispondete ai loro dubbi e perplessita’
- Chiedete il loro coinvolgimento e supporto
- Offrite voi stessi supporto ai familiari, perche’ l’esperienza sia positiva anche per loro
- Riconoscete e premiate i loro sforzi
Spiegate quello che state facendo, i vostri obiettivi e motivazioni, mettendo il bambino al centro delle scelte
Anche i familiari hanno a cuore il bene del bambino e per lo piu’ capiscono che il mondo in cui cresceranno questi bambini e’ molto diverso da quello in cui sono cresciuti loro stessi. Se poi la famiglia e’ mista la maggior parte dei nonni capiscono l’esigenza per il bambino di poter comunicare ed identificarsi con entrambe le famiglie d’origine. Quindi non partite dal presupposto che non possano capirvi ma parlate con tutta la famiglia del vostro progetto di bilinguismo, spiegate in dettaglio perche’ ritenete che sia importante per i vostri bambini, sia dal punto di vista dello sviluppo personale che delle opportunita’ future. Spiegate anche quale tecnica utilizzate e perche’ e’ importante che manteniate un approccio sempre costante.
Rispondete ai loro dubbi e perplessita’
Chiunque non abbia esperienza diretta del bilinguismo ha le idee poco chiare a riguardo, e cio’ e’ assolutamente normale. Certo e’ anomalo vedere un bambino di 1 anno o poco piu’ passare da una lingua all’altra ed e’ legittimo chiedersi se cio’ non lo confonda. Tanto per mettere le cose in prospettiva, quando si comincio’ a studiare scientificamente il bilinguismo si parti’ dall’ipotesi che fosse dannoso e si fece di tutto per dimostrarlo, ci sono voluti decine di anni di ricerca metodica per smantellare questa ipotesi. Quindi se la nonna dice “Poaretto il mi butin!” (povero il mio bambino in dialetto veneto) passategliela, e cercate di spiegarle che non e’ cosi’. Ascoltate i loro timori, e date loro risposte solide e convincenti.
Inoltre non sottovalutate il timore dei familiari di essere estraniati dalla vita del bambino, di non capirlo. Spesso questo timore e’ alla base della resistenza offerta alla seconda lingua. Spiegate loro che il bambino imparera’ sicuramente la lingua maggioritaria e sara’ sempre in grado di parlare con loro, che si puo’ imparare una seconda lingua in tenera eta’ senza togliere nulla alla prima e che all’inizio forse il bambino mischia le lingue ma poi le separera’ senza problemi. Rassicurateli.
Chiedete il loro coinvolgimento e supporto
Non c’e’ nulla che faccia sposare una causa come il sentirsi responsabili del suo successo. Non chiedete a nonni e zii di assistere impassibili ai vostri sforzi, chiedete il loro aiuto, rendeteli consapevoli dell’importanza del loro ruolo e dell’impatto delle loro azioni. Le persone amano sentirsi utili e aiutare, non privateli di questo piacere. In questo modo i successi linguistici del bambino saranno anche il loro successo, ne saranno orgogliosi e motivati.
Ci sono tanti modi in cui i familiari possono aiutare: incoraggiando il bambino, facendogli guardare un DVD o ascoltare della musica in lingua minoritaria quando voi non ci siete, rispondendo alle semplici richieste del bambino anche se espresse nella seconda lingua, accettando che la conversazione avvenga in due lingue quando voi siete presenti, etc.
Offrite voi stessi supporto ai familiari, perche’ l’esperienza sia positiva anche per loro
Come menzionato sopra, spesso la resistenza al bilinguismo nasce dalla paura di non essere all’altezza, di essere tagliati fuori. Sta a voi far si che tutti i familiari ricevano il supporto necessario perche’ questa esperienza sia positiva anche per loro.
Traducete cio’ che dite al bambino nella lingua maggioritaria a beneficio degli altri adulti, rispondete alle loro domande, chiarite loro quali sono le parole semplici che il bambino usa nella seconda lingua (acqua, pappa, nanna) perche’ possano rispondere alle sue richieste. Insomma aiutateli ad imparare con il bambino.
Riconoscete e premiate i loro sforzi
Non dimenticate mai che cio’ che per voi e’ banale (capire e parlare due lingue) richiede loro sforzi enormi, quindi riconoscete gli sforzi che stanno facendo, fateli sentire apprezzati e incoraggiati. Se la nonna da un bicchiere d’acqua al bambino che chiede Wasser lodatela, fatela sentire apprezzata, celebrate sia il successo del bambino che quello della nonna.
Per concludere, due parole sulla nostra esperienza. I miei genitori, nonni di A., non parlano le lingue straniere, hanno solo dei rudimenti di inglese – la nonna – e di francese – il nonno, dello zio si e’ gia’ parlato, ci mette tanto impegno ma e’ una frana. Tutti pero’ capiscono perche’ la seconda lingua sia importante per A. e hanno appoggiato i miei sforzi fin dall’inizio.
Nei primi tempi io traducevo tutto per loro, o se non lo facevo erano loro a chiedermi di spiegare cosa avevo detto. Poi hanno cominciato a chiedere meno, io mi sono appoggiata sempre piu’ ai gesti per aiutarli a capire cosa stavo dicendo. Poi la nonna ha cominciato a tradurre per il nonno quando lui non capiva, ed io la incoraggiavo, cosi’ impara anche lei, ed e’ contenta di aver imparato (imparare da’ soddisfazione a tutte le eta’, sono gli stimoli che spesso vengono a mancare!). A. ha 21 mesi, e qualche giorno fa ho detto a mia madre “Certo che in questa maniera state imparando l’Inglese anche voi”, e lei “Certo, abbiamo imparato tantissimo!”. Due piccioni (belli grassi) con una fava!
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Foto di Futurestreet
alice says
Grazie per questo post, che mi da l’occasione di farti una domanda:
che fare se i parenti cercano “troppo” di aiutare?!
Mi spiego: mio fratello, mia sorella ed io siamo bilingui Inglese-Italiano ed io sto crescendo i miei due Nanetti parlando loro solo in Inglese, cosi’ fanno anche gli zii.
La mia mamma invece parla un Inglese molto rudimentale ma nonostante cio’ si ostina a voler parlare Inglese con i bimbi, spesso prounciando le parole a modo suo e SEMPRE “inciuccando” la grammatica.
Ora, io le ho chiesto varie volte di attenersi all’ Italiano per poter dare ai piccoli buoni esempi di una lingua ricca e corretta grammaticalmente, ma niente da fare: preferice dire “Pietro, give to nonny the water glass” che “Pietro, per favore porteresti un bicchier d’acqua alla nonna?”
Quindi i due Nanetti ogni tanto ridono, ogni tanto la correggono ma ogni tanto la prendono sul serio e quindi chiamano le tende “clothes of the windows” AIUTOOOOO!!
Bilingue Per Gioco says
Alice,
è successo anche a me, per i miei l’Inglese era un gioco divertente, e volevano giocare anche loro. Ho dovuto essere molto chiara sul fatto che in questo modo non aiutavano nessuno, certamente non il bambino, e che dovevano parlare la lingua che conoscevano, l’IItaliano. Ho spiegato il perchè e alla fine si sono convinti…
L.