Ecco la seconda parte dell’intervista con Aldo di italiansinfuga, la prima parte la trovate qui.
Molte persone quando pensano di partire pensano ai paesi anglofoni, non foss’altro perchè noi italiani, si sa, le lingue le parliamo poco e male e quindi alla meglio mastichiamo un po’ di Inglese. Ti sembra una scelta (o aspirazione) legittima, o ragionando così si ignorano paesi che potrebbero offrire opportunità interessanti?
Vi sono innumerevoli classifiche che ambiscono a definire la ‘migliore nazione dove vivere’. Spessissimo le nazioni in cima alle classifiche sono quelle scandinave, nordiche e anglofone. Ciò non vuol dire che esse siano mete valide per tutti gli Italiani. Il clima e la diversa mentalità sono ostacoli non da poco che possono mettere i bastoni tra le ruote all’ambientamento all’estero.
Ad esempio, ci sono tantissimi Italiani che stanno emigrando verso la Svezia. Trovano la maggior parte delle cose che non trovano in Italia e sono contentissimi ma devono anche abituarsi ad un clima che offre più sfide di quello italiano! La destinazione ideale dipende in primo luogo dall’individuo. Ognuno ha interessi ed ambizioni diverse: c’è chi è affascinato dalla Cina ed adora vivere lì mentre io, avendoci vissuto per un breve periodo, ho capito che non siamo fatti l’uno per l’altra.
Una cosa che ho capito da quando ho iniziato Italiansinfuga è che ci sono milioni di Italiani all’estero, in tutte le nazioni del mondo. Ognuno ha trovato, più o meno, quello che cercava, testimonianza che la felicità può essere raggiunta in ogni angolo del mondo.
In base alla mia esperienza personale e a quella di tanti altri voglio poi dissuadere dal pensare che una volta scelto un Paese sarete ancorati per sempre. Io andai a studiare in Inghilterra, mi ci trovai benissimo per quasi dieci anni ma poi, arrivato il momento di decidere dove mettere su famiglia, io e mia moglie decidemmo di trasferirci in Australia perché volevamo offrire una vita migliore ai nostri futuri figli.
Leggo anche che in base ai tuoi sondaggi i 2/3 dei tuoi lettori sono uomini, io invece posso dirti che la maggior parte dei miei lettori è donna, alcune di loro sognano di partire, ma è obiettivamente dura. Hai consigli da dare a queste mamme che sognano di mettere le ali con tutta la piccionaia al seguito?
Consigleirei di non esitare. Come accennato, uno dei motivi che ci ha portati in Australia era l’obiettivo di offrire ai nostri figli una vita migliore di quella che, secondo noi, l’Inghilterra (o l’Italia) poteva offrire. E’ stata la decisione migliore che abbiamo fatto nella nostra vita. Oggi vedo i nostri bambini crescere in un ambiente stupendo con un futuro pieno di potenzialità.
Per superare le ovvie difficoltà nel fare il salto sarebbe utile pensare ai rischi legati al non farlo. Il futuro che vedete per i vostri figli in Italia è quello che volete offrire loro? Magari vi convincete che il trasferimento all’estero, in fondo in fondo, è il rischio minore.
I vostri figli poi, tra quindici anni, molto probabilmente torneranno in Italia per un periodo più o meno lungo per fare esperienza di vita nella Patria dei genitori. Fate quindi in mondo di educarli con il meglio di due culture, quella italiana e quella del Paese di adozione, e sono sicuro che vi ringrazieranno!
Infine, una domanda personale. Tu vivi in Australia. Io ho vissuto molto all’estero, ma sempre in Europa, a 2 ore di aereo da casa. L’Australia è un’altra cosa… Non ti manca la tua famiglia, i tuoi affetti? Pensi che tornerai mai per stare un po’ di più con loro? E’ una domanda difficile, scusami, ma la vita dell’espatriato non è tutta rose e fiori, ed è giusto dirlo.
La lontananza dalla famiglia e dagli amici è senz’altro l’aspetto più difficile della vita all’estero. Io sono fortunato perché mia madre è australiana (anche se vive in Italia). Metà della mia famiglia vive qui a Melbourne ed i miei genitori vengono qui quasi ogni anno per alcuni mesi.
Io sono cresciuto in Italia negli anni Settanta quando le telecomunicazioni ed i viaggi in aereo erano molto più costosi quindi non avevo molto contatto con i miei familiari in Australia. Ho inoltre avuto testimonianza diretta di mia madre che, emigrata in Italia dall’Australia nel 1969, non vide i propri genitori per cinque anni e non tornò in Australia per una vacanza per undici anni.
Altri tempi, lo so, ma sono ‘abituato’ ad un certo tipo di scelta di vita mentre per altri, con famiglia allargata che vive nel raggio di pochi chilometri, l’Australia può effettivamente essere ostica da questo punto di vista. I miglioramenti nelle telecomunicazioni e la relativa facilità di tornare in Italia al giorno d’oggi non devono trarre in inganno, quando si parte per l’Australia si va davvero a vivere all’altro estremo del mondo!
Personalmente, certo che mi piacerebbe tornare in Italia più spesso e più a lungo, chiunque voglia contribuire al biglietto aereo per una famiglia di due adulti e due bambini è benvenuto!!
Grazie mille Aldo, e ancora complimenti per il tuo bellissimo sito, italiansinfuga! Se siete già emigrati/e e volete condividere la vostra esperienza all’estero contattate Aldo a italiansinfuga CHIOCCIOLA gmail PUNTO com, la pubblicherà su Italiansinfuga, ricchissimo di esperienze personali di molti espatriati e di consigli pratici.
Immagine da A Journey Round my Skull
Silvia says
Trovo che la motivazione di Aldo all’espatrio in Australia, e cioè quella di offrire un mondo migliore ai propri figli, sia molto significativa. Viviamo in un Pease bellissimo, ma purtroppo altrettanto povero di apertura mentale, e “possibilità”. E’ un punto su cui rifletto molto spesso: lottiamo ogni giorno per far sì che i notri figli siano persone splendide, positive, curiose, intelligenti e sensibili, ma cosa ne sarà di tutto questo quando si scontreranno con una realtà gretta e chiusa? Ho proposto a mio marito di lasciare tutto e trasferirci in un altro paese, ma lui non è convinto. Spero che questo passo lo farà un giorno mio figlio, se è questo che serve per realizzarsi! Scusate la visione un pò pessimistica, ma mi scontro ogni giorno con cose che non mi piacciono (e per fortuna anche con quelle che mi piacciono!!!). Complimenti ad entrambi per i vostri blog…
Saya says
Ciao!
So che questo commento non c’entrerà nulla con l’argomento, ma volevo risponderti.
In sintesi, vorrei tanto che fosse così! Sarebbe perfetto se fossi io stessa a pormi un limite, almeno potrei riconoscerlo e rimediare. Il problema è che questi soggiorni annuali organizzati dalle associazioni hanno un tempo limite oltre il quale non si può andare: neanche a pregarli sarei potuta rimanere di più, perchè ho firmato un contratto che dopo dieci mesi sarei tornata a casa e per almeno un anno non ci sarei tornata… anche per problemi di visto. Quello che ho abbandonato sono degli amici stupendi che mi facevano sentire me stessa e che ora sono a più di 3000 miglia di distanza da me. Ma soprattutto la vita che avevo: la Cina non è mai stato un paese semplice, abbiamo affrontato tante di quelle difficoltà che molti altri avrebbero solo tentato di evitare. Le abbiamo combattute, ci siamo fatti in quattro, siamo cresciuti e abbiamo imparato a collaborare e sostenerci a vicenda in un paese che un “aiuto” lo dà solo a parole e mai a fatti. E mi manca questa libertà ottenuta a 17 anni; qui sento solo di essere tornata indietro nel tempo, come se tutti gli sforzi e le nozioni acquisite non fossero mai accadute… non vedo l’ora di ripartire, certo, ma questo anno obbligatorio di transizione in italia (per altro in quinta superiore) è veramente una prigione più grossa perfino del regime cinese…
Ps. Noto con piacere che abbiamo lo stesso nome eheh.
Bilingue Per Gioco says
Saya,
beh l’argomento c’entra eccome, sei andata all’estero, evidentemente ci vuoi tornare, si tratta di capire dovecomequando, che è un po’ il tipo di domande che si pone chiunque voglia partire.
Ti do due buone notizie!
1) se sei veramente desiderosa di tornare in Cina, come pare che tu sia, lo farai. Hai solo 17 anni, tutta la vita davanti, e tante paure in meno della 17enne media. In altre parole, chi ti ferma?
2) il vuoto da ritorno in patria è nomale, ci siamo passati tutti. Si sopravvive. C’è chi si adatta e rimane, chi fa di tutto per ripartire. L’importante è fare ciò che veramente si desidera, restare sognando di essere partiti è la cosa peggiore. Poi nulla è per sempre, si può ritornare dopo, o mai. Si può partire per la Cina e approdare in Brasile. Tutto è possibile…
In bocca al lupo, e tienici aggiornati se ti va! A noi farebbe piacere!
L.