Monica scrive una lettera lunga e complessa, che illustra bene quanto possa essere complicato, a volte crescere un bambino bilingue e quante domande si pongano i genitori.
Ciao,
Innanzitutto GRAZIE!!!
Sono stata cosi’ felice di trovare questo sito che sono scoppiata a piangere di fronte al computer!
Era da tempo che mi assillavo con la domanda se crescere le mie figlie trilingui. Ho scritto lettere dopo lettere a siti di pediatria on line ma senza avere alcuna risposta.
Mi chiamo Monica e sono mamma di due bimbe di tre anni e mezzo e di sei mesi. Vivo in Inghilterra da sei anni e mio marito e’ portoghese. Mi rendo conto che viviamo una condizione ideale per il trilinguismo e sarei felicissima di dare questa preziosa opportunita’ alle mie figlie. Purtroppo non e’ tutto cosi’ semplice e soprattutto qui in Inghliterra sembra che ci sia una strana ostilita’ all’insegnamento di lingue diverse dall’inglese. A scuola di mia figlia Martina, infatti, mi e’ stato consigliato di non parlarle piu’ in italiano perche’ la piccola ha problemi con la lingua inglese. Al momento Martina conosce pochissime parole d’inglese, qualche parola in piu’ d’italiano e quasi niente di portoghese. La maestra ha anche fatto venire una psicologa che ha appurato che Martina non ha problemi se non il fatto di essere confusa, consigliandomi cosi’ di leggere storie in inglese piuttosto che in italiano. Purtroppo ultimamente ho notato che Martina non va a scuola molto volentieri e che non gioca mai con le sue coetanee standosene sempre in disparte. Adesso mi rendo conto che la lingua inglese e’ una barriera per lei non permettendole di giocare con i coetanei. In realta, ho notato che non e’ lei ad avvicinarsi a loro ma sono gli altri che tendono ad estranearla poiche’ Martina parla o per lo meno cerca di parlare italiano con loro. Sono sicura che le maestre potrebbero fare qualcosa a riguardo invece di dirmi di abbandonare l’italiano!
Sono stata molto male tanto che insieme con mio marito abbiamo deciso, a malincuore, di eliminare il portoghese e concentrarci solo su italiano e inglese. E’ stato solo dopo aver trovato il sito bilinguepergioco e soprattutto dopo aver letto l’articolo che il trilinguismo non comporta confusione linguistica che abbiamo deciso di reintrodurre il portoghese. Il problema e’ che io non parlo portoghese ma lo comprendo quindi io e mio marito parliamo in italiano mentre lui con Martina parla in portoghese ma se siamo tutti insieme lui parla portoghese ed io rispondo in italiano (non so se sono stata chiara!) e la mia paura e’ che si potrebbe creare confusione in Martina. Mi farebbe molto piacere sapere se e’ stata la decisione giusta e se possiamo continuare a parlare ognuno la propria lingua.
Martina ha un’amichetta preferita, o per lo meno l’aveva prima che la bimba ha imparato a parlare. La bimba pur essendo figlia di papa’ italiano parla solo l’inglese essendo la mamma dell’isola di Guyana dove si parla inglese. E come questa bimba anche gli altri amichetti sono figli di genitori stranieri (non so se lo sai ma non e’ facile integrarsi con gli inglesi!) che pero’ hanno deciso di abbandonare le loro lingue per dare spazio all’inglese. Io quindi mi ritrovo ad essere l’unica che insiste, a questo punto con tanti dubbi, a parlarle l’italiano.
A dire il vero, pero’, da quando ha iniziato la scuola Martina ha incominciato a dire qualche parola in inglese per esempio numeri e colori, ma assolutamente non e’ in grado di costruire una frase in inglese. In italiano invece ci riesce seppur in maniera semplice e a suo modo. Per quanto riguarda la comprensione sembra che in italiano comprenda tutto o quasi ma non credo sia la stessa cosa per l’inglese ( anche se l’altro giorno la mia amica le ha chiesto ” Martina would you like a cake?” e Martina le dice ” totta?”). Comunque le maestre dicono che hanno notato un miglioramento in Martina perche adesso lei tende a ripetere tutto quello che le dicono. Gli e’ stato anche consigliato dalla psicologa di usare quel tipo di immagini che si utilizzano per i bambini sordi.
Pe riquanto riguarda il portoghese la situazione e’ un po’ piu’ complicata!
Mio marito e’ portoghese di Madeira. Pero’, i primi otto anni della sua vita ha vissuto in Venezuela e quindi la prima lingua che ha imparato e’ stato lo spagnolo. Dagli otto anni ai 15 anni ha vissuto a Madeira imparando cosi’ il portoghese ed infine sono 20 anni che vive in Inghilterra. Durante questi anni in Inghilterra, per motivi di lavoro, ha imparato anche l’italiano ( lo conosceva gia’ prima di incontrarmi). Il problema, pero’, e’ che nonostante lui conosca quattro lingue, nessuna di queste si e’ sviluppata come lingua predominante, cioe’, quando fa un discorso lungo sceglie la lingua a seconda dell’interlocutore ma il piu’ delle volte prende in prestito parole dalle altre lingue, creando un po’ di confusione! Adesso con Martina lui sta cercando di parlarle in portoghese, ma purtroppo in un discorso ci scappa sempre una parolina in italiano o inglese. Ho la sensazone che questo non faccia bene a Martina e potrebbe crearle confusione.
Mando un saluto e dico mille volte grazie per questo fantastico sito e per tutto il supporto che viene dato a noi mamme che viviamo una situazione molto delicata.
Monica
Innanzitutto riporto una breve risposta della Dr. Ozbic, logopedista e autrice di diversi interventi su Bilingue Per Gioco
I bambini non sono confusi per quanto riguarda le lingue, ma per quanto riguarda l’uso di esse. La lingua 1 e’ la lingua del cuore, percio’ e’ ovvio che una mamma parli nella propria L1, lo stesso vale per il padre.
La bambina deve sentire la mamma parlare nella lingua A, il papa’ nella lingua B, che possono entrambi comunicare fra loro nella lingua a, b o c; ma con la bimba dovrebbero parlare nella propria lingua (importante e’ essere coerenti) perche’dietro alle parole ci sta il cuore. Non solo l’informazione.
La bimba sviluppera’ un’identita’ positiva, sara’ fiera dei genitori, delle radici (bi, uni, tri culturali)… Vedra’ genitori che non si vergognano della propria lingua. Questo e’ il mio messaggio.
Il bi-tri linguismo non e’ un problema in se’. I bambini devono essere supportati nella fatica ad imparare le lingue. In fin dei conti durante tutta la vita si fa fatica ad imparare qualcosa.
I genitori devono parlare la propria lingua, perche’ usano quella semantica, sintassi, fonologia E pragmatica. Far uso della lingua L2 vuol dire usare un codice »estraneo«.
Lingua = cultura = identita’. Non scordiamocelo!!!
Parliamo della Comunicazione, non solo del linguaggio in se’.
Ciao a tutte le mamme!!!!
Martina
…poi aggiungerei un mio commento
E’ giustissimo che i genitori parlino la propria lingua, ma non credo occorra creare una spaccatura tra la famiglia e il mondo. La famiglia interagisce con la societa’ in mille occasioni, quando si va a fare la spesa per dirne una, e queste interazioni nel vostro caso avvengono in Inglese. Credo sia importante per la bambina cogliere che la famiglia parla anche Inglese, per rapportarsi con gli altri, e abbia la curiosita’ di parlare Inglese con altri bambini. Il parco giochi, il playground e’ molto importante per comunicare chi parla cosa. Cerca di frequentare playground o altri bambini con tua figlia, e aiutala, gentilmente, ad interagire con gli altri bambini, parla con le altre mamme, vivi il bilinguismo con naturalezza, senza nemmeno pensare a cosa pensano gli altri, ma al tempo stesso non rifuggire i contatti con gli altri.
Quanto a tuo marito, in effetti e’ un bel problema. Idealmente dovrebbe cercare di parlare sempre una sola lingua alla bambina, ma puo’ essere difficile se lui e’ abituato a mescolare le lingue in ogni occasione. Chiedigli se puo’ cercare di sforzarsi, e se no almeno assicurati di non cadere tu stessa nello stesso errore.
cara Monica,
non prendo quasi mai la parola su internet ma “rompo” il mio silenzio per la tua bambina.
Il calendario scolastico inglese dev’essere simile a quello francese, quindi ha iniziato la scuola a settembre probabilmente. Se prima era abituata a stare in casa e non è andata all’asilo, è perfettamente normale che tua figlia non parli inglese. Non penso che l”intenzione delle maestre, consigliandoti di non parlare più italiano, sia cattiva, penso vogliano “accelerare”‘ l’integrazione di Martina. Il problema è proprio in quest’accelerazione che vogliono tutti, che vogliamo tutti. Perché bisogna “accelerare” anche i bambini in ogni cosa che fanno? è chiaro che, parlando una sola lingua, tutto sarebbe più veloce. Ma tua figlia sta imparando tre lingue >bip> (perché mi viene una parolaccia)! Vogliamo lasciarle un po’ di tempo per costruire i suoi universi semantici? Già l’apprendimento di una sola lingua a volte avviene in modo molto più lento, figuriamoci di tre. Ascolta, io non sono logopedista né pediatra. Ma ho studiato molta molta linguistica nella mia vita, e ho imparato il francese dopo i venti anni di età. Con questo background mi interesso al bilinguismo, e al bilinguismo in Francia. Ti cito due esempi per rassicurarti. Due bambini gemelli, genitori spagnoli, lingua spagnola fino a tre anni, messi in classi diverse francesi a tre anni, che non hanno spiccicato parola fino alla fine dell’anno e poi adesso parlano anche fra loro francese, ma con i genitori in spagnolo. Un bambino franco-cinese, che non ha parlato nessuna delle due lingue fino a dopo i tre anni (! e in Francia ti assicuro che ci è voluta la tenacia dei genitori per non farlo classificare handicappato, usavano i baby signs) e poi di colpo, un giorno, si è messo a parlare tutte e due perfezionando la sintassi in quindici giorni. Posso citarti altre storie. I bambini è vero, sono duttili, versatili, veloci probabilmente più di noi nell’apprendimento. Ma il punto è che per imparare una lingua, bambini o grandi, ci vuole tempo. E noi questo tempo non vogliamo darlo mai. Vogliamo bambini da televisione, e anche in questo sito, che amo molto, prutroppo a volte ci sono interventi di genitori che mi sembrano volere il bilinguismo a tutti i costi perché i loro bambini debbono brillare velocemente nella vita (vedi il trasloco evocato da un papà in un post). In un altro post, e approfitto dell’occasione per rispondere a questa mamma preoccupata, si evocava “un ritardo nel parlare”. I bambini non sono mai in ritardo nel parlare. “Enfant” significa proprio “colui che non parla”. I grandi parlano, e troppo, di cose che non sanno. I bambini sanno darsi tempo, a volte aspettano di essere sicuri, altre fanno test linguistici, altre volte muovono solo le labbra (mio figlio fà cosi’). Sono stufa di sentire “quel che i bambini dovrebbero fare”, “quanto dovrebbero pesare” “quel che dovrebbero mangiare” e quando ecc. Ho vissuto la stessa cosa con l’allattamento, con i medici e un sacco di gente che mi dicevano quando Marc aveva fame e quando no, quando dovevo metterlo al seno e quando no ecc… Mettiamoci una cosa in testa: lo stomaco è loro e anche la testa è loro e soprattutto la lingua che ne scaturirà! Tua figlia parlerà inglese con gli altri bambini quando sarà pronta per farlo, e il fatto di essere a scuola la inciterà, perché i bambini sono naturalmente socievoli. Che molti inglesi non sentano il bisogno di imparare le lingue è una questione storica, e le maestre della scuola materna saranno brave maestre, e vogliono probabilmente bene ai bambini, ma non hanno il livello adatto per consigliarti. A scuola che M parli inglese e che scopra l’inglese con le maestre. Perché dovresti smettere di parlarle in italiano se lei ti capisce? e perché si suppone che non capisca l’inglese se ha capito che la tua amica voleva offrirle una torta? quanto al papà, tua figlia parlerà il suo portoghese ” caffé macchiato” se lui lo parla macchiato. nella vostra piccola babele, l’importante è non cambiare le regole del gioco strada facendo, altrimenti questa piccola Martina non capirà più niente o, peggio, capirà che non bisogna parlare italiano per socializzare, né portoghese. L’intelligenza emotiva è istantanea. Tua figlia ha già probabilmente capito che ti poni problemi con l’italiano e il portoghese, perché probabilmente ha anche sentito questi discorsi che le maestre hanno fatto con te, tu con loro, e con tuo marito. I bambini hanno antenne, “sentono” che c’è qualcosa che non va. Montessori è nata nella mia regione, la sento vicina. Nei suoi scritti dice che se nella comunicazione con i bambini si riesce a trasmettere loro la gioia, i bambini fanno “naturalmente” le cose, senza conflitti con gli adulti. Allora ti prego, trasmetti a Martina la gioia dell’italiano, perché un giorno sia fiera di poter leggere Dante in lingua, possa assaporare l’endecasillabo, la luna di Leopardi, l’Esterina di Montale, insomma tutte le “piccole cose” care ai crepuscolari e che ti riempiono a volte la vita di felicità e di dolcezza. L’inglese lo imparerà, anche se è vero che nei milieux italiani all’estero fà spesso chic non parlare italiano. Per il portoghese, parlerà il portoghese del papà. Se questa lingua saprà appassionarla, avrà tempo per perferzionarla poi, ma intanto la capirà. Sono prolissa, lo so. Ma ti prego ancora, salutandoti con affetto, di non pretendere che tua figlia sia “rapida”. Lasciale tempo. A proposito del silenzio, Calvino diceva che esso è un discorso. E il significato di questo discorso “sta nelle sue interruzioni, in quel che di tanto in tanto si dice e che dà un senso a quel che si tace”. Non voglio sembrare superba o altiera con queste frasi letterarie. Ma mi hanno aiutato a vivere. Cito a memoria quella di Calvino, forse in modo imperfetto. è che il suo suono mi è caro, e il suo contenuto anche. Martina tace, per ora, ma “cake/torta” vuol dire “sto imparando mamma, dammi tempo”. non lasciare “gli altri” prendere decisioni linguistiche per te e tua figlia. Accorda il tuo sentimento del tempo con il suo. ciao. beatrice.
Beatrice,
credo questo sia il commento piu’ lungo e appassionato che abbiamo mai ricevuto.
Avrei qualcosa da obiettare solo sull’affermazione che “nei milieux italiani all’estero fà spesso chic non parlare italiano”, ma siccome non sono obiezioni attinenti al tema non importa, sara’ per un’altra volta.
Grazie!
L.
Beatrice,
mi commuovi! Il tuo commento, insieme a quello di Letizia, mi ha fatto riflettere molto sul mio atteggiamento nei confronti delle lingue e della mia situazione, arrivando alla conclusione che la cosiddetta confusione linguistica era piu’ un mio problema che di mia figlia. Ho attraversato un periodo di rifiuto dell’Italiano, spinta anche dal fatto di sentirmi “diversa” rispetto alla massa. Poi, nonostante l’amore che ho per la lingua inglese ( motivo che mi ha spinto a trasferirmi in Inghilterra) ho cominciato, come per ripicca e senso di rivalsa della mia lingua, a rifiutare l’Inglese e tutto cio’ che io chiamo “British”, fino ad arrivare a sperimentare un senso di confusione e di “non appartenenza” che mi ha fatto perdere il controllo della realta’. Ho paura che questi miei “rifiuti” abbiano influenzato anche mia figlia. Infatti, mentre all’inizio diceva qualche parola in inglese, ora e’ tutto e solo italiano. Per esempio “monkey” e’ stata una delle prime parole che ha imparato, ma se ora io la ripeto lei mi dice “no mamma, scimmia”. Quello che pero’ mi allieta e’ che nelle sue correzioni sa benissimo il significato in Italiano, cosa che mi fa capire che nella sua piccola testolina l’Inglese c’e’! Ma soprattutto, dopo aver letto le varie testimonianze di altre mamme sul sito, ho capito che devo vivere la mia situazione di bi o tri (si vedra’) linguismo in maniera piu’ rilassata senza aspettarmi risultati immediati. Infatti, sono stati in mol (ed anche io stessa) che, involontariamente, mi hanno messo pressione, come dice Beatrice, ad accelerare il linguaggio di M. solo per la curiosita’ di sentirla parlare tre lingue. Ora mi sento molto piu’ fiduciosa e pronta ad’affrontare questa avventura con tanta naturalezza.
Grazie Beatrice, grazie Letizia e grazie a tutti per le vostre testimonianze.
Cara Monica,
mi aggrego a Beatrice e a Letizia, che con serena saggezza hanno saputo esprimere cio’ che ogni mamma un po’ “preoccupata” vuole sentirsi dire.
Non sono specialista, ne linguista semplicemente la mamma di una bimba di quasi 4 anni (a gennaio) che come la tua Martina sta’ crescendo tri-lingue. Spesso mi sono posta e ogni tanto ancora mi pongo il problema se sia normale che mia figlia Maia a quasi 4 anni ancora non parli correttamente una lingua, ma poi mi ricordo che se un bimbo di 3 anni cresciuto sotto l’influenza di una sola lingua a 3 anni parla benino, allora devo moltiplicare il tutto per 3…. quindi in qualche modo non mi aspetto nulla di chiaro e concreto prima dei 5 o 6 … e magari anche di piu.
Io ho sempre parlato a Maia solo in italiano, mio marito in Francese, siccome viviamo alle Maldive il resto del mondo intorno a noi parla un pot-puorri di lingue non indifferente… con l’accento sull’inglese; l’inglese e’ anche la lingua nella quale io e mio marito comunichiamo. Ogni volta che passiamo un po’ di tempo in Italia, l’italiano di Maia fa dei progessi incredibili e lo stesso se siamo in Francia o in Canada coi nonni…. ora che Maia ha un’amichetta del cuore mezza neo-zelandese e mezza tedesca il suo inglese sta galoppando tant’e’ che sta diventando la sua lingua principale. Ne io ne mio marito siamo preoccupati perche’ sappiamo che ogni volta che ci rivolgiamo a lei Maia capisce esattamente cosa le stiamo dicendo/chiedendo/raccontando. In questi ultimi sei mesi abbiamo notato che Maia ama ripetere cio’ che le diciamo, cosi insistiamo nel parlare “molto” con lei, ogni occasione e’ buona per raccontarsi delle cose… l’unica regola “ferrea” che ci siamo imposti fin dalla sua nascita e alla quale non trasgrediamo e’ che SOLO io parlo ITALIANO con Maia e SOLO mio marito parla FRANCESE con lei, nessuno dei due le parla in inglese e paradossalmente ora l’inglese e’ la sua lingua piu forte.
Insomma cio’ che volevo sottolineare qui e’ che come molto probabilmente hai gia’ notato non sei da sola, e non c’e’ nulla di sbagliato nella tua bambina. Le maestre sono probabilmente preoccupate ma varrebbe la pena domandargli se parlano un’altra lingua?? Come Beatrice diceva, gli inglesi, non sono “famosi” per parlare molte lingue, magari suggerisci alle maestre che non c’e’ nulla di sbagliato in M. e che e’ compito loro (delle maestre) aiutare M. nel processo di apprendimento della lingua, aiutando M. ad avvicinarsi ad altri bimbi e ad interagire con loro. Visto che abiti in inghilterra hai mai considerato l’idea di iscrivere tua figlia ad un asilo a matrice “Steiner – Waldorf”. Mia figlia ha frequentato solo 2 gg di asilo con una Insegnante di matrice steineriana (eravamo in vacanza a Bali e abbiamo visitato una suola “diversa” ) e ti giuro che l’inserimento e’ durato 10 minuti…… L’attenzione e’ sul singolo non su cio’ che “la societa” si aspetta dai nostri piccoli. Vai su google e cerca un po’ sono sicura che troverai qualcosa di adatto a te e alla tua famiglia.
In bocca al lupo.
Claudia
Ciao a tutti! Colgo l’occasione di rispondere alla lettera di Monica per raccontarvi anche la mia esperienza con il bilinguismo. Io sono italiana, mio marito e’ polacco e viviamo in Polonia. Abbiamo una bambina di 2 anni e mezzo e un maschietto in arrivo tra circa una settimana. Abbiamo chiesto al nostro pediatra (italiano sposato con una spagnola e con 5 figli) come fare perche’ Aurora sia bilingue e lui ci ha consigliato il metodo OPOL. Ognuno, come dice la logopedista, parla naturalmente la sua lingua, quella del cuore e nostra figlia, ora sta vivendo una vera e propria esplosione lessicale sia in italiano che in polacco! Ovviamente, sono d’accordo con la cara Letizia, che saluto e ringrazio calorosamente per questo sito, che non bisogna creare una spaccatura tra il mondo esterno e quello familiare. Se qualcuno da qualcosa a mia figlia, le dico di dire grazie in polacco, perche’ l’altra persona non capirebbe! Aurora da sola dice buongiorno, arrivederci alle persone per strada o nei negozi e si presenta in polacco ai suoi amici al parco giochi ma conosce perfettamente l’equivalente anche in italiano. Prova anche con me a parlare in polacco ma io faccio finta di non capire e allora passa all’italiano! E’ una gran chiacchierona sia con i nonni che vediamo regolarmente su skype, sia con le sue bambole o gli altri bambini. Mescola le due lingue e a volte inventa parole tutte sue ma e’ normale almeno fino ai 5 anni. L’importante e’ non cambiare le regole del gioco! Non e’ sempre facile, soprattutto quando incontri persone che ti dicono di parlarle in polacco, perche’ all’asilo avra’ problemi ma devi essere orgogliosa e convinta di quello che fai, perche’ e’ una ricchezza enorme che diamo ai nostri figli. Ho letto che i bimbi fino ai sei anni sono cosi’ elastici, che il loro cervello e’ in grado in un anno di imparare quello che dopo potranno imparare in 8 anni di vita e quasi senza sforzo, giocando con le parole, imparando canzoncine, lettere, numeri, colori, filastrocche, espressioni dei dvd e dei cartoni che guardano, tutto per la gioia di comunicare con gli adulti e il mondo che gli sta intorno! Ma ci pensi nel tempo in cui un bambino monolingue impara una lingua i nostri bimbi ne impareranno due o tre? E successivamente altre senza sforzo visto che hanno un’elasticita’ mentale, una pronuncia e una tolleranza verso le altre lingue e culture che e’ solo da invidiare? E sai quante possibilita’ di lavoro, scelte di vita e sviluppo professionale in piu’ gli offriamo in questo modo? Mia mamma e’ polacca ma non mi ha parlato in polacco, perche’ mio papa’ , da buon veneto, le ha detto che non e’ una lingua importante come inglese, francese o tedesco e mamma non si e’ opposta! Guarda un po’ com’e’ finita, per ironia della sorte? Ho avuto problemi a trovare lavoro qui per via del mio accento e ora insegno italiano. Non ho voluto ripetere l’errore dei miei genitori e mi sono talmente appassionata al bilinguismo che ho deciso di scriverci un dottorato. A dir la verita’ sono appena al primo anno ma vorrei dimostrare che nonostante le difficolta’ e’ possibile crescere un figlio bi e trilingue anche quando non vive in una famiglia mista. Per questo colgo l’occasione per chiedere a tutti coloro che hanno avuto difficolta’, le stanno vivendo e le hanno superate di farsi sentire cosi’ avro’ un’idea piu’ attuale di quelle che si trovano sui libri di come impostare le mie ricerche! Prima di chiudere – lo so che mi sono dilungata troppo – vorrei solo dirvi che in Polonia vedo un grande interesse, a volte esagerato verso l’apprendimento precoce delle lingue! L’anno scorso ho lavorato in un asilo linguistico (polacco, inglese e italiano) e i genitori erano molto orgogliosi del fatto che i figli sapessero dire qualcosa o presentarsi o cantare in altre due lingue! Se sono tre ancora meglio! Sono disposti a dare lezioni private, a fare viaggi, tutto perche’ il bimbo impari fin da piccolo piu’ lingue possibili! Probabilmente e’ collegato alla loro storia ma qui i genitori sono davvero molto aperti e ogni volta che mi sentono parlare in italiano con mia figlia attaccano bottone, dicono che Aurora e’ molto fortunata e cominciano a raccontarmi che anche la nipote, il cognato, il figlio sono in Italia, hanno sposato, hanno bambini ecc. E’ un Paese che favorisce molto il bi-trilinguismo, anche se a livello scolastico c’e’ ancora molto da fare! Allora ricordando a Monica di non arrendersi e di essere piu’ serena, aspetto i vostri preziosi commenti che spero serviranno a tutti e vi saluto caramente da Varsavia! Ciao e a presto! Loretta
Cara Monica, mi spice molto sentire la tua esperienza. Anch’io vivo in Inghilterra e devo dire che non ho mai avuto nessun problema con il bilinguismo di mia figlia. Oserei anzi dire che nel suo nido/asilo il 40% dei bambini (se non di piú) é bi/tri lingue e la maggiorparte dei miei amici ha bimbini che parlano almeno 2 lingue. Proprio la settimana scorsa ho avuto un colloquio con la sua maestra e ci ha fatto i complimenti per aver deciso di farla crescere bilingue e per non aver ancora mollato. Sono fiera del fatto che Mia capisca l’italiano anche se a volte mi preoccupa un po’ il fatto che non lo parli molto e si senta un po’ di accento inglese in alcune delle parole italiane che usa. Proprio sabato scorso ero all’IKEA e ho conosciuto una mamma italiana con due bimbi (3 e 5 anni) che parlavano benissimo l’italiano…proprio come i bambiani italiani!..ho pensato io. E mi sono un po’vergognata del fatto che Mia non lo parli cosí bene. Lei mi ha spiegato che da quando sono nati non ha mai accettato che le parlassero in inglese e faceva finta di non capirli finché glielo dicevano in italiano. Beh io non sono mai stata cosí fiscale con Mia e forse avrei dovuto ma non posso dirle che non la capisco visto che in casa con mio marito parlo inglese! Mio marito dice di non preoccuparmi e che il fatto che lei capisca tutto é giá abbastanza e poi un giorno comincerá a parlarlo. Speriamo!
Alice,
io credo che ci siano due Inghilterre, Londra e il resto del paese. Gia’ quando hai parlato della scuola volevo commentare che l’esperienza che tu citi (negativa) e’ proprio tipica di Londra, io conosco gente che e’ andata a vivere fuori (accollandosi un commuting time non indifferente) perche’ fuori le scuole sono molto meglio, forse piu’ simili a quelle che descriveva un’altra mamma. Certo la metropoli ha invece il vantaggio di essere cosmopolita… Croce e delizia…
L.
Vorrei introdurmi in questa discussione per portare il mio contributo e chiedere le vostre opinioni.
Sono italiana, sposata con un finlandese, abbiamo 2 bambine di 4 ½ e 1½ . La bambine sono nate in Finlandia dove abbiamo vissuto fino a 3 mesi fa. Adesso per motivi di lavoro ci siamo trasferiti in Belgio.
Io parlo un po’ di finlandese, mio marito un po’ di italiano, ma la nostra lingua *ufficiale* e’ l’inglese.
Con le bambine pero’ ho sempre parlato in italiano e mio marito in finlandese. La piu’ grande e’ andata all’asilo finlandese da quando aveva un anno, e questa e’ quindi diventata la lingua predominante, anche se parla bene l’italiano. La piu’ piccola ancora non sa parlare, ma capisce sia me che il papa’ nelle nostre rispettive lingue. Io parlo in finlandese con le mie figlie solo quando sono in situazioni in cui mi devo far capire anche dagli altri (esempio con le amichette, o con le maestre etc etc). Ma devo dire che non ho mai avuto problemi con mia figlia. So di situazioni in cui c’e’ stato un rifiuto della seconda lingua. Ma devo dire non e’ il mio caso. Quindi il bilinguismo delle mie figlie e’ una cosa positiva e naturale. Adesso arriviamo al dunque. Il trasferimento in Belgio. Qua abbiamo deciso di inserire la piu’ grande in un asilo internazionale, di lingua inglese, perche’ essendo la nostra permanenza solo per 3 anni, abbiamo pensato che fosse piu’ utile imparare l’inglese, piuttosto che il fiammingo o il tedesco. Nonostante le bambine abbiano sentito l’inglese in casa fin da quando sono nate, questa e’ una lingua totalmente nuova. L’insegnante ci ha consigliato di utilizzare attivamente l’inglese a casa con nostra figlia. In particolare, poiche’ l’italiano e’ la seconda lingua, dovrei essere io quella che si “sacrifica”. Dovrei cioe’ usare l’inglese con lei, non sempre ma in determinate circostanze, esempio in giochi o canzoni. Non so se e’ una buona idea. L’insegnante e’ esperto e ha avuto a che fare con tanti bambini che non conoscevano l’inglese per niente, quindi forse dovrei fidarmi e seguire il consiglio. Le cose stanno in ogni caso andando molto lentamente. Mi chiedevo se qualcuno ha del materiale da consigliarmi per introdurre l’inglese con mia figlia. Materiale pratico, ma anche libri piu’ teorici per me, per essere piu’ preparata ad affrontare questa sitauzione. Vi ringrazio e scusate se sono stata un po’ lunga.
Barbara
Barbara,
io non sarei cosi’ sicura che l’inglese possa considerarsi una lingua completamente nuova per le tue figlie, se e’ la lingua che tu e tuo marito usate per comunicare sicuramente hanno avuto un’esposizione non indifferente a questa lingua e la capiscono, almeno passivamente. Fare la prova non e’ difficile, prova a chiederle qualcosa e vedi se ti capisce.
La tua domanda mi ha anche fatto venire in mente una domanda simile, a cui ha risposto la prof. Sorace, leggi qui: il bilinguismo quando la famiglia si strasferisce all’estero . In sostanza, da un lato il mio consiglio sarebbe di non rinunciare alla tua lingua e non preoccuparti del fatto che tua figlia debba apprendere l’Inglese, dall’altro ti suggerirei se non altro di mettere in discussione quanto ti ha detto il maestro (pur con le migliori intenzioni) e anche quanto ti dico io e di formarti un’opinione tua in merito, per esempio partendo da uno o entrambi di questi libri, entrambi molto validi: The Bilingual Edge e Raising a Bilingual Child .
Se poi dovessi decidere di aiutare tua figlia con l’Inglese, allora su Bilingue Per Gioco troverai moltissimi consigli pratici, questo potrebbe essere un punto di partenza: Risorse .
A presto e per favore facci sapere cosa decidi di fare e come va. E ovviamente, in bocca al lupo!
L.
Grazie per la risposta.
Dunque per quanto riguarda la comprensione dell’inglese, ho gia’ fatto la prova che mia figli, pur essendo stata esposta all’inglese, non l’ha per niente assimilato, nemmeno passivamente.
Questo perche’ la conversazione in inglese e’ tra me e mio marito, mentre se dobbiamo parlare tutti insieme con i bambini, allora entrano in ballo le altre due lingue, che piu’ o meno entrambi sappiamo usare per le discussioni quotidiane. Diciamo che l’inglese da quando sono nate le bambine e’ stato relegato alle discussioni inter nos, o a discussioni sui “massimi sistemi” 🙂
Parlando con amiche italiane in Finlandia (alcune di loro hanno figli trilingue), so che ci vuole tempo, ma n´si puo’ fare. In un caso ad esempio la terza lingua introdotta e’ stato il finlandese, e la mia amica mi ha detto che il bambino ci ha messo circa 9 mesi per apprenderlo. Ora visto che mia figlia va a scuola in pratica da un mese, non mi aspetto certo che lo sappia gia’ parlare. Il mio timore e’ piuttosto in un suo rifiuto della scuola (gia’ adesso fa un po’ di storie al mattino per andare…anche se devo dire le faceva anche in Finalndia) e in una sorta di isolamento, dovuto alla mancanza di comunicazione. Mia figlia e’ una bimba molto solare, ama la compagnia e anche a casa cerca sempre qulcuno con cui giocare. Cioe’ capisco, da molti suo atteggiamenti, e anche perche’ lo dice, che le manca l’amica del cuore, quella che aveva all’asilo in Finlandia. Credo quindi che mi dovro’ adoperare i questo senso.
Grazie mille per i libri che mi hai consigliato. Li acquistero’ senz’altro e continuero’ a seguire questo blog interessantissimo.