Il dott. Vincenzo Calia, Pediatra di famiglia nonche’ direttore della rivista UPPA, Un Pediatra Per Amico, ci da il suo punto di vista sulla relazione Pediatra-Famiglia per quanto concerne il Bilinguismo.
Dott. Calia,
la ringraziamo per la sua disponibilita’ e il suo interesse per il bilinguismo. Il pediatra e’ un sostegno importantissimo per la famiglia nel seguire non solo lo sviluppo fisico ma anche l’educazione dei bambini, soprattutto nei primissimi anni di vita. Le famiglie bilingui spesso si rivolgono al pediatra per un consiglio sul bilinguismo.
Secondo la sua esperienza quanti sono in percentuale (approssimativa ovviamente) i bambini che crescono in famiglie bilingui?
Non ho mai fatto un calcolo preciso, ma credo che nel quartiere di Roma in cui lavoro siano quasi il 10%. Senza contare i bilingui mancati, cioè coloro che potrebbero essere bilingui, ma non lo sono perché i loro genitori si sforzano di parlare loro solo in italiano.
Che tipo di domande rivolgono piu’ spesso i genitori di questi bambini al pediatra?
La domanda principale è sempre la stessa: parlare due lingue ad un bambino piccolo non ritarda (o addirittura danneggia) lo sviluppo del linguaggio?
I genitori lamentano che raramente ottengono dal pediatra un’opinione informata sul bilinguismo, secondo lei perche’?
La risposta potrebbe essere semplicemente questa: il pediatra non ci pensa. Oppure non crede che questo aspetto rientri fra i suoi compiti di tutela della salute dei bambini. A volte però sono anche i genitori che evitano di affrontare con il pediatra curante questo tema.
Ci puo’ dare la sua opinione di pediatra? Lei cosa ne pensa del bilinguismo?
Sono fortemente favorevole, ritengo che i bambini a cui è stata data l’opportunità di diventare bilingui siano fortemente avvantaggiati rispetto ai loro coetanei. D’altro canto, se ci pensiamo, nella storia dell’umanità il bilinguismo è stata più una regola che un’eccezione: pensate agli abitanti dell’Impero Romano che parlavano la loro lingua autoctona e il latino. Nell’Europa del Nord oggi tutti parlano la loro lingua e l’Inglese. Che dire poi degli stessi italiani che vivono nei piccoli paesi e crescono parlando l’italiano e un dialetto che il più delle volte nessun altro italiano comprenderebbe?
Che suggerimento darebbe alla famiglia a cui il pediatra consiglia di abbandonare il bilinguismo perche’” fa male allo sviluppo del bambino”?
Suggerirei di cambiare pediatra. Ma per non essere troppo cattivo potrei dire loro che forse il pediatra non conosce questo argomento.
Secondo lei quanti di questi bambini diventano effettivamente bilingui? Se ne perdono molti per strada perche’ la famiglia non ha saputo gestire il bilinguismo?
Secondo me dipende molto dalla lingua altra (non italiana): se è una lingua “forte” (inglese, francese, tedesco, russo o cinese, per esempio), non si perde quasi nessuno. Se la lingua è percepita come “debole” (chissà perché), molti l’abbandoneranno.
Esiste una componente socio-economica? Le famiglie svantaggiate, e bilingui, hanno meno strumenti per crescere i propri figli bilingui?
Sicuramente è così: lo svantaggio socio-economico vale per tutto, purtroppo.
A volte i genitori di bambini bilingui o trilingui hanno dei timori, che possono diventare angoscianti, anche perche’ il loro bambino fa un percorso diverso dagli altri e tutti sono pronti a colpevolizzare i genitori al primo piccolo problema. In effetti, quando e’ il caso di preoccuparsi se un bambino non parla o parla poco?
I veri problemi di linguaggio sono quelli derivanti da difficoltà di comprendere o di comunicare. Non dipendono dal numero di lingue praticate. Secondo me bisogna preoccuparsi quando un bambino non è in grado di ricevere le comunicazioni verbali e di esprimersi verbalmente. Se poi pronuncia male alcune lettere o confonde le lingue, se risponde in italiano al genitore che gli si rivolge in un’altra lingua, non mi preoccuperei per niente.
A quel punto diventa essenziale poter consultare un esperto che abbia esperienza di bilinguismo, come trovarlo?
E se i migliori esperti fossero semplicemente i genitori?
Secondo lei cosa si puo’ fare per cambiare la consapevolezza e l’informazione sul bilinguismo tra gli operatori sanitari, pediatri e ostetriche?
Informare, spiegare, mostrare l’esempio di chi è felicemente cresciuto così.
Dottore la ringraziamo tantissimo per la sua cortesia. A presto.
Foto di *Evelina*
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