Marco Tamburelli e’ Ricercatore Associato presso il dipartimento di Fonetica e Linguistica del University College di Londra e ha un particolare interesse scientifico per il bilinguismo e i bambini bilingui, sui quali ha anche effettuato il proprio dottorato, PhD.
Marco, in un commento sul tema dei metodi da usare per stimolare un bambino a parlare la lingua minoritaria tu hai introdotto il concetto della percezione della realtà del bambino. Ci spieghi brevemente cosa intendi con questo termine e perché e’ importante?
In maniera molto semplicistica, con il termine “percezione della realtà” si indica il procedimento attraverso il quale i bambini arrivano a capire il funzionamento del mondo che li circonda. Questo e’ un insieme di ciò che vedono e sentono, e (in misura molto minore) di ciò che gli viene detto. Dal punto di vista della realtà sociale, tale sviluppo e’ basato principalmente sulle loro esperienze di vita quotidiana, e quindi su ciò che percepiscono dal comportamento degli altri.
Questo procedimento e’ di importanza cruciale nello sviluppo del bambino almeno su due fronti. Prima di tutto, non si può imparare un comportamento se non si ha prima modo di capirne, almeno in parte, il funzionamento (naturalmente questo “capire” si riferisce a un procedimento inconscio). L’apprendimento di una lingua e’ un esempio lampante: nessun bambino può imparare una lingua se tale lingua non esiste nell’ambiente in cui vive. Allo stesso modo, un bambino non può evitare (eccezion fatta per le patologie) di imparare la lingua della società che lo circonda.
Il secondo motivo che mostra l’importanza di tale procedimento e’ la sua influenza sull’auto-stima. Esistono molti studi fatti nel campo della pedagogia che dimostrano che quando un bambino e’ sicuro di quale sia il proprio ruolo in un’attività sociale (come per esempio un gioco di gruppo) vi prende parte con molto più entusiasmo e, nel caso di attività scolastica, e’ molto più probabile che impari qualcosa di nuovo. Al contrario, quando un bambino e’ confuso riguardo il proprio ruolo in queste attività’, e’ probabile che non si diverta, che si senta confuso dal fatto che gli altri bambini possano divertirsi con tale attività, e che la sua auto-stima ne soffra come conseguenza.
Entrambe queste conclusioni hanno implicazioni importanti per la vita sociale, e quindi per lo sviluppo, del bambino.
Cosa succede se la percezione della realtà del bambino e in disaccordo con i segnali che il bambino riceve dai genitori e dalle figure di riferimento?
Quando una persona si trova di fronte a due realtà contraddittorie può scaturire ciò che gli psicologi chiamano “dissonanza cognitiva”, ovvero un conflitto interno, che può avere ramificazioni molto significative, e può creare numerose emozioni negative nella persona, come confusione, ansia, stress, e altre emozioni collegate ad esse.
Purtroppo la ricerca sul bilinguismo non ha approfondito questo tema, ma la dissonanza cognitiva, che e’ uno dei concetti che più ha influenzato la psicologia moderna, si sviluppa in ogni caso in cui l’esperienza ci porta a contraddizioni interne, e quindi anche nel caso in cui un bambino bilingue riceva messaggi contraddittori dalle proprie figure di riferimento. Un bambino al quale viene detto, per esempio, che “mamma non parla X” o verso il quale un genitore si comporta secondo la strategia della “minima comprensione/non comprensione”, dovrà poi confrontarsi con una realtà irriconciliabile, ovvero quella realtà di cui e’ testimone ogni volta che lo stesso genitore parla la lingua X con amici/parenti/estranei. Questo, secondo me, e’ un fatto da non sottovalutare.
Una precisazione necessaria: non sto dicendo che tale strategia non “funzioni”, ovvero che non aiuta ad aumentare i contesti in cui il bambino e’ spinto a parlare la lingua minoritaria. Ciò che sto affermando e’ che tale strategia può spingere il bambino verso la dissonanza cognitiva. Ciò non toglie la possibilità che possa funzionare come soluzione a “corto termine”, ma dovrebbe comunque farci riflettere sulle potenziali conseguenze.
Sai se sono stati fatti studi specifici su come la percezione della realtà del bambino influenzi lo sviluppo linguistico e psicologico dei bambini bilingui?
Purtroppo non mi risulta che vi siano stati studi con l’intento di avvicinare le due discipline e di aiutarci a capire il bilinguismo sotto questo aspetto. Pero sappiamo benissimo che l’apprendimento linguistico, oltre che ad essere una attività psicologico-cognitiva, e’ anche un’attività sociale (senza società’, non esisterebbe nemmeno la lingua), e come tale e’ dipendente anche dalle strutture psicologiche che regolano lo sviluppo sociale del bambino.
I genitori di bambini bilingui pero sembrano trovarsi di fronte ad esigenze contraddittorie, da un lato quella di motivare il bambino a parlare la lingua minoritaria, il che spesso comporta fargli avvertire la necessita’ di parlare la lingua, dall’altro lato il rispetto della percezione della realtà del bambino, che giustamente percepisce che la seconda lingua non e’ veramente necessaria, perché tutti capiscono la lingua maggioritaria. Secondo te come si può risolvere questo conflitto?
Questo non credo segua da quanto ho appena discusso. La realtà a cui mi riferivo, e che può creare dissonanza, e’ quella creata dal genitore che finge (o afferma) di fronte al bambino di non capire una determinata lingua, ma dimostra poi di capirla benissimo quando parla con altri.
In casi in cui un genitore (o entrambe i genitori) parlano una lingua minoritaria che non e’ veramente necessaria all’interno della società si hanno due realtà (quella famigliare e quella esterna) che non possono creare nessuna dissonanza perché, appunto, sono due realtà diverse. Il problema inizia quando e’ la stessa realtà a dimostrarsi diversa in contesti diversi. Il bambino può benissimo riconciliare il fatto che la propria famiglia (o uno dei genitori) parla una lingua diversa da quella parlata dalla società, ma e’ logicamente impossibile riconciliare i concetti “mamma non capisce la lingua X” e “mamma parla la lingua X”.
Quindi secondo te quali sono gli insegnamenti fondamentali che il genitore di bambini bilingui può trarre?
Secondo me bisogna riflettere a fondo sulle strategie da usare per motivare il bambino a parlare la lingua minoritaria, e scegliere metodi che non creino realtà irriconciliabili nella percezione del bambino. Per esempio, un genitore può scegliere di insistere col parlare una lingua anche quando il bambino ne usa un’altra. Questo comportamento e’ un modo “onesto” per asserire la propria preferenza per quella lingua, senza dover fingere di non capire ciò che il bambino dice, evitando quindi di creare dissonanze e possibilmente di mostrare al bambino che non c’e nulla di male nel fingere di non sapere una cosa quando la si sa.
Immagine da A journey Round my Skull
anita says
Ciao, volevo segnalare che ad oggi non ho ancora ricevuto questo post, forse ci sono ancora problemi?
Inoltre volevo anche chiedere se sia stato già inviato l’e-book, perchè ancora non lo ricevo? Devo preoccuparmi? Ho fatto tante domande ma ancora non scrivo niente di me ma presto lo farò! Spero che mi risponderai comunque. Buon lavoro Anita
Bilingue Per Gioco says
Ciao Anita,
buone domande. Non so neanche io perche’ la newsletter oggi non e’ circolata automaticamente, stavo giusto pensando di inviarla manualmente, ho aspettato finora perche’ a volte finisce che ne partono due e non e’ bello.
Per l’E-book ci siamo quasi, bear with me e non preoccuparti!
Ciao,
L.
Cristina says
Buongiorno,
Mi chiamo Cristina e ho una bambina di due anni.
I miei genitori sono nati in Slovenia e dopoo il matrimonio si sono trasferiti in Italia (Trieste -città di confine).
Io e mia sorella, a casa, abbiamo sempre parlato in sloveno mentre abbiamo frequentato tutte le scuole italiane.
Il mio sloveno non è grammaticamente corretto ma capisco e mi faccio capire perfettamente. Per non trasmettere i miei errori gramatticali non mi sono mai rivolta a Silvia in sloveno.
Silvia è stata, fino ad adesso, accudita dai nonni, la nonna materna parla con Silvia sia l’italiano che lo sloveno mentre la nonna paterna solo l’italiano.
Adesso abbiamo deciso di inserirla all’asilo nido sloveno per tre volte la settimana.
Per non creare confusione alla piccola, avrei piacere di sapere quale dovrà essere il mio comportamento nei confronti della lingua slovena: devo parlarlo solo esclusivamente nell’ambito dell’asilo oppure posso alternare le due lingue in base all’occasione?
Ringraziando anticipatamente, invio cordiali saluti.
Cristina
Bilingue Per Gioco says
Ciao Cristina,
sono molto contenta che la tua domanda ci dia l’occasione di parlare del bilinguismo nelle zone di confine.
Innanzitutto se la lingua madre di tua madre e’ lo sloveno forse potresti ragionare con lei sul fatto che lei, se lo desidera, potrebbe parlare solo in sloveno alla bambina.
Per quanto riguarda te, la prima domanda che mi verrebbe da farti e’ tu cosa desideri?
Vuoi parlare Sloveno con tua figlia perche’ e’ una lingua che senti tua ma temi di comunicarle errori? In questo caso potresti introdurre l’abitudine di leggere in sloveno con lei.
Vuoi parlare in Italiano ma senti che dovresti parlarle anche in Sloveno? In questo caso direi di non preoccuparti, la bambina ha gia’ tanta esposizione allo sloveno, non devi costringerti a fare qualcosa che non vuoi fare.
Le tue motivazioni e i tuoi sentimenti per entrambe le lingue sono fattori importanti, per te come per tua figlia. Mai come in questi casi la lingua e’ cultura e identita’, identita’ su cui spesso grava il peso della storia.
L.
anna says
questo articolo mi e’ piaciuto moltissimo. finora mi sembrava, infatti, che in questo sito non ci fosse spazio per tutti gli aspetti psicologici e sociali che implica un bilinguismo non per gioco ma per necessita’. appunto mi sembrava che la tattica “alla mamma si parla in/come parla la mamma” non fosse “pericolosa”, scusami il termine forte. da qui anche le mie perplessita’ nei commenti al post su quanto vuole e decide un bambino come parlare. insomma, mi sbagliavo in questa impressione emi fa piacere!
Sabine says
Quest articolo mi ha dato parecchio da pensare. In effetti ho sempre pensato “ingenuamente” che nell’interagire in francese con mio figlio e nel sollecitarlo a parlare in francese anzichè in italiano, io stessi mettendo in scena per lui una “finzione”: la finzione che la mamma capisca Giovanni solo in francese. Inoltre, per il mio lavoro di ricercatrice sul modello glottodidattico del format narrativo (Hocus e Lotus, per intenderci) di solito esprimiamo il principio del bilinguismo dicendo che l’insegnante durante l’attività finge di non sapere l’italiano e quindi di non capire quando i bambini parlano la loro prima lingua.
La mia riflessione di questi giorni in realtà mi ha portato ad accorgermi che non è proprio così. Non si tratta di fingere di non capire, ma di eleggere la lingua minoritaria a lingua ufficiale di un determinato contesto, e di rendere il più comprensibile possibile al bambino quando si trova in quel contesto oppure no. Questo significa che devo fornire a Giovanni degli indizi chiari e stabili di quale sia la situazione in cui “deve” parlarmi francese. E l’insegnante di inglese di Giovanni deve dare indizi chiari e stabili di qualse sia la situazione in cui “deve” usare solo l’inglese. Il principio del bilinguismo, secondo cui se si vuole che il bambino parli la lingua straniera (o minoritaria) si deve (fingere di) non comprendere la lingua materna (o maggioritaria) deve essere applicato all’interno di una pratica per cui la lingua straniera o minoritaria non ha solamente un interlocutore chiaro e stabilmente definito (OPOL), ma anche un contesto chiaro ed esclusivo (un mondo per una lingua). Giovanni me lo ha confermato due giorni fa, chiedendomi di usare l’inglese nel momento in cui mi stavo riferendo alle storie di Hocus e Lotus che vive in inglese con la sua maestra: “maman, non oui, dis yes”!!!
raffaella says
Buongiorno,
mi chiamo Raffaella e ho un bambino di 7 mesi. Mio marito ha due fratelli che sono sposati con due ragazze inglesi abbiamo quindi 5 nipoti bilingue. Io e mio marito non parliamo bene la lingua inglese e per facilitare in un futuro nostro figlio e permettergli di interagire con i cugini e le zie (che vede ogni settimana e che gli parlano in inglese) abbiamo pensato già da un mese di far venire una ragazza inglese 2 ore al giorno per interagire con lui attraverso canzoni e giochi. Questo può creargli confusione? Noi parliamo con lui solo in italiano, mi sente parlare un inglese posticcio solo quando mi rivolgo alla ragazza in quanto non parla una parola di italiano.
Ringrazio anticipatamente, con i migliori saluti
Bilingue Per Gioco says
Raffaella,
secondo me va benissimo, il bambino sente l’Inglese regolarmente dalla ragazza, zie e cugini, benissimo, poi se sente che ti sforzi a parlarlo anche tu non c’è nessun problema, anzi, è motivante.
L.
Faruk says
Ciao, io sono Bosniaco (madrelingua bosniaca) sposato con una Bosniaca (madrelingua bosniaca) e viviamo a Sarajevo, allora in Bosnia! 🙂 Abbiamo una bimba di 15 mesi e da quando e’ stata nata io parlo con lei in italiano che allora non e’ la mia madrelingua (e non e’ proprio perfetta perfetta, pero’ la parlo. L’ho imparata anni fa, qui a Sarajevo (poi ho finito il Master in Italia). Ora, la nostra bimba (non parla ancora, eccetto mamma, tata (padre, papa’), pero’ capisce tutto sia in bosniaco che in italiano. Io non fingo che non capisco bosniaco, perche’ la bimba mi sente quando parlo con la mia moglie, amici, parenti…Ora, questo articolo mi ha dato un po da pensare. Mi chiedo se sbaglio perche’ insisto a parlare con lei in italiano (poi ascolta le canzoni italiane – Zecchino d’oro…, guarda i cartoni animati in italiano…leggiamo i libri in italiano…) o dovro’ continuare nello stesso modo come fino ad ora. Devo cambiare il modo? Come? Cosa dovrei fare? Lei e’ completamente circondata con la lingua bosniaca e solo quando sta sola con me ascolta solo l’italiano (e questo e’ la situazione ogni giorno fino al mezzogiorno, e in pomeriggio). Temo che la farei confusa in futuro. Cosa faro’? Grazie!
Bilingue Per Gioco says
Faruk,
no il problema confusione della bambina in generale non esiste. La domanda è se tu ti senti a tuo agio con questa scelta e se senti che la comuncazione con tua figlia è piena e ricca anche se non parli la tua lingua madre, questo è il vero punto!
Ciao!
L.
Faruk says
Perfetto! Grazie mille! E grazie per questo blog fantastico e cosi’ utile! Si, mi sento proprio bene parlando cosi’ con lei, e ti devo dire che lei capisce proprio tutto in italiano che in bosniaco. Sono veramente felice e molto orgoglioso:-)
Ancora complimenti per questo blog!
Un abbraccio grande da Sarajevo!
Elena says
Ciao letizia, seguo i post con molto interesse da qualche mese ormai, mi sono chiarita tanti dubbi, ma non se quello di parlare inglese al mio bimbo di 4 anni , con sicuramente alcuni errori che comporta il non essere madrelingua, possa essere rischioso.
M. Ha frequentato il nido negli usa e si è sempre praticamente rivolto a me in inglese. Io non fingo mai di non capire l’italiano, ma lui preferisce che parli inglese. È come se fosse ” il nostro mondo” , o almeno ho questa impressione. Poi ho un secondo bimbo di 14 mesi e non so come andrà, per ora gioco con lui in inglese. Nel ebook credi che possa trovare queste risposte? Grazie ancora per questo fantastico sito!
Bilingue Per Gioco says
Elena,
non si può dare una risposta così generica senza conoscere le persone, nel dubbio io consiglio sempre cautela, poi ci sono persone che se ne sono fregate della mia cautela e si sono trovate benissimo (e quando le ho conosciute ho dato loro ragione), altre che poi si perdono per strada, i fattori da considerare sono personalissimi!
L.
Bonee says
Ciao, Sono stracontenta di aver trovato questo blog!! Sono coreana vivo da anni a Milano con mio marito (lui è coreano anche). Noi abbiamo una figlia. Lei è nata in Italia e ha due anni adesso. La nostra figlia frequenta il nido italiano da quasi un anno. Io sono plulilingue per la mia scelta. Mi piace studiare le lingue, conoscendo così le varie culture. Ma per la mia figlia con cui parliamo solo coreano, perche vogliamo lei capisca ME da fuori e dentro, ho molti dubbi. Prima che nascese lei, pensavo che bello che la nosta bambina crescera bilingue, che le verrà naturale parlare almeno due lingue senza tanti sforzi. Però vedendo la imparare molto veloce italiano da quando ha cominciato frequentare il nido, mi preoccupa il fatto che un giorno lei preferira parlare italiano. E forse noi diventeremo i noiosi genitori che non parlano bene la SUA lingua… Quindi alcune volte insisto nel modo un po anche ossessivo parlare coreano.
Intanto leggendo questo post ho capito un po come comportarmi e anche la possibile conseguenza negativa per la mia figlia per il mio comportamento eccessivo verso la nostra lingua. Continuerò seguire il vostro bellissimo blog, sperando diventare buona mamma per la mia bimba bilingue!!
Bilingue Per Gioco says
Bonee,
se voi genitori in casa parlate solo coreano vedrete che la bambina lo impara di sicuro, e senza fastidi, è la lingua di casa.
Benvenuta! Se ti va raccontaci la tua storia (mandami un’email a bilinguepergioco AT yahoo PUNTO com), il coreano è una lingua/cultura/paese di cui non abbiamo ancora avuto modo di parlare.
Ciao e grazie!
L.