Dopo aver risposto alla mail di Debora, che esprimeva dubbi comuni a molti genitori, rispondo con piacere a quella di Valentina, che descrive invece il sogno di molti genitori…
Cara Letizia ,
ho scoperto da poco il tuo sito mentre cercavo in rete consigli su come affrontare l’educazione linguistica della creatura che porto in grembo e si è rivelato una miniera di informazioni e saggi consigli. Il mio caso è il seguente: io sono italiana, mio marito è polacco, tra di noi ci parliamo in inglese, lingua nella quale siamo entrambi fluent: abbiamo 30 anni ed entrambi parliamo inglese tutti i giorni per motivi di studio/lavoro/vita privata da circa 10 anni, oltretutto da circa 5 anni abitando e lavorando all’estero in contesti internazionali pieni di expats come Bruxelles e Ginevra.Al momento mio marito conosce un pochino di italiano, avendo abitato in Italia per circa un anno, mentre io sto cominciando a studiare il polacco solo ora.
Pensando di applicare il metodo OPOL per quanto riguarda italiano e polacco, mi chiedo come fare con l’inglese. Se è semplice dire: io sono italiana gli/le parlerò in italiano, il padre gli/le parlerà in polacco, ed entrambi dovremmo essere in grado da qui alla sua nascita di capire grosso modo cosa gli sta dicendo l’altro (senza interferire,in modo da non passargli i nostri rispettivi strafalcioni nella lingua altrui) però l’inglese rimarrà la principale lingua di comunicazione tra me e mio marito, tra noi e i nostri amici e colleghi stranieri etc. Per questo mi sembrerebbe una soluzione per introdurre la lingua inglese quella di mandare verso i 3 anni la creatura ad un asilo internazionale dove si parli inglese, sia per l’opportunità di avere a che fare con altri bambin figli di expats e coppie miste, abituati al fatto che ciascuno parli lingue diverse e l’inglese sia la lingua comune, sia nell’ottica che in futuro, anche se ci fossero nuovi trasferimenti in altre nazioni europee, ovunque sia in grado di fare le scuole internazionali in lingua inglese..
fin qui tutto il ragionamento sembra procedere spedito ma mi trovo davanti ad ultima variabile da gestire: è probabile che vivremo per un periodo corrispondente ai primi 5 anni di vita della creatura, in un a città la cui lingua sarà il francese. A questo punto il bambino sarà in qualche modo esposto anche a questa quarta lingua, seppur non nell’ambiente prescolare e familiare. Come ci si dovrebbe comportare rispetto a questa quarta lingua? far finta di nulla (io il francese lo parlo molto bene ma lo uso solo per far la spesa e relazionarmi con la burocrazia locale) e nel caso la creatura assorba dei termini francesi lasciarla libero di giocare anche con queste parole, senza darci peso?
Se tu o i tuoi lettori potreste darmi un parere o anche solo un incoraggiamento, sarebbe di grande aiuto!
Valentina
Valentina,
posso indovinare che non hai ancora scelto il nome della creatura? State negoziando sulla lingua?
Scherzi a parte, siete in una situazione invidiabile, non dovete fare assolutamente nulla e potreste ritrovarvi con una creatura quadrilingue.
Che tu e il papà parlerete ognuno la propria lingua mi pare assodato, tra l’altro in questo modo, ascoltando, entrambi migliorerete la vostra comprensione della lingua dell’altro.
Se la vostra lingua in comune è l’Inglese, bene, continuate così. Semplicemente ascoltandovi, in modo del tutto passivo, con ogni probabilità il bambino capirà anche l’Inglese.
Se vivete in una città Francofona però non credo abbia senso evitare che impari anche il Francese, lo imparerà, in modo molto spontaneo. Anche perchè non parlare o capire la lingua del luogo in cui si vive non è bello, nemmeno per un bambino. Andando al parco sarà naturale per lui giocare con i coetanei, e per farlo avrà bisogno della lingua. Io azzarderei che potreste anche mandarlo alla scuola Francese, anche perchè, diciamocelo, con queste premesse le probabilità che la vostra creatura non impari l’Inglese, e benissimo, sono pressocchè nulle.
Comunque, se contate di mandarlo a scuoa verso i 3 anni direi che tempo per scegliere ce n’è, avrete quindi modo di vedere come si sviluppa e si integra il bambino.
State sereni, siete in una botte di ferro!
L.
Immagine da A Journey Round My Skull
Agnese says
Solo un minuscolo commento: mia figlia, quasi 4 anni, parla italiano e ungherese e capisce (abbastanza) il tedesco, dato che lo sente all’asilo (da ormai sette-otto mesi). Una volta al parchetto c’era una mamma francese con i suoi due figli, che parlavano, ovviamente, francese. Mia figlia e’ stata un po’ attenta, non aveva mai sentito parlare francese prima d’allora, era visibilmente incuriosita. Prima di venire via le ho chiesto: “Hai capito cosa dicevano?” e lei mi ha risposto “Si’.” (dicevano cose molto semplici, eh, capivo persino io!)
Solo per dire, non e’ che mia figlia ora parli anche francese, ma sicuramente per il tuo bimbo/a la comprensione del francese risultera’ piu’ facile, dal momento che parlera’ sicuramente italiano, e una volta che si trovera’ immerso regolarmente in un ambiente di lingua francese imparera’ pure a parlarlo.
Voi genitori, siate consistenti col metodo scelto! E non abbiate fretta, i risultati arrivano…
valentina says
Grazie Letizia e grazie anche ad Agnese, l’incoraggiamento che ho trovato nelle vostre parole e nel leggere il blog. Da due giorni ho cominciato a studiare polacco 2 ore al giorno e l’aspettare the baby mi da una grandissima motivazione perché penso: se lui/lei imparerà tutte queste lingue così piccolo, anche io col polacco ce la posso fare :-D!!
lucia says
Ciao Valentina, sono anche io una mamma italiana, trasferita a Bruxelles con un piccolo di 6 mesi e mi sto chiedendo come introdurre inglese e francese nella sua vita senza traumi. Pensavo ad una au pair inglese e poi ad iscriverlo all’asilo nido (fra qualche mese) dove sentira’ il francese. Se ti va di scambiare qualche tua esperienza ci possiamo sentire? Lucia