Cara Letizia,
Ho cercato di riassumere la mia esperienza di bilinguismo e mi scuso in anticipo se i pensieri risulteranno un pò confusi, ma c’era davvero tanto da raccontare!!
Laureata a Napoli in medicina ma con una voglia matta di vedere il mondo per cui già durante gli anni di liceo mi invento mille modi per farlo: vacanze studio a Brighton (coincidenza tu ci hai fatto l’Erasmus) durante gli anni del liceo, cameriera a Londra nei tre mesi estivi durante l’università, progetto Erasmus a Strasburgo (non per mia scelta lì, manco parlavo il francese ma era l’unico posto ancora disponibile e io pur di partire sono andata…poi il francese lo imparerò, mi son detta). Specializzazione a Parma ma con un sogno nel cassetto andare a vivere a Londra: prima o poi troverò il modo di farlo e lo farò!!! E lo avevo trovato, quello di passare l’ultimo anno di specialità a Londra per fare della ricerca e scrivere la tesi di spec. Tre mesi prima della partenza incontro, anzi ritrovo un mio vecchio amore dopo 10 anni dalla nostra prima storia quello che poi sarebbe diventato mio marito…cosa faccio? Parto lo stesso, se è amore vero durerà mi dico, ma io al mio sogno non rinuncio!! Ufficialmente la mia doveva essere la permanenza di un anno ma io sotto sotto caparbia come sono, sapevo che avrei fatto di tutto per trasformare la mia vita e trasferirmi definitivamente lì..il ragazzo poi si vedrà. Faccio il primo anno, scrivo la tesi, mi specializzo ma intanto su suggerimento del mio supervisor inglese (insomma inglese si fa per dire, di Hong Kong…) avevo già mandato in giro diverse application forms per ottenere grants che mi avrebbero poi consentito di finanziarmi 3 anni di ricerca ulteriore e conseguimento del PhD lì a Londra…e nessuno sapeva nulla!! Ottengo l’interview ed il grant, io straniera, medico italiano, perfetto sconosciuto solo sulla base dei miei meriti…succederebbe la stessa cosa in Italia? Grossissimi dubbi!!! Yay! Ottengo il PhD e alla scadenza dei tre anni mi trovo altre opportunità di lavoro e ritardo ulteriormente il rientro in Italia, insomma morale dal 2001 resto fissa lì fino a fine 2006 (Penelope di Ulisse è una dilettante a confronto). Intanto mi sposo e continuiamo l’amore a distanza (La Go, poi diventata Easyjet, e la Buzzaway poi diventata Ryanair dovrebbero farmi un monumento) ho visto crescere gli aeroporti di Genova, Orio al Serio, Stansted e Luton (ora mi tratto da signora e uso solo Linate e GatwickJ). Spero sempre che il mio maritino getti la spugna e finalmente si decida a seguirmi a Londra ma non c’è nulla da fare. Intanto io prendo ancora un po’ di tempo e dopo il matrimonio e la scadenza di un mio contratto in ospedale ad Hammersmith, decido di prendermi un po’ di tempo, lasciare il lavoro (non mi ci vedevo proprio a spendere il resto della mia vita in una corsia d’ospedale, o ricerca o niente) e rispolverando la mia vecchia passione per la recitazione mi inscrivo ad una scuola di teatro a Londra, anzi La Scuola, quella di Lorence Olivier per intenderci. E così passa ancora un altro anno da pendolare London-Pavia. Finalmente scatta il compromesso, io perseguirò la mia nuova carriera d’attrice e trascorrerò più tempo in Italia ma non mollo la mia casa di Londra e ci tornerò almeno una volta al mese per una settimana e qualche volta più. Detto fatto, e riesco pure ad inserire un soggiorno a NY di 2 mesi per studiare all’Actor Studio!
A Giugno arriva la bimba e come dicevo nel blog appena mi sono rimessa dal parto siamo subito partiti per Londra tanto per farle subito conoscere quella che sarà la sua vita parallela. Lì mi sento a casa, appena salgo sull’aereo mi sento già meglio. Non scherzo quando dico che tutte le volte che rientro nella mia casina londinese bacio i muri e la saluto con affetto.
A Londra ho tanti amici ed anche la mia Goddaughter è inglese, by the way la mia piccolina avrà la mia migliore amica greca sposata ad un inglese e che vive a Londra (ed usano l’OPOL alla grande con entrambi i bimbi) come Godmother, per cui credo proprio che le motivazioni per farle parlare l’inglese non mancheranno. So che dovrà sentir parlare inglese non solo da me ma da altre persone, per cui credo cercherò una ragazza madrelingua che possa venire un paio di pomeriggi a settimana a casa a giocare con la bimba. Le volte in cui sarò a Londra poi la porterò al nido locale dove potrò pagare le presenze a gettone.
Ecco in super sintesi da dove nasce la mia passione nel voler assolutamente crescere la mia piccola Delia bilingue. Mi sono sempre immaginata sposata con uno straniero e vivere all’estero ed avere una famiglia poliglotta, ma poi il destino ha voluto regalarmi un’anima gemella italiana, beffa delle beffe, e allora ho dovuto essere ancora più determinata nel cercare di avere quello che sognavo. Il fatto che io non fossi madrelingua inglese mi creava dei dubbi e non sapevo se la cosa avrebbe funzionato, insomma anche se il mio accento è ottimo (ho recitato Shakespeare in inglese) non è comunque quello di un madrelingua puro e non volevo che la piccola imparasse l’inglese da me. Ma poi ho scoperto il tuo sito e allora tutto è cambiato. Devo davvero ringraziarti per il lavoro che fai, grazie a te e alle tante storie che raccogli oltre che ai pareri degli esperti mi sono resa conto che avrei potuto dare questo dono a mia figlia. Mio marito, anche se l’idea di trasferirsi non gli è mai piaciuta, condivide però la mia passione per Londra e le lingue e mi ha sempre appoggiato al 100%, tanto che durante la gravidanza voleva assolutamente leggere anche lui alla piccola in inglese. E anche oggi ogni tanto le dice qualche parolina in inglese, anche se io cerco di frenarlo perché non vorrei che la piccola si confondesse, L’OPOL deve essere consistent no? Non so, vorrei che la distinzione fra me e il padre fosse chiara, ma forse esagero, sono curiosa di sapere cosa ne pensi tu. Genitori e suoceri sono on board così come tanti amici italiani open minded.
So che stai aprendo un playgroup anche a Milano, quando partirà? In questi quattro anni vissuti più o meno assiduamente qui, ho scoperto che c’è una comunità vastissima di expatriats al punto che anche allo Zelig di viale Monza ci sono spettacoli in lingua inglese e le serate sono sempre sold out (lo so perché ci ho recitato anche io, il regista-attore e autore degli spettacoli è inglese ed il suo cast è misto inglese e italiano…ed io ne ho fatto parte.) La sala si riempie di expatriats ma anche di italiani che come me hanno vissuto all’estero e non vogliono perdere il contatto con quel mondo. Purtroppo a Pavia la scena è molto meno internazionale, anche se qui è pieno di studenti erasmus, ma non so se riuscirò a trovare un gruppo di mamme con cui condividere l’avventura del bilinguismo.
Intanto seguo con assiduità e passione il tuo sito e ancora grazie grazie per tutto il supporto e gli spunti che ci regali.
Baciotti,
Lisa
BEYOND the GARDEN WALL PRODUCTIONS: http://www.beyondthegardenwall.org
CASTING NEWS: http://www.castingnews.eu/artisti/lisavampa
RB CASTING: http://www.rbcasting.com/site/lisavampa.rb
ItalCASTING: http://www.italcasting.com/lisavampa
Lisa,
grazie di aver condiviso la tua storia, decisamente originale, in molti modi.
Non credo che se anche il papà dice qualche parolina rischia di turbare OPOL, diverso sarebbe se cominciasse a parlarle in Inglese con una certa frequenza e durata nel tempo, ma qualche parolina che può fare? Al massimo conferma che papà partecipa e appoggia la doppia lingua, rinforzando quindi il bilinguismo, non indebolendolo.
Per i Playgroup a Milano (o Pavia) sto cercando un’altra insegnante prima di partire, ne ho già una, se puoi passa parola.
L.
Immagine da A Journey Round My Skull
Daniela says
Wow, che storia!! Assolutamente fantastica come tutte lo sono quelle che leggo qui!!
Invidio (in senso buono) questa tua energia, la emani anche a distanza, che brava che sei!
Neanche io mi preoccuperei tanto del pap’ che interviene in inglese, noi abbiamo piu’ o meno fatto l’OPOL, piu’ o meno nel senso che io parlavo italiano e papa’ inglese ma io ogni tanto davanti agli altri ci mettevo dentro l’inglese, poi la grande si e’ sciolta con l’italiano e allora adesso io le parlo italiano, il papa’ inglese ma adesso e’ lui ogni tanto a buttarci dentro il suo italiano!
Salutoni da Londra….!
lisa says
Grazie cara..e grazie a te Leti per aver pubblicato la mia storia, e per giunta senza tagliare nulla:-D, era una mail così lunga che ero convinta avresti fatto un cut and paste:-)
chiara says
Ciao Lisa
che storia fantastica, a tratti mi ha persino commosso (va be’ da quando sono mamma ho la lacrima facile).
Tra l’altro io sono di Pavia, vivo a Milano da quando ci lavoro, però da Pavia ci passo sempre perché ho i genitori in Oltrepo, a Salice Terme, e anch’io adoro Londra, quest’anno ci ho passato parte delle vacanze per far frequentare a mia figlia un summer camp locale, di cui ho parlato in un recente post qui su Bilingue per gioco. Anch’io attendo tanto il playgroup di L. a Milano con ansia per dare una realtà “milanese” al bilinguismo di Emma.
Quanto alle paroline del papà in inglese non ti preoccupare: io e mio marito – entrambi italianissimi – non abbiamo usato un OPOL “consistent” anzi a dire la verità l’unica cosa “consistent” è stata la passione e la dedizione con cui abbiamo voluto che lei crescesse bilingue… ora ha cinque anni e mezzo, e pare proprio stia funzionando: mentre scrivo la sento che gioca da ore parlando esclusivamente in inglese con le sue bambole: forse non sarà tutto corrretto? Beh, anche in italiano non è che i congiuntivi funzionino già a meraviglia…
Spero di avere occasione di incontrarti, magari per una serata allo Zelig: a proposito ne ho letto un gran bene, ma pensi che possa essere adatto a una bimba di quasi sei anni?
lisa says
Grazie Chiara:-)
piccolo il mondo eh? Magari la prossima volta che vai a trovare i tuoi e passi da Pavia fammi un fischio, e dico sul serio, potremmo andare a prendere un caffè insieme.
Zelig in English è geniale, molto divertente, ma non credo proprio adattissimo ad una bimba così piccola, anche se poi i copioni di John cambiano così tanto spesso che magari l’ultimo spettacolo sarà anche child friendly chissà. Io per il momento, avendo ancora l’allattatina delle 10.30 di sera non posso prendervi parte nè tanto meno andare ad assistere ad uno show, ma spero che fra qualche settimana, quando la piccina inizierà con le pappine, di riuscire ad eliminare la poppata serale così potrò di nuovo dedicarmi al teatro!!
Lì
maria says
Che bella storia! Come ti capisco, e’ vero che Londra ti prende e non ti lascia più. Io faccio avanti e in dietro da sei anni però dall’anno scorso non riesco ad andare tutti i mesi perche’ sono limitata dalle vacanze scolastiche da quando mio figlio ha iniziato le elementari per cui il desiderio ti tornare a viverci si sta facendo sempre più forte.
lisa says
Ohhh..non mi dire che con l’inizio delle scuole sarà tutto più difficile:-( Lo sospettavo, ma per il momento non veglio nemmeno pensarci, quando arriverà il momento vedremo cosa fare…certo che non riuscire ad andare tutti i mesi a Londra sarebbe molto dura per me…il maritino è avvertito:-)
D. says
Wow, che bella storia!!! anche io sono di Pavia!!! se venisse aperto un Learn with Mummy o qualche altra iniziativa simile a Pavia sarei felicissima!!
Sia io che mio marito siamo italiani ma ci piacerebbe che nostra figlia crescesse imparando anche una seconda lingua….per questo sto cercando di informarmi il più possibile e di valutare tutte le opzioni (corsi, scuola materna bilingue etc)
Ma tu Chiara come hai fatto a far imparare a tua figlia l’inglese fin da piccola? solo con il summer camp o anche in altri modi?
Mi piacerebbe conoscere e magari incontrare altre mamme di Pavia per condividere esperienze!
ciaooo
D.
lisa says
E allora perchè non farlo? Io sono disponibile:-)
chiara says
Ho utilizzato più o meno tutt i modi di cui letizia parla nel suo e-book.