E’ arrivata una richiesta di un consiglio da parte di un papa’, che pero’ non chiede la mia opinione ma quella dei genitori di BPG. Mi piace quest’idea, facciamo un sondaggio! Votate e dite a Mariano cosa dovrebbe fare secondo voi!
Cari genitori di bilingue per gioco,
sono un papà di 2 bambini di 9 anni e mezzo e 8 anni e mezzo. Una mia grande apirazione sarebbe quella di renderli bilingue.
Finora ho fatto qualcosa (scuole private, madrelingua a casa, trasferimenti per il mio lavoro di medico in UK ma per pochi mesi ), quando posso parlo il mio modesto inglese con loro.Ovviamente vorrei fare di più quindi chiedo a voi suggerimenti ed anche incoraggiamento che sono sempre ben accetti.
Innanzitutto siamo ancora in tempo per avere buoni risultati?
Io abito a Salerno e la scuola internazionale più vicina è a Napoli alla Nato.Ammesso che ci sia disponibilità di posti, come convincere mia moglie a trasferirci a Napoli,di fittare una casa(sono ben disponibile ad affrontare le spese), ad allontanare i bambini dalla loro scuola elementare ed a tollerare l’impatto con un ambiente ed una lingua diversa?
Oppure devo aumentare al massimo le lezioni del madrelingua a casa sacrificando la scuola italiana di cui francamente non mi interesso proprio?
O mi devo prepensionare ed emigrare in USA, Canada, Australia?
Vi ringrazio per i consigli ed i commenti che eventualmente mi darete e saluto tutti,
Mariano
Secondo voi cosa deve fare Mariano?
A Trasferirsi a Napoli e mandare i figli alla scuola americana?
B Far fare loro molte lezioni a casa con un insegnante madrelingua?
C Trasferirsi all’estero
D Rinunciare
E Altro, specificare
Votate!
Per votare basta scrivere un commento qui sotto.
IL PARERE DI BILINGUE PER GIOCO, 03/11/09
Abbiamo dato modo ai genitori di rispondere, e ora do io la mia risposta a Mariano.
- A Trasferirsi per mandare i ragazzi alla scuola americana, impossibile dare un consiglio. E’ una decisione delicatissima da prendere e proprio non posso entrare nel merito. Posso solo confermarti che le scuole internazionali hanno i loro pro e contra. L’apprendimento della seconda lingua e’ effettivo ma in genere non corrisponde alle aspettative dei genitori, soprattutto se gli alunni sono per lo piu’ italiani, e ci vuole molto impegno a casa per garantire un buon apprendimento dell’italiano scritto. Per una riflessione sul tema scuola bilingue o internazionale vai pure qui
- B Far fare lezioni a casa con un madrelingua? Buona idea, la porterei avanti. Con due accorgimenti pero’: 1) fare in modo che le elzioni non siano delle lezioni, che siano dei momenti interessanti e divertenti per i ragazzi. Giocare a allone, andare a fare una passeggiata, guardare e discutere un film con l’inegnante monolingua sara’ piu’ interessante e proficuo che studiare l’Inglese. 2) e’ bene e possibile integrare le lezioni con altre attivita’, piu’ sotto do qualche spunto
- C Emigrare. Sconsiglio di emigrare al solo scopo di far crescere i ragazzi bilingui, come piu’ o meno tutte le mamme che hanno risposto, per due motivi. 1) Vivere all’estero e’ un’esperienza fantastica che consiglio a tutti, ma va presa con lo spirito giusto e con la giusta motivazione. Se lo scopo e’ troppo razionale e pragmatico, vado all’estero cosi’ i miei figli parlano Inglese, secondo me si finira’ per viverla male. Vivere all’estero e’ un’esperienza meravigliosa ma anche difficile, si vive con la costante nostalgia delle persone e dei luoghi cari, il tempo fa sempre schifo (troppo freddo troppo caldo troppo umido), il cibo non ne parliamo che un piatto di pasta come si deve all’estero non lo sanno fare figuriamoci la pizza che poi costa il doppio che a casa, etc etc. Soprattutto si vive fuori dal proprio contesto, i punti di riferimento bisogna reinventarseli, le persone ragionano diversamente. Ripeto, io sto gia’ pensando a se e quando tornero’ a vivere all’estero, ma ci sono stati dei momenti in cui pensavo che non avrei mai piu’ potuto vivere in Italia prima della pensione, e in quei momenti mi prendeva lo sconforto. 2) Crescere all’estero per dei ragazzi e’ un’esperienza particolarmente complessa, che lascia dei segni profondi. Il tema e’ molto complicato, a chiunque mediti di trasferirsi all’ester raccomando caldissimamente di leggere Third Culture Kids: The experience of growing up among worlds
- D Rinunciare. Nella maniera piu’ assoluta! Perche? I tuoi ragazzi hanno circa 10 anni, tieni duro un altro po’ e poi se ne andranno per il mondo con le loro gambe, ringraziandoti per quanto hai investito nella loro formazione
- Altre idee. Ce ne sono molte, te ne metto giu’ qualcuna, ma usa pure la tua fantasia.
- Vacanze. Emgrare mi sembra eccessivo, ma fare le vacanze all’estero puo’ avere un enorme impatto, soprattutto se combinato con dei summer camp, come fa Elisabetta che ha raccontato la sua esperienza a New York qui.
- English movie night. Scegliete una sera alla settimana per guardare sempre un film Inglese e/o Americano. Magari se ne avete voglia cucinate anche qualcosa di internazionale per cena…
- Televisione UK. Ormai i tuoi ragazzi hanno un’eta’ alla quale la televisione puo’ effettivamente essere un supporto all’apprendimento della lingua. Cercate di indirizzarli piu’ verso canali e programmi di televisioni Inglesi, se avete modo di procuravi accesso ovviamente.
- Videogames. Sono da usarsi con parsimonia e sotto stretto controllo dei genitori, ma possono esser un buon supporto per l’apprendimento, purche’ si trovi il modo di trasformare i videoames in un’esperienza interattiva, vedi qui. Per esempio i videogames del British Council piacciono molto
- Libri e audiolibri. La lettura e’ sempre un supporto validissimo, trasporta i bambini in un mondo fantastico e nel frattempo offre loro uno stimolo linguistico molto vario. Per esempio, tanto per dirne, una, se anche i tuoi ragazzi sono patiti di Harry potter, considera di comprare libri e audiolibri in versione originale!
- Hobby. Se i ragazzi hanno un hobby cerca materiale in lingua relativo al loro hobby.
- Programmi di scambio. Forse non subito, ma gia’ a 13 anni i ragazzi potrebbero partecipare a dei programmi di scambio Europei o piu’ avanti con Intercultura.
Insomma, ci sono mille cose che come genitori potete fare senza dover rinunciare alla vostra vite e al vostro lavoro e prendere scelte drastiche! Mi farebbe piacere sapere se questi consigli ti sono stati utili e cosa ne pensi.
Irene says
Potendo io emigrerei per tanti motivi, dritta in Australia! ma emigrare solo per fare crescere i bambini bilingui mi sembra davvero un impegno!
Io opterei per B. Oppure A. Ma forse B basta, se fanno tante lezioni qualcosa imparano no?
Ciao a tutti,
Irene
gianna says
Ho solo un appunto: il papá in questione vorrebbe rendere i figli bilingui. Bene. Qui si tratta di bambini ormai grandi, che sicuramente avranno opinioni precise su:
dove vorrebbero abitare;
se trovano interessante il fatto di imparare l’inglese.
la domanda é: loro, per primi, che ne pensano? cosa vogliono?
perché, un conto é se io insegno un’altra lingua a un bambino piccolo che ancora non ha preferenze, un altro é se il bambino é grande e giá ha un’idea se qualcosa gli interessa o meno.
VmnP says
Simpatico questo Mariano! Io direi che trasferirsi all’estero potrebbe essere addirittura controproducente, se i figli non fossero d’accordo arriverebbero ad odiare la seconda lingua che è stato il motivo del grande cambiamento. Sul trasferirsi a Napoli perchè no…e poi direi di aver fiducia nella pubertà imminente…basterà un po’ di interesse in una ragazzina (o ragazzetto, non e’ chiaro se sono entrambi maschi i bambini) americana e vedrà come imparerà in fretta l’inglese!
Sybille says
Máh, io opterei per B, l’importante peró dovrebbe essere di rendere quelle lezioni in modo che piacciano ai bambini, piú una proposta divertente che un obbligo aggiunto a quelli che giá ci sono per la scuola…
Per il resto la penso come Gianna, secondo me fare le cose contro la volontá dei bambini non puó funzionare. Se invece anche i bambini sono English-fans e a loro della loro scuola attuale non importa piú di tanto, c’é la possibilitá di optare per il homeschooling facendo full immersion in tutte le materie in inglese, no?
gianna says
Ho appena letto questo articolo su un blog del Corriere:
http://mammamia.corriere.it/2009/10/la-strana-storia-delle-scuole.html#comments
potrebbe essere interessante per Mariano.
Bilingue Per Gioco says
Molto bello questo articolo Gianna, grazie!
Silvia says
Anch’io concordo con la soluzione B. Eviterei di far subire ai bambini un cambiamento troppo radicale delle loro abitudini e preferenze. Credo che il ruolo dei genitori sia quello di dare un input ai propri figli, di trasmettere una passione…e poi saranno loro a raccoglierne i frutti quando sarà il momento. In bocca al lupo!
Bilingue Per Gioco says
Io diro’ la mia piu’ avanti, ma lasciatemi anticipare che mi fa tanto sorridere l’idea del povero Mariano sommerso dai consigli delle mamme. Forza, ci sara’ qualche papa’ che ha un’opinione e vuole offrire un po’ di conforto a Mariano?!
L.
SaRaksha says
Non sono un papà e neanche una mamma, sorry, ma sono appassionata di lingue e di educazione, quindi mi permetto di commentare anche io.
Credo che per dare la possibilità ai propri figli di essere bilingui non sia necessario trasferirsi all’estero, ma neanche andare per forza ad una scuola straniera. Ci sono altri modi per esporre i bambini alla lingua, e credo che questo blog, tra l’altro, ne sia l’esempio lampante.
Sono d’accordo con chi dice che fare qualcosa contro la volontà dei bambini (e perchè no, anche della mamma) sia controproducente, e credo anche che lo sia “spiantarli” dalle proprie radici per motivi non abbastanza seri (sinceramente, trasferirsi all’estero solo per una questione linguistica a quest’età mi sembra eccessivo).
Quindi opzione B, ma anche, come dice Sybille, rendere la cosa divertente e, magari, integrare le lezioni a casa con giochi, canzoni, film in lingua originale, proprio come si scrive su questo blog!
Silvia M. says
Anche io voto per l’opzione B. Mi sembra eccessivo trasferirsi solo perchè i figli imparino a parlare inglese. Tutte le storie di successo che ho letto su questo blog sono una testimonianza del fatto che i bambini possono apprendere la seconda lingua anche non frequentando una scuola specifica. Non è troppo tardi, Mariano. Secondo me i tuoi figli hanno ancora tempo. Ho letto nel tuo post che parli di lezioni con un madrelingua. Perchè invece di “lezioni” e di “maestro” non offri ai tuoi figli qualcosa di diverso, tipo una ragazza alla pari che passi del tempo con loro, li aiuti a fare i compiti e, soprattutto, a giocare? Potrebbe essere un buon compromesso tra la scarsa esposizione alla lingua e la full immersion (emigrazione o scuola inglese).
Silvia
Mariano says
Cara Letizia ,
non voglio scervellarmi a trovare le parole per ringraziarti; sei eccezionale, punto; per la profondità e per la tua partecipazione.Ringrazio anche le mamme;di papà neanche l’ombra;speravo in qualche “mammo” come me.
Vorrei partecipare anche io al sondaggio. Io dico che qui una volta si campa e che le cose di cui ci ricorderemo un giorno della nostra vita sono quelle in cui c’è stato un cambiamento e per le quali c ‘è voluto del coraggio per farle.I o ho avuto una infanzia felice grazie ai miei genitori ma credo che se avessero trascorso un anno sabbatico in Australia quando io avevo 8 anni li avrei benedetti ancora di più. Quindi io consiglio Mariano di chiedere l’aspettaiva per 6 mesi e di partire tanto se c’è qualcosa che non va si può sempre ritornare indietro.
Cara Letizia grazie per avermi ascoltato; i tuoi consigli sono super extra utili, me li leggerò di nuovo e cercherò di metterli in pratica. Ad es.quei disgraziati non vogliono saperne dei cartoons in english nonostante glieli ho concessi 24 su 24.Penso che andrò comunque a visitare con la famiglia la scuola Nato a Napoli, non si sa mai
Many thanks and greetings from Salerno
Bilingue Per Gioco says
Grazie Mariano,
possiamo celebrare un successo, anzi diversi successi!
1) Mariano e’ contento del supporto che ha ricevuto, e ce lo dimostra con parole generose
2) Abbiamo forse evitato la fuga dell’ennesimo cervello, un sabbatico ci sembra meno drastico di un pre-pensionamento+emigrazione
3) Abbiamo confermato che mothers rock! Forza papa’ fatevi avanti anche voi
4) e soprattutto abbiamo due ragazzi in piu’ che cresceranno bilingui grazie alla dedizione e creativita’ dei genitori.
Mariano, se vai in Australia, facci sapere come va, tienici informati. E se decidi di non tornare, sara’ perche’ vi siete trovati bene!
Grazie per le parole affettuose!
L.
Daniela says
Caro Mariano, sarà che sono insegnante in una scuola pubblica ma mi spiace sentire che che della scuola italiana francamente non ti interessi proprio (tue parole).. Non è che stai decisamente scegliendo di far crescere i tuoi figli con la lingua e la cultura inglese piuttosto che bilingue? Ti assicuro che i figli sentono l’interesse che i genitori mostrano per loro e per quello che fanno ogni giorno, come puoi non interessarti della loro “vita italiana” e chiedere uno sforzo maggiore per la loro “vita inglese”? Forse non ho compreso in pieno le tue ragioni ma credo che a 10 anni servirebbero più gioco e relazione rispetto a lezioni e pronuncia ineccepibile.
Alessandro says
Ciao Mariano, eccomi a difendere la categoria dei babbi assenti!
Come forse Letizia ricorderà, sono intervenuto qualche settimana fa sull’argomento scuola visto che ho un bimo di 2 anni che vorrei iscrivere ad un asilo internazionale e, se l’esperienza fosse positiva, farlo proseguire fino alle medie.
Personalmente, ritengo che la scuola internazionale sia il metodo migliore per tentare un a formazione bilingue e ti spiego perchè. Anche io avevo pensato ad una baby-sitter straniera ma l’ho subito scartata per il semplice fatto che non bisogna essere velleitari e pensare che qualche ora con una persona il più delle volte non qualificata possa fornire un contributo decisivo: per “qualificata” intendo un soggetto che abbia competenza, esperienza, un metodo professionalmente collaudato per coinvolgere un bambino piccolo nell’apprendimento di una lingua… sarà capace di intrattenerlo? di “divertirlo”? di coinvolgerlo? il mio pirata è un bel peperino e non lo vedo assorto in silenzio mentra la sua baby-sitter gli spiega come si dice acqua in inglese ..
Passiamo al capitolo asilo/scuola internazionale. Ti elenco qui di seguito alcuni vantaggi (ovviamente in base alla mia indagine ): dai 3 ai 5 anni fanno solo inglese, per poi passare ad alcune ore di italiano a settimana durante le elementari (da 2 a max. 4 ore a settimana!), il 70% dei bambini sono stranieri (di cui 50% con mamma e papà stranieri e l’altro 50% con un genitore italiano), 30% sono invece italiani-italiani (come nel mio caso) il che significa che i bambini italiani (lo dico a beneficio di coloro i quali pensano che “oddio mio figlio non parlerà mai in italiano alla scuola internazionale”) hanno la possibilità di interagire in italiano nei tempi morti della scuola anche se gli insegnanti, in linea di principio, li spingono a comunicare sempre in inglese; le strutture sono chiaramente “appealing” (e vorrei vedere con quello che paghi ..), hanno molto verde ma soprattutto (e qui ritorno al punto bay-sitter) hanno un “metodo” essendo insegnanti qualificati madrelingua che sanno come coinvolgere il bambino nel divertirsi imparando … Questo concetto è stato più volte stressato in questo blog: a quest’età i nostri pargoletti devono divertirsi ed anche la struttura, oltre alla compresenza di altri bambini, contano tantissimo! cosa succede se la tua baby-sitter è una musona? e se abiti in un luogo dove non ci sono parchi? che fai lo immobilizzi mentre la baby gli parla in inglese?
Sintetizzando gli aspetti positivi: l’inglese lo imparano di sicuro, si divertono, vivono una realtà melting pot con bambini di nazionalità diversissime (dal Kenya all’Islanda) con i corollari che tutto ciò implica (apertura mentale, approccio positivio verso le diversità etc)
E gli aspetti negativi? a mio avviso sono i seguenti : il costo delle scuole, difficoltà nell’italiano scritto, programmi di istruzione italiani trascurati a scapito di quelli inglesi (alla scuola inglese non studiano certo letteratura o storia italiana), distanza casa-scuola.
Per il costo queste scuole, a Roma, vanno dai 6mila ai 10 mila euro per asilo fno ai 12-17 mila per le medie!
Il problema dell’italiano scritto è frequente: mi è capitato di conoscere persone blingue parlare correttamente italiano ma commettere errori grammaticali anche grossolani nello scritto. A tale riguardo mi pongo però una domanda: è meglio che io segua mio figlio nell’inglese (dvd, libri e quant’altro) durante il tempo libero mentre frequenta una tradizionale scuola italiana od è meglio che io lo segua nell’italiano mentre frequenta una scuola internazionale? Faccio un mero calcolo preseuntivo: dal lun. al ven. il pirata va a scuola internazionale e si spara 6 ore di inglese al giorno. Dalle 16 in poi parla ed interagisce in italiano con mamma, papà, nonni ed eventuali amichetti italiani. Il sab e la dom si cerca di colmare le eventuali lacune in italiano scritto (sul punto possono aiutare anche mamma+nonni, mentre non sarebbe possibile nel caso dell’inglese visto che solo io posso definirmi competente … non foss’altro che lavoro principalmente in inglese)
Sulla carenza nello studio delle materie italiane (alcune chiave come ita e storia) e’ chiaro che a qualcosa bisogna pur rinunciare, ma non dispero e penso che anche qui la “famiglia” potrebbe essere d’aiuto e compensare in qualche modo.
La distanza è un altro problema: nel mio caso si tratterebbe di un’ora di pulmino casa-scuola e scuola-casa. Anche qui non si può avere tutto dalla vita!
Spero di avere fornito qualche elemento utile per la riflessione.
Alessandro
Elisabetta C. says
Alessandro, ho letto per caso i tuoi commenti con molto ritardo. Non so se ti capiterà di leggere questo commento ma sono molto interessata poi a conoscere l’esito delle tue scelte. Anche io abito a Roma e -come ho scritto in in vari post e commenti a post qui su BPG – anche le mie figlie – ora di 8 e 6 anni – vanno ad una scuola bilingue (bilingue però, non internazionale). Al momento a casa abbiamo anche una au pair inglese.
Ormai parlano correntemente l’inglese, la grande più volentieri della piccola.
Sarei contenta di entrare in contatto via mail o anche qui su BPG in modo da poter confrontare risultati e metodi didattici. Sono anche curiosa di sapere quale delle varie scuole internazionali di Roma hai scelto, visto che conosco vari genitori che mandano i figli in queste scuole.
Se ti va scrivimi qui.
Elisabetta
Laura says
…qualche giorno fa pensavo a questa lettera di Mariano e alla risposta di L quando dice che il pensiero di non rivedere l’Italia fino alla pensione era tristissimo, e mi chiedevo: in quali casi ci si trova bene all’estero?
Cioè: emigrare, perchè? (Oppure “Emigrare, perchè no?” secondo il punto di vista)
Bilingue Per Gioco says
Laura,
non credo si possano dare risposte generali, la gente decide di emigrare o di restare per motivi diversi. Ti posso dire quali sono secondo me i motivi per cui vale la pena di andare a vivere all’estero, e quali invece i motivi per cui e’ bello tornare a casa.
Prima pero’ faccio una precisazione, qui parliamo di emigrazione di lusso. Mai ho temuto di non rivedere l’Italia fino alla pensione, figuriamoci, cio’ che mi pesava era l’idea che ci sarei sempre tornata solo in vacanza ma non ci avrei piu’ vissuto. Chiaramente per molti emigrati il probloema si pone in termini diversi, anche per gli emigrati che vanno a lavorare come professionisti negli Stati Uniti, che non e’ a due ore e 100 Euro da casa e dove si hanno pochissime, ma veramente pochissime, vacanze.
Altra precisazione, io mica l’ho capito se per me e’ meglio vivere in italia o all’estero. Oggi una parte di me vorrebbere vivere all’estero, un’altra parte pensa che in questo momento questo sia il posto migliore in cui essere… chissa’…
PRO DEL VIVERE ALL’ESTERO (scegliendo bene questo estero):
– Opportunita’ di lavoro estremamente piu’ interessanti
– In genere vale la meritocrazia, in Italia no, lo sappiamo
– Salari decisamente piu’ alti
– Maggior fiducia e spazio ai giovani, che, pensa un po’, possono addirittra dire quello che pensano!
– Stimoli intellettuali che provengono da vivere in posti molto diversi dalla patria
– Senso di liberta’, all’estero sei piu’ libero, non (necessariamente) perche’ ci sia piu’ liberta’, ma perche’ tu ti senti piu’ libero, per il solo fatto di non essere a casa tua
– Si apprende moltissimo, collocandosi in situazioni cosi’ diverse si impara a vedere le cose da tanti punti di vista, si impara tanto sia sul mondo che su se’ stessi
– Quando leggi i giornali puoi dire per fortuna che me ne sono andata, siete pazzi tutti voi che restate!
– Non passerai tutta la tua vita a dirti: ah avrei dovuto… e non e’ poco, se proprio devo sbagliare io preferisco sbagliare rischiando e mettendocela tutta piuttosto che evitando le scelte
– Si finisce inevitabilmente col conoscere molti espatriati, e in generale sono persone interessantissime, sia perche’ vengono da tanti paesi diversi sia perche’ tutte o quasi condividono apertura di interessi, curiosita’ e audacita’. Dal punto di vista umano vivere all’estero e’ un’esperienza che arricchisce tantissimo e ti cambia radicalmente.
CONTRO DEL VIVERE ALL’ESTERO (lo stesso estero di cui sopra):
– sei lontano dagli affetti
– i momenti duri sono molto piu’ duri quando sei lontano da casa
– non si mangia mai bene come a casa tua
– piu’ difficile creare legami solidi, la gente va e viene, fa delle vite frenetiche, e’ piu’ difficile creare amicizie duature (ma possibilissimo, anzi!)
– ti preoccupi per le persone che hai lasciato dietro di te, ci sarai se e quando avranno bisogno di te?
– gestire dei bambini quando vivi all’estero e’ molto piu’ difficile, sicuramente niente e’ paragonabile all’avere i nonni vicini o almeno relativamente vicini
– spesso il tempo e’ piu’ rigido di quello di casa, il sole manca sul serio
– quasi sempre, la gente che vive all’estero si lamenta dei locali, e’ raro che non sia cosi’, vivere sempre in mezzo ad una cultura diversa dalla propria puo’ stancare, il giorno che ti ritrovi e dire “questi….” forse devi cominciare a pensare al rientro
– spesso rientrare non e’ piu’ un’opzione, ti sei bruciato il ponte alle spalle. Sapere di stare via 1, 2, 10 anni e’ un conto, sapere di doverci stare tutta la vita e crescere li’ i tuoi figli e’ un’altra….
– chi rimane a casa pensa che tu faccia una vita fantastica, vedono solo i vantaggi e gli svantaggi nemmeno se li sognano, hai voglia a dirgli fai la valigia e parti anche tu allora!
My 2 cents,
L.
Laura says
Grazie per questo prezioso spunto di riflessione. Diciamo che la vita lavorativa mia e di mio marito non sta proprio andando alla grande, ma i nonni vicini con un bimbo di un anno (e pronti ad aiutarti se non ce la fai a fine mese) non li troverei da nessuna parte!
Bilingue Per Gioco says
Laura,
sono scelte difficilissime e delicatissime. Come ti ho detto con un bambino i nonni vicini sono la salvezza, pero’ e’ anche vero che si ha tutto il diritto di cercare di realizzare le proprie aspettative e ambizioni. Questo non e’ il posto giusto per parlare di questi temi, pero’ ti consiglierei di passare da Working Mothers Italy , magari trovi qualche idea interessante, o anche solo una mano per scrivere un buon CV che ti aiuti a trovare il lavoro che cerchi (il CV conta, tantissimo!).
A presto,
L.
Laura says
Si infatti mi spiace per l’OT non sapevo dove scrivere… Many thanks