Potremmo chiedere alle persone che lavorano nella nostra casa di parlare la propria lingua con i nostri bambini, ma loro potrebbero non volerlo fare, come racconta Silvia…
Ciao Letizia,
volevo parlarti di una cosa sulla quale forse puoi aiutarmi.
Ho un bimbo di 14 mesi, e una tata che sta con lui da quando ne ha 6. Lei è una donna sudamericana, di 56 anni, vive inItalia da circa quindici anni, con tutte le sue sorelle, e con due figlie grandi, delle quali una è sposata con una bimba. Insomma una donna perfettamente inserita e molto felice. Lei è una donna meravigliosa, di grande esperienza e dolcezza, che sia io che mio marito adoriamo. Ma soprattutto si adorano lei e il piccolo. Tra loro c’è proprio un amore grande, il bambino ha imparato il suo nome poco dopo aver detto mamma e papà. Quando lei arriva la mattina lui urla di gioia e le va incontro. Insomma un rapporto splendido del quale io non sono mai stata gelosa proprio perchè è la fortuna più grande del mondo lasciare il tuo bambino con una donna che lo ama.
Proprio perchè sono così uniti e perchè passano tanto tempo insieme ho chiesto alla signora più volte di parlare spagnolo con il bambino. Le ho spiegato che siccome noi la vorremo con noi per molti anni (io e mio marito siamo soli qui a Roma e ovviamente ci servirà sempre anche quando il bimbo andrà a scuola), potrebbe costruire con lui un rapporto più diretto e anche preferenziale, come fosse un linguaggio loro. Lei peraltro gli parla tantissimo e canta, le ho detto che poteva farlo nella sua lingua e forse era anche più facile per lei.
Ma lei non lo fa. Mi dice di sì proviamo, ma poi non lo fa mai. Non capisco perchè, se per timore, per vergogna.
Lei dice che ha sempre usato l’italiano per lavorare.
Devo dire che è una donna molto discreta, ma dalla sua storia so che è stata tanti anni presso importanti personaggi di Roma, dove mi sono detta forse non era gradita la sua lingua.
Non so, sono supposizioni. Ma non so più come chiederglielo.
Pensi che potrebbe essere utile magari prenderle qualche libro in spagnolo da leggere con il bambino? Qualcosa per invogliarla piano piano? Per non farla sentire fuori luogo.
Non vorrei mai rovinare il rapporto con lei, ma davvero che peccato perdere questa opportunità.
Ti ringrazio per la tua risposta.
Silvia
Ringrazio tantissimo Silvia di questa domanda, che tocca un tema importante e delicato, quello della convivenza tra popoli. Tanto per mettere le cose in contesto, ho conosciuto Silvia sul web, come autrice di un documentario veramente interessante che tocca un tema largamente ignorato: le difficoltà e l’ostracismo che spesso le donne incontrano quando tornano al lavoro dopo la maternità, Unovirgoladue è il titolo. Poi di recente l’ho conosciuta di persona durante una scappata a Roma. Questo non c’entra niente con la sua domanda, ma dà un tocco di vissuto a questa esperienza, rende la rete meno impersonale.
Venendo alla domanda, secondo me io al posto della tua tata farei lo stesso. Davvero, mi ci vedo.
Immedesimiamoci per un momento.
Io sono una persona con una storia, una cultura, musica, tradizioni, favole, sogni e leggende dentro di me. Ci sono cresciuta insieme, come ognuno di noi, fanno parte di me. Non ho molti soldi e allora vengo in questo paese cosiddetto progredito per lavorare. Una cosa viene messa subito in chiaro, qui io valgo di meno. La mia storia, tradizioni, cultura, musiche e favole non sono niente, al massimo sono folclore, quello che io penso, come vedo io il mondo non interessa a nessuno. Sono qui per lavorare, abbassare gli occhi, eseguire e non disturbare. La mia ricchezza interiore non esiste, perchè nessuno la guarda.
Questo in teoria potrebbe succedere a chiunque di noi, noi siamo nati al momento giusto e nel posto giusto, ma non è che queste persone siano radicalmente diverse da noi. Sicuramente tra di loro ci sono delle menti che avrebbe potuto diventare un fisico di fama internazionale, una pittrice, un poeta, una manager. Invece tengono gli occhi bassi ed eseguono.
Beh se io mi trovassi in una situazione del genere, a dover tenere gli occhi bassi ed eseguire per vivere, lo farei, se davvero fosse necessario, ma poi non condividerei nulla di me stessa con queste persone, perchè la mia ricchezza interiore è troppo bella e preziosa per essere offerta a sguardi di sufficienza e compiacenza.
Questa signora di cui parli non è me e magari ragiona in tutt’altro modo e lei sola sa quali sono le sue esperienze e le sue valutazioni, però secondo me è importante cercare di immaginare il mondo visto da quel punto di vista, cercare di capire come loro vedono noi, che inevitabilmente non siamo solo individui, ma anche parte di una società.
Digressioni a parte, che si può fare?
Intanto Silvia tu parti col piede giusto. Non parli solo di lingua, di sfruttare un’opportunità, parli anche di emozioni e sentimenti, di coltivare e sostenere una relazione affettiva tra il tuo bambino e la sua tata, che arricchisca entrambi. Per come la vedo io, è solo con le emozioni che si può modificare una situazione del genere. Facendo capire a questa persona che lei è veramente parte della famiglia, che le si è affezionati e che la si accoglie e accetta come persona, nella sua interezza, non solo come prestatrice d’opera. Questo secondo me lo si fa parlando, parlando della sua vita, la sua famiglia, la sua storia e al tempo stesso condividendo anche la nostra di vita, famiglia e storia.
Poi magari un giorno si può uscire a fare due passi insieme, fermarsi in un negozio di CD ben fornito e scegliere con lei dei CD del suo paese, da ascoltare a casa nostra. La musica a mio modesto parere è veramente potente e supera molte barriere, in questo senso è molto più immediata dei libri. Potremmo chiederle di portare con sè una figlia o la nipotina, per farcele conoscere. Potremmo chiederle di farci sapere quando ci sono delle feste nella sua comunità e andarci. Cose così… però secondo me difficilmente una persona che è stata condizionata in questo modo arriverà ad aprirsi e condividere la propria lingua, e quindi storia, se prima non si sente completamente accettata e accolta. Non è una cosa facile, ci vuole del tempo e delle attenzioni sincere.
Questo ovviamente è solo il mio punto di vista, io nemmeno la conosco questa signora… Che ne pensate?
L.
Immagine da A Journey Round my Skull
silvia says
cara letizia
ti ringrazio tantissimo della tua risposta che in parte trovo molto azzeccata in parte no.
Voglio chiarire una cosa importante, che non c’è tra noi e questa persona un rapporto così marcatamente datore di lavoro-lavoratrice. Ovvero è certo che lei lavora per noi, ma non ad occhi bassi nè tantomeno lei esgue e io ordino. Anzi. Il nostro rapporto è stato subito impostato in modo che io da lei potessi imparare tutto. Lei mi ha insegnato molto di quello che so su come prendermi cura di mio figlio. Non sono il genere di madre, ” io so come trattare mio figlio” anzi. Da lei ho imparato a farlo mangiare, a cucinargli la pappa, a fargli l’aereosol o asciugargli i capelli senza farlo piangere. Lei mi ha detto quale medicina comprare al primo raffreddore e come pulirgli le orecchie senza infastidirlo. Lei mi ha insegnato che era bene che il bambino imparasse anche a stare solo nel suo box per non diventarne schiava, lei lo fa dormire quando io non ci riesco, lei mi ha consigliato di metterlo sul vasino a tredici mesi. Lei è stata per noi quello che magari molte altre famiglie hanno dalle madri o dalle sorelle più grandi. Insomma quando tu di bambini non sai niente, quando tuo figlio ti sputa in faccia la pappa perchè fino a quel momento ha preso solo il seno, se c’è una persona che ti spiega come fare e ti aiuta è sacrosanta. Incontrarla è stata la fortuna più grande della nostra vita, e lei lo sa. E’ preziosa e lo sappiamo bene. Altro che sguardi di sufficienza e compiacenza.
Nè tantomeno lei è il genere di persona che tace e abbassa gli occhi. E’ discreta ed educata ma se mi deve dire che ho fatto qualcosa che non va soprattutto riguardo al bambino lo fa. Con i suoi modi gentili ma lo fa. Dunque no, non mi convince tanto la tesi del “non voglio condividere la mia cultura con queste persone e con questa società”. Perchè poi invece ci racconta della sua famiglia, delle sue figlie, della sua nipotina, delle sue sorelle. E’ discreta sì ma soprattutto rispetto alle altre famiglie dove ha lavorato (altra dote che apprezzo tantissimo perchè non ho mai amato le persone pettegole soprattutto se arrivano da famiglie famose).
Detto questo io credo quindi che la tua tesi “lavoratrice sfruttata” non sia azzeccata, non almeno in questa situazione. E’ una persona che ha molte proposte di lavoro, non resterebbe mai in un luogo dove non si sente accettata e accolta. E soprattutto rispettata. E il suo lavoro è un lavoro importantissimo non solo per me ma per tutta la nostra società, visto che aiuta a crescere e formare gli uomini di domani. Non è un lavoro umile il suo, è un lavoro fondamentale, importante, prezioso e carico di dignità. Lei lo sa, noi lo sappiamo.
E’ giusto invece quando parli del rapporto che si è costruito tra lei e il bambino e che vorrei che passasse anche e soprattutto attraverso le emozioni. E’ per questo che l’idea di farla parlare in spagnolo con il bimbo mi è venuta vedendoli insieme. Non quando le ho fatto il colloquio all’assunzione. Altrimenti lo avrei chiesto come condizione necessaria. Mi è venuta in mente quando ho capito che rapporto preferenziale e speciale c’è tra loro due. Passare come dici attraverso la musica mi sembra un’ottima idea, tantopiù che come ti ho detto lei già canta molto in italiano con il bambino. Non credo d’altra parte che canterebbe se non si sentisse a suo agio in casa, no? Comprare un cd di musica in spagnolo può essere una buona idea, e magari cantarlo tutti insieme. La musica è sempre un ottimo veicolo. Per quanto riguarda gli inviti a lei e alla sua famiglia, lo abbiamo già fatto.
Perdonami sai quanto io stimi il tuo lavoro, e sai che ti considero una specie di guru, ma questa volta non sono proprio d’accordo con te.
Forse insieme e magari con l’aiuto di altri lettori potremmo cercare delle altre risposte che ci possono portare a nuove riflessioni su questo tema. Grazie intanto. Con molto affetto. Silvia
Bilingue Per Gioco says
Silvia,
ci mancherebbe, ci sta benissimo non aver azzeccato. Comunque io non parlavo AFFATTO dei rapporti tra te e lei, ma di come è stata (forse) abituata a vivere e lavorare in questo paese, parlavo di condizionamenti appunto, non di quotidianità. Sarebbe molto fortunata se tutte le persone per cui ha lavorato finora e con cui interagisce quotidianamente fossero come voi… Comunque tanto meglio se non è così, facci sapere però se riesci ad aprire quella porta…
L.
silvia says
Non so come è stata trattata prima di stare da noi. Della famiglia importante in cui è stata tanti anni come ti ho detto parla poco, ma mai ha detto qualcosa di sgradevole o cattivo. Anzi ne ha sempre parlato benissimo. Certo è vero che la situazione per gli extracomunitari nel nostro paese non è facile. Io più volte anche sul mio blog ne ho parlato e mi sono scagliata contro la lega e la stupidità della gente, ma di tutte le amiche che ho che hanno le tate, credimi nessuna le ha mai trattate male nè ho mai visto le tate delle mie amiche infelici. Anzi. Quando stai tanto tempo in una famiglia, diventi automaticamente parte di questa, e noi mamme sappiamo bene quanto sono importanti le persone che passano molte ore con i nostri bimbi.
Comunque spero tanto di riuscire a sbloccarli, magari quest’estate al mare. Lei starà con noi per una parte delle vacanze prima di prendersi il suo mese di ferie, visto che durante luglio noi dovremo comunque andare e tornare da Roma. Nel frattempo se qualche lettrice ha già avuto quest’esperienza e mi vuole dare un consiglio….
Ah…dimenticavo di dirti una cosa importante. Qualche settimana fa con mio marito e il bambino siamo andati a New York una settimana. Mio marito doveva lavorare ma solo un paio di pomeriggi, così mentre lui lavorava io e il bambino ce ne siamo andati in un parco giochi al West vicino all’albergo. Lì c’erano un sacco di bimbi americani che parlavano spagnolo con le loro tate. Quando sono tornata e l’ho raccontato alla mia, come una cosa bellissima, lei si è emozionata e diceva che era una cosa stupenda. Per questo da quel momento mi sono sentita di chiederglielo.
Bilingue Per Gioco says
Beh allora mi sa che qui si tratta più che altro di sbloccare l’automatismo lavoro=italiano, vita privata=spagnolo. Le abitudini radicate sono difficili da modificare, ma lavorando sulle emozioni, come dicevamo, tutto è possibile.
Per il resto, non so. Guarda c’è una persona che si occupa di una mia zia e ogni tanto viene anche a dare una mano da noi. Questa persona ci e mi vuole bene, sinceramente, lo so. Primo perchè è una persona buona (come la maggior parte delle persone per fortuna) poi perchè lei e la sua famiglia hanno dei problemi molto seri e noi, io in particolare, abbiamo fatto di tutto per aiutarli, entrando quindi nella loro vita e facendo entrare lei nella nostra. Più di una volta ha detto di considerarci amici, dando valore a questa parola. Però ecco, non credo lei sia felice di fare questo lavoro, è felice di avere trovato persone che la stimano e la aiutano, ma la sua vita sarebbe un’altra. E’ sempre molto consapevole, e parlo a livello sociale, non solo nelle nostre case, di ricoprire un ruolo sociale debole. Tra la felicità e l’infelicità ci sono tante gradazioni, e l’espatriato non è mai pienamente sè stesso, deve sempre mettere da parte una parte di sè, soprattutto se è espatriato per periodi lunghi. Succede anche agli espatriati di lusso, anzi qui volendo potremmo aprire tutto un altro capitolo ma lasciamo stare se no davvero usciamo dal seminato…
Metti su un bel CD di musica sudamericana, balla un po’ e speriamo che tutto si sblocchi!
L.
p. says
Salve,
mi sento di scrivevi un paio di cose perchè mi sono ritrovata in ciò che Silvia desidera per il suo bambino e condivido anche le riflessioni di Letizia sui condizionamenti di cui tutti sentiamo gli effetti.
La mia colf, una signora russa di circa cinquant’anni, segue i miei figli da circa tre anni ed è diventata uno dei pilastri della famiglia. Per tre pomeriggi alla settimana invece di dedicarsi alle faccende domestiche si occupa dei bambini. Con loro parla russo: canta in russo, gioca in russo e… li sgrida in russo!
I commenti di alcune delle altre mamme rispecchiano un poco i codizionamenti di cui parlava Letizia. Recentemente una “collega-mamma” davanti alla scuola mi ha fatto davvero sorridere manifestandomi quanta pietà provasse per i miei figli così piccoli e costretti a passare il tempo con una tata che non parlava neanche l’italiano! Ho cercato di spiegarle quale incredibile opportunità fosse per i miei figli parlare russo con lei … ma non so mica se ci sono riuscita.
Ma dal mio punto di vista ho avuto una grandissima fortuna, certo all’inizio non è stato facile, ma poi la signora ha capito è si è sentita lusingata. Ora ogni volta che torna a casa ci innonda di libri, dvd e cd… stessa cosa quando i figli la vengono a trovare a in Italia.
Così quest’estate abbiamo deciso di aprire casa ulteriormente e oltre a lei, avremo una ragazza au pair russa e ospiteremo una bimba di 7 anni di Chernobyl …. ci sarà da divertirsi!
Forse proprio far leva sull’orgoglio per la cutura di origine protrebbe essere una chiave. E se davvero lo spagnolo è imporatante potresti cominciare a studiarlo anche tu facendoti un poco aiutare da lei. O se già lo parli, comincia tu a rivolgerti a lei gradulamente nella sua lingua.
Io con la mia signora parlo sempre in russo… e lei mi corregge gli strafalcioni e ride come una matta per la mia pronuncia non proprio moscovita!
Spero di esserti stata d’aiuto.
P.
Agnese says
Io la vedo cosi’: di solito gli spagnoli imparano a parlare italiano molto bene, anche se lo imparano tardi e non sono cresciuti bilingue.
Probabilmente la vostra tata ormai e’ cosi’ a suo agio con la lingua italiana che per lei e’ un grande sforzo, ora, cambiare lingua col bambino. Cambiare lingua a un bambino, di solito, e’ un grande sconvolgimento: probabilmente lei ne e’ cosciente, e proprio per questo non sa come fare e si sente a disagio ad usare lo spagnolo, proprio perche’ il rapporto col bambino e’ gia’ bellissimo cosi’.
Non so, io sarei per non forzare le cose, la cosa piu’ sensata e’ forse iniziare a cantare in spagnolo. Poi, pian piano, verra’ il resto…
silvia says
vi ringrazio tantissimo. è vero, le cose che dite sono tutte vere. è vero che secondo me lei è entrata in automatismo italiano-lavoro, vita privata-spagnolo, perchè infatti mi racconta che quando parla con le sue sorelle parla sempre e solo in spagnolo e che anzi sua figlia si arrabbia teneramente perchè dice che deve parlare italiano anche a casa così migliorerà sempre…. E’ vero anzi verissimo ed è una riflessione che ho fatto anch’io che lei teme un pò per l’apprendimento del bambino. ogni tanto mi dice lui capisce tutto in italiano, come a dire e ora inizio con lo spagnolo lo confondo. E riguardo a P. certo è una grande fortuna che anche tu parli russo, io purtroppo parlo inglese e francese ma lo spagnolo mica tanto. Però potrei cominciare in effetti a impararlo anch’io. E la musica avete ragione, come diceva anche Letizia, è sempre il veicolo migliore. Grazie a tutte intanto:)
alessandra says
Ciao, sono Alessandra di Bologna. A me capita esattamente la stessa cosa. Ho detto mille volte a carmen di parlare spagnolo con la bimba che sta sempre con lei e si adorano, di farle questo regalo facendola sentire indispensabile, ho provato a parlare spagnolo io, a dire “ragazzi, una bellissima novità da oggi in questa casa se abla espanol”. Nienete da fare. Il rapporto è ottimo, lei parla della sua vita dei suoi figli del suo fidanzato, so che parla solo spagnolo fuori da casa mia, ma non c’è verso di convincerla. Forse qualche parolina ogni tanto, magari tanto per farmi contenta ma niente di continuativo. un gran peccato davvero. per il resto è quasi perfetta…… a.
Agnese says
Piu’ che aver paura di confonderlo, e’ proprio che (secondo me) cambiare lingua spiazza, viene vissuto come un “tradimento” di quanto stato finora. Non ci sarebbe stato alcun problema se avesse parlato in spagnolo da subito, e’ proprio il cambiare a dare fastidio.
Inoltre, il bambino e’ cosciente che lei capisce l’italiano, non sara’ mai necessario, per lui, provare in spagnolo…
Magari si potrebbe provare a introdurre lo spagnolo tramite un’altra persona, che parlera’ sempre e solo in spagnolo, e una volta arrivati a una buona comprensione anche la tata se la sentira’ di parlare in spagnolo che tanto ormai il bambino lo capisce…
silvia says
mi sembra un’ottimo punto agnese. ma come fare? è un pò complicato aggiungere un’altra persona sia a livello di spazio che economico. comunque è vero è proprio il dover cambiare lingua il problema è questo il punto non lo spagnolo o l’itialiano mail cambiamento della lingua…
Arianna says
Ciao Silvia, ti posso dire come ho fatto io, spero possa esserti d’aiuto: ho due bimbe di 19 mesi e 4 anni e da quasi un anno ho introdotto lo spagnolo come terza lingue, grazie a due meravigliose ragazze sudamericane che si occupano delle mie piccole. Anche nel nostro caso si e’ iniziato con l’italiano, anche perché una delle due insegna nel nido frequentato dalla piccole quindi per forza di cose parla anche italiano; poi abbiamo introdotto lo spagnolo a poco a poco, attraverso le canzoni e i giochi, e ora ci sono spazi quotidiani in cui le tate parlano spagnolo tra loro e con le bimbe. Come vedi non e’ necessario pretendere un cambio di lingua che potrebbe non poco stessare la tata, soprattutto data l’età e l’ormai consolidata abitudine all’italiano; il metodo OPOL non e’ l’unico x insegnare una lingua e, in questo caso, credo non sia neanche il più adatto. L’importante e’ che si instauri una routine in spagnolo poi il resto verra’ da se, magari col tempo gli spazi x questa lingua aumenteranno, anche x specifica richiesta del bimbo, magari diventerà la “loro” lingua…quello che ti posso dire x certo e’ che finche’ non sarai tu stessa a coinvolgerti in questo progetto sara’ difficile che la cosa inizi e si consolidi: te lo dico perché l’anno scorso avevo provato a “delegare” lo spagnolo alle ragazze, presa da un momento di stanchezza – avevo appena avuto la seconda bimba e mi occupavo già dell’inglese…be’, ti posso dire che nulla e’ iniziato seriamente, a parte qualche sporadico gioco con gli animali, finche’ io stessa non mi sono messa con la tata su Internet a cercare canzoni in spagnolo, finche’ non le ho imparate anche io, finche’ non ne ho fatto una playlist x i pod e un cd da cantare anche in macchina, finche’ non ho imparato i nomi degli animali in spagnolo e “come si dice il verso che fa”. Insomma, questo x dire che la tata deve sentirsi rassicurata e incoraggiata dal tuo reale interesse x lo spagnolo, deve riuscire a comunicarle un vero entusiasmo x questa lingua, non solo un generico interesse x “l’opportunità che rappresenta x il bambino”. Se vuoi posso farti avere le ‘nostre’ canzoni in spagnolo con i testi, Letizia può girarti la mia mail; la gran parte sono rimas infantiles tradizionali, comuni a tutti i paesi di lingua spagnola, sono sicura che la tua tata le conosce e le avrà cantate ai propri figli. Poi, approfitto di questo post x lanciare un appello ai lettori di bpg parlanti spagnolo: come Letizia già sa, sto cercando indicazioni su libri in spagnolo per le bimbe, possibilmente non traduzioni da altra lingua, sto cercando su Internet e nelle librerie/biblioteche di Roma e ad agosto sarò a Barcellona per un po’, magari li cerco sul posto: qualcuno se la sente di fare un piccolo starter pack?? Anche indicazioni si librerie x piccoli a Barcellona e dintorni sono ovviamente ben accette. Un grazie anticipo, Arianna
Bilingue Per Gioco says
Arianna ha centrato il punto secondo me. Non è che necessariamente siccome una è madrelingua sa come proporre una lingua ai bambini, non lo sanno le mamme, che cercano materiali su internet, figuriamoci una tata. Accompagnarla, questo è il segreto.
L.
Elle says
ciao silvia,
la storia della tua tata sudamericana”rang a bell”
io mi sono trovata in una situazione simile alla sua: sono italiana, ma vivo a londra da cinque anni e lavoro come maestra in una scuola elementare (al momento sono in maternità). l’anno scorso mi è stata assegnata una prima, perciò principalmente insegnavo a leggere e scrivere
la mia direttrice mi ha suggerito di proporre qualche nozione base di italiano e francese (canzoncine, alfabeto, numeri 1 a 10), sapendo che parlavo entrambe queste lingue
ci ho provato: con il francese – che è un’altra “seconda lingua”, che conosco come l’ inglese, da straniera che l’ ha imparata prima a scuola, poi sul campo, non ho incontrato nessun problema; al contrario, mi sono divertita, e così anche i miei bambini
invece parlare italiano davanti ai miei alunni mi ha imbarazzata moltissimo. ho lasciato perdere quasi subito. fatico a trovare delle spiegazioni razionali per questa difficoltà
il modo migliore in cui riesco a descriverla è questo: a londra, l’ italiano è la lingua che uso con le persone che amo. è legato a un livello della mia persona e della mia vita estremamente intimo, quello su cui sono piu protettiva. è anche l’ unica lingua che uso per litigare, e per pregare.
parlare italiano in inghilterra, al di fuori della mia famiglia, è una forzatura grandissima. anche con i miei alunni, a cui volevo bene – ma con cui chiramente avevo un rapporto meno forte che con i miei figli. così, l’ unico suggerimento che miviene in mente è di rispettare il desiderio della tua tata di parlare italiano con il tuo bambino, perchè per lei è probabilmente, da come lo descrivi tu, la cosa più naturale, e usare un’ altra lingua sarebbe avvertito come poco spontaneo – e specialmente quando si ha a che fare con bambini piccoli, la spontaneità del linguaggio ha un valore enorme
(new york – che io adoro- è un caso a parte: una mia amica cresciuta lì mi raccontava che ormai lo spagnolo è indispensabile, è praticamente una città bilingue)
tutto qua. non so se questo possa essere un commento costruttivo, ma volevo condividere la mia esperienza.
vorrei anche segnalarti che questo post ha generato un’ondata di invidia pazzesca per la tata fantastica che hai trovato 🙂
in bocca la lupo, a te e a lei
ciao!
Elle
Bilingue Per Gioco says
Elle,
grazie mille per aver condiviso la tua esperienza diretta, che personalmente trovo estremamente costruttiva!
L.
silvia says
ciao
scusate se sono uscita un pò ma sono stata fuori roma e non riuscivo a postare dal telefono. volevo intanto ringraziarvi tutte, ero sicura che dalle lettrici di letizia sarebbero venute fuori buone idee. arianna sei stata una ventata di ottimismo, le situazione sono molto simili e in effetti quando letizia dice che una persona che conosce una lingua non deve necessariamente saperla trasmettere, secondo me è il vero punto. e in questo secondo me l’esperienza di arianna può davvero aiutarmi. dunque chiedo a letizia la tua mail così ci sentiamo e anzi magari ci incontriamo anche visto che se non sbaglio vivi a roma anche tu. così mi dai un pò di consigli pratici. come ti dicevo l’esperienza è molto simile visto che io con michelangelo mi occupo dell’inglese come fai tu con le tue bimbe. sarebbe bello incontrarci fuori dal blog e scambiarci idee e esperienze. anzi nella biblioteca dove vado e dove la tata porta mic quando piove, ci sono un pò di libri in spagnolo per bambini sia piccoli che più grandicelli. è in centro dietro campo dei fiori, ma sicuramente la conosci già. (anzi a dire il vero ci sono libri in tante lingue se a qualcun altro interessassero)
elle, ti ringrazio moltissimo per il racconto della tua esperienza, e sì fondamentalmente la cosa più importante di tutte è che io ho trovato mary poppins, e che per questo mi sento superstrafortunata. scherzando io e mio marito le diciamo che volgiamo che resti con noi fino a quando michelangelo si sposa:) è stata una gran fortuna, l’abbiamo trovata dopo vari colloqui che ci lasciavano spiazzati. era la prima volta che cercavamo una tata ma nessuna sembrava “chiamarci”. poi quando abbiamo visto lei è stato amore a prima vista. le ho chiesto due referenze ma mi è bastato chiamarne una. le ho dato una settimana di prova, al terzo giorno le avevo già fatto firmare il contratto per paura che cambiasse idea:)))
cmq a parte questa fortuna sfacciata, volevo dirti che io per esempio all’estero ho avuto un’esperienza molto diversa. ho studiato e lavorato per un lungo periodo tra leeds e londra, e io non avevo affatto problemi a parlare italiano fuori dal mio ambiente. anzi, era una cosa che mi divertiva tantissimo. gli inglesi adorano l’italiano, e soprattutto all’università mi chiedevano spesso di parlarlo per sentirlo. a me piaceva e non mi è mai pesato. dunque credo che anche questo sia molto soggettivo. e appena ho potuto ho condiviso con le persone conosciute lì viaggi e luoghi italiani. non so credo che anche questo sia un approccio diverso. ma forse è vero anche quello che dici tu che per la mia tata lo spagnolo sia una lingua privata.
cmq grazie ancora a tutte….
silvia
Francesco says
Ciao,
innanzitutto complimenti per il blog, è veramente una splendida idea.
Le spiegazioni date finora (associazione italiano/lavoro e lingua madre/vita privata e rapporto buono con il bimbo in italiano) reggono ma secondo me, più genericamente, si tratta di una questione di rapporo privato con la propria lingua madre. Potrebbe darsi (non lo so, faccio solo una ipotesi) che la signora di cui parla Silvia non abbia un elevato livello di cultura e parli magari uno spagnolo non “colto”.
Questo potrebbe portarla ad autocensurarsi come fanno o meglio facevano alcune persone ora anziane in Italia che magari provano del timore o imbarazzo perché si ritangono “ignoranti” (le virgolette servono perché sia chiaro che non intendo dire che lo fossero, quanto che magari si ritengono tali).
Oppure la signora semplicemente ama parlare italiano con gli italiani per una sua convinzione personale, ovvero, più che associare l’italiano al lavoro ha la convinzione che in un paese si parli la lingua di quel paese.
In generale comunque la lingua è un fatto privato tra due persone, chi la parla e chi la riceve, quindi certe volte le ragioni che ci spingono ad usare una lingua piuttosto che un’altra sono chiare solo a noi.
Faccio un esempio: io sono un traduttore e ho una collega polacca che però è perfettamente bilingue con il tedesco, al punto che (a detta di amici tedeschi) se non te lo dice o non leggi la carta d’identità non ti viene in mente che possa non essere tedesca.
Bene, lei con i suoi figli, nati entrambi in italia e di padre italiano, parla tedesco per quanto possibile, altrimenti italiano. Lei dice che è perché il tedesco è più “prestigioso” dal punto di vista lavorativo (anche perché vive in romagna) ma forse è anche semplicemente perché le è venuto più naturale così.
E la cosa bella è che la maggiore dei suoi due figli la sgrida se le si rivolge in tedesco una volta passato il confine! “Siamo in Italia, parliamo italiano!” (a 4 anni, non 14!)
Bilingue Per Gioco says
Francesco,
interessanti i punti di vista che proponi. A costo di dire una banalità, anzi, è una banalità, è entusiasmante quante idee e punti di vista diversi si possono avere su uno stesso fatto, e come sia arricchente coinvolgere più persone nella discussione!
Molto interessante anche la storia della tua collega, certo leggendola io ho pensato e i nonni? come fanno i bambini a relazionare con la famiglia della mamma? ma ci avrà pensato la mamma…
L.
silvia says
ciao letizia, ti aggiorno sulla mia situazione tata. intanto comincio col dirti che io e arianna siamo uscite dal blog e ci siamo incontrate, a roma qualche giorno fa con i nostri bimbi. è stato bellissimo e ci siamo scambiate un sacco di idee e di pensieri sul bilinguismo dei bimbi e su altre cose e la promessa di rivederci a settembre.
per quanto riguarda il versante tata, oggi c’è stato un passo in avanti. tornata dalla passeggiata della mattina con Mic, mi dice che ha conosciuto al parco una signora che parla solo inglese con il suo bimbo come faccio io ( mi dice) e una coppia in cui lei parla francese e lui spagnolo con i figli e i figli parlavano tranquillamente tutte e due le lingue. questo lo ha molto sorpresa e ha cominciato a prendere in considerazione l’idea di parlare spagnolo con mio figlio. Mi ha chiesto se secondo me non lo avremmo confuso (ho capito che questo era una sua preoccupazione) e ha detto che avrebbe potuto provarci. Poi si è girata dolce verso Mic e gli ha detto “è vero chiquito?”
mi sono un pò emozionata. ho capito che forse la vedeva come una cosa un pò stramba ( certo lei mi vede un pò stranina a me) e che forse vedere altre famiglie che fanno lo stesso l’ha rassicurata.
comunque ho capito che piano piano ci possiamo arrivare.
intanto a luglio andremo fuori tutti insieme per i primi quindici giorni e forse in quel periodo di vacanza potrò farle ascoltare il fantastico cd che mi ha fatto arianna:) magari cominceremo a cantare.
vediamo che succede.
ciao a tutti
silvia
Bilingue Per Gioco says
che bello! sono contentissima!
grazie soprattutto per l’aggiornamento, continuate a tenerci informati per favore!
L.