Alice non mi chiede consigli, ma ne ha per tutti noi, anche per me… Brava brava brava, non tanto e non solo per il risultato (il fatto che i suoi bambini parlino correntemente Inglese), ma per lo spirito, l’atteggiamento, l’iniziativa.
Ciao Letizia,
io sono madrelingua ita-eng, come mio fratello e mia sorella, grazie all’intuito educativo dei miei genitori. Mio padre pur parlando un ottimo inglese non ce lo ha mai insegnato direttamente, ci ha pero’ creato intorno le condizioni per poterlo assorbire sin da piccoli e ci ha “costretto” in adolescenza ad affinarlo e migliorarlo ben oltre il livello scolastico. Nel frattempo studiavamo come “materia scolastica” il tedesco. Il lavoro ha portato mio fratello e me in Texas e in Messico, si e’ quindi forzatamente aggiunto lo spagnolo. In questo momento, mio fratello vive in TX, mia sorella a Londra e io a Torino (marito torinese… non lo sposti!). Il lavoro mi sta portando adesso in Cina, quindi da 6 mesi sto pure studiando cinese.
Per i miei due bambini, P. di 4 anni e G. di 2 e mezzo, ho piano piano costruito una famiglia bilingue bilanciata, dove mamma parla sempre inglese e papa’ sempre italiano. Alla nascita di P. avevo gia’ il desiderio di trasmettergli la lingua fin da subito, ma nei primissimi anni la situazione era diversa: dedicavo all’inglese un po’ di tempo ogni giorno, sempre quando eravamo soli i bimbi ed io, senza parenti o amici. Creavo delle situazioni serene e rilassanti e poi cambiavo lingua. Non volevo “mettermi in mostra” in parte e in parte non mi sentivo all’altezza di parlare solo in Inglese.
Da circa 1 anno ho cambiato prima opinione e poi metodo e sono passata a OPOL; il passaggio e’ stato graduale, prima aumentando il numero di ore giornaliere e poi differenziando le situazioni in cui mamma parlava solo Eng. I bimbi l’hanno presa molto bene, anche a detta della maestra di asilo di P. quindi restava solo lo “scoglio” delle relazioni con gli adulti, amici e parenti.
Per fortuna mio marito ha sempre appoggiato il progetto e si e’ talmente sperticato di complimenti a me e ai bimbi di fronte ai sui genitori che il “problema” suocera e’ stato risolto in breve tempo. Molti amici e conoscenti sono rimasti spiazzati all’inizio ma ora ci hanno fatto l’abitudine, quindi direi che la situazione e’ stabilmente serena in casa.
Questa estate abbiamo avuto una au pair del Kansas, esperienza bellissima che ripeteremo con una altra ragazza che e’ in arrivo tra qualche settimana.
P. di 4 anni anche grazie a questi mesi di amore incondizionato per nanny Laura e’ bilingue bilanciato, nel senso che parla in inglese con me e con chiunque decida sia Americano, gli basta guardare in faccia una persona per decidere quale sia la lingua appropriata. Certe volte mi chiede “ mommy can I tell you something in Italian?” perche’ non riesce a trasferire una esperienza vissuta in Italiano in parole inglesi; viceversa al papa’ se non riesce ad esprimere in Ita qualcosa che ha imparato in Eng, anche se questa situazione e’ piu’ rara.
G. di 2 anni e mezzo ancora mescola molto le due lingue ma e’ in grado di ripetere in Inglese quello che ha chiesto in Italiano e viceversa. Pochi giorni fa giocava al parco con una amichetta di pari eta’ e monolingue Inglese, li ho attentamente ascoltati e direi che avevano lo stesso livello sia di lessico che di grammatica Inglese. Con l’italiano andiamo altrettanto bene. L’unico problema e’ separare le due lingue nella stessa frase! 🙂 “mamma pushami on the swing” “I want go a Kansas con Laura” “this milk is troppo hot” sono tipiche frasi incomprensibili a chi non sia iniziato al suo linguaggio misto.
I bimbi frequentano un normalissimo asilo comunale, a Torino gli asili bilingui sono cari, snob e mal gestiti dal punto di vista della lingua, che e’ sempre “insegnata” e non “vissuta”.
Credo moltissimo nella esperienza della aupair e mi sento di consigliarla a chiunque abbia lo spazio e la “flessibilità” necessari, si tratta infatti di un altro membro della famiglia e non un dipendente.
Per fortuna l’ambiente Torinese e’ piu’ internazionale di quanto non si pensi, ho gia’ conosciuto due mamme (una inglese, l’altra americana) semplicemente ai giardinetti sotto casa. Poi ci sono i gruppi di Expats torinesi su Facebook e un club chiamato International Women Club of Torino. Questi sono stati i canali attraverso i quali mi sono fatta una piccola “cricca” di amiche di varie nazionalita’, di cui la piu’ stretta, polacca, vive nel mio stesso palazzo. Organizzo spesso “girls night, kids welcome” a casa mia quando mio marito fa il turno di notte in ospedale, mi diverto un mondo. Ho anche la fortuna di un lavoro flessibile, e visto che molte di queste mamme non lavorano, almeno una volta alla settimana ho un piccolo playgroup con invitati variabili a casa mia. Appena posso partecipo al playgroup o ad altre attivita’ del IWCT (il club di cui dicevo). Aguzzo SEMPRE le orecchie quando sento parlare una lingua che capisco (inglese, spagnolo o tedesco) e alla prima scusa “attacco bottone”. A volte si chiacchiera solo 2 minuti, a volte si inizia a frequentarsi, ho trovato cosi una cara amica.
Devo dire che sono abbastanza contenta dei risultati che abbiamo raggiunto, purtroppo P. rifiuta nettamente di sentir parlare Spagnolo e anche quando lo parlo io con altri si offende e se ne va, quindi non credo che provero’ a proporlo ancora per qualche mese. Devo anche dire che se non avessi avuto l’appoggio incondizionato di mio marito non ce la avrei mai fatta, il bilinguismo e’ un percorso faticoso, piu’ per i grandi che per i piccoli. Potrei scrivere pagine e pagine di commenti piu’ o meno malevoli che ho sentito, ma so gia’ che sono gli stessi che hanno fatto a te! Per non parlare di come ci si senta fondere il cervello quando passi la giornata a lavorare in Spagnolo, parlare ai bimbi in Inglese al resto del mondo in Italiano :(. Pero’ da’ tante soddisfazioni perche’ sappiamo di dare ai bimbi una “capacita’” ( a skill) per la vita, e questo ci ripaga di tutto.
Buon lavoro
Alice
Immagine da A Journey Round my Skull
Bilingue Per Gioco says
Alice,
solo una domanda, ma come fa il tuo lavoro a darti flessibilità e al tempo stesso portarti in Cina? (Dalle mie parti, che conosci molto bene, si direbbe “ovo, gallina e c.. caldo” 🙂 ) Si può chiedere che lavoro fai?
L.
alice says
ehi, non vale! 🙂 se avessi saputo di poter esprimere tutti i dubbi e le incertezze, ti avrei scritto una lettera 10 volte piu’ lunga! 🙂 posso nella prossima?
buon lavoro!
Bilingue Per Gioco says
Come sarebbe a dire se l’avessi saputo? Ma Bilingue per Gioco è un monumento al dubbio! E’ nato da un dubbio e va avanti a colpi di dubbi. 🙂
alice says
ah gia’, il lavoro.Sono ingegnere biomedico, mi occupo di ricerca e sviluppo di dispositivi medici, giro molto per lo start up di nuovi siti produttivi. Pero’ quando sono in Ita lavoro da casa almeno 3 giorni alla settimana e a nessuno interessa quante ore impiego in un progetto o in quali orari io lavori, l’importante e’ che si rispettino i tempi previsti. Lavorando con gli USA mi capita spesso di lavorare di sera dopo che i nani dormono e di fare poi un pisolino al pomeriggio.. un paradiso! 🙂
silvia says
alice davvero complimenti, la tua storia è bellissima e davvero ci sarebbe tanto da imparare da te e dalla tua famiglia. una domanda con la quale assillo amiche e conoscenti (sia di bilingue che non). a che età hanno inizato a parlare i tuoi bimbi? e in che lingua? io e mio marito seguiamo il metodo opol io inglese e lui italiano. nostro figlio ha 17 mesi, una comprensione passiva di entrambe le lingue ma non parla, non dice nulla se non mamma e papa. e io non ho ancora capito se devo preoccuparmi o no.
alice says
Silvia,
i miei hanno iniziato a parlare tardissimo, dopo i 2 anni entrambi. Fino a 2 anni dicevano poche pareole, per di piu’ storpiate. Anche io ero preoccupatissima, per fortuna mio marito e’ medico e abbiamo potuto sentire il parere di vari amici pediatri, che in coro mi hanno detto di NON preoccuparsi fino almeno a 2 anni compiuti.
In effetti avevano ragione, adesso la situazione si e’ stabilizzata e i due parlano allo stesso livello dei coetanei, sono anzi abbastanza estroversi anche se P. ha la “r moscia”.
P. con cui ho iniziato OPOL quando era gia’ grandicello ha chiaramente prima iniziato in Ita, invece G. il piccolo dice le parole che gli vengono piu’ semplici, ad esempio non “rosa” ma “pink” perche’ le parole con la R non gli vengono bene 🙂
Secondo me se il tuo bimbo capisce tutto hai fatto gia’ moltissimo, mi immagino il suo cervello che lavora come un matto ad elaborare tutto e un bel giorno.. paf, parla a macchinetta!
grazie per i complimenti, davvero non li merito!
in bocca al lupo!
Serena says
Grazie Alice per questa bella testimonianza!
Silvia, il mio bilingue preferito non ha iniziato a parlare prima dei 2 anni e mezzo. Io ero superpreoccupata nonostante le rassicurazioni di tutti. Poi improvvisamente ha iniziato a parlare facendo direttamente frasi intere.
Stai tranquilla che se non ci sono problemi medici dietro, prima o poi si sblocca.
silvia says
grazie alice grazie serena, grazie delle vostre risposte. mi sento molto rassicurata soprattutto perchè vengono da mamme di piccoli bilingui. come vi dicevo mio figlio ha una comprensione molto buona di entrambe le lingue, vedo che ha proprio le medesime reazioni. ad esempio se non vuole andare a nanna dice no e fa lo stesso versetto scuotendo la testa, sia che io gli dica should we go to bed che se il papà gli dice andiamo nanna. ha proprio la stessa identica reazione e così per tutto. e poi ovviamente dice una serie di parole incomprensibili, piccoli suoni disarticolati ma tutti di seguito come se davvero stesse facendo un discorso.
grazie della vostra testimonianza che sarà certamente utile a molte altre madri un pò ansiose.
alice le tue idee sono bellissime te ne ruberò qualcuna, se la sera riesco a emergere dal lavoro queste girls nights kids welcome mi sembrano un’idea grandiosa!
Laura says
Complimenti. E’ una bella testimonianza di come si possa passare a OPOL senza essere nati bilingui. Io ci sto ancora pensando (tanto L. non va oltre mamma e papà e quindi mi illudo di avere ancora tempo per poter scegliere la strada più coerente). Nel senso che L. ha quasi un anno e mezzo e per ora mi limito a creare situazioni di gioco e di lettura (adora sfogliare libri e ascoltare storie narrate) in eng. Il mio inglese era fortissimo. E forte lo è ancora. Ma non lo uso da anni (tranne che in situazioni di amici che vengono a trovarci da usa e australia, libri e riviste che mi leggo, film in versione originale). Ho un orario di lavoro lungo e non flessibile. Per questo ho fatto la piccola “follia” di investire in un nido monolingue inglese che a Mi ha aperto da poco. Mi serve l’aiuto di qualcuno che mi sostenga nel porre le basi della comprensione e che incoraggi L. a interagire in eng. in situazioni differenti e per una certa quantità di tempo nella giornata. Ma ammiro molto chi ce la fa da sola e con le sole proprie forze. Spero di farcela presto anch’io… Laura
alice says
Laura, ma certo che ce la farai!
Nella mia esperienza, indispensabili alleati sono il papa’ (che mi sostiene nei momenti di stanchezza e con cui mi confronto per capire quali saranno i prossimi passi) e la tata madrelingua.
Per me la aupair e’ stata proprio la persona che ha introdotto un motivo in piu’ per usare ENG e ha dimostrato che Eng e’ interessante e divertente. Si sedeva per terra a fare il capostazione della ferrovia di Thomas the Tank Engine oppure leggeva libretti divertentissimi che aveva portato in regalo lei stessa ai nani. Non vedo l’ora che arrivi la prossima 🙂
Penso che l’asilo monolingue sia una scelta coraggiosa che dara’ i suoi frutti, anche se magari li vedrai tra qualche anno!
In bocca al lupo!
Barbara says
Ciao a tutte e Ciao Alice,
mi sono imbattuta solo adesso nel Sito Bilinguexgioco e ne sono entusiasta.
Meno entusiasmante e la mia esperienza e vorrei qualche consiglio da voi.
Io e mio marito siamo italianissimi e parliamo inglese e francese come tutti gli italiani che l’hanno studiato a scuola, in corsi privati e lo utilizzano saltuariamente per lavoro. Quindi mediamente male. Vista la nostra fatica e gli scarsi risultati raggiunti dopo anni di studio abbiamo deciso di risparmiare a nostro figlio questa esperienza e l’avremmo voluto trilingue da subito.
Mio marito gli parla in francese (con il suo francese e, ahinoi, tutti gli errori possibili) quando riesce e la stanchezza o il nervoso non prevalgono.
Io avrei voluto fare la stessa cosa con l’inglese ma mi sono arresa quasi subito scontrandomi con il lessico di un infante ovviamente diversissimo da quello che si studia o si usa per lavoro.
Al momento il nostro bimbo (3,5 anni) frequenta da 6 mesi un corso di inglese per Infants, ne siamo soddisfatti, ma con un’ora a settimana e il passivo ascolto di cd a casa non è che si progredisca molto. A casa se guarda i cartoni sono rigorosamente in inglese. Ma vorremmo fare di più e offrirgli delle opportunità di socializzazione in lingua inglese. Abitiamo vicino a Torino e mi piacerebbe sapere qualcosa in più sull’International Women Club o altre opportunità, considera però che noi lavoriamo tutto il giorno fuori casa!!!
Avete qualche consiglio da darci per aiutare il nostro bimbo nell’apprendimento precoce delle lingue non essenso noi madrelingua?
Grazie in anticipo!
Barbara
alice says
Barbara, vai su http://www.iwct.it per le info generali sul club.
Il sito di Bilinguepergioco e’ strapieno di consigli, Letizia ha suggerimenti validi per diverse situazioni quindi girando un po’ credo che troverai ottimi spunti.
Se hai voglia di chiacchierare, io sono amica di Letizia Bilinguepergioco su FB, mi trovi li! Adesso metto un post sulla sua bacheca cosi non intasiamo il blog.
Federica says
Ciao Laura,
anch’io ho iscritto il mio secondo bimbo in un asilo monolingue di Milano che l’anno scorso (quando hai scritto il tuo post) aveva aperto da poco… che sia lo stesso? Come sta andando? Sei passata a OPOL nel frattempo?
Io non ho spazio in casa per una au pair e trovare live-out part-time babysitters madrelingua è un impresa epica qui a Milano (turnover continuo con una media di 1 mese al massimo…). L’anno scorso dopo una mia lunga malattia in cui venivo “paccata” con ricorrenza dalla nanny di turno (pur se con motivazioni accettabili) c’ho rinunciato e mi sono organizzata con una signora ucraina su cui almeno posso contare. Ora ci sono solo io che parlo inglese ai bambini, ma mi piacerebbe trovare situazioni in cui vengono esposti alla lingua parlata da altre persone… Tu che soluzioni hai trovato?
Letizia,
c’è modo – privacy permettendo – di mettere me e Laura in contatto, se anche lei lo desiderasse? For that matter, c’è modo di creare uno spazio sul tuo sito legato ad una singola realtà cittadina? Leggo sempre i tuoi blog ed è utile sentire più voci indipendentemente da dove provengano, ma sarebbe altrettanto utile se si potesse creare un network di mamme nella stessa città che hanno lo stesso obiettivo e passione per il bilinguismo, in modo da poter organizzare eventualmente degli incontri (anche in base alle età dei bambini).
Il consiglio di Alice di tentare di far giocare i bimbi con altri madrelingua è corretto, ma io non trovo mai persone che abbiamo figli del gender e età giusti per far nascere amicizie. Per la mia grande specialmente (6 anni), se è maschio oppure se è femmina ma molto più piccola, non c’è tanto stimolo a frequentarsi…
Grazie mille!
Federica
Bilingue Per Gioco says
la domanda di questo servizio si fa sempre più pressante… prometto, fatemi partire i playgruoup poi trovo una soluzione, deadline: Novembre.
L.
Laura says
Ciao Federica! Sono Laura. Leggo tutti i giorni le novità del sito, ma, un po’ perchè sono al lavoro, un po’ per pigrizia, talvolta mi astengo dall’intervenire. Dunque, sì, è passato del tempo ed è possibile che il nido sia lo stesso (tagliamo la testa al toro, questa è la mia mail, vale per tutte le amiche, che sta pure su linkedin quindi non è proprio segreta… XXX). Il nido mi piace, è un sacrificio e, al di là del metodo educativo “particolare”, espone i bimbi a 8 ore (il mio fa giornata di lavoro piena) di inglese. Ho una casa minuscola (trilocale senza spazio per au pair) due stipendi normali (dopo la materna, a differenza delle tante mamme dei suoi compagni, non ci imbarcheremo in una scuola privata internazionale o bilingue). Scuola pubblica. E accanto porteremo avanti l’inglese con creatività.
Io mi sono messa in gioco. A casa mi son messa a studiare. Nel senso che ho ripreso in mano la lingua per farmi il vocabolario (da tummy a potty…) e affinare quei dubbi grammaticali o sintattici che scopri di avere solo quando hai il tremendo terrore di trasmettere a tuo figlio una cosa sbagliata. In realtà, più studio, più allargo il mio vocabolario e mi esercito” parlando con lui. Ora, L. ha una proprietà linguistica (in italiano innanzitutto e, più indietro, ma già buona) che è ottima (a dir di inseganti e pediatra..e anche secondo noi) per la sua età. Perciò, ogni tanto – so che la nostra Ospite di BPG non sarà d’accordo – io comincio a parlare in inglese. In auto, al semaforo (L, please tell mummy when the traffic light gets green…e lui ride e mi risponde). Al supermarket, solo in inglese. Insomma, non mi son convertita come Letizia all’inglese full time and forever dalla prima ora. Gli do però una parte preponderante accanto all’italiano (non ci riesco a sgridarlo in inglese o a dirgli I love you instead of ti voglio bene..). E’ la nostra lingua “segreta”, dei giochi e del tempo con la mamma. Anche i cartoni animati aiutavano sino a prima dell’estate. poi dai nonni solo tv italiana e ora non vuole più che faccia il cambio della lingua col telecomando. Ma è una fase (ogni tanto gli dico che il telecomando non funziona e si ciuccia Dora the explorer in lingua originale…). Mi piacerebbe conoscere altre mamme milanesi imbarcate in questa esperienza. Anche perchè, appunto, non delegando in futuro alla scuola o a english nanny la lingua, molto dipenderà dal nostro personale impegno (come famiglia). Vicino a dove lavoro c’è una scuola … (non ne sapevo nulla, ho visto il loro sito e letto something su BPG). Mah, chissà. Non ora. D’accordo, pur senza creare “ghetti”, che se all’interno del sito se ci fosse la possibilità di mettere insieme le forze, scambiarsi indirizzi e costituire focus “locali” sarebbe un supporto per tutte. E aiuterebbe i nuovi genitori. Scrivi qaundo vuoi! Laura 🙂
Daniela says
Silvia
Non so se leggerai questo commento pero’ volevo aggiungere che credo l’eta’ in cui parlano i bambini varii molto da bambino a bambina. Tutti mi avevano messo in guardia che i bambini bilingue iniziano a parlare piu’ tardi rispetto ai loro coetanei, mentre mia figlia E., bilingue italo/inglese ha iniziato a parlare prestissimo e gia’ intorno ai 15 mesi diceva varie paroline. Tutte o quasi in inglese, l’italiano le era meno congeniale e seppur capiva tutto in italiano, l’inglese era la lingua principale e preferita fino ai 3 anni. A tre anni una lunga vacanza italiana ha smosso le acque.
La piccola J, 16 mesi e passa, e’ invece totalmente diversa, dice solo mamma e poc’altro e credo avra’ un percorso totalmente diverso da E, soprattutto dato che ora la lingua principale in casa e’ l’italiano e credo lei non capisca piu’ di tanto l’inglese che sente parlare molto meno in questa fascia d’eta’ in cui ancora non va all’asilo (inglese) e la sua nanny e’ italiana.
E’ affascinante come ogni bambino abbia un percorso a se’ stante davanti a se’, lo trovo straordinario!
Bilingue Per Gioco says
La ricerca dice che l’età a cui parlano i bambini varia da bambino a bambino e non c’è correlazione tra bilinguismo e ritardo, ma se un bambino bilingue è in ritardo automaticamente si assume che sia per via del bilinguismo.
L.
silvia says
Cara Daniela
certo che leggo i commenti:)
in effetti è vero, come dice Letizia, se un bambino è bilingue si assume che il ritardo nel linguaggio sia dovuto a quello. Io sinceramente non so se Mic sia confuso o meno dal fatto che io gli parlo inglese, ma a questo punto non posso e non voglio tornare indietro. Sicuramente, ha i suoi tempi, come dici tu, e inizierà a parlare quando si sentirà ptonto e si lascerà andare. Probabilmente il suo cervellino
sta immagazzinando il doppio delle informazioni e dei suoni. Quindi mi sono fatta passare l’ansia e continuo a insegnarli il più possibile. Per il resto aspettiamo e ci godiamo le mille paroline di cui non capiamo assolutamente il significato con cui ci intrattiene.
Anna says
Ciao Alice,
complimenti. Anch’io vivo a Torino, mi piacerebbe riuscire a realizzare con le mie bambine ciò che hai fatto tu. E’ possibile metterci in contatto, per condividere l’esperienza, visto che abitiamo nella stessa città? Nei giardini sotto casa mia ci sono 3 ragazze tedesche che fanno giocare i loro bambini. E’ molto bello starli a guardare, tra loro parlano tedesco, ma se interviene un bimbo italiano, ( come mia figlia) le rispondono in italiano.Mi piacerebbe dare alle mie figlie la possibilità di parlare inglese con altri bambini, anche per rendere viva questa esperienza.Se hai voglia dimmi come possiamo fare per metterci in contatto.
Ciao
Angela says
Grazie Alice per questa tua testimonianza! Ti ammiro molto sia per l’impegno nel comunicare in inglese con i tuoi figli, sia per la voglia di conoscere molte persone, anche così al parco. Io temo di essere un poco più timida e non penso che ci riuscirei, per quanto mi farebbe molto piacere conoscere altre persone con lo stesso progetto. Anch’io vivo a Torino, anche se non mi sembra di vedere così tanta internazionalità nel mio quartiere. Certo mi piacerebbe incontrare altre mamme che parlano in inglese ai loro bimbi, specialmente se fossero più o meno dell’età del mio.