Pubblico con molto piacere e malcelata invidia questa bella testimonianza di una mamma che vive in un paese in cui il trilinguismo e’ la banalita’, il quadrilinguismo la norma.
Ciao,
Ho scoperto il sito poco tempo fa e lo trovo molto interessante.
Vi scrivo per raccontarvi di come si vive in un Paese che ha saputo “convertirsi” al plurilinguismo da molto tempo e forse rassicurare quei genitori che ancora si chiedono se parlare tante lingue può causare problemi ai bambini.
Io abito in Lussemburgo da 13 anni. Ho tre figli, Veronica, 12 anni, Cristian, 8 anni, ed Elia, 11 mesi. Con loro ho sempre parlato italiano. All’università ho studiato l’inglese e il tedesco, e da quando sono qui, sono diventata bilingue francese-italiano, pur continuando a usare anche le altre due lingue. Il mio compagno è francese, e quindi parla francese sia con me che con i bambini.
Il Lussemburgo è forse il Paese europeo “più” europeo di tutti: confina con la Francia, il Belgio, la Germania. Ogni giorno decine di migliaia di lavoratori transfrontalieri vengono a lavorare qui. Le nazionalità rappresentate nel Paese (attraverso Consolati e/o Ambasciate) sono più di 100. Durante la sua storia, il Lussemburgo è stato tedesco, francese, e poi è diventato un Paese indipendente, ma sempre molto influenzato dalle culture vicine. Nel corso degli ultimi due secoli, poi, e in particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Paese ha accolto diverse ondate di immigrazione, richieste dal Paese stesso, che mancava soprattutto di manodopera specializzata. Prima sono venuti gli italiani, in gran numero. Poi i portoghesi, che tuttora sono molto presenti. Ora è la volta dei Paesi dell’Est: polacchi, molti serbi, montenegrini, insomma, un po’ di tutto. E’ stato quindi naturale per il Paese strutturare anche il sistema scolastico sul plurilinguismo.
La scuola funziona così:
– Al primo anno di scuola materna, si parla in lussemburghese
– Poi, per gli altri due anni, si inizia a usare anche il tedesco, soprattutto per la lettura di racconti, e gli esercizi di pre-scrittura
– Nei primi due anni di elementari il tedesco è la lingua veicolare, affiancato dal lussemburghese
– Alla fine del secondo anno, il francese fa la sua apparizione, per i primi tempi, solo come lingua straniera
– Durante il terzo anno, il francese diventa più presente e diventa la lingua veicolare per alcune materie, mentre per altre materie si continua a utilizzare il tedesco
– E per il resto le due lingue si utilizzano sempre per diverse materie, finchè, in seconda media, entra l’inglese o lo spagnolo, come lingua straniera.
Accanto alla scuola, quasi ogni famiglia è composta da almeno uno straniero. Ed è quindi naturale che i bambini parlino svariate lingue.
Ne risulta perfino un paradosso: un lussemburghese figlio di lussemburghesi, man mano che la scuola va avanti, è in genere, più svantaggiato dei figli degli stranieri. Perchè lui, da quando è nato, e fino all’ingresso alle elementari, è abituato a parlare SOLO in lussemburghese e in tedesco (che sono molto simili come lingue), e quindi non ha la sveltezza mentale necessaria ad apprendere altre lingue. Fa molta difficoltà in particolare con il francese, visto che è una lingua molto distante dalla sua madrelingua. Mentre invece i figli di portoghesi, italiani, spagnoli, siccome parlano già una lingua latina, hanno più facilità nell’apprendimento dell’inglese.
Ovviamente, visto che il flusso di migranti è continuo, le classi di inserimento qui sono una realtà: un bambino che approda qui magari a 8-9 anni, entra nella scuola normale, dove però per i primi tempi gli si insegna almeno o il francese o il tedesco. Non appena acquisisce una padronanza sufficiente, segue poi le lezioni normali, continuando comunque a fare sostegno per la lingua. Alla fine dell’anno scolastico in genere ha quasi lo stesso livello dei coetanei.
Naturalmente, siccome si dà molta importanza alle lingue, altre materie sono un pochino “svantaggiate” durante i primi anni: soprattutto la storia e la geografia. Ma devo dire che il livello è comunque abbastanza alto, e il “ritardo” accumulato in certe materie viene poi recuperato in seguito.
Insomma, tutto questo per dire che qui, semmai, non è “normale” chi parla solo una lingua. Che i bambini non sono assolutamente disorientati, nè devono tutti frequentare gli studi dei logopedisti. Io credo che poter frequentare la scuola qui sia una gran fortuna, una ricchezza immensa per i miei figli, che potranno, in seguito, decidere in quale Paese andare all’università senza porsi i problemi delle lingue. Potranno imparare ancora tante lingue se lo vorranno, poichè sono già abituati a pensare e parlare in molte lingue senza problemi. Potranno viaggiare (e già lo fanno con noi) senza doversi portare il dizionario in tasca. Possono andare in vacanza dai nonni italiani senza problemi, dai nonni francesi idem, ecc. Ecc.
Allora, cari genitori plurilingui, non abbiate paura: i vostri figli faranno forse un po’ più difficoltà ad iniziare a parlare, ma vedrete come vi ringrazieranno poi, quando si renderanno conto della gran fortuna che hanno !!!
Mamma Emigrata
Immagine da A Journey Round My Skull
Silvia says
Che bella testimonianza! E che fortuna vivere in un paese così! Io credo che il problema di noi italiani non sia tanto il monolinguismo, ma la ristrettezza mentale. Ho dettto a una mia amica che parlo inglese con mio figlio, e la sua risposta è stata “poverino…”. Non vi dico come mi sono sentita. E’ la società in cui viviamo a crerci insicurezze!
mammaemigrata says
Hai ragione Silvia, la ristrettezza mentale purtroppo è presente dappertutto!!!! La risposta della tua amica la dice lunga su quanto poco si apprezzi la ricchezza che può portare l’uso di una lingua straniera! Io le avrei risposto “Poverina tu”…
Giovanna says
Salve, ho trovato questo vecchio post sfogliando tra le ricche pagine di bilingue per gioco e vorrei salutare questa mamma emigrata perchè anche io vivo in Lussemburgo. I miei figli sono più piccoli e frequentano la scuola europea, quindi la nostra situazione è un po’ diversa dalla sua, in quanto non saremo probabilmente mai integrati nella comunità locale, ma piuttosto in quella internazionale. E’ proprio vero che qui in Lussemburgo abbiamo problemi di lusso come: quale lingua eliminare? Invito chiunque sia interessato a consultare il nostro blog http://www.italobimbi.it/blog dove affrontiamo tematiche legate al bilinguismo nella sua peculiarità qui a Lussemburgo. Condividete con noi le vostre opinioni, le esperienze altrui arricchiscono sempre!
Guenda says
Salve, sono cresciuta a Lussemburgo negli anni ’80 e ho per fortuna ho potuto frequentare la Sucola Europea!
Chiaramente non posso parlare per adesso, ma allora la scuola lussembughese seguiva i rigidi schemi educativi delle scuole francesi, il che significa disciplina sopra tutto e imparare quantità massicce di dati a memoria senza nessun tipo di riflessione. La scuola primaria si svolgeva in tedesco/lussemburghese e la scuola superiore in francese prevalentemente in francese. In teoria tutto molto bello ed “europeo”, ma non dimentichiamoci che non tutti sono portati per le lingue e chi non lo è purtroppo non ha buoni esiti con questo tipo di impostazione. Anche alla Scuola Europea c’era l’obbligo di studiare alcuni materie in lingua straniera e ho visto piu di un compagno in gravi difficoltà perché non riusciva a raggiungere il livello linguistico richiesto e pertanto veniva bocciato anche nelle materie insegnate in lingua. Personalmente ho profitato molto dalle possibilità offerte da questa scuola ma sono consapevole con non è necessariamente così per tutti. E credo sia d’obbligo menzionare che a Lussemburgo ci sono parecchie persone che alla fine hanno problemi in tutte le loro lingue!
Infatti ancora oggi ho contatti di lavoro con il Lussemburgo e devo dire che né il francese né il tedesco di chi mi scrive è veramente corretto.
Il bilinguismo deve essere un’opportunità non un obbligo e tantomento un mantra da seguire a discapito di ogni altra considerazione.
Giovanna says
Ancora sul Lussemburgo….
Colgo questa opportunità per parlare delle nostre esperienze scolastiche in Lussemburgo rispondendo a questo post. La situazione qui è piuttosto complessa. Come diceva Guenda, nella scuola locale l’alfabetizzazione avviene in tedesco, verso la fine della seconda elementare viene introdotto il francese. Il lussemburghese, che è una lingua orale e solo recentemente codificata, resta la lingua di comunicazione, ma le materie vengono studiate in tedesco e francese.
Vorrei aggiungere a conferma di quanto detta da Guenda, che in Lussemburgo c’è un grande ricambio e la presenza straniera è altissima, quindi annualmente si inseriscono nella scuola locale tanti bambini e ragazzi che non parlano il lussemburghese e, a volte, neanche il francese e il tedesco. Potete leggerne di più sul nostro blog http://www.italobimbi.it/blog/26-bilinguismo-minaccioso.html
In Lussemburgo c’è da molti anni per ragioni storiche una forte immigrazione portoghese, ma spesso i figli dei portoghesi sono quelli che fanno più fatica ad inserirsi in quanto non parlano il lussemburghese a casa, nè alcuna altra lingua, tantomeno germanica. In questi casi, il sistema prevede della classi di accoglienza in cui i bambini dovrebbero imparare il lussemurghese, ma la motivazione non sempre è sufficiente, visto che spesso si trovano con altri conpaesani.
Il rapporto OCSE PISA non ha mai trattato molto bene la scuola lussemburghese: sembra che il trilinguismo che vige prenda troppa energia agli alunni a scapito dei contenuti delle materie. Inoltre, sempre secondo il rapporto ocse, la provenienza sociale avrebbe un forte impatto sui risultati scolastici dei ragazzi. Il problema enorme della scuola lussemburghese è il continuo afflusso di immigrati che in molti casi non conoscono nessuna delle lingue del paese.
Come accennavo la comunità internazionale è molto grande e parte di essa manda i propri figli in scuole private: esiste la scuola francese, in genere riservata ai figli dei francesi, la scuola internazionale dove confluiscono nazionalità diverse e l’insegnamento è in inglese, la scuola inglese e la scuola europea.
I miei figli vanno appunto alla scuola europea, sezione olandese. Mi piacerebbe qui aprire una parentesi sulla scuola europea che è nata per andare incontro alle esigenze dei funzionari europei i quali all’epoca si trasferivano con l’intenzione di tornare nel paese di origine e nella maggior parte dei casi si trattava di famiglie mononazionali. Con il tempo la situazione è cambiata, i funzionari europei fanno tutta la loro carriera all’estero e sempre più spesso le famiglie sono bi-nazionali.
A mio avviso la scuola europea non risponde più alle esigenze reali delle persone a cui si rivolge in quanto il sistema è piuttosto rigido e non permette tutte le combinazioni linguistiche. Nel nostro caso, e non siamo gli unici, la scelta di una delle nostre lingue ha automaticamente escluso l’altra.
Con l’adesione dei nuovi paesi dell’Europa dell’est, non sono state create tutte le sezioni linguistiche necessarie per mancanza di alunni, quindi, in questi casi, i bambini sono stati accolti nelle sezioni di lingua inglese o francese (e non sempre i genitori hanno potuto scegliere). A questi bambini viene offerta l’opportunità di coltivare la propria lingua di origine frequentando mezz’ora di lezione al giorno in quella lingua (mentre nelle diverse sezioni linguistiche la scelta della prima lingua straniera avviene tra inglese francese e tedesco, sempre mezz’ora al giorno).
A questo punto mi domando se non avrei preferito per i miei figli l’opzione sezione inglese o francese che sia, con la possibilità di frequentare corsi giornalieri in entrambe le nostre lingue di casa (italiano e olandese). Al nostro caso specifico si aggiunge la questione che mio marito non è olandese, ma fiammingo e chi conosce un po’ la zona sa che tra fiamminghi e olandesi le differenze culturali possono essere enormi. Anche mio marito a volte si sente un po’ straniero….. ma questa è un’altra storia….
Quanto ai metodi i miei bimbi sono ancora piccoli e quello che so è per esperienza indiretta. Comunque, come dicevo, li’ i bambini dalla scuola elementare cominciano mezz’ora al giorno di lingua straniera e per seguire queste lezioni la classe viene smembrata e ridistribuita in altre classi, quindi i piccoli devono spostarsi da soli (si sente l’apprensione della mamma, no?) alla ricerca della propria aula, al massimo con un altro amichetto della stessa classe (e lingua!), questo permette loro di entrare in contatto con altri bambini di altre nazionalità con cui la lingua veicolare sarà per forza quella straniera che studiano insieme. Questo sistema, che ci fa pensare alle nostre università, va avanti per tutto l’iter scolastico e dalla scuola secondaria (da 12 anni) la scelta delle materie si amplia gradualmente e molte materie vengono proposte nella lingua straniera scelta. Ovviamente, da un punto di vista psicologico, a me sembra che si spinga i bambini a crescere troppo in fretta, ma forse sono una mamma all’antica….
Come vedete la questione lingue qui da noi non è affatto marginale, nè opzionale, vi siamo costretti a confrontarci quotidianamente e in forme e misure diverse.
Bilingue Per Gioco says
Giovanna,
però nelle tue parole io leggo due desideri contrastanti, da un lato vorresti ancora più scelta, una scuola che si adatti alle esigenze individuali, dall’altro vorresti che i bambini fossero meno sballotati di qua e di là. Mi sembrano due richieste contrastanti… La personalizzazione della scuola, creare percorsi individuali, è sicuramente un obiettivo importante, che si complica molto però quando enriamo nella sfera delle lingue, perchè un conto è un’insegnante che crea percorsi personali per i bambini, un altro è dover avere molti insegnanti diversi di diversa madrelingua.
Come sempre crescere con più lingue richiede molti compromessi, non si può evitare di dover rinunciare a qualcosa, e questo è un aspetto importante e a volte sottovalutato.
Ciao!
L.
Giovanna says
Letizia,
vorrei che la scelta fosse diversa, non più o meno ampia, comunque sono consapevole dei compromessi e degli sforzi che comporta un’educazione bi- o plurilingue.
In ogni caso qui non si tratta dei miei desideri personali, ma di descrivere un sistema e confrontarlo con altri. Le mie opinioni personali sono appunto personali, come quelle espresse da Guenda o da chiunque altro, ciò che è importante è che attraverso le esprienze raccontate si abbia un quadro più approfondito e meno asettico di quanto si potrebbe concludere attraverso una semplice indagine sui sistemi scolastici.
Ciao!
kali says
Ciao a tutti, mio marito sta per trasferirsi per lavoro in lussemburgo, io e la bimba ci trasferiremo non prima del nuovo anno, molto della decisione di quando trasferirci noi due in effetti dipende dalla scuola della bambina, che a settembre inizierebbe la materna e quindi la mia prima preoccupazione è il fatto di farle interrompere interrompere l’anno per poi non sapere bene dove e se inserirla in una scuola in lussemburgo. sto girando da un mese su internet alla ricerca di informazioni utili sulla tipologia di scuola ma non riesco ad orientarmi o a capire quale possa essere la scelta migliore per lei, considerndo che in linea di massima la nostra intenzione è quella di restare solo 2/3 anni per poi o tornare in italia o spostarci in un altro paese. non riesco a capire se sia preferibile mandarla in una scuola privata (al di la dei costi esorbitanti) o è una spesa “inutile” nella misura in cui le scuole pubbliche sono altrettanto valide.. speravo ci fosse una scuola dove almeno ci fosse una sezione italiana, ma da quanto ho visto l’unica è la scuola europea dove sembra non essere facile accedere se non lavori alla comunità europea, oppure la scuola materna italiana gestita dalle suore, che però è solo materna e come seconda lingua insegnano il lussemburghese.. insomma, ho un pò di confusione e non so davvero come orientarmi, dato che ho letto qui sopra almeno un paio di “mamme” che vivono in lussemburgo, vi sarei molto grata se poteste fornirmi qualche informazione in più per orientarmi. grazie mille a tutte quelle che vorranno e potranno darmi una mano!!
Giovanna says
Ciao Kali,
io vivo in Lux e i miei figli prequentano la scuola europea. In effetti, è l’unica a proporre una sezione italiana. La scelta dipende molto dalle vostre intenzioni anche in seguito. Ci sono alcune aziende che hanno convenzioni con la scuola europea o con la scuola internazionale, non so se quella di tuo marito è tra queste. Se vuoi, scrivimi su italobimbi@hotmail.com forse posso aiutarti in qualche modo a chiarirti un po’ le idee. In bocca al lupo!
Giovanna
Daniele says
Io mi sono trasferito da pochi mesi in Lussemburgo ed ho trovato tutto meraviglioso. Mi piacerebbe imparare velocemente il lussemburghese ma vista la mia esperienza molto latina ed il portoghese che ho imparato come autodidatta, nella mia permanenza decennale in Brasile, trovo qualche difficoltà. Sono certo che alla mia età (1964) imparerei molto più velocemente attraverso il gioco. Ora mi domando? Se fossero i bambini o almeno i ragazzi giovani che si mettessero ad insegnare ed i meno giovani a fare gli alunni si potrebbe portare la dinamica dell’insegnamento in una visione giovane, con risultati ottimi. Allora creiamo insieme a Lussemburgo una scuola per genitori ed anziani dove gli insegnanti sono bambini. Magari gli adulti potrebbero imparare anche altre cose e ci sarebbe sicuramente un mondo giovane nelle teste di qualcuno che vuole obbligare una lingua come una legge invece che come una cultura od un innocente giuoco. Grazie per l’attenzione ed…