Vorrei tanto che mio figlio imparasse l’Inglese (o un’altra lingua) fin da piccolo, vorrei poterlo aiutare ad imparare, ma come faccio? Ne saro’ capace? Sono queste le domande che ti poni?
La buona notizia e’ che quasi sicuramente la risposta e’ si’, chi si pone queste domande ha gia’ una forte motivazione e quindi tutto il potenziale per farcela, ma se vuoi veramente capire se insegnare l’Inglese o un’altra lingua al tuo bambino e’ cosa che fa per te, eccoti 7 domande che ti aiuteranno a darti una risposta:
- Hai una passione sincera per le lingue? Tutte le cose fatte con passione vengono meglio, dal dolce alla carriera, l’apprendimento delle lingue non fa eccezione. Se parlare una lingua straniera ti piace davvero, se lo trovi appagante e divertente, allora riuscirai a trasmettere questo entusiasmo a tuo figlio, a coinvolgerlo ed appassionarlo, e insieme vi divertirete un mondo!
- Sei consapevole del fatto che accompagnare un bambino nell’apprendimento di una lingua straniera e’ un processo che dura anni? Se pensi di dover investire un po’ di tempo per un annetto perche’ tuo figlio di …. anni (riempire a piacere) impari l’Inglese poi ci pensera’ la scuola, sei fuori rottta. Ci vogliono anni per imparare le lingue, anche per i bambini. I bambini imparano facilmente, ma non necessariamente velocemente, e hanno bisogno di stimoli continui. Quindi l’approccio del tipo “quest’anno facciamo Inglese l’anno prossimo facciamo danza” non vi portera’ da nessuna parte. O ci si impegna o si lascia perdere.
- Sei costante? L’apprendimento e’ non solo lungo ma anche lento. Una volta capito quale approccio e’ piu’ adatto a te e alla tua famiglia dovrai applicarlo con costanza e pazienza
- Sai giocare con tuo figlio? Sembra una domanda sciocca ma non lo e’. Non tutti i genitori sanno giocare con i bambini, perche’ giocare con i bambini non significa mettere loro in mano un aggeggio che si illumina quando schiacciano un tasto. Significa sedersi con loro sul pavimento, capire di che ti tipo di gioco hanno bisogno, essere pronti a rispondere alle loro richieste, essere aperti ad una comunicazione sincera e profonda, saper lasciare da parte le proprie preoccupazioni, guardare il mondo con i loro occhi, guardarli negli occhi. Il gioco e’ comunicazione, e infatti per i bambini e’ un canale di apprendimento importante, ma solo quando e’ associato ad una vera comunicazione.
- Hai una relazione serena con tuo figlio? Questa e’ una domanda spinosa e delicata e ognuno dovra’ riflettere per conto proprio. L’avvertimento e’ che l’introduzione di una lingua straniera puo’ essere rifiutata dal bambino se non avviene con complicita’ e condivisione (ritorna il tema della comunicazione). Quindi se c’e’ gia’ un clima di confronto e hai timore che il bambino possa opporsi alla lingua come parte di un gioco di negoziazione forse e’ meglio riflettere sulla comunicazione genitore-bambino prima di introdurre una lingua. Questo non vuol dire che non si possa aiutare un bambino ad imparare una seconda lingua, anzi la complicita’ che si crea nellentrare insieme in un mondo magico e diverso, in cui si parla una lingua misteriosa, puo’ essere di aiuto, ma bisogna avere cautela e dare la precedenza al rapporto genitore-bambino.
- Hai il supporto di chi ti sta intorno? Il consenso e la collaborazione dei genitori e’ veramente importante, il supporto del cerchio di famigliari e amici piu’ vicini e’ di grande aiuto. Affrontare quest’esperienza da soli con tutti contro puo’ essere troppo anche per il genitore piu’ motivato, oltre a rischiare di esporre il bambino a messaggi contraddittori. Parlatene con chi vi sta vicino.
- Ti piace leggere a tuo figlio? La lettura e’ importante per tanti tantissimi motivi. Per un genitore non madrelingua che voglia insegnare una lingua ai figli poi e’ uno strumento quasi indispensabile.
Non e’ un caso che in questa lista non figuri la domanda che certo molti si aspettavano, qualcosa del tipo “Qual e’ il tuo livello di competenza nella seconda lingua?”. Se le condizioni di cui sopra sono soddisfatte si puo’ trovare il modo indipendentemente dal livello di conoscenza della lingua. Il fatto che diversi madrelingua abbiano problemi a crescere i figli bilingui conferma che questo non e’ un fattore critico.
BILINGUISMO IN AZIONE
Inutile dirlo, porta a casa queste 7 domande, parlane con il tuo partner e domandatevi, siamo pronti? E’ quello che davvero vogliamo? Che ne dici, partiamo?
Questo e’ il secondo di tre interventi che toccano domande fondamentali per i genitori non madrelingua:
- I genitori possono insegnare una lingua ai figli anche se non sono madrelingua?
- Come faccio a capire se sono pronto per aiutare mio figlio ad imparare una lingua straniera?
- Da dove devo cominciare per insegnare una lingua straniera a mio figlio ?
Fateci sapere cosa vi rispondete. E se avete domande ovviamente siamo qui…
Veronica says
Ciao, mi chiamo Veronica e ho 25 anni.
Tra 2 mesi sarò mamma e ho sempre sperato di insegnare l’inglese ai miei figli, io non sono propriamente madrelingua, ma da quando ho 3 anni trascorrevo estati alterne negli stati uniti, a los angeles.
Alcuni amici dei miei genitori che vivevano lì mi ospitavano da loro ad anni alterni e negli alternativi venivano loro in Italia, questo perchè avevano una bimba della mia età, quindi volevano che io parlassi con lei in italiano e lei parlasse con me in inglese.
Negli anni ammetto che aver imparato l’inglese un po’ dialettale degli stati uniti mi ha creato problemi perchè i professori a scuola riconoscevano che non avevo problemi di scioltezza e grammatica, ma non gradivano nè l’accento nè alcune parole di slang (tipo la parola autumn in inglese e fall in “americano”) nè alcuni spelling che proprio non mi veniva di cambiare quando componevo temi scritti (tipo theatre in inglese e theater in americano).
A casa guardo la tv e programmi in lingua originale spesso e con questo metodo ho notato che il mio compagno, all’inizio assolutamente contrario e “asino” in materia, ha cominciato molto bene a masticare la lingua e appassionarsi, lo scorso dicembre nel nostro ultimo viaggio da soli a new york, si è egregiamente arrangiato a parlare e spiegarsi in giro (prima d’ora stava zitto e mandava avanti me, non si azzardava a chiedere neanche un bicchiere d’acqua) e a volte mi parla anche a casa tra di noi in inglese, un vero miracolo!
Per questo speravo di “passare” quest’abitudine al bambino, troverei utile che quella sciogliezza che ho nel parlare non si perdesse e anzi gli tornasse utile in futuro, ma non vorrei sbagliare, magari anche facendo guardare i cartoni animati in lingua, visto che i dvd hanno sempre anche la lingua originale a disposizione per la visione del film, cosa mi consigli per affrontare meglio la situazione? dovrei dotarmi di un vocabolario tascabile da portarmi dietro per le parole che non conosco e per eventuali dubbi?
Grazie per l’attenzione
Veronica