Guest post, l’autore e’ Elena.
Sono la mamma di una bimba di otto anni, Valentina, e conosco tre lingue straniere (Inglese, Spagnolo, Francese), ma non sono cresciuta bilingue. Il mio livello di conoscenza non è elevatissimo, e varia a seconda del periodo in cui, per lavoro o per studio, ne esercito più una rispetto alle altre.
Il mio atteggiamento nei confronti del bilinguismo precoce è stato sempre un po’ scettico, Bilingue per Gioco pero’ mi ha incuriosita e ha stuzzicato un desiderio che forse covavo da tempo. La nostra storia è iniziata al ristorante qualche tempo fa, perché i nostri vicini di tavolo parlavano Spagnolo tra loro e mia figlia, curiosa come tutti i bambini, ha iniziato a chiedermi: che cosa stanno dicendo, da dove vengono (allora le ho spiegato che avevano accento argentino…) e come si dice questo e come si dice quello…
Così, per provocazione e per scherzo, le ho detto che se le andava, potevamo fare una prova: avrei iniziato a parlarle solo in Spagnolo per un tempo limitato ma ogni giorno, assicurandole che alla fine dell’anno scolastico avrebbe potuto sostenere una semplice conversazione in Spagnolo.
Questa è la circostanza che ha dato inizio al nostro progettino, ma anche ripensandoci in un secondo tempo ho ritenuto che lo Spagnolo fosse più adatto al nostro esperimento: innanzitutto la mia conoscenza di questa lingua è stata rinfrescata da un ripasso intensivo e recente, perché alla tenera età di 41 anni ho deciso di dare un esame all’Istituto Cervantes per misurare il mio livello e vedere se ero ancora capace a studiare; ma soprattutto ho deciso di evitare l’Inglese per non creare un conflitto con lo stupendo insegnante che mia figlia ha a scuola: forse Valentina avrebbe iniziato a mettere in dubbio il mio metodo o il suo, bah!, ho preferito evitare danni inutili.
A differenza delle esperienze classiche in cui un genitore decide di offrire al proprio bambino l’opportunità del bilinguismo con un processo naturale che avviene quando il bambino impara a parlare, e quindi è un’imposizione (non lo dico in senso negativo, ovviamente) nel nostro caso c’è stata una decisione comune.
Seguendo alcuni consigli di Bilingue Per Gioco ho ritenuto utile fissare alcune semplici ma ferree regole: parliamo Spagnolo da quando rientro a casa (ore 18) fino a quando arriva papà, dalle 20 in poi, e poi ci interrompiamo per non torturare inutilmente mio marito. Poi prima di andare a dormire cantiamo una canzoncina oppure io le leggo una fiaba molto conosciuta nella nuova lingua, cosicché lei sappia riconoscere lo svolgimento del racconto assimilando qualche nuova parolina ogni tanto. Per esempio, se abbiamo imparato le parole della “casa”, è bello leggere la storia di Riccioli d’Oro in Spagnolo, perché ritroviamo la tavola, la sedia, il letto, la porta, ecc…
Un’altra regola è che non si tratta di uno studio obbligatorio, ma di un modo diverso di fare le stesse cose di tutti i giorni. Infatti, nel lasso di tempo in cui mi trasformo in mamma spagnoleggiante, dobbiamo anche portare a termine alcuni compiti quotidiani che quindi offrono ulteriori stimoli; per esempio, mia figlia suona il violino per una mezzoretta ogni santo giorno, e io studio con lei, perché così esige il metodo che seguiamo. Ne è derivata una ricca conoscenza dei termini musicali, e delle parti dello strumento, nella nuova lingua: una cosa del tutto inaspettata soprattutto considerando che siamo all’inizio dell’avventura, e se pensiamo che ha appena assimilato i termini più elementari.
Certo devo ammettere che assimilare qualche vocabolo al giorno, e una canzoncina o filastrocca alla settimana, in Spagnolo non è come in Inglese o in Tedesco ma ho la convinzione che come in molte altre cose il percorso e ciò che da esso deriva, a livello di esperienza, di legame tra me e la bambina, di stimolo logico/linguistico, sia molto più importante del risultato che valuteremo tra qualche mese.
In breve, comunque vada sarà un successo.
Mi farebbe piacere che altri genitori che stanno facendo esperienze simili con bambini in eta’ scolare le condividessero.
SaRaksha says
Molto bella quest’esperienza, anche come testimonianza per chi non se la sente di utilizzare il metodo OPOL. Anche io credo che come esperienza in sè sia comunque molto coinvolgente, è bello leggere di questo legame speciale che si può creare forse proprio grazie ad un’altra lingua. Grazie per l’ulteriore testimonianza!
Bilingue Per Gioco says
Infatti anche secondo me il messaggio fondamentale e’ questo, la seconda lingua non deve essere un delirio dei genitori e un peso per i bambini, ma puo’ e deve essere un gioco condiviso da grandi e bambini.
L.
Elena says
Grazie, siete carine e incoraggianti!
Vado avanti con la mia avventura e vi dirò come prosegue.
Saluti Elena