Riporto con piacere l’esperienza raccontata da Nadia. Per alcuni le vacanze sono il momento per dare una marcia in piu’ al bilinguismo, per altri l’occasione per una pausa, ed e’ giusto che sia cosi’.
Questa estate mio marito è stato lontano da casa per due mesi e mezzo e così Gioele (2 anni) ed io siamo andati ad abitare dai nonni, i miei genitori. Siamo stati benissimo ma haimè i nonni non parlano francese, anzi dai nonni si parla il dialetto!
Per me era molto difficile e mi costava un grande sforzo passare dal dialetto (la mia lingua madre) al francese; inoltre mi sembrava “brutto” parlare a Gioele in francese escludendo dalla conversazione i nonni, è vero che poi potevo tradurre, ma la cosa diventava macchinosa e un pò artificiosa. Ho deciso quindi che anche il bilinguismo poteva concedersi una pausa estiva, una pausa che ci permettesse di essere tutti un po più in sintonia e rilassati dal punto di vista linguistico. Adesso il papà è tornato, noi siamo tornati a casa e il francese è riemerso come lingua principale senza problemi. Anzi adesso ho più entusiasmo e voglia di continuare di prima!
Nel libro “Raising a bilingual child” si dice che il bilinguismo è un processo che dura tutta la vita, e che ci possono essere dei periodi di interruzione o di impossibilità a continuare, e se ciò accade, non deve essere preso in maniera troppo drastica, il bilinguismo può sempre essere ripreso è per l’appunto un processo che dura vita natural durante. Ovviamente se si può continuare senza interruzioni Tanto Meglio!
Questo “stacco” del bilinguismo motivato da condizioni esterne (ambiente familiare diverso e non adatto) mi ha fatto anche riflettere sull’importanza del contesto nel quale si parla una lingua. Sono molto più convinta che il contesto nell’apprendimento linguistico deve essere innazitutto percepito come rilassato, il più naturale e con meno forzature possibili e poi deve essere assolutamente interessante, oserei dire intrigante. Per far si che i nostri bimbi si lancino a parlare in francese piuttosto che in inglese dev’esserci qualcosa di divertente di stimolante, condiviso con altre persone meglio se della stessa età. Sicuramente il solo esempio dei genitori a lungo andare non interessa più, anzi a volte può essere preso come un peso e una costrizione. Credo quindi che sia importante trovare delle occasioni valide e speciali per proporre il bilinguismo e penso che i playgroup possano essere occasioni perfette: i nostri bimbi si trovano con altri bimbi (e chissà… può nascere anche qualche bella e duratura amicizia), giocano e si divertono e imparano, e tutto ciò con la complicità dei genitori che partecipano.
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