Chi erano e cosa si sono detti i 150 esperti di Bilinguismo riunitisi a Bruxelles il 24 e 25 Settembre? Avrei dovuto raccontarvelo prima, ma un po’ stavo elaborando tutte queste informazioni, un po’ mi sono fatta prendere dal corso degli eventi.
Eccovi quindi le 10 cose piu’ interessanti (a mio modesto ma insindacabile parere) della prima Conferenza dell’Unione Europea sul tema Language Early Learning, che ha visto riuniti circa 150 esperti di tutta Europa, tutta, me inclusa (ahem!):
- Il bilinguismo non fa male. A furia di sentirlo ripetere mi verrebbe quasi il sospetto che non sia vero… (Sara’ una paranoia tutta italiana legata al momento storico?)
- L’Unione Europea ha deciso che il multilinguismo e’ una priorita‘. Non e’ una svista, ho detto proprio multilinguismo, perche’ l’obiettivo sarebbe che ogni bambino impari due lingue straniere. Una locale, tipo di un paese confinante o di una minorita’ linguistica, e una internazionale. Uno slogan proposto e’ stato 3 L B4 6, 3 languages before 6.
- La scuola ha fallito nel compito di insegnare le lingue ai bambini. Non so se vi rendete conto del peso di questa affermazione. Immaginate di essere in una sala con 50 (era un workshop) esperti del settore della ricerca e dell’istruzione che si guardano in faccia e dicono “Diciamocelo, abbiamo fallito. E ora?” Silenzio. Voi penserete che almeno una svedese o un’olandese avrebbe alzato la mano per dire Ma parlate per voi! Eh no, nemmeno una. Signore e signori, la scuola europea non crea bilinguismo. Come dire, mal comune…
- Le insegnanti (diciamo alcune insegnanti) pero’ ci credono e si danno molto da fare. Ho incontrato delle insegnanti che fanno il loro mestiere con vera passione e creativita’, nessuno parla mai di queste persone, ma loro plasmano i nostri ragazzi e quindi la nostra societa’. Chi ha la fortuna di affidare i propri figli a delle persone motivate li vedra’ arricchiti. Io incrocio le dita per il futuro.
- Bisogna coinvolgere ed informare i genitori, dare loro gli strumenti per aiutare i propri figli a crescere bilingui. Poi pero’ la conferena era piena di gente che fa ricerca o lavora nella scuola. E i genitori? Per carita’ genitori siamo un po’ tutti, ma il punto di vista dei genitori era virtualmente assente, non fosse stato per una di vostra conoscenza che proprio non ce l’ha fattaa stare zitta.
- L’Unione Europea ha lanciato una campagna per informare i genitori, nome Piccolingo, logo nell’immagine. Qui trovate tutte le info.
- Siete gia’ tornati? Continuiamo. La ricerca e’ completamente distaccata dalla vita reale, ma questo non e’ un problema isolato. Anche i rappresentanti dell’Unione Europea ci confermano che in effetti, e’ sempre cosi’… la ricerca tira delle conclusioni di cui raramente si capisce che uso fare. Lungi dal voler criticare chi fa ricerca, che per me sono i migliori cervelli in giro, rimane il fatto che se ogni tanto guardassero in giu’ e magari si degnassero un po’ forse qualcosa capiremmo anche noi.
- Il bilinguismo delle minoranze etniche e’ un ginepraio inestricabile. Se ne puo’ parlare quanto si vuole, ma in realta’ ci sono punti di vista talmente diversi, e soprattutto tutti corretti (perche’ soggettivi) che non si vede come si possa riuscire a risolvere questi problemi. Alla conferenza si e’ parlato dei Rom in particolare, ma credo che avrebbe potuto essere qualsiasi minoranza etnica. Semplicemente non c’e’ modo di capirsi. Non e’ un segnale positivo, lo so, ma questo e’ quello che ho colto io…
- I programmi scolastici bilingui sono molto differenziati. E’ interessante vedere il tipo di principi teorici che si nascondono dietro l’idea della full immersion, o CLIL (Content and language Integrated Learning) o corsi Language Driven (che forse ormai si continuano a fare sono in Italia)
- Il lavoro di interprete dev’essere tremendo. Non mi e’ mai capittato di osservarli tanto da vicino, l’idea di dover parlare mentre uno mi parla nell’orecchio, in contemporanea, in due lingue diverse. Un incubo. Essere bilingui e’ un conto, fare l’interprete e’ un altro.
Che ve ne pare?
Se volete il mio punto di vista la conferenza mi e’ sembrata molto molto interessante, ma dopo la conferenza i rappresentanti di ministeri si sono riuniti per decidere quali misure concrete adottare. Ecco io vorrei tanto sapere che hanno deciso, e se per noi cambiera’ qualcosa. Ne dubito. Una rappresentante del Ministero dell’Istruzione Italiano mi ha detto chiaro e tondo che le mie domande non sono rilevanti, i genitori devono comportarsi normalmente e basta. Con questa premessa io direi di continuare a rimboccarci le maniche e darci da fare.
Benedetta says
Mi dispiace ma non sono d’accordo sul punto 3.
La scuola ITALIANA ha fallito per una serie di problemi non ultimo per come è impostata la facoltà di lingue per cui ci si può laureare pur non sapendo spiccicare una sola frase di inglese.
La scuola italiana ha fallito, non quella europea.
Prova ad andare in Norvegia o nei paesi del nordeuropa e ti rendi subito conto di come tutti i bambini sappiano parlare benissimo inglese mentre da noi a fine del corso di scuola elementare sanno i nomi dei colori e contare fino a 10: patetico!!!!
Bilingue Per Gioco says
Benedetta,
anch’io la pensavo come te, fino a quando non sono andata a questa conferenza.
Credimi nessuno ha un modello scolastico che funzioni in maniera radicalmente diversa dagli altri, forse un po’ meglio si’, ma le differenze non sono cosi’ drammatiche come verrebbe da pensare. Se in alcuni paesi le lingue si parlano meglio che in altri, non e’ merito della scuola, ma di tutto un approccio diverso della societa’ nei confronti delle lingue. Ed e’ proprio questo l’obiettivo (grandioso, non lo nego) che io vorrei dare a me e alle persone che come me credono che sia possibile una societa’ piu’ aperta e interculturale: cambiare l’atteggiamento della societa’ nei confronti delle lingue. La societa’ siamo noi. Io, te, i tuoi vicini di casa, i genitori degli amici dei nostri figli.
So che farai fatica a credermi. Ho parlato con una professoressa Finlandese che ha seguito un programma full immersion trilingue, come dire se non li sforna lei i bambini bilingui, chi allora? Le ho chiesto esplicitamente, ma se in Finlandia e nei paesi nordici tutti parlano benissimo Inglese e’ merito della scuola? Risposta: no.
L.
gianna says
La questione scuola: io credo, come te, che molti insegnanti siano entusiasti e cerchino di fare del loro meglio. Peró non basta, perché non si puó scaricare sulle spalle dell’insegnante tutta la responsabilitá: la mia opinione é che una lingua é qualcosa di vivo, e vive e cresce solo se la si alimenta. Quindi é molto importante che uno si impegni da sé per imparare le lingue, e quella persona lo fa solo se concretamente motivata.
Esempi: io ho fatto tedesco alle medie. Avevo una prof molto brava e precisa che ce l’ha insegnato bene, a dispetto della classe disastrata. Devo dire che peró l’ho assimilato veramente solo quando ho abitato in Germania e ho dovuto usarlo. Il fatto che la prof delle medie abbia fatto un buon lavoro mi ha spianato la strada per quando mi é servito.
Altro esempio: un mio amico ha imparato l’inglese da autodidatta semplicemente perché gli piacevano un sacco le canzoni di un certo gruppo e voleva capirne i testi. Adesso vive nell’UK.
Gli scandinavi sanno bene l’inglese perché la TV non é doppiata e quindi vengono a contatto con questa lingua quasi quotidianamente.
lo svedese lo so da autodidatta, ma abbastaza decentemente solo perché ho insistito per parlarlo con gli autoctoni.
Dietro tutti questi casi c’é stata la motivazione personale di chi impara la lingua, a prescindere da scuola e insegnanti. È importante avere insegnanti bravi e preparati, ma bisogna che anche gli alunni facciano la loro parte, o vengano incentivati a farla.
Bilingue Per Gioco says
Oh yes!
Solo una cosa pero’, per favore adesso non piazzate i bambini davanti alla televisione cosi’ imparano l’Inglese!
La televisione puo’ giocare un ruolo, anche importante, nell’apprendimento delle lingue MA:
all’eta’ appropriata
se usata nel modo giusto
Abbiate pazienza e troveremo il modo giusto, o meglio ognuno trovera’ il modo giusto per se’, ma ricordiamoci sempre che quando si tratta dell’educazione dei bambini le scorciatoie non funzionano. Se vengo a sapere che piazzate i bambini davanti alla televisione per ore per colpa mia chiudo Bilingue Per Gioco!
L.
SaRaksha says
Chi fa da sè fa per tre, quindi?
OK ammettere che “hanno sbagliato”, ma non è che poi dall’ammissione di colpa nasca per forza l’idea geniale che a riscontro pratico è anche vincente.
Cmq sì, io ci ho già riflettuto parecchie volte, e ne ho avuto anche la conferma: fare l’interprete è tremendo. Così tremendo che si dice che la gente non riesca a farlo per troppi anni di seguito normalmente, rischio la pazzia. Ho conosciuto una ragazza uscita dalla scuola interpreti che a volte, quando le parlavo, sembrava assente: mi ha poi spiegato che a volte si perde perchè si mette a tradurre, per deformazione professionale, quello che le dicono. E poi se lo dimentica all’istante. :S
Mammafelice says
Interessante!
Sonja says
continuare a rimboccarci le maniche e darci da fare – sicuramente! anche se in questa conferenza avessero deciso un programma pratico come favorire il multilinguismo in Europa, sarebbero passati nel caso migliore mesi prima di vedere le strutture educative pronte. In più, almeno in Italia, il problema è che gli insegnanti, educatori etc. non hanno nessun tipo di preparazione educativa per come affrontare, favorire e valutare il fenomeno di multilinguismo tra gli alunni. Per fortuna qualcuno ne sa qualcosa però non è una regola. Quindi stiamo parlando di anni ad aspettare cambiamenti al livello di istruzione.
gianna says
No, piazzare i bambini davanti alla TV non é la soluzione giusta! e mi pare si sia dimostrato che l’apprendimento di una lingua avviene se il bambino é a contatto con chi la parla, non se vede la stessa persona alla TV (c’é stato un esperimento specifico a proposito).
la TV offre un intrattenimento passivo, ma l’importante é rendere il bambino Attivo, secondo me.
io mi sono sempre chiesta, con tutti i turisti che vengono in Italia, noi italiani dovremmo sapere le lingue da dio!
Potremmo cominciare a cercare di usare le lingue straniere (inglese ma anche tedesco o spagnolo o francese) quando incontriamo qualche turista che chiede informazioni o semplicemente per fare due chiacchiere col vicino d’ombrellone al mare. se i nostri figli ci vedono fare cosí potrebbero essere incentivati a fare altrettanto, e magari si farebbero degli amichetti tra i figli dei vicini d’ombrellone, che poi potrebbero diventare “amici di penna” (o email), e cosí via. Questa é solo un’idea.
Mia nonna (che ha fatto solo la terza elementare!), é quella che piú di tutti nella mia famiglia mastica qualche parola d’inglese o tedesco semplicemente perché lei é molto estroversa e ha cercato di attaccare bottone con qualche straniero quando ha avuto l’opportunitá di conoscerne (alcuni vicini americani, il moroso tedesco di mia cugina, ecc.)
Roberto says
ho ascoltato qualcuno di voi al recente momcamp di roma,
questo sito e’ meglio di quanto potessi sperare 🙂
ciao
Roberto.
Bilingue Per Gioco says
Grazie Roberto,
ce la metto tutta, e una pacca sulle spalle fa sempre piacere. Sei il benvenuto, sei hai domande non esitare, e se puo fare passaparola te ne saro’ grata.
L.
Silvia says
Ciao a tutti!
Non voglio riprendere il discorso sulla scuola, perchè ci sarebbe da parlare per ore. Credo che il nostro sistema scolatico sia sbagliato per quanto riguarda l’insegnamento delle lingue straniere (dalla scuola dell’infanzia all’Università – a proposito, concordo com Benedetta, io ho una laurea in lingue straniere con inglese come prima lingua e mi sono trovata in difficoltà a parlare quando ho terminato gli studi… per fortuna ho subito trovato un lavoro che mi ha permesso di sopperire a questa mancanza della scuola!!!!!). Il problema, però, non è solo la scuola. Prima di cambiare la scuola bisognerebbe cambiare le teste… dei genitori, degli insegnanti, del vicino di casa, della società insomma. Credo che per tutti noi che partecipiamo a questo blog sia palese l’importanza dell’apprendimento di una o più lingue straniere nell’infanzia. Ma siamo ancora una stretta, strettissima minoranza. Quando mio figlio (che adesso ha quasi 6 anni) ha iniziato la scuola materna (quindi tre anni fa) ho detto all’insegnante che lo stavo crescendo bilingue. Non solo non l’ho vista entusiasta, ma mi ha anche esortato a prestare molta attenzione per non creare confusione e similari. (Ma una maestra può dire questa cosa nel XXI secolo???) Altro esempio: la scuola materna dove ho mandato mio figlio, essendo privata e quindi potendosi gestire autonomamente, ha introdotto la lezione di inglese settimanale già per i bambini di tre anni (le scuola statali della mia zona lo fanno solo per i bambini di 5 anni, quelli dell’ultimo anno). Per pagare l’insegnante madrelingua la direttrice ha chiesto un contributo alle famiglie di 5 EURO AL MESE. Beh, la mamma di un amichetto di mio figlio, dopo il primo anno (quindi quando il figlio aveva 4 anni), ha deciso di non fargli fare più l’ora di inglese settimanale perchè “questa estate è venuta a trovarci mia cognata, che è inglese, e il bambino non è riuscito a parlarci!” Non riesco a commentare, vi lascio la libertà di pensare quello che volete.
In conclusione, ho una domanda per te, Letizia: come tu dici nel post e come ti ha ribadito la rappresentate del MIUR alla Conferenza, noi genitori possiamo fare ben poco. Secondo te è così? Credi che possiamo utilizzare Piccolingo per fare qualcosa di concreto? Ho visto che non vi si può accedere da individui, ma solo come organizzazioni o liberi professionisti. Magari, secondo te, posso proporre alla scuola locale di “entrare nel giro” di Piccolingo per vedere cosa succede?
Buona giornata.
Silvia
Bilingue Per Gioco says
Silvia,
mi devo essere spiegata male. Se pensassi che noi genitori possiamo fare poco non perderei certo giornate e nottate intere dietro a Bilingue Per Gioco! Noi genitori possiamo fare TANTISSIMO!!! E lo stiamo facendo anche se gli operatori del settore ci scoraggiano. Quanto a Piccolingo, stiamo a guardare, al momento non e’ ovvio che tipo di supporto possa offrire, ma sono appena partiti quindi forse piu’ avanti ne uscira’ qualcosa di piu’ concreto, comunque mi sembra che l’intenzione sia quella di favorire lo scambio di opinioni e informazioni.
Pero’ se credi che possa interessare potrei venire io a fare una presentazione a genitori e insegnanti della scuola sul blinguismo. Questo e’ una cosa che voglio cominciare a fare quanto prima, perche’ con le persone bisogna parlarci di persona, rispondere alle loro domande.
L.
piattinicinesi says
Letizia, questo post come altri mi fanno capire ancora una volta quanto sia importante il tuo lavoro. Serve soprattutto a creare una mentalità, che manca da noi. Se è vero che in tutta Europa il problema del bilinguismo non è stato risolto, ti assicuro che da noi la situazione è ben peggiore che in altri paesi, anche perché la generazione dei genitori soffre di una chiusura forte nei confronti delle altre lingue, delle altre culture e, recentemente, lasciamelo dire, anche della propria. Per una minoranza che si documenta, si informa, è curiosa di quello che non conosce e parla anche le lingue (passaggio indispensabile per aprirsi al mondo, soprattutto oggi che l’italiano è una lingua minoritaria su scala mondiale) la maggioranza vive in una specie di bolla autoreferenziale.
Nella scuola, poi, c’è un problema di struttura generale. Adesso per insegnare la seconda lingua basta fare un piccolo esame, è un modo per riciclare insegnanti e per non dover pagare personale in più. Quindi a volte va bene, a volte va male. La scuola italiana si appoggia totalmente sulla buona volontà delle insegnanti, e qualsiasi sistema che funzioni così ha evidentemente le sue pecche.
Per contro sono preoccupata dal numero sempre crescente di persone che iscrivono i propri figli nelle scuole straniere, anche quando loro stessi non parlano altre lingue. E’ la dimostrazione di un fallimento, e anche il primo passo verso un’ulteriore disparità di formazione (scuola d’élite versus scuola pubblica) di cui pagheremo le conseguenze in futuro.
Bilingue Per Gioco says
Piattins,
ti ringrazio molto per il tuo commento. Sono d’accordo su tutta la linea, ma penso, e sono sicura che sarai d’accordo, che se non ci piace come stanno andando le cose bisogna operarsi in prima persona per cambiarle, ognuno a modo suo. Chi educando semplicemente i figli a essere cittadini responsabili, chi cercando di dare voce a idee forse minoritarie ma sicuramente importanti, che è parte di ciò che cerchiamo di fare noi e altri blogger. Io non so se riusciremo davvero a cambiare le cose, ma so che mio figlio da grande non potrà rimproverarmi di non averci provato, e non avrà scuse per non provarci lui stesso.
L.