Abbiamo gia’ parlato diverse volte dell’importanza dei gesti e della gestualita’ nella comunicazione con i bambini e nel favorire l’apprendimento ( si veda anche qui, qui qui, e qui). Io personalmente non faccio largo uso dei gesti con A., certomeno di quanto dovrei o potrei, e’ che proprio non mi vengono particolarmente spontanei, non nella relazione con mio figlio. Comunque ultimamente lui ha cominciato ad inventarsi dei gesti, gesti che nessuno degli adulti utilizza. Ha un gesto per farsi la doccia, uno per mangiare, uno per giocare a Round Around the Garden, uno per dire “vorrei tanto salire su quella bicicletta/moto”, uno per dire” mi accendi la musica che voglio ballare?”, uno per dire “facciamo un giro in macchina?” piu’ quello per fare la nanna e altri…
Due sono le conclusioni che traggo da questa osservazione, piuttosto antitetiche:
- Si fa quel che si puo’, e per il resto meglio non crucciarsi.
Insomma e’ giusto impegnarsi, capire cosa funziona e cosa no, riflettere su quello che si fa. Ma non occorre farsi prendere la mano e monitorare tutti i propri passi. Io sono convinta che l’uso dei gesti sia utilissimo per il bambino,sia perche’ gli da un mezzo espressivo quando le parole non gli bastano, sia perche’ mette le basi per lo sviluppo del linguaggio. Sono anche convinta che l’uso dei gesti sia qualcosa di estremamente naturale e spontaneo, immagino che moltissimi genitori lo facciano senza pensarci. Cio’ nonostante a me personalmente non viene particolarmente spontaneo. Non che io parli con le mani legate dietro la schiena, anzi vivendo all’estero mio ero accorta di utilizzare abbastanza i gesti, ma diciamo che non ho creato un ampio repertorio di gesti esclusivamente a uso e consumo di A., almeno non ne sono consapevole (forse potrei provare a filmarmi, forse…) Eppure A. i gesti se li e’ inventati da solo, e insomma sto serena, non sara’ un ritardato perche’ la mamma non si mette il dito sulla guancia ogni volta che mangia (tanto lo fa la nonna…).
- 2. Se pero’ si puo’, e’ meglio….
Questa considerazione mi viene non solo dall’osservare A., ma anche dai gruppi di Inglese Learn with Mummy che sto tenendo. In effetti e’ impressionante come i bambini inizino a parlare con le mani, e solo poi con le parole. La mia impressione, che e’ solo un’impressione ovviamente, e’ che il gesto dia loro fiducia. E’ come se usando il gesto sapessero di riuscire a comunicare con esattezza il concetto, e quindi poi provassero anche a dire la parola, ma senza avvertire la pressione di doverla dire bene per farsi capire (parlo di bambini piu’ grandicelli, sui 4-5 anni).
Quindi, per quanto mi riguarda mi riprometto, ancora una volta, di cercare di usare di piu’ i gesti e di di farvi sapere da qui a tre mesi (in Novembre) come sono andate le cose. Pero’ per essere piu’ pragmatica faccio un proposito specifico, cioe’ di introdurre 5 gesti per comunicare 5 concetti: Casa, Bello, Fame, Prendimi, Passeggiata.
BILINGUISMO IN AZIONE
Ecco il compito per oggi. Pensate a qualcosa che vorreste cambiare nel vostro approccio al bilinguismo. Qualsiasi cosa, potrebbe essere smettere di mescolare due lingue, parlare la lingua minoritaria anche fuori di casa, leggere piu’ spesso un libro con i bambini, etc. Scegliete una sola cosa, che vi proponete da tempo ma non riuscite a mettere in pratica, e datevi un obiettivo piccolo e ragionevole. Non chiedete a voi stessi di cambiare tutto da un giorno all’altro, ma datevi un obiettivo facile da raggiungere. Rimanendo agli esempi dati sopra, potrebbe essere qualcosa tipo non mescolare le lingue a tavola (o in un qualsiasi altro momento specifico della giornata), parlare la lingua minoritaria solo quando camminate per la strada, leggere un libro insieme tutti i martedi’ sera, e cosi’ via. Cercate di implementare questi piccoli cambiamenti, e state a vedere come va, forse scoprirete che e’ piu’ facile di quanto credevate.
Elisabetta C. says
Cara Letizia,
esprimersi a gesti è fondamentale ed intuitivo. E’ anche fondamentale per la scrittura, finchè, ovviamente, si scriverà a mano (anche la scrittura a mano è una tecnica, non un dogma e non ci vedo nulla di male a passare alla videoscrittura in maniera definitiva, chissà tra quanto tempo).
Non a caso Rudolph Steiner afferma che, paradossalmente, si può imparare PRIMA a scrivere e POI a leggere (passando dal disegno – stilizzato e ‘iconico’, come un geroglicfico – alla scrittura di alcune lettere dell’alfabeto). Non a caso, ancora, nel metodo montessoriano sarebbe ricompreso anche lo ‘scrivere con il corpo’ (tanto per spiegare con esempi miei faccio una ‘o’ girando in tondo, oppure ‘disegnando’ delle lettere sulla sabbia, al mare, o una ‘v’ sdraiato per terra, gambe in aria in spaccata).
Se tuo figlio parla a gesti allora è almeno parzialmente, non bilingue ma trilingue! Anche la lingua dei segni è una lingua.
Ti butto là una provocazione: e se quei pochi gesti fondamentali glieli insegnassi nella lingua dei segni? (ovviamente dovresti scegliere tra la lingua dei segni in inglese o in italiano…penso, non sono esperta.
a presto
Elisabetta
Fru Fersen says
Il linguaggio gestuale è utilissimo quando si gestiscono più lingue e più culture, soprattutto i primi anni quando a concetti relativamente semplici corrispondo gesti universali. Poi però è come imparare un’altro linguaggio: ogni cultura ha la propria gestualità e a gesti simili possono corrispondere significati differenti, e, come succede per gli accenti, è relativamente semlice per i bambini imitarli e “farli propri” mentre noi adulti abbiamo sempre un’ aria innaturale e poco comprensibile -se non ridicola –
L. says
In effetti ci sono non pochi avvocati del linguaggio dei segni come possibile lingua da insegnare ai bambini, e il concetto e’ tutt’altro che nuovo, mia madre dice che gia’ quando ero piccola io c’erano perfino i corsi per insegnare il linguaggio dei segni ai bambini. Io ne ho letto qualcosa qua e la’, quel tanto che basta per capire che e’ una vera e propria lingua a tutti gli effetti, ma non ho approfondito, per tre motivi:
1) gia’ sto crescendo mio figlio bilingue, francamente non mi ci vedo proprio ad insegnargli una terza lingua, sempre da sola.
2) non mi va di fare overengineering, ossia di complicare e strutturare eccessivamente la comunicazione con mio figlio perche’ diventi… cosa? piu’ intelligente? (che per inciso a volte l’intelligenza e’ una tale fregatura!)
3) ho letto che comunque quasi sempre il linguaggio dei segni viene abbandonato appena il bambino comincia a parlare
Pero’ questa e’ una mia scelta molto specifica, se avessi tempo approfondirei oltre ma ora proprio non ci sta. Se pero’ qualcuno ha esperienza del linguaggio dei segni e ce ne vuole parlare e’ il benvenuto, o qualcuna ovviamente.
Imparare prima a scrivere e poi a leggere? Scrivere col corpo? Elisabetta sei troppo avanti! Quand’e’ che ci scrivi un bel post tutto tuo?
L.
gianna says
in effetti questi post dei segni capitano a proposito, perché:
Il nostro piciulo in questi giorni, quando gli dico che qualcosa é finito, apre le mani e fa pú! (piú, non ce n’é piú). Il bello é che non mi ero mai sforzata di insegnargli questa espressione, al contrario di altre parole, e nemmeno ricordo di averla fatta cosí spesso
la Tv svedese passava in questi giorni un documentario sui dialetti, in cui si anteponevano il gesticolare e la prolissitá dell’europa meridionale, con la laconicitá nordica. Per noi nel Norrland il fenomeno é ancora piú accentuato. Mi chiedevo come sará il gesticolare da grande.
gianna says
volevo dire “come sará il gesticolare di Alex da grande”
anna says
beh,mio figlio, del tutto autonomamente, poco prima dei 5 anni, ha iniziato prima a scrivere e poi a leggere.
frequenta un asilo steineriano ma in questi asili non insegnano le lettere fino ai 7 anni,solo che sviluppano molto la gestualita’ e i movimenti (euritmia) e sono certa che, unito alla sua curiosita’ per i libri e le scritte in generale,lo ha aiutato.
in compenso mischia le due lingue e usa la lingua minoritaria-l’italiano- molto meno..