Una mamma single può proporre l’Inglese ai suoi bambini proprio come una mamma “in coppia” (normale non mi piace). Stesso modo, stesse risorse.
Ciao, Letizia!
Ricevo le tue newsletter con vero piacere e, grazie a loro, sto imparando sempre più aspetti del mondo del bilinguismo: grazie, guru! 😉 Vorrei esporti anch’io il mio caso, un po’ singolare, visto che io sono una mamma single, nella speranza che la tua esperienza in materia possa aiutarmi (anzi, ne sono certa!)…
Devo essere nata con il pallino delle lingue, visto che a 5 anni ho arbitrariamente chiesto e spontaneamente voluto frequentare un corso pomeridiano di inglese per early learners, imparando così a leggere e a scrivere in inglese e in italiano nello stesso anno scolastico (e con buoni risultati, se in viaggio o in visita alla vicina Taormina -che è di per sè una Babele turistica- con il tempo ero riuscita a intessere conversazioni-base, per la mia età); stesso discorso dicasi per lo spagnolo, imparato però nei primi anni universitari e approfondito successivamente grazie a un memorabile progetto Erasmus in Spagna. Mia madre (negata, come mio padre, per le lingue) mi ha sempre detto che devono essere stati i geni ereditati da mio nonno e da mio zio materni (il primo aveva risieduto per più di un decennio negli Stati Uniti e, ritornato in patria per formarsi una famiglia, aveva poi lavorato come interprete per gli americani sbarcati in Sicilia nel ’43; il secondo, aveva girato e vissuto in mezza Europa per motivi di lavoro). La scelta del corso di laurea in lingue era, quindi, scontata, così come il mio randagismo estivo (insegno, e quindi ho la fortuna di poter girovagare ogni anno per poter praticare entrambe le lingue).
Ma passiamo alla mia situazione familiare: 22 mesi fa è arrivato Alessio William nella mia vita, avuto da un militare americano -di stanza in una base NATO della mia città- con cui convivevo. Problemi lavorativi, un insuperato cultural shock (di lui) e una sua buona (si fa per dire) propensione all’abbandono di fronte ai problemi della vita in famiglia, mi hanno portato a separarmi dal padre di mio figlio quando Alessio aveva solo 9 mesi, pur di far crescere il piccolo in un ambiente familiare armonioso sebbene ‘incompleto’; risultato: ritornato negli Stati Uniti, il padre si è totalmente dileguato alla prima relazione sentimentale (con conseguenti mie battaglie legali per il mantenimento di Alessio).
Il mio cucciolo aveva fino ad allora vissuto immerso in un contesto linguistico OPOL ma con predominanza dell’inglese (lingua della TV e dell’home cinema 24/7 da noi, e che noi parlavamo tra genitori, visto il rifiuto del padre ad adattarsi culturalmente pur avendo scelto di vivere in Italia); improvvisamente, ha ascoltato per vari mesi solo l’italiano (un rigetto, quello mio nei confronti della lingua inglese, forse comprensibile vista la situazione), salvo poi ricominciare a guardare quei baby shows di nickelodeon e di playhouse disney che il padre gli faceva seguire, congiuntamente a qualche cartone in italiano e spagnolo, per mia iniziativa.
Da quando, poi, i nonni paterni (genitori adottivi del padre di mio figlio), dissociandosi dal fuggitivo e appoggiandomi moralmente, mi hanno comunicato di voler venire a conoscere il nipotino (fino ad allora visto nelle centinaia di foto che postavo per loro su facebook), ho ricominciato a parlocchiare e a leggiucchiare sporadicamente in inglese ad Alessio, ormai sempre più ottimista nei confronti della rinnovata situazione familiare. L’incontro con i nonni è stato positivissimo, con Ale che li ha subito identificati come “gongo” e “mimmi” (‘nonno’ e ‘nonna’, in Alessiese) e con loro che si sono sforzati di parlare anche in italiano al piccolo (si preparavano da tre mesi, prima della partenza!). Dulcis in fundo, ci hanno invitati in Kansas, facendoci capire che lì -e in Missouri- Alessio ha zii e cugini che vogliono interagire con il mio bimbo, considerato parte integrante della famiglia! Fantastico, dopo un anno di dispiaceri, la mia rivalsa emotiva personale: mio figlio è -sì- stato abbandonato dal padre, ma non dalla famiglia paterna, che il prossimo luglio si aspetterà un minimo di interazione linguistica con loro, immagino…
Ok, eccomi dunque al mio dubbio amletico: e adesso? Come definire questo nuovo contesto linguistico, semi-OPOL? OPOL raddoppiato? Mamma-single-giano-bifronte, che parla italiano sempre e inglese per un’oretta al giorno? Oh, my… E se sbaglio approccio proprio prima dei 3 anni di Alessio, che imprinting linguistico gli avrò dato? Passata la fase dell’elaborazione del ‘lutto’, adesso voglio darmi una mossa per il suo bene e fargli godere appieno i mille vantaggi che il bi/trilinguismo offre! Mi consiglieresti in proposito, per favore? Te ne sono grata in anticipo!!! E… “cia’ cia’ ” anche da Ale! 😉
Tizi
Ciao Tiziana,
ora ti dico una cosa che forse non ti aspetti. Che differenza c’è tra una mamma single e una mamma con papà che non sa l’Inglese/non c’è mai/non è interessato/pensa la mamma in questione si sia fatta un film?
Non dico nessuna, ma poche… Mi riferisco al punto di vista molto specifico dell’introduzione di una seconda lingua ovviamente, nella vita quotidiana di differenze ce ne sono molte, ma esulano dal contesto.
Svantaggio: sei tu a dovergli parlare sia Inglese che Italiano.
Dipende. Nel caso più comune di una mamma di madrelingua italiana che vuole proporre al bambino l’Inglese con qualche gioco, canzoni e cartoni, in momenti specifici della giornata, beh non c’è alcuna differenza. Nel caso della mamma di madrelingua italiana che decide di parlare solo Inglese al bambino, caso che peraltro (lo dico e lo ripeto) è da considerarsi come un caso estremo, non un modello (tornerò presto su questo tema), la differenza è minima, tanto l’Italiano lo impara a scuola, dai nonni, dagli amici, la baby sitter, etc.
Vantaggio: Non hai nessuno che ti rema contro.
Come ho detto molte volte il primo passo da fare in un progetto di bilinguismo/apprendimento di una seconda lingua è ottenere il supporto e la partecipazione dei membri della famiglia, partner per prima cosa, poi nonni o altre persone rilevanti. Perchè? Perchè basta un commento acido, una battuta sprezzante e tutta la gioia di imparare insieme la lingua va a quel paese e il bambino si ritira. Ecco tu questo problema non ce l’hai, sta a te e solo a te rendere la lingua interessante, ma nessuno ti rema contro (anzi, i nonni paterni ti aiutano e forse anche quelli materni?). Sappi che sono molte le mamme che raccontano di portare avanti questo progetto da sole, e questo per loro è un peso non da poco, devono essere ancora più determinate se si sentono criticate o ignorate.
Quindi, fai pure come tutte le altre mamme. Parla in italiano con il tuo bambino, ma ritagliati degli spazi per giocare in Inglese. Esempio: in macchina si canta in inglese, i cartoni si guardano in Inglese (se si guardano), una mezz’oretta di gioco viene dedicata all’Inglese, magari con un piccolo rituale, come già detto in altri post.
E poi sfrutta bene questi nonni fantastici, che prima hanno adottato un figlio e ora un nipote. Organizza telefonate su Skype con loro almeno una volta alla settimana, suggerisci (o fai finta) che siano loro a mandare libri e CD in Inglese, inventa dei piccoli giochi da fare su skype con i nonni e riprendere tra voi durante la settimana, etc etc.
Andrà tutto benissimo, ne sono certa. Quando sarai in Kansas mandaci un pensiero, un’email, raccontaci come va!
Ciao,
Letizia
Immagine, di Don Quischotte, da A Journey Around my Skull
Marika says
Prima di tutto voglio ringraziare per l’entusiasmo trasmesso da questa mamma e da te, Letizia.
In concreto vorrei solo confermare quanto scritto : sono una mamma – madrelingua italiana- che sta sfruttando la sua laurea italo-francese per giocare con il piccolo di 17 mesi.
Non abbiamo programmi fissi, ogni giorno si presenta una situazione che ci ispira il cambio lingua e ci “adeguiamo” con entusiasmo (solitamente è lui che andando a prendere i giochi con i quali ci intratteniamo in lingua mi da l’avvio).
Mio marito non parla francese, quando io abitavo in Francia si districava tra gesti e parole francesizzate, insomma, non ci posso contare su questo fronte.
Presto conto di introdurre l’inglese (sperando magari in un playgroup nel torinese o nel cuneese)
Mi accodo, facci sapere come va!
Ciao
Marika
Ivonne says
Ciao Tiziana,
lasciati guidare dalla passione, non dalle teorie! Tu e Ale saprete trovare la vostra misura!
Io ho fatto la scelta di parlare esclusivamente in Inglese ad Elisa da poco più di un mese (lei ora ha 17 mesi) e sono molto contenta (a volte mi confondo e parlo Inglese anche con le gatte, ma mi mancava tantissimo questa parte di me!). Letizia conosce tutti i miei dubbi (Letizia, aspetto con trepidazione tue news, anche perchè dici di voler tornare sull’argomento One Language proprio qui sopra), anche io non sono madrelingua Inglese e sono l’unica persona in grado di poter parlare una seconda lingua nella mia famiglia. Io non voglio fare di Elisa un genio delle lingue, voglio offrirle l’opportunità di scoprire già da piccola che il mondo non è solo il nostro “stivale”. Che poi imparare precocemente due lingue aiuti l’apprendimento mi sta bene, ma voglio che provi l’amore che io sento per culture diverse dalla sua. Anche se Ale non avrà modo di conoscere la cultura del suo papà direttamente da lui, tu hai già un mondo pronto ad accoglierlo a braccia aperte e se tu per prima gli permetterai di entrarvi non potrà che essertene riconoscente.
Ti auguro tanta felicità per tutti i vostri progetti insieme, deve essere stata dura per te, hai tutta la mia stima!
Ivonne
Laura says
Ciao Tiziana. Sono rimasta molto colpita dalla tua lettere perchè la mia esperienza è molto molto simile alla tua. Ho un bimbo di 2 nni di padre inglese che da otto mesi si è deleguato…Sto vivendo un brutto periodo. Mentre quando è nato il mio bambino ero orgogliosa del fatto che il mio bimbo potesse avere questa grande opportunità adesso vivo il rigetto per la lingua inglese come hai vissuto tu…
Ora se non ti dispiace vorrei chiederti come hai vissuto e superato questa situazione e come hai affrontato la battaglia legale per il mantenimento del tuo Alessio. So bene che potresti non aver voglia di parlarne e sappi che ti capisco ma se così non fosse avrei molto piacere di chiederti alcune cose.
Ti auguro tante belle cose.
A presto. Laura.
TIZIANA says
Ciao, Laura!
Dobbiamo aver postato i nostri commenti contemporaneamente, perchè sto vedendo il tuo solo adesso… ma rimedio subito! 🙂
Inutile dirti quanto io ti capisca e quanto mi addolori sapere di situazioni simili alla mia: in questo caso, non vale il conforto del “mal comune, mezzo gaudio”; siamo sorelle di dolore, in questo strappo al cuore che viviamo come donne e come mamme…
E, non preoccuparti, ti consiglio volentieri: se c’è una cosa che mi ha tenuta ‘a galla’, i questi mesi (13, una settimana fa) è stato proprio l’aprirmi, lo sfogarmi, il liberarmi con gli altri, perfino su facebook, dove ho amici che mi sostengono e mi seguono da sempre; è come se, ogni qual volta io ne parli, un po’ di fuliggine andasse via per sempre dal mio cuore: quindi, tranquilla, affronterò l’argomento senza alcun problema! Ti invio il link alla mia pagina su Facebook, se ci sei anche tu, così da poterne parlare privatamente e con calma: facebook.com/Tizi.e.Ale (Tizi Sciuto)
In attesa di rileggerti, ti auguro un mondo di felicità con il tuo piccolo: sono i nostri figli i migliori e più meritevoli destinatari del nostro amore, nonchè la fonte più certa dell’amore più puro che si possa ricevere. Per loro, abbiamo il dovere di rialzarci; per noi, il diritto di andare avanti a testa alta!
A presto, Tizi
laura says
Ciao Tizi. Ho mandato la mia richiesta di amicizia su fb. Grazie per la tua disponibiltà a parlarne.
Ieri con mia grande sorpresa ho scoperto che il mio Nicola (2 anni e mezzo) sa contare fino a 10 in inglese. Nonostante il mio rigetto ho continuato a dirgli qualche parolina in inglese e a fargli vedere i dvd dai Teletubbies ai Baby Einstein in inglese.Sono sorpresa perchè ho fatto veramente molto poco ma proprio in questo momento non ce la faccio anche se so che è molto importante per lui, per il suo futuro…
Ti mando un abbraccio e spero di vederti presto su fb.
Laura
TIZIANA says
Ciao, Laura!!!
Richiesta arrivata, vista e accettata! E ti ho anche postato un salutino sulla tua bacheca 🙂 Quando vorrai, sarò felice di aiutarti come potrò!
Intanto, sii felice tu, per il fatto che Nicola ha imparato a contare fino a 10 nonostante la sporadicità dei tuoi contributi in lingua e -momentaneamente, ne sono sicura- il tuo disgusto nei confronti di tutto ciò che è English: complimenti al cucciolo!
Non credevo di poterlo dire, ma -…sì!- si può superarlo, questo rigetto; immagina, io insegno inglese!!! Il mio terrore era: e adesso, come posso rifiutarmi di insegnarlo? Impossibile, appunto; così, lo scorso anno ho fatto finta che mi piacesse, come quando ingurgitiamo una medicina amarissima, ma che sappiamo che ci farà bene… A me, continuare a scrivere, chattare, parlare, ascoltare Inglese è servito come terapia d’urto, anche perchè è sempre stata una lingua che (lo raccontavo nella mia mail a Letizia) io ho adorato quasi dal mio primo vagito!!! E, da poco, ho ritrovato il piacere anche ‘fonatorio’ di ascoltarlo e di conversare (be’, sono dovuti venire in Sicilia i nonni paterni di Ale, a trovarci e a stare giorno e notte con noi, per una settimana che non dimenticherò mai, per riscoprire la dolcezza di certi suoni che un tempo -invece- facevano da colonna sonora solo a litigate spiacevolissime!)
Tutto passa, Laura, anche l’amarezza che sembra non andarsene mai: noi abbiamo il tempo dalla nostra; dalla loro (dei padri fuggitivi), solo la miseria interiore che mai li abbandonerà (ma se lo sono voluti loro: chi è causa del proprio male pianga se stesso, no?). So… cheer up, lady! 😉
A presto, carissima. Un abbraccione,
Tizi
TIZIANA says
Ciao a tutte! Perdonate il mio ritardo nel rispondervi, ma questo tempaccio ha abbattuto le mie difese immunitarie…
Comincio con te, LETIZIA: alcuni giorni fa ho scaricato il tuo e-book e non posso che accodarmi ai complimenti e ai commenti positivi, che meriti al 100%! Riguardo alla tua risposta alla mia mail, è verissimo: sarò anche l’unica (cartoons e Skype a parte) a parlare in inglese ad Alessio, ma è altrettanto vero che nessuno mi ‘romperà le scatole’ mentre questo avviene (wow, hai idea della quantità di vantaggi dell’essere una proud single mom, che sto riscoprendo grazie a chi, “dall’esterno”, mi fa notare aspetti che io non vedevo minimamente? Grazie per aver contribuito anche tu, in questo…)! Ottimo anche il tuo consiglio sulle videotelefonate come occasione per salutare il nipotino siciliano dal ”vivo”! I nonni di Ale ci tengono davvero tanto alle sue radici americane (i pacchi regalo -libriccini e abbigliamento made in USA- ne sono una prova!); ed è lo stesso per i miei genitori. Speriamo bene… e, ovviamente, la prossima estate vi faremo avere nostre notizie dal Kansas con immenso piacere!
MARIKA, grazie a te per condividere con me la tua quotidianità linguistica insieme con il tuo piccolo: la dimensione del gioco è davvero la più azzeccata a qualsiasi età, nell’apprendimento delle lingue straniere, e tu la stai sfruttando appieno e con grande elasticità! E, anch’io spererei immensamente in un playgroup qui a Catania, perché –per quanto ci sia già questa popolosa comunità di americani residenti nella base militare, che potrei ‘sfruttare’ per inserire Ale in un contesto vicino al suo 50% ‘a stelle e strisce’- è pur vero che loro vivono quasi esclusivamente all’interno della base stessa a cui si accede con grande difficoltà, se non si conoscono personalmente i militari che vi operano… quindi, LETIZIA, non dimenticarti della Sicilia, please!!!
IVONNE, hai propio ragione: predire rigidamente quali e quante strade poter intraprendere in questo affascinante cammino che è il bilinguismo sarebbe quasi impossibile… meglio sfruttare creativamente le occasioni che la quotidianità offre di volta in volta! Neanch’io, come te per Elisa, pretendo che Ale brilli da poliglotta, ma abituarlo a un’ottica multiculturale attraverso almeno una lingua straniera significherebbe aprirgli tutto un mondo, come dici tu appunto, oltre lo stivale (e il ‘triangolo’, nel mio caso!). E, a te, grazie infinite per i tuoi auguri e la tua stima: mi incoraggiano e mi motivano ancor di più!
Un abbraccio a tutte voi,
Tizi
kety says
Ciao!
Mio marito per fortuna non si e’ dileguato, ma e’ praticamente sempre in viaggio.
Vivevamo prima negli States in quanto lui viaggiava il 90% in USA e il 10% in Europa. Ora siamo in una situazione transitoria di ritorno in Italia in cui lui sara’ il 90% in Europa (che vuol dire in Italia 2 week end al mese) ed il resto in USA.
Io sono Italiana, lui Tedesco e mia figlia Italo tedesca americana essendo nata negli States…. essendo che lui le parla in tedesco quando c’e’ per scelta condivisa, io sono la delegata per la lingua inglese e visti i tempi di presenza di mio marito mi definisco mamma single.
Lavoro per una multinazionale americana e praticamente parlo inglese da quando mi sveglio a quando mi addormento, sogno pure in Inglese pur non essendo madrelingua.
Sapete chi mi sprona a continuare a parlare in Inglese a mia figlia? I miei genitori ed in particolare mio padre che lungimirante come e’ stato con me e con mia sorella mi ha spinto a studiare le lingue pur non sapendo lui nemmeno parlare perfettamente l’italiano!!!!!!!
Ho ricevuto tante critiche per la mia scelta da quando sono tornata in Italia, ma sono sicura di dare un’opportunita’ in piu’ a mia figlia.
Tuo figlio essendo di padre americano, ha un passaporto americano e sara’ cittadina americana per sempre.
Continuare con l’Inglese puo’ aprire per lei un mondo pieno di opportunita’…. e la possibilta’ di parlare con il padre in futuro in caso decidesse di ristabilire i rapporti, caso che non escludo a lungo termine sulla base di cio’ che ho visto accadere a mie amiche in USA.
BUONA FORTUNA!!!
Ciao
K
TIZIANA says
Ciao, Kety!
Non ascoltare le critiche altrui, soprattutto se sono improduttive e fini a se stesse (…ma questo lo saprai già); e, piuttosto, in bocca al lupo per il vostro lavoro trilingue con la vostra bimba! 🙂
PS: Alessio non ha ancora il passaporto americano perchè suo padre, campione dell’incompletezza e della pigrizia, lo riconobbe volentieri all’anagrafe locale (qui), ma -vallo a capire- forse considerò le due ore di viaggio in macchina fino al Consolato uno stress troppo pesante per uno che, come lui, aveva guidato in lungo e in largo, nei 50 Stati in patria… così, adesso se ne occuperanno i nonni, direttamente da lì. Speriamo bene, più che altro per Alessio e per le chance che -lo sappiamo tutti- ne ricaverebbe!
kety says
Ciao!
Se il padre ha riconoscito tua figlio. La cittadinanza americana puo’ essere chiesta in qualsiasi momento, anche dopo i 18 anni…. la cosa piu comoda e’ che se tuo figlio ha il passaporto americano non fai file al controllo passaporto quando entri negli States perche’ puoi prendere la fila dei resident and green card…. credimi non e’ da poco dopo aver volato 9 ore con un bambino scatenato!
e’ un vantaggio anche per te perche’ in futuro avendo un figlio americano quando lui ha 18 anni tu hai diritto alla green card. Se ti servono informazioni puoi anche rivolgerti alla base militare piu vicina…. ma sono sicura che i nonni sanno gia’ tutto, con il certificato di nascita e poche altri documenti in america ti mandano il passaporto a casa in meno di 20 giorni.
PS non dimenticare di richiedere anche il Social Security number (una specie del nostro codice fiscale) e tienitelo stretto…. in teoria tuo marito potrebbe usarlo per vantaggi fiscali che l-america da’ in base ai figli… in teoria sono 1500 dollari di detrazione in meno quando si fa la denuncia dei redditi…. se non ti da’ il mantenimento non vedo perche’ dovrebbe avere agevolazioni!
Un altra informazione, ma la cosa dipende dallo stato in USA. In alcuni stati se il padre non mantiene il figlio rischia di perdere la patria potesta’…..
Ciao
K
Ciao
K
TIZIANA says
Ciao, Kety!
Grazie davvero per i tuoi suggerimenti, alcuni dei quali sconoscevo totalmente…
Non saprei se è tanto automatica, la cittadinanza per un bimbo nato da una coppia di fatto: al Consolato di Napoli mi avevano detto per telefono che c’era bisogno di una firma del padre di Alessio, a sottoscrivere un paternity affidavit che 6 mesi fa lui ci promise -a titolo di favore!?- solo per ‘farci contenti’, prima di far perdere le sue tracce in Texas.
Non posso nemmeno rivolgermi più alla base, visto che lui si è addirittura reso irreperibile alla Navy, che ovviamente l’ha estromesso per sempre e con provvedimenti disciplinari a suo carico, dopo che il suo comandante -con cui ero in contatto- avendo saputo di Alessio da me, aveva richiamato il padre per non averne denunciato la nascita alla Marina pur di evitare al bimbo la cittadinanza e il mantenimento.
Nè i suoi genitori, nè il fratello, nè la ex moglie (con cui ho un buon rapporto) e le prime due figlie hanno più ricevuto notizie di lui già da sei mesi, come me… quindi, avevo pensato io, se è vero che quella firma è necessaria, siamo fritti! E, invece, vengo poi a sapere che i nonni possono attestare la loro parentela con Alessio, direttamente dagli States, in vece del padre lontano/assente/inadempiente.
In più, a breve il giudice che si sta occupando del caso di mio figlio emetterà la sua sentenza e io la trasmetterò al Child Support Agency del Texas (dove credo lui viva ancora) per renderla esecutiva; e lì sono severissimi con i deadbeat dads…E tutto questo tacere e sparire, da parte sua, come per vendetta nei miei confronti in seguito alla nostra rottura: assurdo!
Vedremo: nel frattempo, non mi perdo un solo istante della mia vita insieme con il mio cucciolo adorato! 🙂
Un abbraccio,
Tizi
TIZIANA says
Ciao, Letizia! Ti ricordi di me? Sono la mamma single di questo post 🙂
Mio figlio Alessio e io siamo poi andati in America dai suoi nonni, dove abbiamo trascorso un periodo meraviglioso (documentato fotograficamente su: https://picasaweb.google.com/104971410680149387339/Picasa): uno straordinario e balsamico viaggio di rinascita, per me, ma anche un edificante percorso di scoperta delle proprie radici, per il mio piccolo… Spero ti farà piacere ‘sfogliare’ le mie pics! 😉
Un abbraccio,
Tizi&Ale
PS: Ti chiedo scusa per non averti contattata durante quel mese, ma i ritmi delle nostre giornate lì erano davvero frenetici! Subito dopo il nostro rientro c’è stato Ferragosto, poi altre vacanze “minori” qui in Sicilia e -infine- l’inserimento alla Scuola dell’Infanzia di Alessio (un successo, finora!)…