Ebbene si’, il bilinguismo oltre a rendere i bambini piu’ belli e piu’ intelligenti li rende anche piu’ creativi. Preparatevi mamme, e cominciate e cercarvi un pied-a-terre a Berlino (Montmartre ormai e’ piena solo di turisti, i veri artisti sono a Berlino).
Scherzi a parte, il bilinguismo non rende certo i bambini piu’ belli, per l’intelligenza beh, ecco, un po’, ma dipende da come la definiamo questa intelligenza, quanto alla creativita’, abbiamo l’impressione che il bilinguismo forse contribuisca alla creativita’, o almeno cosi’ pensa la gente… Cosi’ ci dice un nuovo studio, che trovate qui.
Per chi non ha la forza di cliccare sul link per scoprire in prima persona quante persone sono state intervistate con quali tecniche per arrivare a questo risultato, vi faccio un breve riassunto. Questo studio ha cercato di riassumere la ricerca fatta su bilinguismo e creativita’ in tutta Europa per vedere se se ne potevano trarre delle conclusioni e le ha confrontate con le opinioni della gente. La risposta e’ che in tutta onesta’ e’ presto per trarre delle conclusioni certe, non sono fatti abbastanza studi. In altri termini abbiamo deciso che il bilinguismo e’ importante, vogliamo dimostrare che e’ cosi’, ma se proprio dobbiamo dirla tutta non possiamo ancora dare certezze.
Uhm, interessante. Ma allora perche’ vi cito questo articolo? Perche’ leggendo tra le righe vi troviamo molte informazioni:
L’attenzione sul bilinguismo e’ altissima, e mentre una volta si faceva di tutto per dimostrare che fa male, oggi si fa di tutto per dimostrare che fa bene. (Il punto di vista di chi fa ricerca ha un certo impatto sull’esito della ricerca, e’ impossibile ignorarlo).
E’ stato ormai ampliamente riconosciuto che oggi la creativita’ e’ un elemento imprenscindibile per avere successo nella Knowledge Society, ossia nel mondo in cui viviamo, un mondo nel quale per esempio il successo dipende piu’ dall’aver a disposizione le persone giuste che dall’aver accesso a dei fondi (o, per dirla altrimenti, dove e’ piu’ difficile trovare le persone giuste che trovare i soldi, che detta di questi tempi e’ un’affermazione non da poco – ma se avete dei dubbi in proposito sono pronta a fugarveli).
Ma che cos’e’ questa creativita’? Un manager non lo si scegliera’ da come fa uno schizzo, no? No infatti, e questo e’ il messaggio importante. La creativita’ e’:
- Flessibilita’ mentale, capacita’ di vedere le cose da diversi punti di vista
- Capacita’ di risolvere i problemi, cioe’ di analizzare informazioni complesse, avere capacita’ di astrazione e saper formulare ipotesi. Su questo skill in particolare sono stati versati fiumi d’inchiostro, impossibile qui parlarne in dettaglio, ma una cosa e’ certa, il mondo in cui viviamo e’ complesso, e chi riesce a capire e dominare questa complessita’ e’ un passo avanti
- Abilita’ metalinguistiche, cioe’ la consapevolezza del linguaggio, del detto come del non detto, che portano ad una comunicazione efficace e persuasiva
- Capacita’ di apprendimento, cioe’non solo di incamerare informazioni ma di usarle e combinarle per costruire sapere
- Capacita’ di relazione interpersonale, di mettersi nei anni degli altri, di comunicare efficaciemente
- Minore o ritardato verificarsi di demenza senile, che non ha bisogno di spiegazioni
Sorpresi? Vi aspettavate si parlasse di espressivita’ artistiche? E invece no, la creativita’, mi verrebbe da dire, e’ in fondo l’arte di cavarsela, di gestire persone e situazioni, di farsi venire un’idea quando serve. Doti che sono sempre servite ma che oggi diventano critiche, perche’ tutto e’ molto piu’ complesso e perche’ la competizione e’ accesissima, globale. Doti tra l’altro per le quali storicamente gli italiani si sono distinti, ma personalmente temo che gli italiani di domani brilleranno meno, ma questa e’ veramente un’altra storia.
Concludendo, la ricerca sembra suggerire che il bilinguismo faciliti queste forme di creativita’ pur senza poterlo dimostrare inequivocabilmente. Il buon senso ci dice senza mezzi termini che molto probabilmente e’ cosi’. Quindi se state crescendo i vostri figli bilingui andate avanti sereni, ma ricordatevi, un cocco di mamma bilingue sempre cocco di mamma rimane, l’importante e’ aiutare i nostri figli a crescere svegli, curiosi e indipendenti.
Immagine da A Journey Round My Skull
Fru Fersen says
Ciao, L.
Ti seguo appena posso, anche se non commento spesso, apprezzo molto la tua costanza, stimo il tuo lavoro e trovo sempre spunti interessanti su cui riflettere: come in questo post!
Sono sempre molto scettica a proposito di questi studi glorificatori del plurilinguismo (anche se, lo confesso, nei momenti piu’ ”duri” hanno avuto una blanda azione incoraggiante).
Come giustamente facevi notare, negli anni 60 lo si demonizzava, ora lo si glorifica, non vedo l’ora che anche questo fenomeno, ora molto di moda, diventi la ”normalita”’ , entri in una fase di equilibrio (come accade in altre nazioni tradizionalmente plurilingui) e venga preso per quello che e’: una peculiarita’ familiare-culturale del tutto naturale come trecentomila altre molto diffuse ma mai menzionate (penso a quegli stimoli intellettuali, come la musica, la matematica, la lettura (…) che se introdotti, esattamente come una terza-quarta lingua, in eta’ precoce operano dei ”miglioramenti” altrettanto stupefacenti e utili, a lungo termine, sul cervello di un essere umano).
Lo vedo con la mia bimba piu’ grande: a causa di questa mitizzazione del plurilinguismo, la gente che non conosce direttamente il fenomeno, o lo conosce attraverso le pubblicazioni sensazionalistiche che arrivano ai media di massa, tende a far sentire ”speciale” (quindi diverso) un bambino plurilingue e il rischio che cresca sentendosi ”superiore” DEL TUTTO IMMOTIVATAMENTE e’ forte. Il risultato e’ quindi controproducente: anziche’ conoscere e imparare a gestire un fenomeno lo si complica e ci si allontana sempre di piu’.
Un paio d’anni fa, poi, in piena ansia da prestazione genitoriale cercavo di non perdermi nessuna conferenza sul tema (che qui in Spagna e’ molto sentito) e ho scoperto l’esistenza, oltre che di molti professionisti umili ben preparati, di un fitto sottobosco internazionale di personaggi, spacciati per super-esperti, che parlano (a pagamento!) dei cavoli loro, e cercano di vendere dei tristissimi libretti auto-celebrativi sulla propria ”famiglia speciale” (era proprio il titolo di uno di questi libri!).
Sono convinta che un drastico ridimensionamento del tema sara’ utilissimo in termini di chiarezza sia per i bambini stessi che per i genitori impegnati in un compito naturale ma non privo di difficolta’ e insicurezze.
Un saluto,
Buona giornata 🙂
FruFersen
L. says
Fru Fersen,
sollevi un punto molto importante, di cui in effetti abbiamo parlato tempo fa. I bambini non vogliono sentirsi diversi, non vogliono nemmeno sentirsi migliori, lodati e celebrati. Vogliono essere normali, come gli altri. Quindi quanto piu’ riusciamo a vivere il bilinguismo come normalita’ tanto meglio. Anche perche’ come giustamente sottolinei, il bilinguismo e’ normale in moltissime parti del mondo, solo che in Europa e’ un po’ meno normale. Ancora per poco speriamo…
L.
Kri says
Sull’argomento ti mando un piccolo aneddoto sul trilinguismo, una piccola favoletta divertente che si basa però su un fatto veramente accaduto che mi raccontarono dei conoscenti anni fa….., un pochino rimaneggiata da me per ragioni di privacy.
Famiglia italo-greca che vive negli Stati uniti. I figli vengono allevati nel trilinguismo. La famiglia si trasferisce in un’altra città quando la figlia maggiore inizia la scuola media. La ragazzina viene iscritta ad una prestigiosa scuola privata ma i genitori decidono di “sorvolare” sul trilinguismo perché nella scuola precedente avevano avuto molte opposizioni alla loro scelta educativa. Secondo loro la bimba ha ormai superato tutti i piccoli problemi che aveva avuto con l’inglese e ritengono che la sua conoscenza della lingua sia ormai nella media dei coetanei.
Dopo poco tempo tutti gli alunni della scuola partecipano ai vari “test-gare di abilità ecc”. che vengono svolti su scala nazionale in America. Dopo poco arrivano i risultati. In un primo momento vengono resi pubblici i risultati dei test di matematica: la bimba ha avuto un risultato eccellente .Congratulazioni di rito ma nessuna meraviglia, in fondo la piccina è figlia di due fisici di fama internazionale e tutti sappiamo che il DNA non è acqua….ecc.ecc. Poi però scoppia la “bomba”: arrivano i risultati dei test di inglese e anche qui la bimba si è piazzata ai primi posti a livello nazionale. I genitori vengono convocati d’urgenza a scuola per avere la buona novella della serie “ c’è un piccolo genio nascosto tra noi… ora cosa ne facciamo ?….”. Il preside spiega che il risultato è incredibile, la ragazzina ha ottenuto risultati superiori alla media degli studenti universitari. Inoltre non si conoscono precedenti storici in cui lo stesso bambino si sia classificato a un tale livello in entrambe le discipline. I genitori, dopo un attimo di comprensibile smarrimento, chiedono con razionalità spiegazioni dettagliate su come si sono svolti i test e vengono a sapere che in realtà si è trattato principalmente di capire il significato di parole complesse, riferibili ad un linguaggio erudito ecc..…ergo capire il significato di moltissime parole di origine greca o latina. La bimba, certamente molto intelligente e sveglia di suo, non aveva avuto alcuna difficoltà grazie proprio al suo trilinguismo !!
A questo punto i genitori (con molta ilarità da parte di tutti) svelano il mistero al Preside scusandosi per la “dimenticanza” sul trilinguismo e la piccola torna nella sua splendida normalità di ragazzina ex prodigio.
Bilingue Per Gioco says
Che bella storia! Grazie mille, e complimenti a questi genitori con i piedi per terra!
L.
gianna says
Commento OT.
Stavo pensando a una frase piccola cosí che c’é su questo post:
“Preparatevi mamme, e cominciate …”
ecco: ho l’impressione, girando su blog e siti vari (anche se non ho un campione statistico) che appunto siano soprattutto le MAMME a interessarsi, farsi carico e discutere la questione bilinguismo (e altre).
ogni tanto compare qualche padre, ma ho l’impressione siano in minoranza.
Perché?
L. says
Quel mamme non mi e’ uscito a caso…, avevo appena letto e commentato altrove un post di un papa’ che in sostanza diceva mamme blogger, e’ colpa vostra se i papa’ non vi leggono, che pensate di fare (anzi “cosa avete da dire a VOSTRA discolpa?”, testuali parole maiuscolo incluso)? Ero abbastanza, leggi molto, scocciata. Io credo che questo blog sia molto neutro e molto aperto anche ai papa’, non vedo cosa potrei fare di piu’ per coinvolgerli, eppure loro nicchiano…
Cari papa’, ascolteremo il vostro punto di vista con molto piacere, se lo vorrete condividere.
L.
gianna says
Dire é ‘colpa vostra’ non significa molto. Invece, sarebbe stato costruttivo fare un elenco delle cause.
Anche a me sembra che il tuo blog/sito sia molto gender neutral e mi auspico di leggere piú spesso anche qualche padre (forse dovrei incoraggiare il Vikingo a intervenire, almeno su quello in inglese).
le considerazioni di FruFersen mi sembrano molto pertinenti, non ci avevo pensato, in effetti.
Volevo aggiungere una riflessione su questo argomento: nonostante gli effetti negativi dell’eccesso di attenzione sui pargoli plurilingui, credo che in Italia ci sia comunque bisogno di incoraggiamenti. L’italia é un paese putroppo abbastanza resistente all’apprendimento di lingue straniere, per fattori culturali e cattiva organizzazione dell’istruzione. Inoltre c’é anche molta resistenza verso lo straniero, specie di questi tempi.
Incoraggiare e diffondere il plurilinguismo, anche quello adulto, fino a considerarlo ‘normale’ farebbe solo che bene alla societá italica, secondo me.