Lezione numero 1: Vince chi ha fame. Fame di successo, di arrivare, di dare una svolta alla propria vita.
Non basta essere bravi, o bravissimi, superpagati, equipaggiati e coccolati, ci vuole la fame. Un ruggito dentro che ti spinge ad andare oltre, perchè questa è la tua chance e te la devi giocare tutta. Le squadre delle grandi nazioni Europee a questi mondiali hanno deluso, i campioni in carica hanno pianto e fatto piangere. Squadre meno note, quelle che “figurati se ci facciamo battere da…” hanno vinto, eccome (per ora). Ecco nella vita spesso è così. Non è sempre il ragazzo che è andato alla migliore scuola privata che sfonda, spesso è quello che sapeva di poter contare solo su se stesso. In una società come quella italiana, che sempre più protegge i propri figli dalla realtà creandone degli eterni adolescenti, è bene non dimenticare mai questa cosa.
Rimanendo sul tema delle lingue, è più importante creare nei bambini il desiderio di imparare le lingue e viaggiare che far fare loro corsi di Inglese e campi estivi. Non che facciano male, ma solo se alimentano il desiderio di… Non importa quanto il ragazzo impara, ma quanto desidera imparare.
Lezione n.2: Chi ha addosso la pressione di dover vincere, spesso perde.
L’ha detto oggi il capitano, Cannavaro. C’era una forte pressione sulla squadra, l’obbligo di dover vincere, e i ragazzi erano tesi. Non è un commento da sottovalutare, OK sono pagati per vincere, è il loro mestiere, ma sono uomini. Se da una persona ci si aspetta solo il massimo, questa persona sa di poter fare bene se dà il massimo e di deludere altrimenti, non c’è spazio per giocare, per stupire, non c’è divertimento. Questo succede spesso ai ragazzi bravi, intelligenti e figli di famiglie che hanno grandi aspettative su di loro. L’ansia da performance è talmente alta che pur andando nelle scuole migliori, frequentando i migliori corsi, etc, non si divertono, hanno solo paura di fallire e si bloccano. Attenzione quindi, non aspettiamoci troppo dai nostri bambini, lasciamo che siano normali, e ci stupiranno, ogni tanto, e ogni tanto no…
Lezione n.3: Il talento non basta, per avere successo bisogna parlare le lingue.
L’allenatore dell’Inghilterra, Capello, è stato molto criticato perchè il suo Inglese non era, dicono, nemmeno lontanamente sufficiente per svolgere il suo ruolo, che è comunque basato sulla comunicazione. Ne ha scritto il Times, leggete qui. Questo bisogna mostrare ai ragazzi, che anche se la loro passione è un pallone, un aereo, la matematica o la botanica senza le lingue non si va da nessuna parte. Questo tipo di ignoranza è tutta made in Italy (non abbiamo l’esclusiva certo, ma non ce la caviamo male), dobbiamo capire che comunicare è alla base di qualsiasi attività.
Ieri è stata una giornata triste per l’Italia. Non seguo il calcio, non ho visto la partita di ieri. L’ultima volta che ho visto una partita è stata la finale degli scorsi mondiali, in una pizzeria di Londra. E’ stato emozionante, abbiamo gioito, siamo stati orgogliosi della nostra squadra, del nostro paese, di noi. Abbiamo ballato sui tavoli e poi ci siamo fatti due spaghi a casa di un amico. Questa volta è andata diversamente, ma da ogni sconfitta si può e si deve imparare qualcosa, ognuno di noi.
Marta says
Ciao! Mi piace moltissimo la 3, calcio = felicità (per il mio figlio :)) calcio + inglese = felicità per me e per lui 😛