La saga continua, come direbbe Tolkien. Ma oggi e’ successa una cosa importante e voglio condividerla. Per la prima volta ho osservato A. cambiare lingua in maniera che sembrava consapevole e contestuale.
Il fatto: stavamo leggendo un libro, ovviamente in Inglese, l’amatissimo The Snail and the Whale. Tra i tanti dettagli c’era disegnata anche una barca. A. la indica e dice Baca (Barca), e poi immediatamente si “corregge” e dice Boat.
L’interpretazione: potrebbe essere un caso, ma potrebbe anche essere che lui abbia connesso che barca non era la parola giusta nel contesto, perche’ stava parlando con me e/o perche’ stavamo leggendo in inglese, e ha trovato la parola piu’ adatta.
Chissa’….
Foto di Wili Hybrid
Chissà…chissà se è stata una semplice coincidenza?…non penso proprio cara Letizia! Penso si tratti piuttosto della prima, bellissima, spontanea sorpresa che il tuo piccolo A. ti ha regalato, la prima di una lunga serie (scrivendo su questo blog, so che non verrò presa per le folle se le ritengo sorprese, per me una borsa di Prada al confronto è immondizia).
Mio figlio Davide ha due mesi in più del tuo e ultimamente ci sono state così tante situazioni simili a quella che tu hai descritto, che ho voluto annotarle su un foglio per…non per fare la maniaca dei suoi progressi (mi sono limitata a riportare frasette e paroline dette nel mese di agosto, concluso il mese, stop!)…semplicemente per poter rileggerle tra tanto tempo e intenerirmi, è come guardare un album di fotografie, per avere, appunto, un’istantanea del linguaggio di Davide a 24 mesi, per ricordare come ha pronunciato “pencil”, “nail” e “milk” con la L che è quasi una U – non so dov’è l’alfabeto IPA sulla tastiera e non ricordo il nome del fenomeno, accontentatevi!), per quella volta che sull’altalena ha detto “papà ciao!” e poi voltandosi verso di me “mummy, hello!”…e tante altre belle SORPRESE.
Al terzo figlio, collaudato ormai il metodo OPOL, io e mio marito qualche mese fa avevamo fatto LA Prova: Max aveva chiesto in italiano a Davide dove fossero varie parti del corpo e lui le aveva indicate subito col ditino; dopodichè io gli ho proposto lo stesso giochino,in inglese quindi, e lui le ha indicate con la stessa naturalezza. Io e mio marito ci siamo guardati e, sospirando con finta rassegnazione ci siamo detti: “Eh va beh, è bilingue pure questo…”.
Scherzi a parte, è davvero sorprendente con quale abilità i bimbi affrontino l’esperienza del bilinguismo e la vivano con spontaneità…penso che tutto dipenda da come i genitori la vivono a loro volta.
E’ pur vero che rimangono, nell’universo dei bimbi, certi oggetti della realtà che, per qualche misterioso motivo, restano relegati in una sola delle due lingue, e la scelta non è certo arbitraria, si tratta invece di un principio di economia (un vocabolo più breve sarà privilegiato, almeno all’inizio) o per un valore affettivo dato ad una parola che suona più simpatica in una lingua e magari più neutra nell’altra. Fatto sta che su tre figli, nessuno ancora si degna di chiamarlo “succo di frutta”, perchè “fruit-juice” ha quel certo non so che…mentre Davide non vuol saperne di chiamarla “water” neanche quando si rivolge a me, quella è e resta “acqua”. E questi sono solo due tra i tanti esempi che potrei fare, piccoli strani “fenomeni” che caratterizzano il loro sviluppo linguistico, un percorso che non può e non deve diventare eccessivamente ordinato e coerente in tutto e per tutto! La lingua, che sia la prima o la seconda, specialmente quella intima, che si parla e si crea tra le mura di casa, ha sempre qualche piccola incongruenza, viene quasi personalizzata da ogni famiglia ed è bello così, è più viva, sembra quasi un gioco e, dopotutto, Letizia, il tuo blog nasce proprio da quest’idea, giusto?!
Ti auguro un sacco di altre belle sorprese…non sai che carica danno a noi “povere” mamme!
Claudia
Credimi Claudia e’ una relazione a doppio senso, anch’io ricevo tantissimo da voi.
Comunque A. dice Pilk, la M la sa dire benissimo, dicce Mummy, Mamma e altre parole con la M, pero’ il latte chissa’ perche’ e’ Pilk. Mah…
L.