C’e’ un tema che mi sta molto a cuore e che e’ stato accennato qui e la’ ma di cui non ho ancora avuto modo di parlare in modo esteso: quello del bilinguismo discriminato. Quel principio assurdo per cui e’ veramente bello e invidiabile che un bambino cresca bilingue in Inglese, ma non si capisce perche’ i Cinesi si ostinino a parlare Cinese. Che poi e’ lo stesso principio per cui io parlo in Inglese a mio figlio e do dell’ignorante (dentro di me) a chi si permette anche solo di avere un pensiero negativo sul bilinguismo, mentre il papa’ moldavo, laureato in Ingegneria ma che si deve arrangiare a fare il muratore, con suo figlio di 3 mesi parla italiano, perche’ “tanto vivra’ qui e si dovra’ integrare”.
Ne ha parlato un’altra blogger in un post bello e conciso su Bilinguismo, Integrazione e Pregiudizi. Parliamone. Ma soprattutto facciamo qualcosa.
Una societa’ giusta e’ anche una societa’ in cui ogni persona e’ e si sente valorizzata, il bilinguismo e’ una ricchezza per tutti. Non ci sono lingue utili e lingue inutili e soprattutto ogni persona, adulto e bambino, ha il diritto di essere orgoglioso di se’ stesso e delle proprie origini, un diritto che forse e’ anche un po’ un dovere, che abbiamo se non verso di noi almeno verso i nostri figli.
Comunque, per sdrammatizzare, proprio mezz’ora fa parlavo con una mamma tedesca che mi diceva “la gente continua a chiedermi perche’ parlo in tedesco a mio figlio. Perche’ e’ la mia lingua e la mia cultura! gli dico. E allora? fanno loro”
E allora?
Non so, da un lato consola sapere che questo atteggiamento non viene riservato solo alle fasce piu’ deboli della societa’, dall’altro sconforta pensare che c’e’ tanta gente che ragiona cosi’… Non so… Che facciamo? Ridiamo o piangiamo? O magari ci rimbocchiamo le maniche…
Immagine da A Journey Round My Skull
kety says
Ciao!
Penso che ci sia poco da ridere e molto da riflettere su quanto e’ vero quanto hai scritto.
Il bilinguismo non e’ uguale per tutti: Per molti e’ considerato una opportunita’ per alcuni una “vergogna” o uno sforzo inutile.
Io vivo negli stati uniti, mio marito e’ tedesco io sono italiana e stiamo cercando di crescere nostra figlia trilingue.
Ho conosciuto molti italiani di seconda generazione in USA che non parlano Italiano perche’ i loro genitori si vergognavano di essere immigrati. Molti di questi figli di immigrati rimpiangono di non essere bilingue.
Il bilinguismo non e’ uguale per tutti e segue un po’ le mode e le paure dei momenti.
In Italia abbiamo appena scoperto il fenomeno immigrazione e la societa’ e’ ancora piena di pregiudizi e di paure, anche a cause di una mancata gestione dell’immigrazione da parte del governo italiano.
Purtoppo molti danno valore al fatto di parlare piu’ lingue solo se la conocenza linguistica ha un valore “di status sociale” o “di tipo istruttivo”: per cui ben venga se il bimbo parla ANCHE inglese, puo’ essere utile se parla ANCHE tedesco, ma non si vede l’utilita’ di conoscere anche lingue minori.
In USA l’immigrazione fa parte della “normalita'”, normale essere di piu’ razze, lingue e culture. Ora i figli di genitori stranieri parlano le lingue dei genitori e l’inglese.
Negli USA nessuno ha mai criticato la mia scelta di crescere mia figlia trilingue, anzi ho avuto molti incoraggiamenti e consigli. Ma questo accade ora dopo tanti anni di immigrazione…. spero accadra’ anche in Italia nel futuro prossimo
Ciao
Kety
Teresina says
Ciao. Vorrei anch’io raccontarvi la mia esperienza. Sono catalana (quindi bilingue), sposata con un italiano e con tre figli (5,4 e3 anni) che parlano tutte e due le lingue (il terzo sta propio cominciando adesso con il catalano) . Mio cognato ha sempre criticato il fatto che essendo io spagnola non parli lo spagnolo con loro, che è una lingua “molto più utile e maggioritaria”. Ha ragione, ma la mia motivazione è molto semplice per me e non ho mai avuto dubbi sulla mia scelta: il catalano è la lingua che mi hanno sempre parlato i miei genitori e la mia famiglia, il simbolo di una cultura alla quale sento di appartenere, la lingua in cui penso. Lo spagnolo lo parlo (ci mancherebbe!) ma non l’ho imparato “col cuore”. Se mi chiedessero quale è la mia seconda lingua mi verrebbe di dire l’italiano, non lo spagnolo, perchè da un po’ di anni sono queste le lingue che più parlo e che più mi stanno a cuore. Certo, adesso che i miei bimbi cominciano a crescere sto inserendo anche lo spagnolo. Anche mio marito lo sta imparando con loro (lui parla molto bene il catalano). Ci tengo, visto che hanno l’oportunità d’impararlo, che sono interessati alle lingue (continuano a fare confronti tra una lingua e l’altra) e che, come tutti i bambini, hanno delle grandi potenzialità per impararle in fretta e in modo perfetto. Ma sono convinta che lo spagnolo, anche se lo impareranno bene, rimarrà solo un gioco per noi, non parleremo mai di cose seriose in spagnolo, non li sgriderò mai in spagnolo,… Non perchè ho fatto una scelta ma perchè non la sento dentro di me come le altre due…
L. says
@Kety,
io non conosco direttamente l’esperienza Americana, pero’ da quello che leggo ho la sensazione che anche li’ ci siano sentimenti ambivalenti. Da un lato e’ vero che certe zone sono completamente bilingui, dove anzi lo Spagnolo quasi supera l’Inglese. Dall’altro sento dire che spesso i ragazzi di seconda generazione perdono la loro lingua orginaria perche’ tanto si diventa tutti Americani e si parla tutti Inglese. Forse dipende molto anche dalla tenacita’ dei genitori nel mantenere la seconda lingua. Poi, forse mi sbaglio, ma ho l’impressione che in USA si impari (nel senso che si viene condizionati in questo senso dalla societa’) a pensare che una volta che si parla Inglese non occorre parlare anche lingue. Comunque gli Stati Uniti riuniscono realta’ molto diverse, quindi e’ davvero difficile generalizzare.
@Teresina,
secondo me questa cosa del Catalano viene compresa poco fuori dalla Spagna, pochi sanno il Catalano esiste, e a volte si pensa che sia un dialetto dello Spagnolo. (quello dei dialetti e’ uno dei tanti discorsi da approfondire, perche’ in effetti non esiste una differenza linguistica tra dialetto e lingua, esiste solo una norma sociale/politica che da’ ad alcune lingue lo status di lingua e ad altre quello di dialetto).
Non mi stupisce quindi che la tua scelta non venga compresa e ti ammiro per la determinazione con cui la porti avanti. Quanto allo Spagnolo, se riesci ad inserirlo senza fatica perche’ no, ma se invece trovi problematico gestire piu’ lingue io non mi proccuperei gran che’, appena avranno modo di stare un po’ Spagna i tuoi bambini parleranno Spagnolo senza problemi, sia perche’ essendo gia’ bilingui impareranno facilmente una terza lingua, sia perche’ comunque sono due lingue con molto in comune (un po’ come gli italiani imparano facilmente lo spagnolo).
L.
sonia says
Ciao a tutti, senza viaggiare troppo, Io abito in alto adige, mio marito é di lingua tedesca, io italiana, I nostri due figli bilingui: anche qui non sempre é un vantaggio. Si lo sará da grandi ( qui é necessario avere un esame che certifichi la consocenza delle due lingue per avere lavori pubblici o piu opportunitá di lavoro) , ma nella scuola solo casini. A volte anche per strada, negli uffici. Un aneddoto: qualche settimana fa porto mia figlia 16enne dal dottore (lei ha un cognome proprio “tedesco”) Il dottore parla in tedesco io rispondo in italiano. La dottoressa si ferma si stupisce, guarda il libretto sanitario di mia figlia e mi dice ” Ma qui é scritto XXX” Si rispondo io é ilcognome di mia figlia …Io sono di lingua italiana. Con la ragazza li vicino, la dottoressa chiede a me in che lingua parlare e poi a mia figlia in tedesco se la capisce e poi le traduce la frase in italiano…. Ormai siamo abituati, ma ogni volta… mi pare ridicolo ormai. 😉
z. says
secondo me la ragione per cui alcuni genitori non insegnano la propria lingua ai suio figli non è la lingua in se, ma sopratutto il livello di educazione e dell’autostima dell genitore. una mamma-badante preferisce di negare la propria identitá piú spesso di una moglie di un ambasciatore…
jessica says
Ciao! all’Università per Stranieri di Perugia è in corso un progetto (finanziato dall’Unione Europea) che si occupa proprio degli ‘atteggiamenti linguistici’ verso il multilinguismo (inclusa la dialettofonia). Chi fosse interessato, può seguire i risultati del progetto e contribuire al dibattito:
http://meridium.unistrapg.it/?q=it
Complimenti per il blog!
Jessica