Guets post, l’autrice e’ Elena.
Continuo a raccontarvi la mia esperienza con V. ispirandomi ad un post di Bilingue Per Gioco sull’importanza della routine in un’esperienza come quella del bilinguismo, e più in generale nel rapporto quotidiano con i nostri figli, su cui concordo pienamente. Ancora a 8 anni V. si aspetta la frase “d’obbligo” prima di addormentarsi, figurarsi i bimbi più piccoli! Come vi ho già spiegato, il nostro orario dedicato al bilinguismo è “pre-serale” e non ci sono eccezioni, anche perchè le nostre giornate sono piuttosto piene. In questo nostro momento speciale, in cui io parlo solo Spagnolo e lei, per ora, ci prova, abbiamo preso l’abitudine di imparare un paio di vocaboli al giorno: magari sono le due parole principali di una canzoncina nuova. Altre volte al mattino infilo di nascosto una flash card particolarmente carina nel diario di scuola, per esempio con una coccinella, o con un pulcino, insomma qualcosa di tenero, e questi sono i vocaboli che le rimangono più impressi.
Così, giorno dopo giorno, si sono creati dei rituali anche nel nostro progettino.
V. se n’è accorta, così quando provo a chiederle “come si chiama la moglie del leone in Spagnolo?”, lei mi dice 20 parole a raffica con relativo abbinamento in Italiano. Per la serie: così poi mi lasci in pace con l’interrogazione!
Ho però notato che recentemente si è insinuato un elemento inaspettato nella nostra routine, ed è lo scherzo, cioè il ridere di tante parole che, come potete immaginare, in Spagnolo sono proprio buffe. Ci sono i “falsos amigos”, cioè quelle parole che in Italiano significano una cosa e in Spagnolo un’altra, come il famoso BURRO che in Spagnolo vuol dire ASINO! Altre ancora più fuorvianti, come LARGO che in Spagnolo vuol dire LUNGO. Così, mentre V. suona il suo violino, le dico “Toca con el arco más largo” (suona con l’arco più lungo) e lei scoppia a ridere.
Credo che questo aspetto, a cui non avevo proprio pensato, sia uno degli elementi che distinguono l’esperienza di bilinguismo con i bambini un po’ più grandi da quella con i più piccini. Se da un lato vivono l’esperienza in modo meno naturale di un bimbo che impara a parlare contemporaneamente due lingue, l’ironia dona un pizzico di curiosità in più. Forse la tanto temuta NOIA che credevo sarebbe subentrata alla ROUTINE viene contrastata dallo scherzare e ridere di ciò che facciamo. Naturalmente non mancano le battute a tavola, con il papà, quando V. gli racconta le ultime stranezze sullo Spagnolo, e lui la asseconda provando ad indovinare le cose più assurde. Oltre alle parole uguali con significato diverso ci sono termini un po’ più esotici del normale che stanno suscitando una particolare attenzione, quelli con un suono un po’ più strano, es. le noccioline americane (cacahuetes) che V. ha imparato qualche giorno fa, e che con la stagione natalizia iniziano a spuntare sulle nostre tavole. Finisce che le parole che avrei pensato più difficili da assimilare sono quelle che si ricorda di più anche perchè poi va a dire in giro: ma sapessi com’è difficile dire noccioline in Spagnolo! Ora, lì per lì non mi vengono esempi simili in altre lingue, ma sicuramente qualche altra mamma avrà notato che il proprio figlio impara a dire “supercalifragilistichespiralidoso” piuttosto facilmente, solo perchè è una parola irresistibile.
Saluti,
Elena
SaRaksha says
Bhè, ma questo succedeva anche a me con lo spagnolo! E l’ho imparato a 19 anni! 🙂
Elena says
certo, sono d’accordo, perchè è una caratteristica della lingua spagnola; quello che volevo comunicare era il fatto che questa particolarità ci è venuta incontro in una fase in cui eravamo entrambe a rischio noia! adesso comunque questo momento di passaggio è stato superato e il nostro momento quotidiano con lo Spagnolo è entrato nelle abitudini di casa nostra…grazie per avermi letta…ciao elena