Italiansinfuga è un sito interessantissimo, il punto di riferimento per tutti coloro che sognano di mollare tutto e andare a vivere all’estero, cosa che non pochi dei lettori di Bilingue per Gioco desiderano. Ecco la prima parte di un’intervista con Aldo, fondatore di italiansinfuga.
1) Aldo il tuo blog si chiama Italiansinfuga, vorrei avere l’ingenuità di chiederti in fuga da che, ma purtroppo direi che qualche idea ce l’ho, e credo di poter dire lo stesso per chi legge Bilingue per Gioco. Passiamo invece alle domande che contano, in fuga come?
Grazie alle proprie capacità ed al proprio senso di avventura.
- La fuga ha molte più probabilità di successo se ci si prepara pensando a cosa possa ‘desiderare’ da noi la destinazione estera dei nostri sogni. Alcune nazioni tipo l’Australia ed il Canada elargiscono visti di ingresso e permanenza ad individui che possono offrire le competenze lavorative e personali desiderate dal mercato del lavoro locale. Questo non vuole dire dovere essere laureati, anzi, significa saper offrire un qualcosa all’economia locale. In Australia, ad esempio, una delle professioni più richieste è quella del saldatore. Il non avere competenze specifiche significa mettersi in concorrenza con quella fetta di manovalanza locale che già fa fatica a sopravvivere. La conseguenza è quella di trovarsi a priori la porta sbarrata. Ciò vale anche per Paesi europei dove il visto non è necessario ma dove le regole della domanda e dell’offerta valgono comunque.
- L’altro aspetto del ‘come’ affrontare la fuga riguarda la conoscenza della lingua straniera. E’ fondamentale conoscere bene, molto bene, la lingua del Paese di destinazione. Per bene intendo dire molto meglio della conoscenza che si acquisisce a scuola in Italia. Il pensare di riuscire ad arrangiarsi ‘tanto siamo Italiani’ garantisce il fallimento perché vi troverete in concorrenza con tantissimi altri emigrati che la lingua la parlano bene. In oltre vent’anni di vita in Paesi anglosassoni ho conosciuto persone di tutto il mondo che parlano benissimo l’Inglese. Ho anche conosciuto altri che invece fanno più fatica e costoro sono quelli che non riescono a trovare un lavoro adeguato alle proprie potenzialità: il sapere comunicare nell’idioma locale è quasi più importante di che cosa si vuole comunicare. Un consiglio: se pensate di parlare bene l’Inglese (od un’altra lingua) fate attenzione. In genere siamo molto generosi nel dare un giudizio su noi stessi…..
- Una ultima considerazione va fatta sull’aspetto finanziario. Emigrare può costare poco ma in genere costa parecchio. Tra le spese direttamente legate al trasferimento, quelle legate ai costi iniziali all’estero e un possibile periodo durante il quale si è alla ricerca del lavoro, bisogna avere un gruzzolo da parte. Quanto grosso sia questo dipende da voi, dal vostro tenore di vita e dalle vostre prospettive di lavoro ma ricordatevi che la mancanza di soldi è uno degli aspetti più stressanti dell’emigrazione all’estero.
2) Secondo la tua esperienza riescono a fuggire anche persone che già hanno famiglia e bambini, o è roba solo per single liberi e avventurosi?
Ovviamente emigrare è più facile quando si hanno pochi vincoli e poche responsabilità. La famiglia comporta un maggiore livello di programmazione ma allo stesso tempo offre un maggiore livello di motivazione per raggiungere il successo.
L’altro vantaggio che la famiglia offre è la possibilità di ricerca lavoro da parte di entrambi i coniugi. In pratica significa raddoppiare le probabilità di successo in quanto la meta più importante è il primo lavoro all’estero, non importa quale. L’avere un lavoro significa avere un introito che copre le spese di base e consente con più serenità di cercare un lavoro più consono alle proprie potenzialità.
L’avere famiglia inoltre aiuta a superare la nostalgia di casa che, secondo me, è più facile colpisca quando si è all’estero da soli. L’unione fa la forza!
3) Credi che sia possibile trovare lavoro all’estero prima di partire? E se non lo è, come può regolarsi una famiglia che medita seriamente di fare il grande salto?
Tramite Italiansinfuga ho conosciuto tanti Italiani che hanno trovato lavoro dall’Italia. Di nuovo, dipende da cosa si è in grado di offrire in relazione alla richiesta del mercato del lavoro del Paese destinazione. Per mettersi nella posizione migliore possibile, consiglierei di studiare, imparando ciò che vi consentirà più facilmente di trovare un lavoro una volta sbarcati all’estero.
Innanzitutto, come già sottolineato, studiare la lingua del potenziale Paese d’adozione in modo da raagiungere un livello di comunicazione ottimo. Esiste una miriade di risorse, sia su internet che tradizionali, che può aiutare al riguardo. Alcune sono gratis, altre costano, io consiglierei comunque di vedere il costo come l’investimento principale che dovete fare per massimizzare le probabilità di successo all’estero.
Professionalmente consiglierei di migliorare le proprie competenze, se già richieste all’estero, o di partire da capo. Il mondo del lavoro sta cambiando sempre più velocemente e dovete tenervi aggiornati, volenti o nolenti. Tanto vale quindi aggiornarsi acquisendo le conoscenze ed i titoli richiesti all’estero.
Questo è il momento giusto per tirare le somme sulla carriera fatta fino ad ora e, se i risultati non sono stati soddisfacenti o non pongono grandi basi per trovare un lavoro all’estero, studiare per iniziare una nuova carriera. Ciò non significa tornare sui banchi di scuola: in tanti settori l’autoapprendimento, spesso grazie ad internet, è il modo migliore di porre le basi per il futuro lavorativo.
Grazie mille Aldo, alla settimana prossima per la seconda parte!
Lunedì prossimo pubblicherò la seconda parte di questa intervista, in cui toccheremo temi sicuramente molto sentiti dai nostri lettori: verso quali paesi emigrare? E se è una mamma che sogna il lavoro all’estero, ci sono chance? E ancora, come si gestisce la lontananza dalla famiglia di origine? Per essere sicuri di non perdere questo post potete registarvi alla newsletter. (P.S. La seconda parte la trovate qui).
Se siete già emigrati/e e volete condividere la vostra esperienza all’estero contattate Aldo a italiansinfuga CHIOCCIOLA gmail PUNTO com, la pubblicherà su Italiansinfuga, ricchissimo di esperienze personali di molti espatriati e di consigli pratici.
Immagine di A Journey Round my Skull
Chiara says
Ciao Letizia, bella l’intervista, troppo interessante il sito, ci vado ogni tanto per sognare e ricordare i bei tempi in cui ero studentessa e poi insegnante a Parigi…