I bambini bilingui sono ovunque intorno a noi, a volte bisogna solo bussare alla loro porta. Avevo già incominciato a parlarvi dei cambiamenti che pian piano sto introducendo nella nostra vita, o routine, dopo aver scritto In che lingua giochiamo? Ecco il secondo, importante cambiamento, che dovrebbe essere scontato, ma evidentemente nulla è mai scontato.
Nel mio caso una famiglia bilingue vive nel mio palazzo, si sono trasferiti da poco, ci siamo incontrati un paio di volte, quasi sempre in garage, ci siamo parlati in Inglese e ci siamo detti dai un giorno ci vediamo, vieni quando vuoi, e non è successo nulla. Perchè le nostre vite sono a volte così complicate che cerchiamo cerchiamo e non vediamo ciò che abbiamo sotto gli occhi, e poi abbiamo la paura stupida di disturbare il prossimo e ci isoliamo (io lotto con tutte le mie forze, ma inevitabilmente il fatto di vivere a Verona un po’ mi condiziona…).
Quindi domenica scorsa sono andata a suonare al campanello della mia vicina e le ho detto “Ciao, ti va di venire a giocare da noi con la tua bambina oggi pomeriggio?” Non era difficile, vero?
Purtroppo la mia vicina, con un sorriso amaro, mi ha detto la mia bambina è al mio paese, con la mia mamma, perchè ha iniziato la scuola. Poverina! Le ho detto che la capivo e mi dispiaceva molto, che sicuramente per lei era molto difficile essere così lontana dalla sua bambina. Dalla sua faccia, lo era.
La mia vicina, non è Americana, e nemmeno Inglese. E’ Indiana. Ci tengo a precisarlo perchè vedo che questa cosa dell’accento è davvero una fissa. C’è chi preferisce l’accento UK, qui quello USA e ci tiene che sia quello giusto, quindi no a persone e materiali dall’accento “sbagliato”. Peccato, perchè così si perdono mille opportunità, sia dal punto di vista linguistico che da quello umano.
Sappiamo benissimo che in India, in molto paesi Africani, in alcuni paesi caraibici e alcuni paesi asiatici l’Inglese è la lingua comunemente usata, ossia più o meno tutta la popolazione è almeno bilingue e parla correntemente Inglese, spesso ha fatto le scuole in Inglese. Parlano un Inglese perfetto? Spesso sì, dal punto di vista grammaticale, ma con un accento diverso dal Queen English. A volte usano dei termini o delle espressioni locali. Importa? Sicuramente e decisamente NO. La lingua è uno strumento vivo e dinamico, e serve a comunicare. Innanzitutto quindi bisogna aiutare i bambini a imparare e usare la lingua per comunicare, e nulla è più utile a questo scopo che giocare con altri bambini. Rinunciare ad imparare una lingua perchè non è “perfetta” è una sciocchezza ed è anche parecchio snob. L’accento Indiano non credo si distacchi dall’accento della Regina più dell’accento scozzese (quello che si sente in Scozia, che per inciso è anche più difficile da capire a mio modesto parere), però lo Scozzese ha il passaporto UK e l’Indiano no. Ma le lingue non hanno passaporto!
Inoltre, come più e più volte sottolineato, le lingue si evolvono, il fatto che un bambino giochi con un coetaneo africano a 4 anni non significa che per tutta la vita dovrà parlare con accento africano! Altre esperienze e input nella vita condizioneranno il modo in cui il bambino e poi il ragazzo parlerà Inglese (fermo restando che meglio parlare con qualsiasi accento che non parlare affatto una lingua).
Morale, se i vostri vicini o i compagni di scuola dei vostri figli sono bilingui, invitateli a casa vostra, mandate i vostri figli a casa loro, cercate di conoscerli. Anche così insegnerete ai vostri figli ad apprezzare e rispettare le culture del mondo. E bello vedere film che vengono da paesi lontani, andare in ristoranti esotici e viaggiare. Ma poi è nella vita quotidiana che dobbiamo confrontarci con pregiudizi e divisioni, ed è nella vita quotidiana che insegnamo ai nostri figli a rispettare gli altri e a riconoscere e apprezzare anche ciò che possiamo imparare da loro.
Infine un’ultima considerazione. Non so esattamente perchè questa mamma, evidentemente a malincuore, abbia deciso di mandare la sua bambina a scuola in India. Non ho avuto il coraggio di chiederglielo, non volevo dare l’impressione di volerla giudicare. Però me lo sono domandata, e non escludo che non sia per ragioni linguistiche ossia perchè la bambina crescesse non parlando solo Italiano (lingua utilissima solo per mangiare una pizza), ma parlando anche Inglese, oltre sicuramente ad altre lingue locali. Così la scuola di un paese in via di sviluppo (ma attenzione, perchè l’India è un continente, e racchiude anche tante storie di eccellenza oltre a storie di miseria!) viene ad essere migliore della scuola di un paese che fa parte del G7 (per ragioni che secondo me ormai hanno poco di razionale). Meditate gente meditate!
Immagine (della copertina di un libro Indiano) da A Journey Round My Skull
Carlo says
Il tuo post, che condivido in pieno, offre interessanti spunti di riflessione sulla complessità dell’approccio alle lingue. Innanzitutto, non si tratta di accostarsi solo ad una struttura linguistica diversa, ma anche ad una cultura o, come nel caso dell’inglese, ad un crogiolo di culture molto spesso diversissime tra loro. Da quando ho la tv in digitale terrestre seguo, nei ritagli di tempo, i programmi dell’emittente televisiva BBC WORLD. Devo dire che, a parte l’inglese parlato dagli speaker, la lingua che si parla più comunemente è ben lontano dal Queen English. Il che non significa che non sia corretto il più delle volte, ma che ha una gamma di accenti e di musicalità molto ampia. Infatti, si passa dall’americano all’inglese parlato in Africa, dall’inglese del Subcontinente Indiano all’inglese caraibico. A voler fare quattro conti, l’inglese puro (sulla cui definizione occorrerà mettersi d’accordo) sul totale degli anglofoni nel mondo rappresenta una percentuale modesta.
Un’altra considerazione sulla purezza della pronuncia che mi viene in mente consiste nell’assurdità della pretesa di parlare un’altra lingua con l’accento autentico, quando già nella propria lingua si è condizionati (a volte anche pesantemente) da un’inflessione dialettale o da un difetto di pronuncia (es.: la erre moscia).
Parimenti, non importa esprimersi in modo grammaticalmente perfetto se questo ci impedisce di utilizzare la lingua per lo scopo per cui è nata, cioè comunicare.
E’ molto meglio, a mio parere, non farsi condizionare da troppi tecnicismi, ma accostarsi ad una lingua con la curiosità di chi vuole entrare in contatto con altre culture per scoprirne gli aspetti più profondi. E’ noto che questo non sempre funziona, ma sicuramente la conoscenza più o meno ampia di una lingua aiuta ad abbassare le proprie naturali difese ed a superare le reciproche diffidenze.
Lisa says
Io credo che sia molto più utile ascoltare e imparare a riconoscere i vari accenti che una lingua ha… ed è anche molto più divertente!!! Quando sono arrivata qui, come sempre quando si impara una lingua, non distinguevo i diversi accenti del francese, invece ora mi diverto a parlare imitando l’accento dei canadesi che secondo me è una favola :-). Il tuo post è molto ben scritto e descrive perfettamente le manie che possono avere le persone di fronte ai vari accenti, ed è vero soprattutto per l’inglese, perchè c’è sempre questa fissa che gli americani, indiani, australiani, parlano inglese solo GRAZIE agli abitanti della Gran Bretagna che sono emigrati, e che la lingua parlata da questi popoli è oggi “inquinata” dal loro accento, dai mix con le lingue autoctone, ecc. E’ come dire che noi abbiamo inquinato il latino parlando italiano!!! Senza contare poi che lingue come l’inglese sono per molti versi più ricche proprio grazie a questi “inquinamenti”…
Kety says
Ciao!
Probabilmente in Italia non conosciamo molto la cultura indiana per cui e’ doverosa una precisazione.
Per le famiglie indiane all’estero e’ abbastanza normale la decisione di separarsi dai figli per mandarli a “studiare’ nel paese di origine.
La decisione (non certo facile per la madre ed in genere imposta dal padre) e’ legata a due fattori:
– le scuole in india cominciano prima e sono molto selettive
– gli indiani sono molto legati alle loro tradizioni: i matrimoni sono combinati tra caste dello stesso livello, molti di loro sono vegetariani puri etc
Mandare un figlio a scuola in un ambiente non indiano corrisponde a far crescere un figlio che non potra’ accettare le regole dell’educazione familiare futura.
In poche parole gli indiani sono sicuramente bilingui e spesso anche plurilingui (inglese + varie lingue indiane) ma molti di loro non sono “open mind” nei confronti di culture diverse.
Io ho lavorato a stretto contatto con molti indiani maschi che hanno accettato loro malgrado di avere come capo una donna. Ho conosciuto le loro mogli e la loro cultura che in parte e’ affascinante in parte e’ difficilissima da capire e terribile da accettare.
Un mio collaboratore un giorno mi ha chiesto una settimana di ferie e quando gli ho chiesto dove andasse in vacanza mi ha risposto che andava in India a sposarsi. Ovvia domanda da parte mia e’ stata “da quanto vi conoscete?” risposta “mai conosciuta, i miei genitori hanno organizzato il matrimonio”.
Comunque il matrimonio funziona gia’ da 4 anni….. probabilmente i genitori hanno scelto il meglio per il figlio…..