Qualche giorno fa sono andata alla riunione dell’asilo di A. La maestra di A. ad un certo punto ha chiesto a tutti i genitori se i bambini raccontano qualcosa di cio’ che fanno a scuola quando vengono a casa. Uh!?
Tutti hanno scosso la testa e io mi sono domandata, ma come potrebbe, non riesce nemmeno a mettere insieme una frase degna di questo nome…? Pero’ la cosa mi ha fatto pensare, se la maestra lo domanda vuol dire che forse A. potrebbe raccontare qualcosa. In effetti io chiedevo spesso cosa hai fatto oggi a scuola, ma non mi aspettavo una risposta. Oppure se sapevo cosa era successo gli chiedevo le domande perche’ mi raccontasse con le sue parole cio’ che gia’ sapevo, ma non avevo mai pensato che lui potesse raccontarmi qualcosa. A. ha 25 mesi, ha iniziato a parlare tardi, fa frasette di un paio di parole, anche tre, e l’italiano sta emergendo lentamente come la lingua in cui sa piu’ parole, ovviamente…, anche se parla ancora anche l’Inglese, a modo suo.
Stasera ci ho riprovato. Gli ho chiesto cosa ha fatto oggi a scuola. Poi gliel’ho richiesto e ho aspettato che dicesse qualcosa.
La prima risposta e’ stata Manu. La maestra. Poi parola dopo parola e’ venuto fuori che ha corso con Manu e un altro bambino (Manu running) . Che a Manu e’ caduto un bicchiere (caduto bicchiere). Che l’altra maestra lo ha messo sulla sediolina rossa (chair) (la sediolina su cui si siedono a pensare quando ne hanno fatta una). Beh! E’ gia qualcosa!
Non so quanto di tutto cio’ sia vero e quanto di tutto cio’ sia accaduto oggi (per esempio non credo che oggi sia stato sulla sediolina rossa, me l’avrebbero detto). Non mi ha detto, o non ho capito, che tipo di attivita’ hanno fatto. Ma mio figlio mi ha raccontato cosa ha fatto a scuola! E oltretutto l’ha fatto usando delle perole italiane, ma anche un paio di parole Inglesi.
Cio’ mi ha fatto ritornare in mente un passaggio che mi era rimasto impresso in Raising a Bilingual Child di Zurer Pearson: “How much you say matters… Listening is important, too”. E’ cosi’ ovvio! Eppure non ci pensavo. Tanta e’ la necessita’ di parlare ai bambini, di dare loro input, di fargli ascoltare la lingua quanto piu’ possibile, che magari ci dimentichiamo di fare loro delle domande, farli parlare, ascoltarli e aiutarli ad esprimere cio’ che hanno da dirci.
A. mentre mi “raccontava” queste cose mi ha guardata un paio di volte con uno sguardo che mi sembrava un po’ sorpreso, forse davvero non gli ho mai fatto delle domande di cui non sapessi gia’ la risposta aspettandomi delle risposte da lui… Pffff, credo di essere ancora in tempo per evitare che si trasformi in un adolescente che mi sbatte la porta in faccia e rifiuta di parlarmi, anche se non e’ mai detto…
BILINGUISMO IN AZIONE
Tuo figlio, o tua figlia, ti parla, ti racconta delle cose? Questi sono momenti importanti, lascia loro spazio per raccontare, il linguaggio si sviluppa e arricchisce veramente quando viene usato attivamente.
Immagine da A journey Round My Skull
orma says
Sì, sono bellissimi i primi racconti al ritorno da nido/asilo. Vanno un po’ decifrati e bisogna fare diverse domande, magari anche rigirandole un po’, però poi un’idea vaga di quello che hanno fatto salta fuori.
Ora ho imparato a chiedere “qual’è la cosa che ti è piaciuta di più oggi?”, è più facile ottenere risposte e, soprattutto, si scopre un po’ di più delle loro attività preferite all’asilo.
Ad esempio, all’asilo di G&G un’attività che fanno regolarmente è quella di andare a trovare i nonni, portano gruppetti di una decina di bimbi a trovare i “vecchietti” in una casa di riposo e con loro fanno attività di disegni e collage e questo a Gaia piace davvero molto e me lo racconta con molti particolari (sì, certo, ora ha 4 anni). Ma anche Giada seguendo la scia di sua sorella fa i suoi racconti e nei suoi c’è anche molta fantasia.
Bilingue Per Gioco says
Ciao Orma,
si’ anch’io ho provato con la domanda “cosa ti e’ piaciuto di piu’ oggi?”, ho letto da qualche parte che la domanda cosa hai fatto oggi e’ troppo ampia e generica. Poi ho capito, dallo sguardo di mio figlio, che per lui e’ troppo presto che per questa domanda. Comunque al momento giusto ci arriveremo anche noi.
L.
Elisabetta says
Cara L.
Quando Vittoria (la mia primogenita) faceva il primo anno di scuola dell’infanzia e quindi i bambini avevano appena tre anni o non acora tre anni, la maestra ci disse: non chiedete ai vostri bambini come è andata la scuola.
Molti non sono ancora in grado di rispondervi, o di rispondervi in modo chiaro perchè vivono solo nel presente.
Piuttosto, dopo aver passato un pò di tempo con loro dopo la scuola, raccontate una piccola cosa della vostra giornata senza di loro che loro possono capire. Che ne so, che avete fatto una corsa per prendere l’autobus, oppure che a pranzo avete mangiato la pasta al pesto, oppure che andando in ufficio pioveva e non avevate l’ombrello ecc.. Poi state in silenzio. Se ancora loro non tentano di dirvi nulla chiedete se anche loro hanno qualcosa da raccontare. Poi potete aiutarli a classificare questo qualcosa (i.e. qualcosa di buffo, qualcosa di nuovo ecc..).
Ti assicuro che il sistema funziona. Ovviamente anche la vastità del vocabolario aiuta, e quello verrà piano piano.
Ancora oggi le mie figlie, alla domanda ‘come è andata la scuola’ talvolta rispondono con un automatico ‘bene’.
E’ solo dopo un pò che mi cominiciano a narrare ‘lo sai che oggi a scuola è successo che…..’
A pensarci non è quello che facciamo noi adulti quando ci chiedono come stai?
…io dico ‘bene grazie’ in automatico anche quando sto male…..
a presto
Elisabetta
Bilingue Per Gioco says
Grazie Elisabetta,
davvero interessante questo approccio!
L.
Design per Bambini says
Proprio bello questo post! Anche la mia Dittatora adesso comincia a raccontarmi delle cose, ahimè nel suo dittatorese da Dittatora di 22 mesi. Io proprio non capisco nulla, ma per evitare di fingere di capire le faccio ripetere le cose con dei trucchetti tipo: “E l’hai raccontato anche a Filippa” (la scimmietta)…e la Dittatora allora ricomincia il racconto. Così penso di spronarla a racconatre invece di inibirla con un vago “Ah si?”. Lei quando chiacchiera è così convincente, con espressioni buffe, cadenza seria e certe volte anche con gesticolamenti articolati. Il problema è chiaramente mio che da piccola invece non sono mai stata Dittatora io….
Bilingue Per Gioco says
Grazie!
certo che se a 2 anni e’ una dittatora, anzi Dittatora, sei messa bene! Coraggio, ancora 16 anni e poi se va bene la mandi a studiare fuori! Si’ si’, anche se vivi a Roma, vedrai che una facolta’ che a Roma non c’e’ la si trova… Che bella pero’ la scimmietta Filippa, mi piace molto!
Ciao!
L.