Ultimamente abbiamo parlato moltissimo di tate madrelingua e bambini bilingui, sempre dal punto di vista della famiglia. Ecco invece un punto di vista diverso e interessantissimo, quello della tata stessa. Sara ci racconta la sua esperienza.
Buongiorno. Sono estremamente felice di aver trovato il vostro sito e di poter condividere le mie esperienze con voi.
Sono una tata e vivo con le famiglie dove lavoro.
Le famiglie con cui lavoro sono sempre bilingue, almeno bilingue perchè per la maggiorparte parlano tre anche quattro lingue in casa quotidianamente; cio’ significa che ogni adulto parla specificamente una lingua al o ai bambini della famiglia.
Ognuno di noi puo’ parlare anche le altre lingue, quindi se necessario si passa da una all’altra senza problemi né schemi di insegnamento vari.
I risultati ottenuti sono incredibili, stupiscono normalmente tutti quelli che incontrano questi bambini specialmente gli insegnanti, nonchè gli ortofonisti che pur essendo “esperti” non credo abbiano ancora molti strumenti per poter lavorare in modo spontaneo con bambini multilingue.
E qui arriva il nodo delle domande che la lettura delle vostre lettere mi ha suscitato:
metodo o spontaneità assoluta ?
lasciare il bambino completamente libero e adattarsi o insistere su diversi aspetti?
Se si decide di usare un metodo , quale?
I bambini con cui ho lavorato sono prevalentemente molto piccoli e quelli con cui ho lavorato arrivando già in periodo scolare avevano comunque avuto au pair di madre lingua che parlavano esclusivamente nella loro lingua madre e frequentavano tutti scuole internazionali.
I genitori parlavano più lingue anche se non perfettamente, quindi sempre degli ambienti stimolanti e abituati ad attivare i neuroni in un certo modo.
E questo è un aspetto che io ritengo molto importante: è soprattutto l’onda cerebrale che si produce che fa la differenza; non ce ne rendiamo conto ma è questo che rende possibile il progressivo apprendimento. Sicuramente vi sarete chiesti perchè quando vai in un paese l’apprendimento della lingua avviene come per magia e non è solo perchè ne sei immerso continuamente , non è solo un fatto mnemonico ma anche di frequenza mentale; certo il predisporsi a queste frequenze è fondamentale ecco perchè nella mia esperienza ho constatato che i bambini plurilingue fanno passi da gigante quando ti concentri sulla stimolazione uditiva nel modo più dolce e affettuoso e divertente e vario possibile; questo non puo’ essere se si usano toni da istitutore come fanno normalmente i genitori quando cercano di insegnare qualcosa, con reazioni di chiusura immediata da parte del bambino, e non quando si segue un programma rigido piuttosto che intuitivo, quindi cogliendo le occasioni che il bambino ti propone nell’attimo stesso. Questo lo puoi fare più facilmente in casa piuttosto che a scuola o all’asilo perchè sei legato al rapportino giornaliero che io trovo cosi’ alienante anche se utile, e sei legato all’ossessione del progresso per forza subito, come se i bimbi fossero macchine.
Io uso tantissimo la musica, il canto, canto per ogni cosa; ogni volta che mi viene in mente una canzone legata ad una parola o ad una situazione canto e cosi’ incentivo lo sviluppo uditivo dei bimbi di cui mi occupo. Voglio precisare che nella mia esperienza o potuto constatare che tutti i bambini plurilingue sono prevalentemente uditivi, è logico che questo sia il senso più sviluppato quindi è piuttosto facile interagire in questo senso ma è estremamente importante calibrare il tono della voce. Tutto deve risultare spontaneo e amico, al loro livello, senza pretese di controllo, anche perchè gli uditivi sviluppano una sensibilità molto interessante e particolare.
Nella famiglia in cui mi trovo ora a Parigi, mi occupo di un bimbo di 21 mesi che risponde alle varie richieste e pronuncia molte parole in inglese, italiano e francese; fatica su alcuni fonemi e quel che faccio è cogliere le occasioni che lui stesso mi propone per inventare situazioni che mi permettano di usare il fonema singolo, non in una parola specifica; quindi se è sh corro ad esempio per la stanza facendo shhh shhh con dei gesti scivolosi e via dicendo.
Qualche giorno fa si è svegliato facendo proprio quei versi e non era ancora ben sveglio, quindi possiamo anche imparare a sollecitare (non troppo) i meccanismi di elaborazione durante il sonno.
A presto,
Sara
Sara,
grazie mille, davvero molto interessante la tua storia. Sarei molto curiosa di sapere come sei arrivata a fare questo lavoro e se non ti pesa vivere sempre in case d’altri, non c’entra nulla col bilinguismo ovviamente, ma è utile capire che storia e che approccio hanno le persone che condividono la quotidianità di una famiglia in modo così totale.
Rispetto a quanto dici sono d’accordo con tutto, c’è solo un punto che personalmente non capisco. Non capisco cosa intendi quando parli di frequenze mentali, le uniche frequenze mentali che conosco sono collegate all’attività elettrica di neuroni e non hanno nulla a che vedere con le lingue che si parlano. Ti riferisci a qualcosa di diverso, immagino?
Un punto importante secondo me è quando menzioni che i genitori spesso assumono il ruolo di insegnante quando spiegano le cose, capisco a cosa ti riferisci, ma non deve essere sempre così e non è sempre così, anzi direi che molte delle cose di cui si parla in questo blog si riferiscono proprio all’essere pienamente genitori, quindi anche educatori, certo, ma sempre con la massima consapevolezza e rispetto delle emozioni del bambino.
Grazie ancora, e spero avremo modo di leggerti di nuovo presto,
L.
Immagine di A Journey Round my Skull
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