L’autrice di questo post è Marianna, insegnante di Learn with Mummy
“Da quando ho smesso di forzarla è molto più interessata, anzi è lei che mi chiede di cantare in Inglese e guardare il cartone”. Sono le parole di una mamma di Learn with Mummy, la cui figlia – 4 anni, particolarmente sveglia – mostrava, durante le prime lezioni, un interesse molto altalenante. Curiosità mista a difficoltà di concentrazione condita con un pizzico di iperattività. Il risultato era che seguiva con interesse alcuni momenti della lezione apprendendo con una velocità notevole ma veniva distratta molto facilmente dai compagnetti. Evidentemente la mamma deve aver insistito i primi tempi perché la bimba fosse più attenta durante le lezioni e guardasse il cartone dei dinocrocs a casa tutti i giorni, ma l’atteggiamento della piccola non è cambiato di molto.
Poi, saggiamente la strategia è stata cambiata: niente più pressioni, maggiore libertà durante la lezione e come per magia (ma magia non è) la bimba ha iniziato a seguire con molta più costanza le lezioni, a voler guardare il cartone in Inglese a casa e a cantare le canzoni. Scrivo questo post perché si tratta del terzo caso che mi capita nel giro di pochi mesi. I bambini in questione sono molto diversi tra loro e ognuno mostrava a modo suo un certo disagio, attraverso una grande eccitazione, svogliatezza, disinteresse, iperattività. Dopo un’ iniziale e comprensibile momento di incertezza, le mamme hanno deciso di togliere ogni tipo di pressione dai propri figli per evitare che l’inglese diventasse un elemento negativo nel loro immaginario. Il risultato è stato davvero straordinario: nel giro di una lezione i piccoli hanno tirato fuori un grandissimo interesse e una forte curiosità che si è tradotta subito in grande partecipazione.
Si tratta di una dinamica sono molto simile allo svezzamento: quando proponiamo ai nostri figli un cibo nuovo che a loro non piace, per esempio la banana, decidiamo A) di eliminare la banana tout court, B) forzare il bambino a mangiare 5 banane al giorno tutti i giorni, oppure C) mischiamo alla pera che tanto ama un cucchianio di banana tutti i giorni finché non imparerà ad apprezzare anche la banana? A volte è la paura dei grandi, la nostra paura di fallire, di non riuscire a coinvolgere i nostri figli, di non riuscire ad accettare i loro tempi, a determinare l’esperienza dei nostri bimbi.
Immagine da A Journey Round my Skull
Bilingue Per Gioco says
Grazie mille Marianna per questa testimonianza!
Voglio citare anche un post uscito oggi su un altro blog , è la storia di una mamma che inizialmente scettica non ha proposto le lingue straniere alla sua bambina finchè non è stata lei stessa a chiederglielo. E così ora stanno imparando Inglese e Francese insieme, genitori e bambini.
Giovanni Re says
La strada del divertimento funziona sempre. Con mia figlia e sopratutto con le sue amichette di classe abbiamo sperimentato un metodo che ho descritto in questo post del mio blog http://giovannire.blogspot.com/2010/02/inglese-per-immagini.html dove si approciava all’inglese con un metodo legato alle immagini e alla memoria.
Risultato dell’esperimento: stanno continuando ad imparare divertendosi e l’inglese non fa più paura come prima.
Bilingue Per Gioco says
Giovanni,
il metodo è senza dubbio originale! Facci sapere come va, dai, io metodi così alternativi non ne ho mai provati…
L.
Alice says
Cara Letizia, questo articolo mi ha fatto riflettere e pensare …. Non ho mai forzato Mia a parlare l’italiano e solo recentemente ho cominciato a chiederle di chiedermi almeno le cose basi in italiano (“posso mangiare un biscotto?” “posso….”) ma senza mai forzarla piú di tanto. Con la scusa che in casa con mio marito parlo in inglese non sono mai riuscita ad imporle di parlarmi in italiano visto che sa benissimo che io l’inglse lo parlo e lo capisco. La cosa peró cambia quando ci stiamo preparando per andare in Italia o arriva qualcuno a trovarci dall’Italia. Mi ritrovo a ripeterle 1000 volte al giorno “mi raccomando quando arriviamo a Verona devi parlare in Italiano se no non ti capiscono!”. E cosí mi sono ritrovata a Verona in un bellissimo lunedí di Pasquetta in campagna da mio papá con Mia attaccata alle mie gambe e terrorizzata di dover parlare Italiano con gli altri bambini. Da notare che nessuno dei bambini presenti era in veritá italiano ma l’italiano era l’unica lingua in comune. L’unica bambina con cui ha giocata brevemente era una bambina rumena che si sta rifiutando di parlare in italiano e quindi non parla! Hanno giocato praticamente in silenzio! 🙂
Il giorno dopo peró al parco giochi ha iniziato senza nessun incoraggiamento da parte mia a giocare con dei bambini senza paura. Non so se sia stato xché non la stavo guardando ma é stato tutto molto naturale. Non l’ho vista dire molto ma per lo meno non aveva paura di loro con il giorno precendente quando tutti gli occhi erano puntati su di lei!
Bilingue Per Gioco says
Ciao Alice,
che bella questa pasquetta multietnica! Comunque è vero, a volte è difficile non dare istruzioni, non chiedere, non dirigere. Però l’importante è esserne consapevoli, il solo fatto di riflettere spesso porta a fare delle modifiche, magari lievi ma significative, al proprio comportamento. In fondo il mestiere di genitori si impara facendolo…
L.