Continuiamo a parlare della lode per capire se e come e’ uno strumento valido per motivare i bambini a parlare la seconda lingua. Alzi la mano il genitore bilingue che non si spertica in un giubilo di Bravo! Bravissimo! Very Good! Tres bien! Wunderschon! quando i pargoli dicono una nuova parola nella seconda lingua, o una frasetta di due parole, o addirittura, tripudio, un intero ragionamento!
- Cos’e’ la Lode
- Pro e Contro della Lode
- Come Motivare in modo efficace
Pro e contro della Lode
Abbiamo gia’ visto che la Lode, come del resto la punizione, e’ uno strumento di controllo esterno. Ossia io genitore faccio una cosa aspettandomi che di conseguenza il bambino faccia quest’altra. Pero’ lo scopo ultimo dell’educazione e’ insegnare ai bambini una forma di controllo interno, cioe’ a fare determinate cose perche’ sono giuste e non farne altre perche’ sono sbagliate. (Vedi articolo di Gordon sulle forme di controllo). Diverso ancora il caso del bilinguismo, non ci aspettiamo che il bambino faccia una scelta morale nel decidere se parlare una lingua o un’altra ma vorremmo che la parlasse in maniera molto spontanea, senza deciderlo coscientemente, ne’ per obbedire ad una regola, ne’, tanto peggio, per “Far contenta la mamma” (questa e’ un’ipotesi tutta mia).
Lodare il bambino e’ lo strumento giusto per ottenere questo risultato? E’ cio’ che ognuno dovra’ decidere. Ma come funziona la lode? Che meccanismi instaura?
PRO
- La lode mostra al bambino che cio’ che ha fatto viene valutato positivamente dall’adulto, gli da l’indizio di essere sulla buona strada e aver fatto contenta la persona a cui vuole bene
- Lodare fa sentire bene l’adulto, dandogli modo di esprimere il proprio consenso e la propria soddisfazione (quando mio figlio dice una nuova parola in Inglese io sono veramente contenta, e in realta’, a essere proprio sinceri, sono contenta di LUI e di ME, lodando lui sto effettivamente celebrando il mio successo)
CONTRO
- La lode serve a motivare in quanto premio, ma funziona solo fintanto che il bambino desidera questo premio. Funziona molto bene con i bambini piccoli, ma quando crescono e sono meno dipendenti, o addirittura apertamente indipendenti o ribelli (prima o poi tocca a tutti), puo’ importargliene gran poco della nostra lode. Vedi articolo di Gordon sui meccanismi di premi e punizioni.
- La lode puo’ far sentire a disagio il bambino, come del resto l’adulto. A chi non e’ capito di sentirsi a disagio sentendosi dire “Che bella che sei!” “Tu si’ che sei intelligente!” etc etc?
- La lode crea dipendenza. Se mi lodi ogni volta che dico una parola in Inglese mi aspetto che tu mi lodi ogni volta che lo faccio, e con sempre maggiore impeto, se no non vale. Quanto creativi si puo’ diventare nel lodare un bambino?
- L’assenza di lode viene vissuta come una punizione. Se mi lodi ogni volta che apro bocca e oggi non lo fai devo aver detto qualcosa di sbagliato, ma cosa?
- La lode crea pressione, il bambino puo’ sentirsi misurato per le sue performance e obbligato a fare sempre meglio. Immaginiamo che io dicessi sempre ad A., e ad altre persone in sua presenza, che A. e’ davvero un bravo bambino perche’ parla davvero bene l’Inglese. Questo lo metterebbe nelle condizioni di dover parlare Inglese al meglio per soddisfare le mie aspettative di mamma. Non e’ la stessa cosa che parlare Inglese perche’ gli va, gli piace, gli viene spontaneo. E’ decisamente tutt’altra cosa…
- Il bambino non impara a valutare le proprie azioni e capacita’ e ad essere orgoglioso dei propri risultati, ma a dipendere da una valutazione esterna
Immagino perfettamente quello che state pensando, e’ quello che ho pensato anch’io all’inizio: “E che cavolo ho solo detto BRAVO a mio figlio, non l’ho mica avviato sulla via della disfatta morale!” Cio’ non toglie che c’e’ del vero in tutti questi punti. Per esempio e’ vero che mi da fastidio essere lodata. Che la lode sembra spesso una risposta sbrigativa e manipolatrice. Che ultimamente A. ha cominciato a dire “guarda guarda mamma” e a fare delle sciocchezze perche’ vuole che io gli dica bravo, ma bravo che? non sta facendo niente per cui meriti di essere lodato (vi assicuro che e’ un puro caso che si verifichi in concomitanza con questi post, ha iniziato a farlo da 2 giorni!).
Comunque non disperate. Esiste il modo di lodare un bambino e al tempo stesso evitare tutti questi problemi. Piu’ di un modo infatti, li vedremo in seguito e potete >riceverli automaticamente. Soprattutto deve esistere il modo di far si’ che l’apprendimento minoritario nel bambino sia scorporato dal “voler far contenta la mamma, o il papa’ ” e cercheremo di capire insieme qual e’. A costo di diventare ripetitiva, e’ inutile che ci affanniamo a crescere i figli bilingui comprando loro DVD, portandoli all’estero, mettendogli la baby sitter madrelingua, etc se non capiamo che il punto fondamentale, l’unico che permettera’ a DVD, vacanze e baby sitter di funzionare e’ la MOTIVAZIONE, soprattutto se l’obiettivo e’ il bilinguismo attivo. Ultima nota, non sto accelerando su questo tema deliberatamente, perche’ o ci riflettiamo su o sara’ inutile, e sono convinta che possa avere un impatto profondo. Fatemi sapere cosa ne pensate.
BILINGUISMO IN AZIONE
Ecco il compito di oggi: osservate le dinamiche della lode nella vostra famiglia. Comportatevi in maniera assolutamente normale, non cercate di cambiare il vostro comportamento, e osservate: Quante volte lodate i vostri figli? In che occasioni? Loro come reagiscono? I due genitori hanno comportamenti diversi? Come reagiscono i figli ad ogni genitore? E soprattutto, che funzione ha la lode nello sviluppo del bilinguismo nella vostra famiglia?
Immagine da A Journey Round My Skull
Barbara D'Angelo says
Ciao Letizia,
io lodo spesso la mia bimba quando utilizza espressioni in inglese, sia dicendole esplicitamente “brava!!!”, sia mostrandomi molto entusiasta e felice e rispondendole a mia volta con un’altra frase in inglese. Noto che la lode è per mia figlia un buon incentivo nell’uso della lingua inglese e più in generale credo che un incentivo in tal senso sia l’atmosfera di gioco e complicità che si crea fra noi durante le “lezioni”. In tal senso mi piace il nome del tuo blog “bilinguepergioco”, perché esprime proprio quello che io credo essere la condizione fondamentale soprattutto per insegnare ad un bimbo piccolo una lingua diversa da quella madre. Io infatti sono italiana laureata in inglese e dalla primavera scorsa ho iniziato ad insegnare l’inglese a mia figlia (che ora ha quasi 3 anni ed è bilingue perché il papà è albanese).
La lode, l’entusiasmo, il gioco, la felicità dello stare insieme, il piacere di leggere, di cantare e di comunicare insieme sono tutti elementi che penso creino attorno al bimbo un nido di amore nel quale egli si sente motivato a sviluppare la sua intelligenza e soddisfare la sua curiosità. Credo che, per quanto riguarda l’apprendimento di una lingua, nulla si potrebbe ottenere da un bambino sgridandolo e facendolo sentire inadeguato e inferiore.
I bimbi sono come boccioli delicati che necessitano di tante cure e tanto amore per diventare fiori bellissimi.
A presto,
Barbara
Elisabetta says
Questa estate ho letto libro che andava per la maggiore negli Stati Uniti, sugli adolescenti americani della media e alta borghesia. Come ormai sanno quelli che mi hanno letta NON ho (ancora) figli adolescenti, ma poiché mi piace guardare avanti l’ho comprato.
Si chiama:
The Price of Privilege: How Parental Pressure and Material Advantage Are Creating a Generation of Disconnected and Unhappy Kids di Madeline Levine
Il titolo di un paragrafo che mi ha colpito molto suonava:
Understanding why praise is often bad warmth
Ebbene, c’era proprio questo concetto della lode come giudizio esterno che non sempre favorisce la crescita di un ‘senso del sé’ interno…
Anche a me ha fatto riflettere.
Specie quando la mia grande, sette anni e mezzo, storceva sempre la bocca quando le facevo un complimento.
Mi sa che i bambini di emozioni ne sanno più degli adulti.
Ora, quando fa qualcosa per bene, cerco di chiederle (sempre se me lo ricordo) ‘sei contenta di come lo hai fatto?’. A volte funziona, ma, poiché la signorina è una provocatrice, a volte mi risponde apposta di no…
Elisabetta
L. says
Elisabetta,
Grazie per la segnalazione. The Price of Privilege si aggiunge subito alla mia lista di libri da leggere. Come sai, e sapete, trovo questo tema molto interessante, e molto attuale. Credo inoltre che sarebbe bene riflettere su questi temi non solo per i bambini, ma anche per gli adulti. La ricchezza e la sicurezza di cui godiamo oggi ci rendono davvero piu’ felici? Non saprei, i dati sulla depressione sembrano indicare altrimenti.
Cosa c’entra la depressione? C’entra tantissimo, e’ la malattia del secolo. E le basi per l’equilibrio psichico si creano proprio nella prima infanzia. Consiglio caldissimamente anche questo libro, che personalmente ho trovato affascinante, soprattutto per le mamme di bimbi molto piccoli o in arrivo: Why love matters, di Gerhardt.
L.
Gianna says
Tempo fa ho ascoltato un seminario di una tizia che fa coaching e parlava di due livelli diversi di percezione di se: la ‘självförtroende’ (lett. buona fiducia in se stessi) e il ‘självkänsla’ (buona percezione di se stessi. Scusa se uso lo svedese, ma non riesco a tradurre efficacemente in italiano, ormai sto diventando bilingue anch’io :))
La tipa sosteneva che il primo é associato a ció che si sa fare, il secondo a quel che si é. Ed é facile che il primo sia alto ma il secondo basso: cioé, io so che so fare bene certe cose, ma non riesco a percepirmi come persona valida.
La tesi della signora, la quale lo ha rapportato anche all’educazione dei bambini, é che é importante rafforzare la seconda per stare bene. In pratica: invece di dire sempre al bambino: ‘Bravo!’ facendo un discorso di bravura, cioé di prestazione, bisognerebbe spostare l’attenzione su quanto é interessante, piacevole o utile quello che ha fatto. Quindi non dire sempre: ‘che bravo sei a cantare!’, ma invece: ‘che bella canzone allegra stai cantando, mi piace!’, facendone una questione di sentimento e non di prestazione (‘mi piace stare con te perché sei piacevole’, non, o non solo ‘perché hai delle buone abilitá’).
In questo modo il bambino fará le cose perché é piacevole/interessante/etc, e non perché é in competizione con un modello di bravura.
mi sarebbe piú facile spiegarlo in svedese, ma ci ho provato.
Un’altra cosa, sentita dal mio capo a un convegno di psichiatria: i giudizi negativi pesano, a livello cerebrale, piú dei giudizi positivi. In altre parole, UNA frase denigratoria richiede MOLTE frasi positive per bilanciarne l’effetto (se riesco a trovare gli articoli magari li posto).
Ultima: é imbarazzante ricevere lodi, ma io credo che distinguiamo benissimo quando sono sincere o quando sono di circostanza, o ipocrite. Le prime fanno sempre bene, allo stesso modo delle critiche costruttive.
Per questo motivo ho deciso di lodare volentieri mio figlio quando fa qualcosa di positivo, specie nel modo di cui sopra, lavorando sulla ‘självkänsla’. Ma non lo lodo se non necessario.
Francesca says
Da tenere a mente questa distinzione tra ‘självförtroende’ e ‘självkänsla’ e quindi il consiglio a rafforzare quest’ultima anche nel momento della lode.
La lode intesa come possibilità di aumentare la “buona percezione di se stessi”…