Questo per me e A. e’ un momento molto delicato, ne sono consapevole. Il suo italiano sta facendo progressi enormi e l’Inglese non puo’ ovviamente svilupparsi con la stessa velocita’. Ouch. Ogni volta che apre bocca c’e’ una decisione da prendere. OK ho studiato la teoria, ci ho riflettuto, so cio’ che dovrei fare. Farlo pero’ e’ un’altra cosa.
Ho deciso di insistere e provare a ripetere le frasi in Inglese finche’ lui non me le ripete in Inglese. Non lo faccio sempre, sarebbe troppo, ma solo quando sento di poterlo fare. Vorrei sapere descrivere cosa vuol dire “sentire di poterlo fare” ma non sono sicura di esserne capace, come spesso succede il nostro cervello analizza qualche decina di parametri diversi (forse di piu’), alcuni consci e altri inconsci e prende una decisione. Comunque ogni tanto mi sembra di essere un disco rotto.
Ecco per esempio una conversazione che abbiamo avuto ieri (prima della festa dei cacchi aiuri):
L: Would you like to sing a song?
A: Si’
L: Which song would you like to sing?
A: Baby
L: Bye bye baby? Would you like to sing bye bye baby?
A: Si’
L: Yes
L: Are you going to sing with mummy?
A: Si’
L: Yes
L: Are you going to sing with mummy?
A: Si’
L: Yes
L: Are you going to sing with mummy?
A: Sies
L: Ok!
L e A cantano insieme Bye Bye Baby
L: Would you like to sing another song?
A: Baby
L: Ok we sing bye bye baby again. Are you going to sing with mummy?
A: Si’
L: Yes
L: Are you going to sing with mummy?
A: Si’
L: Yes
A: Yes
L e A cantano insieme Bye Bye Baby
Stasera c’e’ stata un’altra situazione simile. Stavamo sfogliando un libro e mi chiedeva Mummy cos’e’? E io What is it? Cos’e’? What is it? Cos’e’? What is it? Insomma ho reso l’idea. Poi ogni tanto mi facevo prendere dai suoi ragionamenti e rispondevo effettivamente alla domanda. Ad un certo punto mi ha guardata con uno sguardo interrogativo, come dire mamma ma che gioco e’ questo? Poi ha riguardato il libro e ha detto una frase che era un’approssimazione di What is it, credo…
Come dicevo questa e’ una fase delicata. Stiamo stabilendo delle regole, che devono sia facilitare l’apprendimento di entrambe le lingue che quello della relazione tra di noi. Non e’ facile. Immagino che chi ci e’ gia’ passato avra’ avuto momenti simili… Pero’ ho anche la sensazione che se lascio andare adesso poi sara’ difficile tornare indietro.
Comunque forse c’e’ un elemento che posso evidenziare. Il battibecco su quale lingua dobbiamo parlare lo faccio solo quando siamo rilassati e stiamo facendo un’attivita’ che ci piace, mai in un momento di capricci o in cui sono indaffarata da altre cose. Sono momenti in cui la comunicazione e’ massima, e quindi e’ anche naturale che avvenga nella nostra lingua.
Questo e’ l’approccio che io sto seguendo, in alcun modo questo significa che debba essere l’approccio giusto anche per altre persone. In effetti e’ stato osservato che i vari modi di gestire queste situazioni possono essere catalogati in 5 categorie, che trovate qui, pero’ il mio metodo in quest’elenco non lo riconosco, mi sembra un po’ un misto tra l’1 e il 3, senza pero’ essere il 2…
Immagine da A Journey Round My Skull
Sabina says
Ciao Letizia,
Carino questo post. Penso che esemplifica la situazione in cui si trova la maggioranza dei genitori di bambini bilingui :o)
Io sono fortunata, Nicholas è molto contento di parlare due lingue, inizia un po’a fare il fighetto con gli altri, perché lui sa il tedesco :o) Ma anch’io ho passato la fase dove diceva molte cose in italiano, perché all’asilo imparava tutte quelle cose nuove in italiano.
Stupendo il tuo sito, continuerò a leggere. . .
Bilingue Per Gioco says
Ciao Sabina e benvenuta,
interessante questa cosa di tuo figlio che fa il fighetto! Se e quando hai voglia ce la racconti?
Comunque fa piacere sapere che e’ una fase che attraversano tutti e che mantenere la lingua minoritaria e’ possibile anche se gli input sono molto sbilanciati.
Grazie,
L.
Yael says
Sembra molto familiare questa situazione…. la vivo ogni giorno piu’ volte con un bambino piu’ o meno alla stessa eta’ di A. (22 mesi)… Ma a volte uso un modo piu’ esplicito per communicare la mia richiesta di parlare in ebraico, dicendo qualcosa del tipo “come si dice a mamma?” o “come si dice in ebraico?” e funziona. Lui subito traduce…
Non so se faccio bene, ma devo dire che per il momento ha funzionato… la maggior parte delle parole a me le dice in ebraico e agli altri in italiano.
Buona serata a tutti
Yael
Marc says
Ciao Letizia,
Se mi posso permettere, insistere che il bambino ripeta la stessa cosa in un’altra lingua mi pare un’idea controproducente; il bambino sa benissimo che tu parli e comprendi entrambe le lingue, e potrebbe essere confuso dall’insistenza (che implica la tua inabilita’ nel capire) e quindi va contro la sua percezione della realta’, che e’ peraltro corretta (questo vale anche per i “metodi” 1 & 2 nel link che hai citato) . Il metodo 4 (e simili) mi sembra molto piu’ rispettoso della realta’ linguistica. Questo non solo non confonde la percezione della realta’ nel bambino, ma gli dà anche un messaggio importante: e’ vero che capisco tutte due le lingue, ma preferisco parlare quell’altra.
Bilingue Per Gioco says
Marc,
non sono d’accordo con la tua analisi. Il metodo che io, personalmente, uso non suggerisce affatto l’idea che io non capisca una delle due lingue, al contrario. Io stessa traduco da una lingua all’altra per il bambino, rendendo in questo modo ovvio che lo capisco, ma che con la mamma si parla Inglese non Italiano, e suggerendogli come dire cio’ che intendeva dire in Inglese.
Per il resto, non credo che esista un metodo piu’ giusto di un altro in generale, ognuno deve scegliere il proprio metodo considerando una pluralita’ di fattori, tra questi anche l’apprendimento della lingua ma non solo, visto che come piu’ volte sottolineato la comunicazione genitore-bambino e’ importante e delicata. Io credo che si debba dare fiducia ai genitori e offrire loro spunti di riflessione, non istruzioni, poi ognuno decidera’ in base alle proprie esperienze. L’importante e’ essere consapevoli dei pro e contra di cio’ che si fa invece di agire senza riflettere, per esempio riguardo al metodo 4 che tu prediligi posso dirti che e’ meno efficace nel stimolare il bambino a parlare attivamente, il che non vuol dire affatto che sia sbagliato, anzi. Io ho fatto la mia scelta, una scelta su cui continuo a riflettere e che probabilmente rivedro’ al momento opportuno, ma comunque e’ la mia scelta. E’ importante che ognuno faccia la propria.
L.
Marc says
il mio volelva proprio essere uno spunto di riflessione, ed in particolare un invito a riflettere sulla potenziale fallace alla base di certi metodi. Certo che ognuno deve fare le proprie scelte, io volevo solo dire che ci sono ragioni per dubitare la solidita’ di alcuni dei metodi alla base di tali scelte. E quando i metodi sono basati sulla ricerca, non si puo’ prescindere dal dare istruzioni perché in scienza alcune ipotesi sono consiederate solide e altre no; la stessa compilazione di una lista per la “libera scelta” è di per sé un modo per dare istruzioni (perché 5 metodi e non 41, 9, o 2??).
Il mio voleva solo essere un contributo allo sviluppo della lista in questione.
Bilingue Per Gioco says
Marc,
certo se la ricerca ha dei risultati concreti e’ giustissimo prenderli in esame, perche’ ovviamente si ha molto da imparare. Hai qualche risultato da condividere con noi? Io so che quella lista di 5 metodi, nel quale per l’appunto io stessa non mi riconosco, e’ stata compilata facendo una ricerca sui metodi applicati dalle famiglie. Se ci sono stati studi successivi per confrontare questi metodi e dare indicazioni alle famiglie su quale metodo usare di preferenza la condividerei volentieri, oltre a leggermela per mio stesso beneficio. Uno degli obiettivi di Bilingue Per Gioco e’ proprio quello di rendere i risultati della ricerca accessibili alle famiglie in modo che possano farne uso nella loro vita quotidiana, quindi se hai dei lavori da consigliarci li diffonderemo con piacere.
Grazie,
L.
Kirsten says
Con nostro figlio (6 anni e parlo esclusivamente in italiano, come lingua minoritaria, con lui da quando avevi 14 mesi) adesso uso due tecniche: uno e di dire “Come?” o “Cosa?” a cui tante volte si correge da solo e l’altro e di ripetere la phrase o richiesta in italiano finche’ non la dice correttamente. Per me funziona e lui non tituba a questi miei modi di suscitare la risposta giusta.
Quando era piu’ piccino funzionava benissimo di far finta di non capire e di insistere che parlasse in italiano. Dicevo qualche volta “Ma lo devi nella lingua che parla la mamma altrimenti non ti capisco” ma ora capisce fin troppo bene che parlo e capisco anche l’inglese! Devo dire pero’ che siamo stati fortunati che lui di solito non fa un sacco di code-switching o mixing. Piu’ che altro dice cose come “fare rollover” o “fare smash” o “perche’ lui mi ha fatto fare fall down” e cosi’ via se gli manca il verbo.
Aiuta MOLTISSIMO che ha contatti molto regolari con altre persone –specialmente altri ragazzi– che parlano italiano e con cui lui parla italiano. Non e’ solo una cosa che fa con la mamma.
Sisebuca says
Ciao a tutti.
Innanzitutto cominciamo con il dire che per far sì che il bimbo parli in L2 (seconda lingua) deve essere rispettato la regola:
Una lingua, una persona. Es.: Una coppia italo-inglese: padre italiano e madre inglese, stabiliti in Italia.
Il padre si rivolgerà al bambino solo in italiano, mentre la madre lo farà solo in inglese. Maestre non vi preoccupate se i bambini immigrati, ancora non parlano in italiano, prima o poi impareranno perchè la lingua del posto, vince sempre.
Inoltre non vi preoccupate per il vostro bambino, se deve imparare una seconda lingua. Imparerà la seconda lingua meglio di coloro che studiano solo quella. Grazie alla ginnastica mentale che praticherà, parlando due lingue. Questo non lo dico io, ma ci sono degli studi scientifici che confermano quanto scritto sopra.
Buona giornata.