Nota: ho modificato il titolo di questo post, scusate.
Ieri come anticipato sono andata all’incontro della rete dell’educazione libertaria, è stato un evento estremamente interessante, per cui devo scriverne, ma al tempo stesso credo che questo sia uno dei post più difficili che abbia mai scritto, perchè è arduo essere sintetici su idee di portata così vasta e al tempo stesso fraintendibili. Posso solo provarci, di più non posso promettere.
Iniziamo col dire che quest’evento per me è stato suddiviso in due parti molto distinte: le sessioni plenarie e il laboratorio tematico.
Il laboratorio tematico, quello a cui io ho deciso di partecipare, era moderato da Giulio, maestro e fondatore di Kiskanu, la scuola libertaria di Verona nata dopo anni di esperienza, di Giulio, all’interno della scuola Steineriana. I partecipanti erano diverse mamme, molte con progetti più o meno embrionici di far partire una scuoletta per i propri bimbi, alcuni insegnanti della scuola pubblica, in cerca di approcci alternativi, e addirittura un preside, contrario alla scuola di nicchia ma interessato a come far diventare la scuola pubblica più libera, obiettivo assolutamente lodevole.
Il laboratorio era molto pratico e pragmatico, cos’è una scuola libertaria e come si fa a farla partire? Dal dibattito su questi temi ho capito alcune cose importanti, quanto possa essere affascinante guardare il mondo con sorpresa e imparare per la gioia di conoscere e capire. Io ricordo di aver avuto questo desiderio, che grazie al cielo è sopravvissuto fino ad oggi, non mi lamento del percorso scolastico che ho fatto nella scuola pubblica, ma potevo intuire quale gioia avrei provato, da bambina, se mi si fosse presentato il mondo in quel modo. Soprattutto mi ha colpita la potenza dell’interdisciplinarità, dell’imparare attraverso l’esperienza anche fisica, del coltivare la naturale creatività dei bambini. Ecco se c’è una parte di me che credo sia sopravvissuta male alla scuola è la creatività, so che in quel senso il mio potenziale non è stato realizzato.
I temi molto pragmatici, tramite esempi, hanno aiutato tutti a capire. Per esempio è chiaro che non esiste un modello libertario, è al massimo un approccio, una grande famiglia. I metodi Montessoriani eSstenieriani, ormai diffusi in tutto il mondo e basati sull’ascolto e il rispetto del bambino sono metodi libertari, creano un bambino in grado di dare il meglio di sè all’interno della società, non bambini incapaci di convivere con la società, anche se poi nella pratica ogni realizzazione di questi metodi è diversa. Un esempio per tutti, mi è stato detto, e potete confermarlo guardando questo breve video, i fondatori di Google, una storia di successo imprenditoriale incredibile, dicono che il loro successo non era dovuto al fatto di essere stati a Stanford o di avere dei genitori professori universitari, ma al fatto di aver frequentato un asilo Montessoriano, che veramente ha insegnato loro ad essere creativi, a mettere in discussione tutto ciò che osservavano e automotivarsi. Doti indubbiamente preziose nella vita! Il mondo del lavoro sempre più cerca e premia la creatività e il saper pensare autonomamente (forse non in Italia però), ma fatica a trovare queste doti…
Un’altra cosa che mi ha colpito dell’esperienza Kiskanu è l’insegnamento delle lingue, veramente innovativo. I bambini oltre al fatidico Inglese studiano anche Farsi e Wolof. Il Farsi, lingua iraniana che ha un alfabeto simile a quello arabo, mette in discussione l’assioma indiscusso del mondo occidentale, quello dell’alfabeto. Imparare una lingua con un alfabeto così radicalmente diverso obbliga indubbiamente a guardare le cose più scontate sotto un nuovo punto di vista. Il Wolof è una lingua del Senegal, insegnata da insegnanti senegalesi così come l’hanno imparato loro, attraverso le filastrocche, la musica, il tamburo. Ditemi voi come fa a diventare razzista un bambino che ha avuto quest’esperienza, e la sua famiglia con lui… L’impatto che quest’educazione è molto potente.
Veniamo però all’altra parte quella plenaria, che devo dire mi ha lasciata più perplessa, a tratti sconcertata.
Premetto che quest’evento ai miei occhi ha presentato una novità assoluta, il numero di donne e uomini presenti era pressochè paritario. Incredibile! Sappiamo tutti che il mondo dell’educazione è un mondo femminile, fatto di maestre e mamme. Ma qui c’erano anche tanti maestri e papà, e questo è meraviglioso. Se non fosse per un piccolo particolare, che hanno parlato solo gli uomini. Tutti i relatori in sessione plenaria erano uomini, anche dove riportavano un laboratorio diretto, a quanto ho capito, da una donna. Questo è sicuramente responsabilità tanto delle donne quanto degli uomini, ma non è nè normale nè giusto.
Comunque di cosa si è parlato in queste sessioni plenarie? Mah… Si è parlato di diritti umani, di democrazia, di libertà, di anarchia, di autorità, e di tante altre cose complicate. In molti momenti sembrava di assistere più ad un dibattito si sociologia che a uno di pedagogia ed educazione. Il punto di partenza non sembrava essere il bambino, ma dei concetti astratti e remoti dalle vaghe implicazioni socioculturali. Uhmmm…
Per fortuna ci ha riportata con i piedi per terra Grazia Honneger Fresco, allieva di Maria Montessori, che nel suo intervento conclusivo con poche parole, misurate e semplici, ha riportato lo sguardo sul bambino, su ciò che veramente importa. Perchè è vero che l’educazione delle future generazioni è un questione politica ed economica, ben lo sanno i nostri i nostri politici che ce li educano a colpi di cartoni animati e maestre sbattute a destra e sinistra, ma se perdiamo di vista il bambino, le sue esigenze, il suo sguardo sul mondo, abbiamo perso di vista la questione.
Morale , io sono uscita da quest’incontro con poche risposte e moltissime domande. Ancora non mi è chiaro come i bambini possano essere cresciuti in modo così libero e al tempo stesso essere preparati ad affrontare il mondo reale. Non mi è chiaro il concetto di democrazia, da un lato l’adulto deve permettere al bambino di svilupparsi liberamente a armonicamente, dall’altro l’adulto è un punto di riferimento importante per il bambino, e questa cosa può e deve dare sicurezza senza opprimere. Non so quanto sia fattibile far partire una scuola duratura, mi è ben chiaro per esempio che un gruppo di genitori, da soli, se la vedranno molto dura se non hanno degli insegnanti ipermotivati.
Ma sono domande che sono ben contenta di pormi e a cui spero, e credo, di poter dare qualche risposta nel tempo. Credo che la scuola libertaria possa essere un’esperienza estremamente arricchente sia per i bambini che per gli adulti, ma ogni esperienza è caso a sè, dipende dalle persone coinvolte e come tale va valutata. Guardo con molto interesse agli insegnanti e ai genitori che desiderano far partire progetti di questo genere, spero che davvero la rete dia loro modo di incontrarsi e collaborare. Sicuramente vorrei partecipare a questo dibattito in prima persona, anche perchè ho capito, a posteriori, una cosa veramente importante, Bilingue per Gioco è un progetto libertario.
Quest’incontro è stata anche una bellissima possibilità per incontrare dal vivo due amiche virtuali: Sybille, che fa home schooling e che mi ha mostrato cosa vuole dire nella pratica insegnare con creatività, e Claudia, che insieme ad altri genitori, e soprattutto alcune insegnanti, ha fatto partire una piccola scuola Montessoriana. Da loro ho imparato molto, e spero di poter imparare ancora di più nel futuro.
Infine un’ultima nota, mi sembra veramente interessantenche la persona che ha fondato la rete, e che la dirige, sia una persona che lavora come dirigente scolastico nella scuola pubblica, Francesco Codello. In realtà queste sono domande che coinvolgono tutti e a cui si dovrebbe dare risposta a livello istituzionale, come finora è stato fatto solo dalla illuminate e esemplari amministrazioni di Reggio Emilia. Fino a che altre istituzioni non mostreranno la stessa lungimiranza mi sembra che sia giusto proporre il dibattito anche fuori dalle istituzioni, il cambiamento inizia così, come giustamente e pragmaticamente ha detto una signora in un commento, dal basso.
Ognuno di noi ha la possibilità, piccola o grande di influenzare il mondo in cui viviamo. Se vogliamo insegnare ai nostri figli ad essere responsabili per il mondo in cui vivranno non possiamo esimerci dal dare loro il buon esempio, anche nelle piccole cose.
Immagine da A Journey Round my Skull.
angela says
Cara Letizia, come al solito!! non solo hai individuato un argomento, dal mio punto di vista, molto interessante, quello relativo ad una educazione e conseguentemente ad una istruzione che abbia come guida i canoni di una categoria pedagogica che io amo definire di “ragionamento consapevole”, perché creativo e non condizionato, ma nonostante le tue perplessità sei riuscita a sintetizzarne chiaramente gli aspetti fondamentali.
Mi piacerebbe, quindi, che l’interesse per questo argomento da un lato coinvolgesse più genitori possibili, e dall’altro possa essere “pubblicizzato” (nel senso di essere reso NOTO) soprattutto al sud, dove non solo la scuola presenta notevoli carenze educative in senso lato, nonostante le inaspettate potenzialità economiche di non pochi contesti, ma sperando di non offendere nessuno tanti.. argomenti sono del tutto ignorati sia dalle famiglie che dagli educatori professionali!!
angela
Bilingue Per Gioco says
Angela,
mi sembra un commento molto interessante il tuo, e sono d’accordo. Ma come fare? Hai delle idee concrete? Parliamone, where there’s a will there’s a way!
L.
Paola says
Un post veramente interessante quello sulle scuole libertarie che mi apre mille domande.
Ti leggo da tempo, sono madre di un bimbo metà senegalese, che stiamo cercando io e mio marito di educarlo bilingue italiano/wolof e in futuro speriamo al francese. Sono anche educatrice nelle scuole con laboratori dall’intercultura all’italiano come L2 (ora meno di qualche anno fa).
Sono una ex bambina educata con scuole sperimentali, statali a tempo pieno degli anni ‘80 che, nel caos della sperimentazione di quegli anni, hanno però lasciato una profonda traccia nella mia personalità e nei miei compagni di classe con i quali ancora (con alcuni) ho contatti, sebbene abbiamo preso diverse strade, mi rendo conto che abbiamo degli elementi comuni nell’affrontare la vita.
In particolare la mia migliore amica e mia ex compagna di classe, adesso che abbiamo figli piccoli entrambe ci accorgiamo di come siamo simili nell’educarli, anche nelle minime scelte come se sedersi o no nell’erba dei Giardini Pubblici a Milano con la bimba di 10 mesi, e non so quante mie amiche non lo fanno per paura della pipì dei cani o non so che altro.
Siamo comunque per una scuola pubblica per principio e per rispetto anche verso quella parte del mondo che non può scegliere perché comunque siamo privilegiati visto che possiamo addirittura scegliere il livello di qualità.
Quindi bellissimo il tuo post sull’educazione libertaria e mi domando fino a che punto come genitore si riesce ad intervenire nella scuola?
E inoltre, quando ci sarà un playground francese a Milano?
E suggerimenti per implementare lingue così diverse e minoritarie da molti punti di vista come il wolof.
Grazie
Paola
Bilingue Per Gioco says
Paola,
grazie per la tua testimonianza di bambina e di mamma.
Credo che sia molto interessante la tua domanda: quanto si può influire sulla scuola? Ovviamente dipende, ma una cosa è sicura, non si ha alcun modo di intervenire se non dandosi da fare. Lamentarsi, criticare, anche scrivere dei post o degli articoli non serve. Diventare rappresentante dei genitori, raccogliere i sentimenti delle famiglie, dialogare con insegnanti e dirigenti, questo si può e si deve fare. Ci tengo a sottolinearlo perchè mi pare si stia un po’ perdendo di vista il concetto del coinvolgimento personale, dell’esporsi in prima persona e assumersi la responsabilità di ciò che accade e di ciò che non accade. Le nostre vite sono frenetiche, lo sappiamo, ma ha più impatto sulla vita dei nostri figli mezz’ora passata a parlare con le maestre che un’ora passata in internet, e questo lo dico per prima a me stessa.
Playgroup in Francese. Non so. L’esperienza romana è stata veramente difficile, una cosa ormai chiara è che prima di far partire un gruppo bisogna avere già un numero di bambini e genitori interessati a partecipare. Io faccio quel che posso tramite il blog, ma poi ci vuole anche l’impegno sul territorio…
Wolof, beh immagino sia la lingua del papà, quindi direi che il papà andrebbe incoraggiato a parlare la sua lingua col bambino. Poi nelle nostre città ci sono comunità di ogni paese, con le loro feste, musiche e cibi, ed è una buona cosa partecipare alla vita della comunità. A Verona per esempio la comunità africana francofona si raduna intorno alla sede dei Comboniani, organizzano una messa in Francese una volta al mese, delle feste e varie attività. A Milano non so come funzioni, ma credo qualcosa ci sarà anche lì. Come sopra la soluzione è calarsi nella società, partecipare alla vita delle persone, e magari, se se ne ha il tempo e la voglia, prendere l’iniziativa di organizzare delle cose.
Spero di averti risposto,
Ciao
L.
akari says
Ecco ho trovato il tuo post molto bello e ricco e comincio a documentarmi meglio 🙂
Come ti scrivevo su DM i miei due figli andranno il più grande ad una scuola materna statale montessoriana e la più piccola ad un nido steineriano privato ma convenzionato con il comune. Quindi entrambe pubbliche mi sembra importante sottolinearlo, vuol dire che la scelta c’è anche per chi non può permettersi la privata, almeno a Roma. So che sono indirizzi di crescita creativa e questo è bastato per farmele indicare come prima scelta tra quelle possibili e vicine, ora devo capire meglio di cosa si tratta 🙂
Bilingue Per Gioco says
Akari,
eh eh, sembra facile documentarsi, appena cominci ad approfondire entri in un mondo di idee interessantissime, elaborate e sofisticate e più sai più sai di non sapere…
Comunque riposto qui, per te e per gli altri, il link al post della casa nella prateria che secondo me è un ottimo punto di partenza per approfondire, poi però bisogna leggersi i testi degli autori per capire veramente cosa dicevano, perchè ognuno elabora a modo suo…
Comunque trovo notevole che tu abbia queste opzioni come scuola pubblica, facci sapere come ti trovi per favore.
L.
annamaria says
Complimenti il Post sulle scuole lo trovo molto interessante, mio figlio l’anno prossimo inizierà l’asilo in una scuola privata con il metodo montessori , le scuole pubbliche che sono vicino casa mia sono andata a visitarle e non mi sono piaciute, ritengo questo metodo già collaudato e affidabile soptratutto stimolante per le giovani menti, mi farebbe cmq molto piacere scambiare altri pareri con le mamme che si sono trovate, spero l’anno prossimo in qst scuola di diffondere il play grup e riuscire a far frequentare il mio bimbo che per qst anno ha avuto difficoltà nell’inserimento a causa dell’orario coincideva con il suo pranzo,
Mydone says
Ciao a tutti voi, il vostro blog e’ molto interessa, sopratutto per una mamma come me che sta cercando di dipanarsi tra tutte queste scuole.
Mi spiace dirlo ma sulla rete non trovo tante informazioni.(forse sono anch’io che non sono capace di trovare le info che cerco).
Quindi spero che qualcuno all’interno di questo forum possa aiutarmi e darmi delle vostre informazioni. Infatti ultimamente ho visitato la scuola montessori bilingue e volevo sapere se qualcuno ha esperienza o ne ha sentito parlare,
Grazie
Sabrina says
Cara Letizia, sono mamma di due bimbi e psicologa. Partecipo al playgroup di Villafranca. Dopo 3 anni di disperazione in una materna parificata con suore di appoggio ho girato tutte le materne della zona e ho scoperto la scuola steineriana. Ora sono entrambi li e ti assicuro che non ce lo potremmo permettere, ma piuttosto pane e acqua ti assicuro. Il mio grande sogno è una scuola nuova, libera, formatrice di esseri umani forti, unici e non una massa di robot standardizzati fragili e insicuri. Lavoro con medie e superiori e dopo 13anni vedo una spaventosa generazione di ragazzi con disagi psicologici in aumento. Attacchi di panico, disordini alimentari, ragazzi che si tagliano, depressi e incapaci di prendere in mano la loro vita. Io ho paura, paura di sapere che il futuro è nelle mani di una generazione incapace di lottare e di affrontare le difficoltà. Credo che chi può e se la sente abbia diritto e dovere di cambiare questo scempio. Genitori, maestri, professori presidi e chiunque voglia è benvenuto. Grazie Sabrina