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A few thoughts I would like to share with you guys…
Ebbene anche io parlo a mio figlio in inglese ma sono 100% italiana, scuole italiane, cultura italiana, laurea in lettere moderne in Italia. Parlo a mio figlio in inglese perchè ho vissuto a New York 4 anni e mezzo tra i 2 e i 6 anni e all’epoca avevo problemi con l’italiano perchè lo parlavo solo a casa.
I miei primi libri, le mie prime canzoncine, la mia prima socializzazione è avvenuta in inglese. Poi la separazione dei miei genitori e il ritorno a Milano. Mi sono lasciata indietro un’infanzia americana che ho idealizzato perchè quelli erano gli anni in cui i miei genitori si volevano ancora bene. E ho voluto riproporne i suoni e i temi a mio figlio forte dei miei ricordi e di moltissimi libri che mia madre ha conservato.
Osservazioni:
1) Parlo l’inglese sopra la media degli italiani (che è molto bassa però) ma sono ben lontana dal parlarlo come una madrelingua. Dalla mia ho una pronuncia niente male frutto dell’apprendimento precoce.
2) Mi sono attirata diverse critiche: l’accusa è che confondo il bambino che peraltro ha iniziato a parlare piuttosto tardi
Cosa faccio:
1) Parlo con mio figlio in inglese solo quando sono da sola o con i familiari stretti (anche se non sempre approvano)
2) Lui vede solo video in inglese e con me legge solo libri in inglese
Obiettivi
1) Il mio obiettivo non è il bilinguismo perchè, alle attuali condizioni (ho anche scartato le scuole straniere e internazionali al momento di scegliere la materna trovandomi in perfetta sintonia con un post di questo blog) non lo reputo concretamente raggiungibile.
MA VOGLIO CHE MIO FIGLIO CRESCA SAPENDO CHE UNA COSA SI PUO’ CHIAMARE CON NOMI DIVERSI, CHE ESISTONO DIVERSI MODI DI COMUNICARE UNA STESSA COSA, insomma che la DIVERSITA’ ESISTE ED E’ UN VALORE.
Voglio inoltre che SI SENTA A SUO AGIO con una lingua diversa che poi potrà approfondire, se vorrà, più avanti. Voglio aiutarlo ad avere quella flessibilità che lo renderà in grado di imparare, magari con più facilità, altre lingue (sempre che gli interessi anche questo).
Voglio metterlo nelle condizioni di non avere frontiere (MENTALI), di essere davvero un cittadino del mondo.
Peraltro questi sono obiettivi che si raggiungono non solo parlandogli in inglese ma sono parte di un progetto educativo ben più vasto…
Scusate se vi ho ammorbato ma a volte ci si sente molto soli (ma che dico ci si sente degli svitati!) quando si intraprendono certe strade ed è bello trovare una spazio di condivisione ed esperienze simili. Grazie per questo blog Letizia!
Maria Pia,
io ho la sensazione, non avvalorata da indagini ovviamente, che se i genitori sono spinti da genuina passione troveranno il modo di trasmetterla ai bambini, coinvolgerli, trascinarli e coltivare in loro il desiderio di apprendere. I problemi insorgono quando la lingua diventa una delle tante materie o competenze da imparare, allora il rischio che diventi un peso per tutti c’è. Ma vedendo quanti sentimenti riversi in questo progetto sono sicura che tutto andrà bene. Quando c’è voglia e bisogno di condividere sai che siamo qui!
L.
Maria Pia,
mi ritrovo perfettamente in tutto quello che hai scritto.
Anche io sto cercando di far crescere mio figlio bilingue. E’ qualcosa in cui credo molto, ma sono italiana e praticamente l’unica a parlare inglese in famiglia.
A volte mi sento molto sola e molto stanca, ma cerco di non perdere di vista il mio obiettivo.
Sto utlizzando molti degli strumenti suggeriti da Bilingue per Gioco (libri, canzoni, ecc.) e mi sto dando molto da fare per creare un ambiente anglofono da poter frequentare con il mio bambino (principalmente playgroups e una rete di amicizie internazionali con cui parlare solo in inglese).
Infatti faccio molta fatica a parlare inglese quando tutti gli altri attorno a me parlano in italiano, però M. che ha 18 mesi, ha cominciato a ripetere alcune parole in inglese (mummy, daddy, fish, apple) il che mi da fiducia. Certo probabilmente con un compagno o dei nonni madrelingua sarebbe tutto più facile, ma cerco di procedere a piccoli passi, con naturalezza, facendo ciò che posso con grande entusiasmo. E grazie a Bilingue per Gioco mi sento molto meno sola.
Monica
Monica,
è per me veramente incredibile sapere che ci sono altre non madrelingua che parlano ai propri figli in una lingua “che non è la loro”! Veniamo viste come tipi “strani”, fanatiche, invasate perchè farlo viene considerato “innaturale” e quindi, necessariamente, negativo. C’è chi mi dice che tormento E., con questo inglese, come se lo stessi costringendo a fare qualche cosa di troppo difficile. E’ più facile se puoi giustificarlo in qualche modo, se hai fatto le scuole internazionali, se hai vissuto all’estero di recente… Io procedo comunque con naturalezza come dici tu. Vedrai, i risultati si vedono. Per il vocabolario ti consiglio caldamente i libri di Richard Scarry se non li conosci già. Lì trovi, ad esempio visto che hai un maschio, come si chiamano in inglese veicoli di cui io non conoscevo neppure il nome in italiano tipo il “muletto” (fork-lift truck) o la “betoniera” (cement mixer). Io mi sono fatta una cultura perchè, francamente, le quattro ruote non mi sono mai interessate ma mio figlio sembra andarne matto!
Maria Pia,
ecco i cos’è il muletto non lo so nemmeno in Italiano. Analogamente quando una mamma di due bambini italo tedeschi mi ha menzionato la bisarca le ho chiesto come si dice in Italiano, e lei ridendo… è italiano!
Anche io ho questo problema, le ruote (2 o 4 o più) per me sono solo un mezzo per spostarsi, e devo dire che tutti nella mia famiglia nutriamo questa indifferenza, anche gli uomini. Tranne uno ovviamente, mio figlio…
L.
Ragazze,
mi associo al gruppetto delle non-madrelingua che insegnano l’inglese ai propri Nani per passione e vorrei raccontarvi in breve la mia esperienza.
I miei nani, di 4 e 2 anni, hanno sempre sentito la mamma parlare inglese con loro, prima timidamente, quando eravamo soli a casa, poi sempre piu’ spavaldamente in giro per strada, con gli amici e i nonni, e da qualche mese con metodo da me battezzato OPOL “con criterio”, cioe’ rispondo sempre in Inglese sia che mi si rivolgano in Italiano che in Inglese, dico spesso “Mummy loves English, please say that in English to mummy!”, passo all’italiano se il bimbo e’ molto stanco o spaventato e per primo mi parla italiano.
I risultati ci sono, vi cito un paio di frasi divertenti di G. di 2 anni:
Mummy, io sono wet! My milk bottle dripping!
Andiamo round and round the town (cantando, come “the wheels on the bus”)
Ma soprattutto P. di 4 anni costruisce brevi frasi in un corretto Inglese e ne va fiero, parla con me con naturalezza in ogni ambiente e situazione e TRADUCE in simultanea per suo papa’ o la sua nonna canzoncine e frasi mie.
Chiaramente il suo vocabolario in Italiano e’ piu’ ricco e infatti spesso torna all’Italiano quando deve esprimere qualche concetto un po’ difficile, ma insomma non mi lamento.
Questo per dire, i risultati arrivano in mesi ed anni, ma arrivano. Forza! Ce la possiamo fare! Grazie Bilinguepergioco di tutti i consigli! Sono indispensabili!
PS pero’ qualcuno mi dica cosa rispondete alle critiche di chi vi chiede “Ma perche?!” con quell’aria da so-tutto-io…
La risposta più adatta sarebbe: If you need to ask the question you might not understand the answer.
L.
😀
Ciao! Volevo solo ringraziarvi! 🙂 Tante volte voi mi date la forza per non disperarmi. Sono ungherese e com mia figlia parlo Italiano. Non sono madrelingua, non lo saró mai. Ovviamente faccio degli errori, ma provo a fare tutto quello che posso per migliorarmi. Sara adesso ha un anno e mezzo capisce tutto perfettamente. Usa circa 15 parole di cui 2 sono ungheresi e le altre sono italiane. La sua madrina é una ragazza favolosa di Firenze. Lei ci aiuta un sacco. Mille volte mi chiedono ma perché parli in un altra lingua? e sopratutto perché l’Iitaliano? oddio quanto mi annoio di queste domande.. perché questo viene dal mio cuore. E punto. Ma questa risposta:
La risposta più adatta sarebbe: If you need to ask the question you might not understand the answer.
L.
mi piace da morire… secondo me la useró 😀
Ma vedi un po’, un’altra amica di Budapest (giusto?) di cui non sapevo niente… Benvenuta! Se hai voglia di raccontarci la tua storia ne saremmo liete, non capita tutti i giorni che qualcuno lotti per insegnare l’Italiano ai figli…
L.
Maria Pia,
grazie davvero per i consigli sui libri di Richard Scarry. Conosco il personaggio ma ancora non avevo comprato i libri. In effetti M. comincia a manifestare un grande interesse per auto, camion, scavatrici e similari. Quindi il tuo mi sembra proprio un ottimo suggerimento. Corro a comprare il libro e a farmi una cultura.
Alice,
quando mi guardano come un extra-terrestre e mi chiedono stralunati perchè e per come, io li guardo, sorrido e tiro dritto.
Monica
Timi, che meraviglia questo tuo progetto! Mi fai sentire orgogliosa di essere italiana (di questi tempi ahimé abbiamo poco di cui andare fieri)! Se hai bisogno di “supporti” italiani sarò lieta di condividere con te tutto il possibile!
Monica,
devi avere un autocontrollo da far invidia al Dalai Lama! Provero’ anche io!
A proposito di Richard Scarry: io sto usando il libro “multilingue”, quello che ha la figura e il nome in italiano, inglese, francese e spagnolo (la prima pagina e’ un Moose gigante) che era mio e dei miei fratelli da piccoli, conservato dalla mia mamma con cura per tutti questi anni e “riesumato” per i miei Nani! Grazie mamma!
Salve,
anch’io ho sempre parlato in Danese ai miei figli, visto che viviamo in Italia ed era l’unico modo per non fargli perdere una parte della loro cultura. Mio marito è Danese ma è spesso via e allora mi sono data da fare, inoltre per gioco gli dico parole e frasi in Inglese e il più grande adesso riesce a dire qualcosa in questa lingua.
Noi per rendere le cose ancora più difficili viviamo in una regione bilingue, infatti oltre all’ Italiano si parla friulano, che imparano interagendo con il mondo esterno, a scuola , con i loro amici e con i nonni…
Finora sono stata abbastanza brava e parlare e a leggere loro sempre in Danese,ma adesso che il grande ha iniziato scuola trovo molto difficile parlargli in Danese e spesso mi ritrovo a parlargli in Italiano. Qualche consiglio??
Grazie
Barbara, mammadi Erik Victor ,7; Samuel,6; Elvira Greta, 3 ml@h
Ciao Barbara,
beh il mio primo consiglio è di apprezzare e valorizzare ciò che già fai. Vorremmo sempre fare di più e meglio ma a volte bisogna sapersi riconoscere che già si sta facendo tanto, darsi una bella pacca sulle spalle e dare fiducia ai nostri bambini, dove non siamo arrivati noi potranno arrivare loro, se lo vorranno. Qui nessuno è Mandrake!
Detto ciò mi viene spontanea una domanda. Perchè ora che tuo figlio va a scuola gli parli meno in Danese? perchè il tuo danese non è più all’altezza del tipo di conversazioni che fate? perchè è cambiata la vostra routine? altro? A seconda del motivo si cerca la soluzione. magari la soluzione potrebbe essere accettare il fatto che la routine cambia, si evolve, non si parla sempre Danese, magari quando si parla della scuola e/o dei compiti si parla Italiano, ma a tavola, in macchina, quando si legge si parla in Danese. O qualcosa del genere, il concetto è elaborare una routine che sia adatta alle vostre esigenze attuali e realistica.
E’ di aiuto?
L.