Pubblico l’email di Debora, che credo riassuma i sentimenti, i dubbi e le domande di moltissime mamme.
Ciao sono Debora,
ho da poco trovato il tuo splendido lavoro e stavo in questi giorni leggendo il tutto e cercando di capire come funziona.
Cercavo in internet suggerimenti e consigli su come insegnare ai bimbi una seconda lingua ma sopratutto cercavo buoni libri e dvd da leggere insieme, visto che girando nelle librerie qui non c’è nulla in inglese, tutto in italiano :o((((
MI presento: sono mamma di una bimba di 8 mesi ed ancora prima di diventare mamma avevo l’idea di voler insegnare l’inglese il prima possibile ai miei figli. Mi sono infatti informata sui pro ed i contro (anche se avevo già una mia idea positiva in merito) e sono arrivata alla conclusione che i bimbi sono delle vere spugne in fatto di apprendimento e che per loro sarebbe un vero bene crescere bilingue. Purtroppo c’è molta ignoranza al riguardo e sopratutto in Italia, dove l’inglese è parlato poco e male, per non parlare dell’insegnamento durante le scuole spesso molto scarso, anche se adesso la situazione è migliorata rispetto una volta (finalmente anche le nostre scuole hanno capito quanto sia importante)
Adesso che sono mamma e che quindi posso mettere in pratica queste mia idea, mi sto scontrando, appunto, con l’ignoranza di cui parlavo prima, quasi nessuno mi appoggia in questo a parte mia mamma (che mi ha sempre appoggiato anche quando, insoddisfatta della mia consocenza scolastica, ho deciso di partire sola e senza meta per l’Inghilterra) e mio marito, che non si oppone ma nemmeno mi aiuta un granchè, nel senso che lascia fare tutto a me e quando cerco di conversare anche con lui oltre che con la piccola, la mette sempre sull’ironico come se fosse una presa in giro e non un lavoro serio.
Vabbè io vado avanti per la mia strada anche se non ho ancora un programma ben preciso, ma me lo creerò strada facendo e leggendo bene i tuoi consigli ed acquistando qualche buon libro e/o dvd, poi spero con il tempo di raccoglierne i frutti.
Inoltre ho constatato che nel parlare con mia figlia in inglese è un modo anche per me di rinfrescarlo, visto che ormai da quando sono in pianta stabile qui, non ho più grandi occasioni per usarlo, e mi dispiace molto.
Ce la metterò tutta per non mollare ed essere constante, sopratutto quando comincerò a lavorare e diventerà tutto più difficile. Adesso sono a casa e per la maggior parte del tempo quando siamo sole, le parlo in inglese da quando si sveglia al mattino con un bel “goodmorning my sweet darling” fino alla sera che mi invento qualche fiaba, lei ovviamente ancora non parla ma sono sicura che serve comunque.
Quando comincerò a lavorare non avrò tutto questo tempo a disposizione e sarò più stanca, starà tutto il giorno con i nonni paterni i quali non ne vogliono sapere di altre lingue ma cercherò comunque di continuare nel mio obiettivo.
Concludo facendoti i miei complimenti per il tuo splendido lavoro, ammmirevole davvero, e mi ha dato molta carica.
Solo una domanda ho letto velocemnte che organizzi playgroups a Roma. Io sono in provincia di Milano, Lissone per la precisione che comunque ormai non siamo più sotto Milano ma sotto la provincia di Monza e Brianza (MB), non sai se c’è qualcosa anche da queste parti? E’ un bel modo per incontrarsi….
Adesso guarderò bene anche che consigli dai sui libri da comprare che trovo siano molto utili per l’apprendimento, se poi ne hai qualcuno in particolar modo da suggerirmi dimmi pure.
Io tra i vari scambi di opinioni che ho letto, mi sembrava parlassero bene di questi:
-WE’RE GOING ON A BEAR HUNT
-BABY TOUCH
-SAY HALLO TO THE BABY ANIMAL
Cosa ne pensi come inizio? In genere quando non li conosco i libri mi piace guardarli, sfogliarli, e vedere che sensazioni mi mandano prima di comprarli, ma ovviamne essendo su internet non ho questa possibilità e quindi mi baso sulle considerazione degli altri.
Adesso vedo se ce ne sono altri da acquistare così poi compro tutto insieme dal tuo sito.
Bene, ti saluto calorosamente e speriamo di avere occasione di confrontarci in futuro.
grazie ancora tanto per tutto
Debora
Ciao Debora,
rispondo con un po’ di ritardo alla tua email, spero che il tuo entusiasmo sia ancora alto! Cercherò di rispondere con ordine a tutti i tuoi punti.
Premessa. Parlare sono in Inglese a tua figlia è una delle opzioni possibili ma non l’unica. Continua serena se ti senti veramente serena di questa scelta, riesaminala se per caso non ti ci senti a tuo agio (te lo dico just in case…), qui trovi qualche idea su come procedere.
Partiamo dal punto secondo me più importante. Coinvolgere il papà. E’ importante. Sì, la mamma può essere motivata quanto vuole, ma se il resto della famiglia, e soprattutto il papà, non è convinto i bambini prima o poi se ne accorgono e mettono in discussione tutto l’approccio. Ti consiglierei di lavorare molto su questo aspetto, anche se al momento può sembrare secondario, nel lungo termine secondo me può essere decisivo.
Idee? Vacanze in Inghilterra (o altrove si parli Inglese), guardare film in lingua (mamma e papà, quando la piccola dorme), trovare riviste in Inglese sui temi che lo interessano (avrà un hobby?), ecc, ecc. Cerca qualcosa che lo motivi a livello personale, non solo come papà di una bambina che un domani potrà parlare Inglese.
Per quanto riguarda i materiali in Inglese invece, guarda, anche io non ho mai comparto libri online prima, ma ormai lo devo fare. Capisco benissimo quando dici che i libri vanno toccati. Io esito anche a proporre liste di libri perchè in fin dei conti esprimo solo una mia opinione, più arricchente sarebbe leggere le opinioni di tanti genitori (io scelgo così), però capisco che non ne avete il tempo, e quindi ho deciso di prepararvi una lista di segnalazioni. Sono libri che piacciono a me, non hanno nessun altro merito specifico rispetto ad altri libri, quindi non prendeteli come oro colato, per nessun motivo! Vi ho creato degli starter pack, eccoli qui Starter Pack 0-3 e Starter Pack 2-6, includono anche dei CD e, per i bambini più grandi dei DVD. Ci tengo a sottolineare che questi libri non sono “migliori” degli altri, anzi posso dire per certo che un paio dei nostri libri preferiti non sono nemmeno nella lista, ho solo cercato di fare una lista un po’ generica. Se avete tempo vi consiglio di scegliere in base ai vostri gusti.
Infine, per quanto riguarda i Playgroup, mi sto effettivamente attivando per far partire Learn with Mummy anche a Milano. La tua zona però non so…, magari ne possiamo parlare.
Spero di aver risposto alle tue domande,
L.
Immagine da A Journey Round My Skull
francesca says
Ciao Debora,
La tua e-mail cade a fagiolo.
Tornando alla occlusione mentale delle persone che ci stanno intorno, vorrei condividere un episodio con voi che mi ha fatto riflettere, e un pò rattristato.
Ieri ero a passeggio con un’amica e i notri pargoletti, l’uno di 22 mesi e l’altra di 20.
Amica, tedesca di origine, trasferitasi per studio, e rimasta per amore, ha parlato tedesco fin dal giorno 0 con il figlio. Essendo una persona che ha girato per passione e curiosità vari Paesi, pensavo di trovare una confidente, e magari un appoggio riguardo questa mia idea ( passatami, poi, per bislacca) di parlare inglese ( che non è la mia lingua madre, ma rappresenta la lingua di una fetta della mia vita, e per certi aspetti continua ad esserlo) con mia figlia Bianca.
Subito, non si è pronunciata. Poi, andando io avanti con il discorso, ha iniziato ( e forse era meglio che non lo facesse……).
” Ma sai, sarebbe meglio di no, perchè confondi tua figlia. Lei non sa più che lingua sia il suo riferimento. Inoltre lei imparerà a parlare con errori. E’ successo al marito di una mia amica tedesca, il quale si ostinava a parlare tedesco con il figlio, anche se non era la sua lingua di origine, e ora il bambino fa gli strafalcioni…………..and so on…….
Insomma a fine conversazione avevo il morale per terra. Forse mi sono lasciata un pelo influenzare, perchè ho ancora qualche dubbio, e quindi non sono forte delle mie convinzioni al 100 %.
Pensandoci un pò, ho scrollato le spalle, dicendomi che lei ha solo confermato il sospetto che avevo: ” E’ quadrata”. tuttavia mi accorgo che in pubblico faccio fatica a parlare con Bianca in inglese, non tanto per noi, ma perchè non si passa inosservati, e molti pensano la stessa cosa che ha pensato questa persona.
Capita anche ad altri?
Avete la ricetta per non farsi coinvolgere dal vortice dell’ignoranza?
Aspettando le Dosi 😉
Grammy Smith
alice says
Ciao Debora,
vorrei rassicurati per quanto riguarda la “gestione” della famiglia allargata, dei nonni, degli amici eccetera.
Anche io avevo mille dubbi e perplessita’ e mi sono scontrata con lo scetticismo di chi mi stava intorno, ma quando si sono visti i primi risultati, ecco che (quasi) tutti hanno iniziato a fare i complimenti ai miei Nani e al metodo OPOL rigoroso.
L’unico vero problema si e’ rivelata l’opposizione dei suoceri, che sto cercando di aggirare “responsabilizzandoli”: ho chiesto che insegnino ai bimbi il dialetto 🙂 in modo che le tradizioni locali non vadano perse.
Spero che questo approccio possa funzionare meglio dei tentativi di spieagare loro che la seconda lingua e’ un dono e non un fardello o un modo per allontanarli da chi quella lingua non la parla 🙂
Sono pienamente d’accordo sulla necessita’ di avere il pieno ed entusiastico supporto del papa’, fai di tutto per convincerlo 🙂
In bocca al lupo!
alice
Federica says
Ha ragione Letizia a dire che questa e-mail assomiglia alla presentazione di moltissime mamme! La mia è stata così…su per giù! Anche la mia bimba ha 8 mesi e mezzo!
Approfitto quindi di questa lettera per chiedere consiglio a tutte voi e a te Letizia. Oggi è successa una cosa straordinaria! Premessa…….
Io conosco l’inglese ad un livello medio-alto, ho una buona padronanza della lingua ma ho i miei limiti (che cerco di superare per migliorarmi ma ci sono!) e ho presentato l’inglese a mia figlia Giulia sin dalla sua nascita. Personalmente non mi sento all’altezza nè pronta per impostare il metodo OPOL e ho quindi scelto un metodo misto: DVD, canzoni, libri e giochi sono in inglese e in più ho trovato una ragazza straniera che viene quasi ogni mattina per parlare con me e con Giulia in inglese! L’arrivo della nostra cara Aki costituisce lo “swith on” per la lingua inglese e vado giù anche io a parlarlo con scioltezza o almeno faccio del mio meglio (aggiungasi che ci sono momenti della giornata in cui parlo inglese con Giulia: ad es. il bagnetto, etc…). Mia suocera è tedesca e mio marito conosce il tedesco soltanto da un paio di anni per via di esperienze all’estero (hanno fatto la scelta di non crescere i figli bilingue). Mio marito non riesce a prendere la scelta di parlare in tedesco con Giulia almeno in presenza della nonna (presenza quotidiana!) e quindi lo ha fatto saltuariamente mia suocera sotto forma di gioco e canzoncine! Giulia ha imparato a battere le manine e stasera mia suocera ha detto: “Giulia, klatsch de hande!” (credo si scriva così!) senza fare il gesto di battere le mani e lei sorprendentemente ha battuto le mani!!! Adesso anche se io le dico “klatsch de hande” batte le mani! Premesso che sono contenta che lei capisca la lingua di sua nonna e che lei provi ad insegnargliela cosa faccio con il mio progetto “inglese”??!!??? Secondo voi rischio di fare una gran confusione nella testolina della mia cucciolotta??!!?? E’ il primo dubbio che viene a minare la mia determinazione! So che posso continuare con l’inglese e che posso farcela ma…..ho bisogno di una pacca sulla spalla e di un piccolo incoraggiamento da parte vostra (chiamatemi anche coccolona….ebbene sì…lo sono!)!!!!
Baci
Bilingue Per Gioco says
Federica,
io non vedo nessun problema, anzi! Tu e Aki siete le persone che propongono l’inglese s Giulia, tua suocera, e se lo vorrà tuo marito, le propone il tedesco. Perfetto! L’importante è che non vi pestiate i piedi, ossia che la lingua sia chiaramente associata a persone e contesti. Vedrai che capirà tutte e tre le lingue, se avrà sufficienti input, davvero non si può chiedere di meglio!
L.
Bilingue Per Gioco says
Arianna,
spero Elisabetta abbia modo di risponderti, comunque ti rispondo anche io. Mio figlio ha 2 anni e mezzo e quest’anno finisce il secondo e ultimo anno di nido. Il suo nido è un micronido italianissimo e normalissimo, se non per il fatto che è gestito da delle persone estremamente in gamba, delle quali sono a dir poco entusiasta. Un po’ perchè appena sono entrata mi hanno fatto un’ottima impressione, un po’ perchè volevo allontanarlo dallo smog cittadino, sta di fatto che il nido a cui l’ho iscritto è a 20 minuti di macchina da casa. Inizialmente pensavo fossero poca cosa, in fondo a Londra con 20 minuti non va da nessuna parte, mi sono detta. Però 20 minuti 4 volte al giorno sono 1 ora e mezza che devi dedicare solo a portarlo e prenderlo da scuola. La scuola materna l’ho scelta ben più vicina a casa.
Certo quando i bambini vanno a scuola le cose sono diverse, e io il problema delle elementari ancora non me lo pongo, ma fin qui questa è la mia esperienza…
L.
Sara says
Ciao a tutte,
eccomi qui anche io con la mia esperienza, anche io italianissima ho iniziato questa avventura dell’inglese quando il mio cucciolo aveva circa un anno… un po’ per poca convinzione, un po’ per la paura di non farcela… beh, ragazze, di sicuro il mio inglese è tutt’altro che perfetto, anzi… ma il mio tesorino (che ora ha 25 mesi) è davvero una spugna, non mi aspetto che impari l’inglese alla perfezione, anche se di sicuro lo parlerà meglio di me… ma è bellissimo vedere come adesso, dopo un anno sa già benissimo la differenza tra le due lingue (io cerco di parlargli in inglese il + possibile aiutandomi con libri, DVD, etc) e il risultato credo che per il momento sia + che soddisfacente. L’ostacolo + grosso sarà l’asilo, ma vedremo di superare anche quello. Io sono molto positiva riguardo a questa avventura e leggo sempre con interesse i commenti e gli articoli di questo sito… stiamo dando una marcia in + ai nostri bambini, e chi non lo capisce… beh, peggio per loro!! Io devo dire che ho trovato appoggio sia da parte dei miei genitori che da parte di mio marito… spesso capita che chiedano al piccolo come si dice questo o quello in inglese e lui lì pronto sfodera tutte le sue conoscenze… è bellissimo da vedere!! Non vedo l’ora di portarlo con me in un paese dove parlano inglese per vedere l’effetto… per ora anche io in cerca di playgroup nella provincia di Milano (noi siamo a Cologno Monzese)…
Ce la possiamo fare e alla fine i nostri piccoli ci ringrazieranno!
Un bacione e tutte
Sara
Luisella says
ciao Sara!
sono in una situazione simile alla tua. Ho una bimba di 11 mesi e vorrei iniziare ad avvicinarla all’inglese. Inizerò con i classici cd e dvd in lingua . A livello attivo invece, mi consigli di parlarle tutte le volte che posso in inglese (intervallando così le due lingue) o è meglio limitare l’uso della lingua straniera solo ad alcune attività?
Nel primo caso, ho paura di crearle confusione e nel secondo caso, di esporla troppo poco all’uso della lingua.
grazie del consiglio!
Luisella
roberto says
ciao Debora
devo dire che condivido tutto, ma proprio tutto ciò che hai scritto, stessa reazione delle persone, stessi dubbi e preoccupazioni…..io però sono un papà e ….along with mamma stiamo percorrendo la strada del bilinguisimo con Jennifer (ora ha quasi 5 anni) e Daisy che ha 11 mesi. Sono d’accordissimo con Letizia, cerca di coinvolgere il papà, non deve necessariamente imparare l’inglese ma deve appoggiarti completamente e prendere la cosa seriamente, vedrai che la tua bimba percepirà molto presto che anche lui ci tiene.
Su questo sito e soprattutto sul blog troverai suggerimenti preziosissimi che sono certo… will boost your own confidence, specialmente per noi che siamo un po’ pionieri …in questa scelta; Bilingue PER GIOCO è emblematico, per gioco; non prendiamo troppo sul serio i risultati che noi ci aspettiamo.
Jennifer ha avuto bisogno dei suoi tempi, ha i suoi alti e bassi, ora parla inglese anche al telefono con i suoi amici inglesi e americani in modo direi buono, è vero ci sono le sfide quotidiane, continua a mischiare le lingue, quando non trova la parola giusta ne mette una nell’altra lingua (noi non la correggiamo) le ripetiamo la frase nel modo corretto e ci GIOCHIAMO su, senza necessariamente aspettarci che la prossima volta assolutamente non ripeterà l’errore.
Ho trovata ottima l’idea della “ragazza alla pari” che trascorra qualche estate con noi, con una paghetta ragionevole, e nella quotidianità della trasmissione della lingua, durante le normali attività giornaliere (senza un full immersion di 15 giorni poi basta) in the long run, può fare miracoli secondo me.
Insomma, Debora…. buon lavoro, attingi più che puoi dal sito, trai incoraggiamento dai mutui consigli, non scoraggiarti…..e soprattutto keep us posted roberto
Bilingue Per Gioco says
Grazie Roberto,
grazie molte. Fa piacere ospitare il parere di papà non solo motivati ma anche disposti a condividere, e ovviamente grazie anche per le parole gentili sul mio lavoro.
L.
Valeria says
Ciao, il mio cucciolotto ha solo un mese e per il momento mi limito a sussurrargli qualche parolina in inglese e a cantargli canzoncine (twinkle, twinkle little star- baa baa black sheep e altre) ma ci terrei molto ad andare avanti con il mio “piano” di insegnamento precoce della lingua, spero di non mollare…mio marito non può aiutarmi in questo perchè non parla l’inglese però proprio per questo motivo ci tiene che il bimbo possa imparare la lingua. Io dopo tanti anni non ho più quella gran scioltezza nel parlare però credo di avere dalla mia parte l’esperienza di qualche anno di insegnamento dell’inglese nella scuola primaria e credo che adotterò con il mio piccolo quelle tecniche usate a scuola che a casa ripetute quotidianamente e più volte al giorno possono essere ancora più efficaci: routine quotidiane, attività ludiche, storie e canzoni.
A proposito di storie, a casa io ho questi libri, comprati in Inghilterra anni addietro per utilizzarli in classe con i bimbi e che ora userò con il mio bambino.
The very hungry caterpillar è a mio parere fantastico, consiglio l’edizione formato grande grande con pagine cartonate spesse e il bruco in stoffa che può entrare ed uscire dai buchi.
We’re going on a bear hunt,
Mouse’s first summer
Little Penguin
Guess How Much I love You
Little Baa
Snow Bears
Hug (tutti edizioni Walker Books, hanno splendide illustrazioni)
The story of the gingerbread man.
Ho poi diversi CD musicali ma il mio preferito è Children’s Favourites (The National Trust).
Quando arriverà il momento cercherò di procurarmi anche dei DVD.
Le informazioni su questo sito sono super, non ho ancora avuto modo di leggere tutto per bene ma leggo sempre la newsletter che arriva e credo che troverò un aiuto prezioso sia in tutto quello che scrivi tu Letizia e nei commenti di altri genitori.
Un saluto a tutti,
Valeria
Bilingue Per Gioco says
Ciao Valeria,
grazie di averci raccontato la tua storia, darò un’occhiata anche ai libri che menzioni, alcuni li conosco ma alcuni no.
In bocca al lupo e tienici aggiornati per favore!
L.
Silvia B. says
Ciao Debora,
La tua lettera è emblematica e credo che molte persone che frequentano questo blog si rispecchino nella tua situazione. Anch’io mi sono trovata e mi trovo tutt’ora in una situazione simile. Il mio piccolo ha ora 19 mesi e anch’io, come te, lavoro, per cui il tempo in cui posso parlargli in inglese è abbastanza ridotto. Cerco di sfruttare ogni momento in cui siamo soli, e provo a parlargli molto, da quando lo vado a prendere da mia madre alla sera prima di metterlo a letto, descrivendo quello che facciamo, dove stiamo andando, cosa vedremo, chi incontreremo, etc. All’inizio era strano parlargli in una lingua che non è la mia lingua madre…sai, mi sentivo meno spontanea. Ma poi ci ho fatto l’abitudine. Quando ci sono altre persone però, a parte il papà, mi blocco, e comincio a parlare in italiano…è più forte di me.
Le prime difficoltà devo dire che le sto incontrando ora: infatti, rispetto ai bambini che frequentiamo di solito (tutti i nostri amici hanno figli piccoli), lui è un pò indietro con il linguaggio (italiano intendo), e credo che il bilinguismo giochi un ruolo fondamentale in ciò. Ci vuole forza, e credere in ciò che fai…a volte temo di fargli confusione con le due lingue, e magari di creargli con i coetanei delle barriere di cominicazione (spesso dice agli altri paroline in inglese, che ovviamente non sono capite!), ma poi non riesco ad abbandonare questo “esperimento” in cui credo…In questo blog per fortuna trovo tanto coraggio ed occasione di confronto con chi sta percorrendo la mia stessa strada! In bocca al lupo!
Yael says
Ciao a tutti,
Anche se parlo con mio figlio nella mia lingua madre, capisco bene le sensazioni descritte da Debora e gli altri, per quello che riguarda il rapportarsi con gli altri e di dover difendere la propria scelta. Addirittura, visto che parlo anche bene l’inglese, mi dicevano all’inizio: “perché gli insegni una lingua così non importante [l’ebraico]? Ti conviene di più parlargli in inglese!”.
Ma più che altro, vorrei incoraggiare quelle e quelli che si trovano a volte bloccati davanti ad altre persone. Anche a me capitava. Nel parco, con la suocera, con amici… Non sapevo come fare. Ero un po’ imbarazzata e scocciata. Per fortuna, almeno così è per me, la cosa è cambiata moltissimo quando G. ha cominciato a parlare veramente (conversare, si potrebbe dire), a circa 22 mesi. Ora, che ha 27 mesi, non si tratta solo di un mio monologo, con qualche “si” o “no” suo, ma c’e’ un vero e proprio dialogo tra di noi, e quello avviene esclusivamente in ebraico. Quando, raramente, mi capita di raccontargli una storia da un libro in italiano (traducendolo… una fatica, devo dire) e sbaglio dicendo la parola in italiano (perché sono distratta o qualcosa del genere), lui mi corregge subito!! Anche quando il papà gli dice qualcosa in ebraico, G. lo corregge subito, traducendo. Ormai ha capito che si tratti di due lingue diverse e li usa in dei contesti diversi.
Quello che voglio dire è che, per la mia esperienza, ad un certo punto l’uso di una lingua minoritaria con G. e’ diventato un riflesso, non solo per il bambino, ma anche per me. Non posso fare diversamente. Quindi, fatevi coraggio e andate avanti!
chiara says
Debora
ho appena scoperto a Milano IL LIBRO LIBRERIA INTERNAZIONALE, è abbastanza fornita di libri per bambini in lingua originale e il personale è molto disponibile: è in Via Ozanam 11. Spero ti possa essere utile. Quanto ai playgroup, Letizia lo sa, appena parte qualcosa a Milano io non mancherò: sarà anche un’ occasione per conoscerci.
francesca says
Ciao Chiara,
Grazie di aver condiviso la tua scoperta! Sarò a Milano una settimana per lavoro, e stavo appunto cercando l’opportunità per trovare qualche libricino interessante per Bianca.
😉 Francesca
Irene says
Buongiorno a tutte/i (sono le 4.48 del mattino!!!)
Ho letto tante opinioni su questo sito e sono sempre più convinta del percorso che ho intrapreso con il mio bimbo e una scelta di gestione del mio asilo privato. Innanzitutto grazie.
Vita: ho un bimbo di quasi 4 anni, Antonio, che quest’anno ha vissuto due intensi mesi in USA con me. È il terzo anno che lavoro presso una università per un programma pazzesco sulla leadership ed il networking, 100 ragazzi, 21/40 anni, provenienti da tutto il globo che vivono per sei settimane intensamente insieme. È tutto vero quello che dite in merito all’ottusità italiana, amici africani parlano perfettamente due, tre a volte quattro lingue!!! Non esiste nazione che non dia lo strumento dell’inglese parlato fluentemente ai propri figli… Eccezione fatta per l’Italia. Quindi io ho deciso in controtendenza per la mia famiglia, mio marito ma in tendenza rispetto a voi 🙂 di immergere mio figlio nell’americano… Adesso che siamo in Italia gli parlo spesso in inglese ma dovrei essere più costante in casa, cmq i risultati sono strabilianti… Comprende e quando non conosce la frase ne intuisce l’intonazione e ti dice yes collocando il suo yen come un piccolo americanino in vacanza 🙂
Asilo: sono un soggetto molto testardo (stubborn:-) e da quando ho atteso mio figlio mi sono messa in testa che la scuola italiana non costruisce delle basi solide per i nostri piccoli geni, troppo avanti rispetto agli stimoli che offre la scuola e non è un problema di maestre, ma di strumenti a loro disposizione! In più vivo in un piccolissimo paesino dell’entroterra calabrese, dove la prima lingua è il dialetto (!!!), non ho nulla contro il dialetto fino a quando questo non incide sull’italiano o sull’integrazione dei piccoli che lo parlano a casa e poi a scuola vengono derisi perché non conoscono il dialetto…aihme senza sostegno da parte delle maestre.
Per farla breve ho aperto un asilo/ materna non parificata, è un’associazione dove tutto è creato per loro, i bambini, dove si entra scalzi e si vivono routine mai forzate ma seguendo i loro ritmi, dove imparano la musica, la religione ( è la nostra radice, ma solo per chi vuole seguirla), a scrivere e far di conto… Certo è tutto easy, ma fatto moto seriamente. Lavoriamo per obiettivi e verifichiamo che questi siano appresi dai piccoli. Gli insegniamo l’innocenza d’Italia e a fine di ogni anno colorano la loro piccola bandiera per la festa del diploma con le toghe e tutto il resto. Sono bimbi da 8 mesi a 5 anni che ci sorprendono ogni giorno. L’immagine che ho dei piccoli è di un grattacielo con tutte le finestre aperte, spalancate pronte a ricevere quanti più input possibili, se non arrivano gli input però queste finestre col tempo si chiudono e si creano i limiti degli adulti.
Inglese: ho deciso di osare! Sperimenterò nel mio asilo una immersione nell’inglese. Ci stiamo lavorando con un amico che si trova negli states … Da 3 a6 mesi di immersione nell’inglese nel mio piccolo paesino di 7000 abitanti, dove la “retta” è di s poco più di 100 euro al mese… Non si fa per guadagnare ( sono avvocato…è il mio Mestiere) ma per avere dei figli che possano non sentirsi da meno quando si troveranno in un programma internazionale al cospetto di quelli che dovrebbero essere terzo mondo ma che in realtà sono anni luce avanti a noi.
Perdonate il mio sproloquio.
Dulcis in fundo, vorrei provare a proporre il tuo metodo quando verrano le madre lingua, quindi sicuramente ti contatterò per delucidazioni.
Irene
Ivonne says
Ciao a tutti,
mi imbatto solo oggi in questo interessantissimo post. Anch’io ho deciso di crescere le mie bambine non parlando loro la mia lingua madre ma solo ed esclusivamente inglese. Ho avuto (eh ho) tanti dubbi, che non sono solo una suocera reticente, ma dubbi interiori: sto facendo bene, sto pretendendo troppo da me stessa e dalle mie bambine, è giusto insegnare qualcosa che “non ti appartiene”, e se imparassero qualcosa in modo errato? etc… Le ragioni che mi hanno spinto a questa scelta sono sostanzialmente 2: sperare di trasmettergli la voglia-capacità di saper leggere il mondo con occhi diversi dal comune; sperare di farli faticare meno nell’apprendere una lingua straniera (non come me, che ho faticato da morire!). Vorrei conoscere meglio le vs storie, esperienze, i dubbi che avete avuto, quali avete superato e quali restano, e come stanno reagendo a tutto questo i vs pargoli. Il recente post del prof. Hofstadter è per me ispirante, ma vorrei condividere la mia esperienza con genitori italiani. E’ chiaro che nel nostro paese l’idea della doppia lingua è più vicina ad una “stranezza” che ad un’opportunità… A presto! Ivonne