Torniamo al tema di come insegnare a leggere ai bambini in una seconda lingua, per esempio l’Inglese, e parliamo del metodo Doman, chi lo conosce in genere sa che è molto discusso, amato e odiato secondo le stagioni. Cerchiamo di capire di che si tratta…
Partiamo dal metodo Doman secondo la concezione popolare, raccolta da vari siti, per lo più in lingua Inglese ma non solo. Secondo la mitologia il metodo Doman consisterebbe nel far vedere al bambino tante flashcard, con un disegno e parola scritta sotto in grande. Ogni giorno si dovrebbero fare diverse sedute di Flashcards, ad ogni seduta si somministrano al bambino un numero di flashcards che va da 20 a 35. Sono stati riportati casi di bambini morti di noia e mamme svenute per isteria.
A prescindere dal fatto che il metodo Doman funzioni o meno, ho motivo di credere che non abbia nulla a che fare con quanto sopra. Ho letto il libro di Doman “Leggere a tre anni”, e posso dire che:
- Doman non prevede affatto l’uso di flashcards, infatti le immagini sono totalmente assenti dal suo metodo
- Parimenti non prevede l’uso sconsiderato di decine di flashcards da somministrare 3 volte al giorno a poveri piccoli ignari
Cosa prevede invece questo metodo?
- L’uso di cartelli (viste le notevoli dimensioni non è proprio il caso di parlare di flashcards) su cui si scrivono alcune parole chiave ( e senza immagini)
- Esclude il fatto di insegnare al bambino l’alfabeto, lo sconsiglia proprio, dicendo che è meglio insegnare direttamente a leggere le parole
- Una sequenza prestabilita nel proporre al bambino determinate parole, la sequenza prevede non solo l’ordine nel quale vengono introdotte le parole, ma anche le dimensioni e addirittura il colore delle stesse
- Una volta introdotte un certo numero di parole fondamentali si passa a costruire il primo libro del bambino, fatto sempre in dimensioni molto grandi, fino a che il bambino avrà modo di leggere il suo primo libro.
Ne consegue che sconsiglio caldamente di commentare e soprattutto di implementare il metodo Doman senza aver letto il suo libro, se ne dicono di tutti i colori su questo metodo ma raramente ciò che si dice è esatto. Peraltro sconsiglio anche di comprare i materiali già pronti, che si trovano in commercio, perchè non rispondono alle specifiche dettate dall’autore stesso nel suo libro, almeno quelli che ho visto io.
Comunque nemmeno io, almeno per ora, vi dirò quali sono questi famosi step previsti dal metodo Doman, per un motivo fondamentale, non mi sono ancora formata una mia opinione.
Del libro di Doman mi è piaciuta una cosa in particolare, l’idea che i bambini vogliono leggere, già da piccoli, e se non lo fanno è perchè noi non gliene diamo la possibilità. Mi sembra un concetto molto interessante! Del resto tutti i programmi di lettura e scrittura oggi partono già dai 3 anni… Il punto a mio parere non è voler insegnare a leggere e scrivere ai bambini il prima possibile, ma rispondere alle loro richieste quando sorgono. Se un bambino ha il desiderio di leggere, perchè non farglielo fare? Del resto trovo normale che un bambino a cui si legge molto e che ama molto maneggiare i libri desideri anche leggerli in autonomia…
Da qui ai cartelli però il passo non è scontato… Vi racconterò la nostra piccola esperienza nel prossimo post.
maria says
Stavolta sono parzialmente d’accordo:
Sul momento giusto per iniziare la lettura…’Perche’ non lasciarglielo fare?’
Una psicoterapeuta infantile un giorno mi ha detto ‘state attenti a non far saltare alla bimba i suoi step evolutivi, potrebbe dare segnali di voler fare ‘cose’ da bimba più grande ma a volte non sono pronti’ …
L’unico dubbio e’ come capire che lo step e’ quello giusto????
M
Bilingue Per Gioco says
Intanto facciamo un’alleluja per questo commento di Maria di Working Mothers Italy, che ci segue sempre, conosce Bilingue per Gioco inside out, e non scrive mai…
Comunque sono d’accordo con le tue perplessità, che condivido. Personalmente non ho affatto trovato delle risposte, le sto cercando. Sono sicuramente contraria al fatto di dover insegnare a leggere ai bambini precocemente, però ritengo sia una buona idea non ostacolarli. Nel frattempo mi sto informando molto e cercando di chiarirmi le idee, cosa non facile, perchè su questo tema si dice tutto e il contrario di tutto e sono tutti esperti.
Nel frattempo, adotto massima prudenza…
L.
Ella says
Buongiorno a tutte!
Premetto che ho letto i libri di Doman e sto applicando il “metodo” per quanto riguarda la lettura (purtroppo il tempo di una mamma che lavora è quello che è, ma mi piacerebbe anche farlo per la matematica…).
Mia figlia ha 21 mesi, abbiamo iniziato il programma di lettura a 18.
Quello che voglio sottolineare (e che anche Doman continua a ripetere nel suo libro “Leggere a 3 anni” )è che tutto deve essere un GIOCO.
Il bambino si deve divertire, la mamma anche, se no NON FUNZIONA!
DEVE ESSERE CONSIDERATO UN GIOCO!
IL BIMBO NON DIVENTA UN GENIO!
Consiglio caldamente di leggerelo perchè spesso si trovano opinioni e commenti espresse per sentito dire. Questo “metodo” non è stato studiato per crescere dei piccoli geni, tutt’altro.
E’ stata una scoperta casuale, fatta lavorando con bimbi cerebrolesi.
L’equipe di Doman scoprì che si poteva insegnare a leggere (e quindi comunicare) con piccoli che erano nati o che avevano subito enormi traumi al cervello.
La domanda che si sono posti questi medici è stata: se un bambino con così ridotte capacità/possibilità cerebrali può imparare a leggere (e a far di conto e a riconoscere animali/personaggi/artisti/brani musicali etc.) fin da piccolissimo, perchè i bambini “normodotati” NO?
Il problema dunque non era nel bimbo cerebroleso, ma nel bimbo con un cervello sano e funzionante!
Ma torniamo a noi, queste cose sono descritte meglio da Doman stesso 😉
Per comodità all’inizio ho acquistato il kit di parole che si trova in commercio allegato con il libro (poi ampliato stampando altre parole su normali fogli A4, con gli animali preferiti, i nomi degli amichetti, del cane, etc.); mi si è posto subito un problema: mia figlia a 18 mesi non parlava (ed anche ora a parte qualcosa, la maggior parte di quello che dice è intraducibile) in più è molto vivace e non sta mai ferma… e quindi????
Dovevo inventarmi qualcosa che fosse adatto a lei (cosa caldamente consigliata da Doman: il “metodo” è una linea-guida ma deve anche essere flessibile a seconda delle caratteristiche di mamma e bambino).
Ho creato il “gioco delle parole”: dispongo un po’ di parole in fondo alla stanza e poi chiedo a mia figlia di andarne a prendere una in particolare. Lei corre e me la porta 🙂
Ora che sta iniziando a parlicchiare il gioco si è fatto un po’ più statico (le mostro i cartelli e lei mi dice cosa c’è scritto, oppure imita il verso dell’animale) ma è LEI che ogni giorno mi chiede di giocare “alle parole” ! Il segreto è di rendere la cosa divertente e veloce e smettere prima di annoiarli!
Mi indica la cartelletta dove tengo le parole “nuove” e me ne chiede una al giorno 🙂
Gliela mostro e poi la mischio insieme ad alcune che conosce già e che lei adora riconoscere: il tutto ci richiede una decina di minuti al giorno, ma anche meno, giusto il tempo di correre a recuperare un po’ di parole 🙂
Non finisco mai di stupirmi per la velocità con cui i bimbi di questa età imparano cose nuove (non solo sulla lettura, sarà capitato anche a voi di notare la straordinaria capacità di memoria che hanno) quindi mi sono chiesta “Perchè no?”
D’altronde seguiamo il metodo Doman anche inconsciamente: quante volte abbiamo mostrato delle figure di animaletti ai nostri figli?
Questa è la mucca, questa è la pecora…oppure questo è il giallo, questo è il rosso…perchè non farlo con delle parole? Il principio è lo stesso.
Tra l’altro ho notato che più ci si “allena” e più veloce è l’apprendimento, mi spiego: è capitato che non sempre avessi tempo/voglia/opportunità di mostrare parole nuove a mia figlia (tra malattie, altri impegni, stanchezza di entrambe…). Procedevamo un po’ a singhiozzo, 1 giorno sì, 3 giorni no, magari giocando sempre con le stesse vecchie parole.
Nell’ultimo mese invece mi sto impegnando di più ed abbiamo preso un ritmo incredibile, anche 2 parole nuove al giorno, imparate con voracità. Non so a cosa ci porterà tutto questo, ma ci divertiamo un mondo e non vedo il perchè non dovremmo farlo!
L’importante è metterci entusiasmo, qualsiasi cosa decidiamo di insegnare ai nostri figli, e non crearci aspettative illusorie!
Un po’ come la questione bilinguismo 😉
Un abbraccio
Ella
Yael says
Io mi sento un po’ persa. Non so fino a che punto questi metodi sono applicabili su tutte le lingue… Per il momento, mi sono data da fare con l’ebraico un po’ da sola: ho appeso in diversi punti nella stanza di G. fogli con delle parole e immagini e pian piano sto togliendo le immagini (che sono attaccate con lo scotch). Ogni tanto gli chiedo cosa c’è scritto e lui mi indica con il dito (ha imparato che con le parole in ebraico deve andare da destra a sinistra) e “legge”, ovviamente avendo l’immagine accanto. Poi, nei fogli senza immagini si ricorda cosa c’era prima. In più, ho preparato un grandissimo libro con dei fogli colorati. Ogni foglio include una lettera e tante immagini e parole che cominciano con questa lettera (anche fotografie con persone che lui conosce e i loro nomi). G. è curioso, ma e ora, quando legge i suoi libri, fa finta di leggere le parole. Ogni tanto mi chiede anche “mamma, dove sta la lettera ALEF?” (anche guardando l’orologio…). Non so se effettivamente funziona. Cerco di non insistere troppo e se vedo che perde la pazienza lascio stare. A volte è lui stesso a prendere il “libro delle lettere” e a leggere le parole (con le immagini ed alcuni anche senza).
Questi sono i miei due centesimi…
Grazie per tutto questo, Letizia…
Ella says
@ Yael:
Ciao, mi permetto di consigliarti caldamente di leggere il libro di Glenn Doman “Leggere a 3 anni” (costa 12 o 13 € se non ricordo male) perchè se capisci bene il “metodo”, poi ti accorgi che è applicabile a TUTTO, non solo alla lettura ( e sul libro è spiegato molto meglio di quanto possa fare io o chiunque lo abbia letto ;-)): immagini, monumenti famosi, insetti, bandiere, presidenti, rockstar :-)…qualsiasi cosa! Basta dare input chiari e ripetitivi.
Uno dei capisaldi è di NON usare le lettere dell’alfabeto all’inizio (errore su cui si basano tutte le nostre scuole ;-)) per il semplice motivo che per il bambino è più difficile “astrarre” il significato di “A”, “B” etc.
Dovrebbero essere utilizzate solo alla fine, quando il bambino ha già sufficiente pratica con le parole.
Questo per quanto riguarda il “metodo Doman”, poi non è detto che non si possa imparare in un altro modo…
Yael says
Grazie Ella!
Solo dopo aver messo il mio commento, ho visto il tuo… che dà tanti spunti e idee. Cercherò il libro di Domano in libreria.
Grazie!
Bilingue Per Gioco says
Ella,
che si possa imparare anche in altri modi è sicuro, aggiungerei in molti altri modi. Il punto è che poi bisogna scegliere un modo e adottarlo, cercare di applicare un po’ di tutto rischia di essere controproducente.
Per quanto riguarda Doman una delle cose che proprio mi suscita perplessità è questa cosa di escludere categoricamente che si insegni l’alfabeto. Tutti gli altri metodi mi sembrano incoraggiare e molto l’uso dell’alfabeto, sto leggendo report basati su volumi enciclopedici di ricerche. Come si fa a decidere? Chi non fa ricerca su questi temi non può decidere quale ricerca è più autorevole, del resto non possiamo ignorare che non è il marketing a rendere la ricerca autorevole…
Come dicevo ancora non ho le idee ben chiare…
Yael,
una cosa credo sia certa, non è la lingua che fa la differenza, un metodo come il Doman se funziona funziona in tutte le lingue. E’ tutto basato sull’impatto visivo della lingua, non sull’alfabeto appunto, quindi funziona anche con gli ideogrammi o che so io.
L.
Ella says
Certo Letizia, sono d’accordo con te: so che ci sono molti altri metodi di insegnamento (magari che “funzionano” anche meglio) ma siccome non li conosco, posso solo riportarvi la mia esperienza e parlare di quello di Doman 😉
Il suo punto di forza secondo me è che è istintivo, semplice e divertente ma soprattutto che porta via poco tempo nell’arco della giornata senza diventare pesante e senza sembrare “scuola”.
Doman non esclude l’uso dell’alfabeto, ma lo “posticipa” 😉 per il fatto che spiegare ad un pupo di 12 mesi o anche meno che cosa sia la “A” è un po’ più complicato che non farlo più tardi.
Sfrutta la straordinaria memoria visiva che hanno i bambini piccolissimi (per esempio, come dicevi tu) possono imparare facilmente anche gli ideogrammi, le bandiere dei vari Stati etc.
Non sono una scienziata o una studiosa per poter dire quale ricerca funzioni meglio o sia più autorevole, però volevo riportarvi la mia esperienza, che è molto positiva e al di là del fatto che sia un modo come un altro per impiegare il tempo facendo un gioco intelligente, ha creato un ulteriore legame con mia figlia :–)
Ti dirò di più: mi ha convinta molto il fatto che l’autore continui a ripetere e sottolineare l’importanza del fattore GIOCO, del non forzare il bambino e del non aspettarsi un piccolo genio nonostante magari sappia leggere a 2 anni 😉
Bilingue Per Gioco says
Ella,
ci mancherebbe, io ti ringrazio tanto per aver condiviso la tua esperienza, e invito chiunque altro a farlo!
Non esiste un solo modo per fare qualsiasi cosa, che sia imparare a leggere, imparare una seconda lingua o imparare a nuotare, ma ognuno deve trovare la propria strada e il proprio modo.
Sentire le esperienze di chi, come te, ha trovato la propria strada e ne è soddisfatto è molto di aiuto, è utilissimo, e di questo ti ringrazio.
Poi ognuno deve fare i conti con i propri dubbi e trovare le proprie risposte, che è un po’ ciò che io sto facendo a voce alta.
Comunque c’è un’altra cosa che mi è piaciuta del libro di Doman, dà molta fiducia alle mamme, cosa che gli esperti fanno raramente se non mai. Le mamme sono attente osservatrici e conoscono i loro bambini, quindi spesso sanno scegliere e sanno riconoscere quando c’è un problema. Questo è un messaggio positivo e molto incoraggiante!
L.
Loretta says
Ciao a tutti!
Io non ho letto il libro di Doman, anche se ne ho sentito parlare ma osservando mia figlia, direi che l’alfabeto cosi’ come i numeri, le figure geometriche, i colori e i simboli di ogni sorta sono molto importanti per sviluppare la memoria logico-astratta dei bambini. Io non ho mai pensato di insegnarle l’alfabeto o a leggere a 2 anni, ma lei sfogliando le pagine del libro dove Mamma oca tiene in mano una lettera diversa con vicino disegni che iniziano con quella lettera, mi chiedeva ‘ … e queto, e queto?. Io le ho sempre risposto. Inoltre abbiamo tutta la serie dei video della Brainy baby in polacco (ma abbassando il volume io li uso per l’italiano!) e sono fatti veramente bene! (non per fare pubblicita’ ma li consiglio a tutti). Cosi’ lei per gioco a 2,5 anni sapeva gia’ tutto l’alfabeto nelle due lingue, i numeri fino al 10 e conosceva gia’ i colori e le figure geometriche! Oltre a questo ascoltiamo canzoncine in italiano sull’alfabeto e i colori ed e’ tutto un gioco. In passeggiata, ora che ha 3 anni, e’ lei a leggermi i numeri sui tram e sugli edifici, a mostrarmi la forma dei segnali stradali e a casa prende i suoi libretti e li legge alle bambole (li abbiamo letti molte volte ma ricorda quasi a memoria le parole). Secondo me, perche’ un bambino voglia imparare a leggere deve vedere i genitori con un libro in mano! Io giocavo con le bambole alla sua eta’, perche’ imitavo mia mamma casalinga e non con i libretti! Lei si sfoglia tutti i libretti ogni giorno, cerca le lettere sui giornali e quando comincia un film mi legge le lettere singolarmente, tipo WORLDREAMS! Non sa metterle insieme, perche’ non ci esercitiamo ma potrebbe farlo. Un giorno le ho scritto MAMMA sulla lavagna magica, gliel’ho letto, poi un’altra parola e poi le ho chiesto dov’e’ scritto mamma e dove il suo nome e me l’ha mostrato correttamente! Comunque ho deciso di lasciarla libera di decidere da sola quando vorra’ imparare a leggere. Se mi chiedera’ ‘mamma, cosa c’e’ scritto qui o mamma voglio leggere da sola il libretto, allora glielo insegnero’ in modo tradizionale ma sempre per gioco, mai per forza! Un salutone a tutte e in bocca al lupo
barbara uffa says
Ciao a tutte!!Io leggo al mio pargolo una marea di libri, un giorno mi guarda fisso e mi chiede:”Ma dov’è il leone??”.Io stavo leggendo di un leone, ma nella figura c’era un bambino che parlava con un’altro bambino.Gli ho spiegato che non tutto veniva disegnato, e che il bambino stava raccontando al suo amico degli animali che vivono in Africa.Aveva 16 mesi, ed era già da un pò che chiedeva cosa c’era scritto qui e là.Ho iniziato allora a fargli conoscere l’alfabeto, alcune parole, ho mischiato un pò i metodi.Poi qualche “fenomeno” non mi pronuncio su chi è stato….gli ha detto che non va bene, che poi a scuola lo sgridano.Ora fa lo gnorri, conosce le cose e fa finta di non saperle.Il libro di Doman l’ho letto, subito dopo i libri di Steiner e della Montessori.Mi sono studiata i metodi che usano nella prima elementare.Avevo quasi deciso di lasciare stare, poi nel giro di due giorni, tornata da 7 giorni in ospedale con il pupo, ho letto un mucchio di post sulla lettura dei bambini piccoli.Sarà un segno!!??Ora rinizio e vi faccio sapere.In fondo i tre anni li dobbiamo ancora compiere.
Nel post di http://lascuoladeigenitori.blogspot.com/2010/05/mentalita-ottusa.html per una volta, sono d’accordo con lei.Il mio bimbo, conosce i cartoni animati, ma è più ferrato nel fare cose diverse, più “educative ” che stare tutto il giorno davanti alla televisione.Possibile che quando dico che facciamo inglese, le mamme (anche le maestre), mi guardano con compatimento e poi con disapprovazione quando il mio piccolo non hai idea dei nomi dei gormiti!?Baci uffa
chiara says
Mi sono letta quasi tutti i libri di Doman (quello sulla lettura, ma anche quello sulla matematica, quello sull’amore per la conoscenza e quello sulla fisicità) e la mia conclusione è che vale la pena leggerli perché oltre che utili, in certi punti (soprattutto quelli in cui Doman parla dei genitori di figli cerebrolesi) sono emozionanti e commoventi e fanno molto riflettere su quale grande dono sia essere genitori e come valga la pena di viverlo intensamente.
Il metodo in sé richiede davvero tantissimo tempo e, per certi aspetti, mi è sembrato anche un po’ troppo mnemonico.
L’insegnamento più bello da trarne è che giocare con i bambini può essere un momento divertente anche se si sta cercando di insegnargli qualcosa, se lo si fa senza aspettattive, tensioni, gratuitamente e soprattutto divertendosi veramente. Se lo si fa come dovere, invece, tutto crolla, l’ho sperimentato io stessa quando ho cercato di impormi faticosamente (i miei ritmi di lavoro sono pesanti e non era semplice ritagliare spazi) i tempi richiesti dal metodo: mia figlia ha subito colto la mia tensione e se ne è allontanata rapidamente come nella prima fase (ho iniziato durante le vacanze) si era avvicinata. Al che ho lasciato perdere, perché ho capito che venivo meno al principio basilare del metodo: DIVERTIRSI INSIEME. E ho ricominciato a divertirmi e basta con mia figlia ma con la consapevolezza che era questa l’unica cosa veramente importante. A questo proposito consiglio vivamente la lettura anche di un altro bellissimo libro: “Un genitore quasi perfetto” di Bruno Bettelheim.
Silvia M. says
Ciao a tutti. La capacità di leggere nella seconda lingua (nel nostro caso l’inglese) è una delle mie priorità del momento. Al contrario di molti di voi che avete già commentato, mio figlio è più grande, ha frequentato quest’anno la prima elementare. E’ sempre stato molto interessato alla lettura. A 4 anni già leggeva paroline in italiano senza che nessuno glielo avesse insegnato. In questo ci rivedo molto il Doman di cui parlate, e che non conoscevo: è tutto molto intuitivo, a 4 anni mio figlio conosceva le letterine dell’alfabeto, se vedeva l’immagine di un leone e sotto la scritta L-E-O-N-E faceva facilmente l’associazione e leggeva lentamente la parola. Questo “esercizio” lo ha portato a leggere le paroline anche laddove non c’era l’immagine associata.
Quest’anno a scuola ha imparato a leggere in italiano (prima lingua), cioè adesso legge in maniera fluente libri interi.
Come forse saprete, secondo il nostro sistema scolastico nazionale in prima elementare si fa un’ora di inglese A SETTIMANA! Spesso, come nel nostro caso, la maestra di inglese è una “normale” maestra che, siccome sapeva un po’ di inglese, ha fatto un corso di 300 o 400 ore per poter insegnare inglese alle elementari. (Scusate l’ironia, ma trovo tutto questo un po’ assurdo). Le paroline inglesi vengono presentate e poi viene spiegata la corretta pronuncia (non si parte dall’alfabeto), questo più o meno è il metodo con il quale anche io, venti anni fa, ho imparato l’inglese a scuola.
Il risultato è che il bambino sa leggere solo le parole che conosce. Mio figlio, con il quale parlo inglese dalla nascita, ovviamente conosce molte parole inglesi e, soprattutto da quando sa leggere in italiano, è molto frustrato dal fatto di non riuscire a leggere in inglese, poichè in inglese, al contrario dell’italiano, non vale laregola “ad ogni segno corrisponde un suono”.
Sentendovi parlare di Doman, mi chiedevo se non fosse il caso che anche io tentassi questa strada (nei limiti di tempo e voglia miei e di mio figlio). Magari iniziando a leggere alcune parole poi il processo continua da solo, un po’ come ha fatto per l’italiano. Inoltre, avendo un’altra figlia di tre anni, magari potrebbe diventare un gioco utile da fare tutti insieme.
Forse ci proverò.
Saluti. Silvia
Bilingue Per Gioco says
Silvia,
io aspetterei un attimo prima di partire, per valutare le alternative e scegliere con cognizione di causa. Nelle scuole anglosassoni spesso utilizzano metodi che partono dall’alfabeto e dai phonics, conto di parlarne presto, ho la sensazione che per un bambino che già sa leggere varrebbe la pena di prendere in considerazione questi metodi.
L.
Silvia M. says
grazie per il consiglio, Letizia. In effetti non so neanche io cosa sia meglio fare. Avevo preso qualche tempo fa dei libricini di Jolly Phonics. Quando ti interesserai dei phonics, se ci riesci puoi dare un’occhiata al sistema Jolly Phonics? Li avevo presi perchè consigliata da alcune famiglie anglosassoni su una mailing list.
Rileggendo i commenti a questo post su Doman, ho pensato anche che qualsiasi cosa sceglierò dovrò evitare che sia una lezione con me e mio figlio seduti al tavolo. Adesso che va a scuola già quasi tutto il suo tempo libero è speso al tavolo a fare i compiti…!
Non vedo l’ora di leggere qualcos’altro sull’argomento. E credo che aspetterò ad iniziare, tanto ormai ho aspettato tanto!!!
Grazie ancora. Silvia