La lettera di una lettrice mi ha indotta a rileggere i post che ho scritto esattamente un anno fa l’estate scorsa, e non senza stupore mi sono accorta di quanto siano cambiate le cose in un anno!
E’ cambiato A. ovviamente, ci mancherebbe altro, è cresciuto, ma sono cambiata anch’io, ed è cambiata la nostra esperienza quotidiana di bilinguismo. Credo di poterne trarre un paio di conclusioni:
- Ci si abitua a tutto, ergo basta insistere con un comportamento perchè diventi routine e naturale. Un anno fa raccontavo che parlare in Inglese ad A. sulla spiaggia era una cosa per me anomala, difficile, anche se a casa lo facevo sempre. Oggi nemmeno ci penso, è la normalità, e se qualcuno mi nota io di certo non l’ho notato. Spesso non sono i comportamenti in sè a essere strani, siamo noi a sentirci strani, basta abituarci e tutto diventa normale, quotidiano, scontato.
- I bambini parlano come e quando gli pare. Un anno fa dicevo con orgoglio, A. dice le frasi di due paroline. A. non è stato precoce nel parlare, affatto, gli esperti dicono che il bilinguismo non causa ritardi nel parlare, semplicemente alcuni bambini parlano prima e altri dopo. A. dopo. Oggi vorrei mettergli un tappo. Vi prego fermatelo! Parla, parla, parla. Racconta storie (la sapete la storia della macchina di scorta? no, vero? meglio per voi…) e domanda senza sosta! Dicono che l’età dei perchè è tra i 3 e i 4 anni ma qui ci siamo dentro fino al collo da un po’. Comunque cercando in internet leggo una mamma che dice prima inizia e prima finisce, speriamo bene…
- I risultati arrivano, bisogna saperli aspettare. A settembre A. fa 3 anni, ergo sono più di 2,5 anni (non ho iniziato subito) che io canto nursery rhymes. Canto canto canto senza sosta. Per addormentarlo, per calmarlo, per divertirlo. In macchina, a casa, ovunque. Oggi A. canta da solo diverse canzoni, alleluja! Finalmente cantiamo INSIEME! Ce n’è voluto di tempo, ma ne è valsa la pena.
- Accettare i cambiamenti, come vengono. Un anno fa A. era bilingue bilanciato, oggi la sua lingua dominante di A. è l’italiano, senza ombra di dubbio. Ora alcune persone mi guardano con un sorrisetto un po’ ironico e mi dicono “ma ti risponde in Italiano!” (come dire, starai mica sbagliando tutto?). Altre mi dicono “ma capisce tutto quello che gli si dice in inglese! Ma gli hai insegnato tutto tu o lo mandi a dei corsi di Inglese?” Questione di punti di vista ovviamente, certo le seconde mi stanno più simpatiche delle prime… C’è anche da dire che A. usa spontaneamente non poche frasi, espressioni o parole inglesi, certo però è più facile che lo faccia quando siamo tra noi che in presenza di persone che parlano Italiano.
- Prepararsi a gestire le situazioni aiuta. Il fatto che la lingua dominante di A. sia l’Italiano mi lascia completamente cool, è normale, lo so. Io continuo a parlargli in Inglese, sono contenta quando lo fai lui, a volte glielo chiedo con gentilezza, ma sostanzialmente so che va bene così. So che lui ha un ottimo rapporto con la sua seconda lingua, che gli piace e la capisce (spesso superando le mie aspettative), e che questo è quello che conta. So però che ciò lo devo a Bilingue per Gioco, che è diventato spunto di riflessioni quotidiane e mi ha aiutata a raggiungere questa serenità, a non avere aspettative nè misurare performance.
Comunque tante cosa cambiano, ma tante restano immutate. Per ora non è cambiato il mio metodo, sostanzialmente OPOL spinto, cioè io gli parlo sempre in Inglese, se ci sono altre persone presenti traduco. Non è cambiato l’approccio, basato su canzoni (vedi sopra), libri, storie, spiegazioni dettagliate. E soprattutto non è cambiata la gioia, io con mio figlio mi diverto un sacco! (no, non è che non rompa, rompe, come tutti, ma si dimentica in fretta, come le sere prima degli esami, chi se le ricorda più? però le cene, gli amici e le bevute ai tempi dell’università rimarranno sempre con me!)
Immagine di A Journey Round my Skull
Sybille says
Giusto ieri ho visto un piccolo filmato che racconta l’esperienza di tre famiglie tedesche che vorrebbero aiutare i bambini a diventare bilingui/plurilingui. C’e`una famiglia con i due gemelli che vanno alla scuola materna bilingue (ted/ingl) e il papá parla esclusivamente inglese con loro. L’altra famiglia fa fare ai figli un mucchio di cose extra-scolastiche, in inglese. La terza famiglia mi ha impressionato di piú, mamma tedesca e papá algerino, hanno vissuto anche all’estero e la bimba, 3 anni, parla 4 lingue! Tedesco e inglese perfetto, poi mi pare anche francese e cinese, per non farle perdere questo hanno una tata cinese. Aggiungo che il filmato é un po’ in versione critica nel senso che questi genitori agiscono dal punto di vista “é la cosa migliore per i bambini imparare tanto e presto, un domani ne avranno bisogno perché la vita é difficile ecc.”, insomma si tratta di bambini che non hanno quasi mai tempo per giocare, per essere bambini, sempre in mezzo ad orari per appuntamenti e impegni. Nel filmato si sottolinea un po’ il fatto che imparare le lingue va bene e funziona, ma di non tralasciare l’aspetto del gioco, della libertá di gestire la giornata, in bambini piccoli. Insomma questi esempi fanno vedere un po’ l’aspetto negativo di come si possa esagerare pur nella miglior intenzione.
Se ti interessa, si puó vedere qui, in tedesco: http://www.zdf.de/ZDFmediathek/hauptnavigation/sendung-verpasst/#/beitrag/video/1078550/Nur-das-Beste-f%C3%BCr-mein-Kind
Mi piacerebbe sentire la tua opinione, se ti va. Buon finesettimana!
mammemigrata says
Bello questo post, incoraggia i genitori a non mollare! Bello anche il commento di Sybille, è vero che a volte ci si lascia forse un pochino “prendere la mano”… L’esempio citato è simile a quello di un’amica di mia figlia Veronica: madre svedese, padre danese, entrambi le parlavano la loro madrelingua fino a una certa età. Poi la madre ha iniziato con l’inglese, visto che era bilingue. Ovviamente a scuola studiava in tedesco e in francese. Poi un giorno la mamma ha voluto che imparasse anche a scrivere in svedese, e via corsi. In un’agenda che già era stracolma di lezioni di piano, di golf, di scherma, e di appuntamento con psicomotricisti e pedo-psichiatri, visto che la ragazzina era stata catalogata come iperattiva (e vai di Ritalin e altre pastigliette)… Ecco, a me questa ragazzina faceva un po’ pena: se già era iperattiva, perchè continuare a voler riempire ogni minuto libero, a tutti i costi? E anche le lingue, visto che aveva difficoltà in francese e in tedesco, non sarebbe forse stato meglio concentrarsi prima su quelle lingue, che qui sono necessarie sia per lo studio che per il lavoro?
Certo, ognuno fa come crede, ma spesso in effetti succede di essere talmente presi dall’entusiasmo quando vediamo questa facilità dei bambini ad imparare tante lingue, che magari esageriamo…
Bilingue Per Gioco says
Sybille, Mammaemigrata,
Mamma mia! Ho visto iniziato a vedere il filmato che Sybille ha postato ma non l’ho finito, troppa tristezza. Personalmente sono lontanissima dalle famiglie che vi vengono descritte e cerco in ogni modo di scoraggiare questo tipo di approccio basato sulla performance. Nel personale, come ho già detto altrove, la cosa più importante è la serenità di mio figlio. Quindi no alla scuola bilingue perchè quella della mia città non mi piace, no a proporre io stessa più lingue al bambino, perchè diventerebbe troppo, e no a trentamila corsi, attività, ecc., in effetti per ora non ne facciamo nessuno e non ne ho in programma nemmeno per l’anno prossimo. Quando parlo a chi legge BpG propongo approcci simili, e per esempio sconsiglio caldamente che i genitori parlino solo la seconda lingua con i bambini a meno che a) non sei sentano completamente e proprio agio facendolo, b) non sentano l’urgenza e il desiderio profondo di farlo. Sempre per lo stesso motivo Learn with Mummy viene organizzato con bambini E genitori, perchè la lingua deve essere un’esperienza di gioco e comunicazione, e attraverso i Playgroup anche i genitori imparano ad avere un approccio più sereno verso le lingue, a non testare e misurare i bambini.
Questo è un discorso che va ben oltre le lingue, i bambini di oggi sono spesso sovraccaricati di corsi e aspettative, sono meno bambini, a volte sono tristi. Per carità! Un bambino è e deve essere solo un bambino. Se non è sereno, felice, e anche un po’ birbante c’è qualcosa che non va, e potrà anche sapere riconoscere tutti i quadri di Picasso a 5 anni (che orrore quella scuola del filmato, non un sorriso!) ma non sta mettendo le basi per una crescita emotivamente e psicologicamente forte, stabile e serena.
Mammaemigrata, idem per il caso che racconti tu.
L.
gianna says
bello leggere di questi progressi!
Nemmeno io sono una fan degli impegni a tutti i costi, onestamente preferisco lasciare mio figlio con le mani in mano alcune volte al giorno, cosí deve industriarsi lui a cercare qualcosa di interessante da fare.
Va bene per la nostra pigrizia di genitori, e per far prendere iniziative indipendenti a lui 🙂
Adesso a due anni, siamo molto stupiti di vedere come nostro figlio spontaneamente si rivolga a me con parole italiane, e a suo padre con le corrispondenti parole svedesi, talvolta anche nella stessa frase! Non so quanto durerá, ma almeno mi sento sicura che continuerá a capire benissimo la sua seconda lingua, anche se un giorno dovesse smettere di parlarla.
Per ora sto sfruttando l’amore del piccolo per la musica, e gli canto molto spesso in italiano, cosí mi riconosco nel fatto di cantare insieme. Talvolta attacca da solo a cantare le canzoni che preferisce, e la sua nonna svedese mi chiede di tradurre…
Bilingue Per Gioco says
Ciao Gianna,
un piacere ritrovarti! Spero che stiate tutti bene, mi sembra di capire di sì dal tuo commento.
L.
Emanuele says
Bel post
un update. Tornati dalle vacanze in Italia (e sei giorni in Germania). Marcello, 3.5 anni, dopo una fase iniziale di rifiuto (verso parenti che gli ripetevano di parlare in italiano), ha iniziato a divertirsi giocando con gli altri bambini.
In tre settimane ha imparato con una velocità assurda, tornati in NZ mi vuol solo parlare in italiano, chiede come si dicono certe cose e inizia ogni frase con “Ma”, come si fa a Milano.
Curiosità: ai bambini tedeschi parlava in italiano, non in inglese che è la sua prima lingua. Forse immagina il mondo diviso in due: Nuova Zelanda e Italia (tutto il resto che non è home).
Se la nonna provava a fare qualche frase in inglese, M. le rispondeva: non capisco inglese!
Se invece lo facevo io, si lamentava con la mamma: mummy, papà is not talking italiaaaano
Successo su tutti i fronti!
Bilingue Per Gioco says
Emanuele,
ma che vuoi di più dalla vita?
Sono molto contenta per voi, è bello vedere il proprio bambino che VUOLE parlare la tua lingua, vero?
Ciao,
L.
Emanuele Ziglioli says
> Sono molto contenta per voi, è bello vedere il proprio bambino che VUOLE parlare la tua lingua, vero?
Vero, ma bisogna tener duro altrimenti passa in fretta.
Sarebbe utile una pagina di risorse online in italiano per i bambini…
(Cosa fai in NZ? Sono troppo curiosa!)
Faccio il programmatore da sette (!) anni. Mi ci ha portato la moglie kiwi, che ho conosciuto per caso a Milano quasi dieci anni fa. Per i bambini è il massimo, per i grandi il paese è troppo isolato. A meno che non andiate matti per gli sport estremi e il fai-da-te.
Bilingue Per Gioco says
Emanuele,
vedo che hai poi trovato il post con delle risorse in Italiano ( o sbaglio?). come vedi io stessa ho poche idee su cosa consigliare per l’Italiano, ma la comunità di Bilingue per Gioco è sempre pronta a dare una mano. Se hai delle domande specifiche scrivici un bel post con le tue domande e vedrai che risponderanno.
Ciao,
L.
P.S.
Te ne intendi di blog e in particolare di WordPress? Ci sono un paio di cosette che vorrei realizzare per BpG e scambiare due chiacchere con qualcuno che ci lavora potrebbe risparmiarmi ore di ricerche…