Sono a Bruxelles col mio bambino, Italiano, ospite di una cara amica, Svedese.
Col mio bambino parlo Inglese, con la mia amica parlo Italiano. Perchè così mi viene naturale, anche se può sembrare un po’ strano…
Avevo pensato inizialmente che sarebbe stato meglio se anche la mia amica avesse parlato solo Inglese, lei si è anche offerta, ma mi è sembrata una forzatura non necessaria. Sono tanti anni ormai che la nostra amicizia è stata coltivata in Italiano, mi viene innaturale parlare con lei in altre lingue. Possiamo dire che la conosco quasi esclusivamente in Italiano.
Con A. invece l’abitudine è di parlargli sempre e solo in Inglese. Siamo d’accordo, non è un’abitudine innata, certo che la cosa più ovvia è parlare la propria madrelingua con i propri bambini, ma ormai è un’abitudine talmente radicata che solo così mi sembra normale.
Morale? La parte più difficile di un progetto di bilinguismo è l’inizio, è instaurare un’abitudine appunto, una volta che è fatta tutto è più facile. Con due grandi caveat però… Primo: Se bisogna farsi violenza per instaurare quest’abitudine, si hanno mille dubbi e proprio non ci riesce, forse non è la cosa giusta… Un’abitudine per essere tale deve essere anche comoda, se no diventa masochismo, o ossessione. Secondo: anche le abitudini devono essere un po’ flessibili, cambia l’età del bambino, cambiano le abitudini, cambia la quotidianità, e le abitudini bisogna che un pochino si adattino…
Qualunque sia la nostra esperienza di bilinguismo, è abitudinaria? O in altri termini, abbiamo una routine? Se non ce l’abbiamo forse è il caso di cercarla, e qui trovate anche 5 buoni motivi per farlo…
Immagine da A Journey Round My Skull
Alice says
senza dubbio! se cosí non fosse mio marito parlerebbe italiano perfettamente ma ci siamo conosciuti in inglese e quando gli parlo in italiano mi devo proprio sforzare quindi alla fine si torna all’inglese. Probabilmente ne ha sofferto la lingua (che comunque capisce perfettamente e parlicchia) ma ne guadagna la relazione! 😉
una cosa interesante pero che notavo (e che forse nel tuo blog non si é mai trattata) é il fatto che tu dici ”
Sono a Bruxelles col mio bambino, Italiano”. Mia mamma ieri parlando con Mia l’ha chiamata inglese e lei le ha risposto “io non sono inglese” e la nonna “e cosa sei” e Mia “italiana!”. 🙂 certo io ero tutta orgigliosa ma mi domando da dove le sia uscita questa affermazione. Noi in casa sinceramente non ne parliamo, magari diciamo “La mamma viene dall’Italia” o “il papá é nigeriano” ma non ci classifichiamo di una certa nazionalitá e soprattutto non l’abbiamo mai fatto con Mia xché non so neanch’io qual’é la definizione giusta. Si entra nel discorso piú complesso di cosa vuol dire essere inglese o italiano, basta il passaporto?? beh era solo una riflessione….
Monica:) says
Mi conforta leggere questa facenda dell’abitudine.
Con le mie bambine abbiamo delle “regole”, quando siamo fuori casa parliamo inglese, quando mangiamo o prepariamo del cibo praliamo inglese, quando facciamo determinati giochi parliamo inglese… ho usato questa tecnica per scavalcare le reticenze della secondogenita a che io parlassi inglese quando non c’era nessuno con noi che parlasse inglese. Così facendo A. ha accettato di buon grado che io continuassi a parlare inglese… con la nanny canadese o con le mie amiche americane non fa obiezioni, anche se sa benissimo che loro parlano perfettamente anche l’italiano.
A volte qualche “trucchetto” funziona 😉
Ho inoltrato la tua mail del LwM a mia cognata che vive a Verona… speriamo che si invogli a venire 🙂
Matteo says
Ciao a tutti, sono un papà alle prese con un bambino di 8 anni e una bimba di 4 e mezzo. Dopo alcuni tentativi (poco convinti e convincenti a dire il vero) abbiamo iniziato il 2011 con la determinazione giusta per cercare di fare dei nostri piccoletti due bilingui. Parlo inglese discretamente, ho vissuto a Dublino per un po’ e soprattutto sono un grande appassionato della lingua inglese. Stiamo cercando di instaurare una routine: siamo partiti in modo soft (durante i pasti parlo solo in english) cercando di capire come può essere l’impatto sui figli, per poi magari col passare delle settimane estendere a tutta la giornata la conversazione. Devo dire che l’inizio non è stato per niente facile, mancanza di naturalezza soprattutto e innegabile difficoltà dei piccoli nel comprendere, però si vede l’entusiasmo e la loro voglia di imparare e questo dà l’energia e la voglia necessarie per continuare…Mi capita di “incartarmi” su alcune parole (ieri non ricordavo come si dicesse singhiozzo…) e mi sono inerpicato su qualche forma verbale un po’ ardita…Volevo sapere se qualcuno può darmi dei suggerimenti in casi come il mio (bambini già grandi e quasi totalmente a digiuno di inglese). Mi sto sforzando di non dire una sola parola in italiano, anche se non capiscono preferisco mimare e ribadire in concetto o il termine in inglese. Accidenti ma perchè non ho cominciato quando erano in fasce???? Ciao a tutti e grazie
Bilingue Per Gioco says
Matteo,
a me non sembra che tu sia partito in modo soft… Parlare solo Inglese ai pasti non è poco, e sinceramente secondo me è meglio fare attenzione, i pasti sono momenti importanti, personalmente non imporrei questa disciplina a tavola (ma il mio è solo un parere, non mi risulta ci siano ricerche in merito). Suggerirei invece di puntare molto su film, cartoni e libri in Inglese. Guardare TV e video SOLO in Inglese, commentarli, riguardarli over and over. Scegliere dei bei materiali che piacciano, e quindi che facciano da traino alla lingua.
L.
Matteo says
Grazie, in effetti a noi sembra soft, ma per loro non lo è….sai com’è, si vorrebbe recuperare il tempo perduto! Grazie dei consigli e anche del tuo ebook che è molto interessante.
Volevo un tuo parere sulla collana ASSIMIL. Io mi sono trovato bene per imparare un po’ di polacco che mi serviva. Tempo fa abbiamo comprato questo libro con CD per bambini, lo conosci?
http://www.assimil.it/dev/dettaglio.php?isbn=9788886968133&FROM=search
Have a nice day!
Matteo
Bilingue Per Gioco says
Matteo,
non li conosco, ma personalmente rifuggo da questo tipo di prodotti, la lingua va vissuta, non imparata…
L.
Monica:) says
Ciao Matteo,
ho dato un’occhiata al sito “assimil”, mi pare che quello che ti offrono, tu lo possa fare tranquillamente da solo cercando canzoni e libri adatti ai tuoi bambini. Cantare le canzoni, ripetere le parole, creare disegni, libri, giochi seguendo il tema delle canzoni è un gioco che le mie figlie apprezzano molto. Dopo le canzoni siamo passati ai libri e li abbiamo fatti rivivere con burattini, disegni, “plastici”, recite… tutto ciò che può aiutare a rendere piacevole la lingua.
Ha ragione Letizia quando scrive che la lingua va vissuta, però io ho trovato di grande utilità queste attività per poter inserire il “momento inglese” (i momenti) nelle nostre giornate e poter quindi vivere la lingua.
La bimba di 4 anni si divertirà certo con queste attività e ti posso consigliare per lei i libri di Eric Carle (le mie li adorano), per il bimbo più grande non saprei… non sono ancora arrivata a quell’età, forse un cartoon che apprezzerebbe è la serie di Charlie and Lola, che è anche molto educativo oltre che essere in inglese.
Spero di avverti aiutato un po’.
In bocca la lupo!
Bilingue Per Gioco says
Monica, Matteo,
don’t get me wrong, quando dico che la lingua va vissuta non intendo dire che non sia utile, oltre che bello, usare materiali vari. Ci mancherebbe! Anche io ho molti libri, CD e qualche DVD, sono cose bellissime! Quello che intendo dire è che i materiali devono essere scelti perchè belli e di qualità, come appunti i libri di Carle che menzioni, Charlie & Lola e tante altre cose, rifuggo invece dai materiali bruttini fatti per insegnare le lingue e che si usano perchè bisogna imparare le lingue, non perchè sono belli e piacevoli da usare… E’ questo che intendevo…
L.
Renato says
è spesso difficile decidere le giuuste strategie da usare per poter crescere un figlio bilingue, immagino sia ancora più complicato per un figlio… trilingue! Ebbene sì: viviamo in svizzera da due anni, mio filgio (2 anni e 3 mesi) è già trilingue e parla svizzero-tedesco all’asilo e italiano con noi. Ma vorrei che imparasse anche l’inglese, da subito. Sia io che mia moglie lo parliamo correttamente, e lui passivamente lo sà già un pò, vedendo BBC cbeebies e alcune filastrocche su youtube. Ma l’approccio solo passivo non va bene. Vorrei cominciare a parlargli giocando in inglese, ma (siccome non voglio rinunciare al nostro dialogo in italiano) non sò se farlo in determinati giorni, o tutti i giorni a determinate ore. Alla sua età non dovrebbe essere un problema la terza lingua, anche se ne ha già due in testa, ditemi se sbaglio.
Grazie
Bilingue Per Gioco says
Renato,
la terza lingua sicuramente non è un problema per il bambino, ma come dici giustamente lo è per gli adulti, cioè è difficile sapere che spazio dargli.
Innanzitutto è importante stabilire una routine, qualunque essa sia, in modo che l’Inglese sia associato a determinati momenti, o luoghi, o attività. Non mi sembra il caso che passi a parlargli solo Inglese, certo non a settimane alterne come chiedi in un altro commento. Puoi vedere se riesci a ritagliare uno spazio al pomeriggio, oppure usare il tempo che passate in macchina. Sicuramente consiglio di far sì che i cartoni animati per lui esistano solo in Inglese, guardarli insieme e commentarli.
Ciao,
L.
Monica:) says
Ciao Letizia,
don’t worry, avevo perfettamente capito il tuo discorso, che condivido.
Avendo dato un’occhiata al materiale di cui parlava Matteo l’ho appunto trovato un po’ “tristino” oltre che generico, mentre si può fare lo stesso tipo di attività con supporti migliori (scegliendo libri e canzoni da sé) e anche più adatti agli interessi dei nostri figli che saranno in questo modo più invogliati a partecipare… anzi lo chiederanno loro!
p.s. anche Hocus&Lotus sono un buon supporto.