Io e A. siamo andati a Bruxelles, ospiti di una carissima amica. L’aspetto più sorprendente di questo viaggio, a mio parere, è la totale accettazione che ha A. per le altre lingue, tutte. Gli si può far ascoltare qualsiasi lingua e lui ascolta, con attenzione, e qualcosa probabilmente capisce.
Abbiamo ascoltato una storia raccontata in Francese, lingua che lui finora ha sentito solo dai nostri amici Nadia e Gioele. E’ stato buono buono, tranquillo. Però mentre ascoltava A. giocava con alcuni giocattoli, quindi forse non vale… mi sono detta sul momento.
Un paio di giorni dopo siamo andati al Museo Africano e abbiamo fatto un laboratorio di percussioni africane, un’ora e mezza. Il laboratorio era in fiammingo, ma che importa mi sono detta, la musica è la lingua universale! Prima di suonare però c’è stata una lunga introduzione sugli strumenti, certo più di mezz’ora di spiegazioni e video, quasi tutto in fiammingo (qualche video in francese). A. non ha battuto ciglio, ha ascoltato con attenzione. Non una volta ha detto “Mamma non capisco” o “Mummy I can’t understand”. Poi ha suonato con grande gioia ed emozione. Ha chiesto (in Inglese) che gli venisse dato lo strumento che voleva lui, e alla fine ha ringraziato.
E’ stata una bellissima esperienza.
Per me questo è un grande risultato, più importante di avere un bambino “perfettamente” bilingue. (Chi mi segue da tempo sa che A. è assolutamente bilingue, ma non perfettamente, l’Italiano rimane la lingua dominante, cosa del resto inevitabile visto che frequenta la scuola materna, e già il nido, in italiano).
A noi la cosa è successa con naturalezza, ma il fatto che diverse mamme mi dicano che i bambini rifiutano la seconda lingua perchè non capiscono mi fa pensare che non sia cosa scontata.
Cercando di capire come abbiamo ottenuto questo risultato mi vengono in mente solo un paio di cose.
Primo, il bilinguismo per A. è iniziato subito, fin da piccolissimo è cresciuto ascoltando due lingue, anche se questo secondo me non spiega del tutto il fatto che non rifiuti una lingua che non conosce…
Secondo, le lingue sono ovunque intorno a noi, e anche se io gli insegno solo l’inglese gliele faccio notare tutte. Lui è molto consapevole di questa cosa, e la accetta totalmente come una cosa normalissima.
Italiano e Inglese sono parte della quotidianità. Il Francese lo sente come abbiamo detto dall’amichetto Gioele e la sua mamma. Una volta ho comprato (affascinata dai disegni) un libretto in Spagnolo, che è rimasto in giro per casa, lui mi ha chiesto più volte di leggerglielo e io gliel’ho letto, in Spagnolo ovviamente, non ha mai battuto ciglio, ascolta rapito la storia del trompo e la pelota. Quest’estate è venuta a trovarci la nostra amichetta italo(mamma)-tedesca(papà), e così abbiamo imparato che quando si chiede l’acqua a papà Felix bisogna dire Wasser bitte (la forma più educata era un po’ troppo per lui…). Un compagno di scuola ha la mamma russa, un giorno le abbiamo chiesto come dice latte nella sua lingua, Malakò (ovviamente translitterato), un’altra volta come si dice Acqua, Vadà, e vino, Vino . Poi a dir la verità lei ci ha detto anche come si dice cibo ma l’ho dimenticato, perchè su malakò mi aiutava il greco, su Vadà l’Inglese, ma su cibo ero senza supporti… Sul fiammingo siamo ormai preparatissimi, sappiamo tutto sugli strumenti a percussione africani, in fiammingo…
Comunque, a Bruxelles A. mi ha sentito parlare Francese con diverse persone, così gli ho detto, ti piace il Francese? Lo vuoi imparare? No, voglio imparare Arab!
L’arabo non l’hai mai sentito, ma settimane fa abbiamo avuto un’ospite che parla Arabo e gliel’ha raccontato, e lui ha deciso di impararlo. Non da me, sia chiaro…
Comunque in una libreria (bellissima) si è scelto un libro (fantastico). Se l’è stretto forte forte, lo portiamo a casa? E’ stata dura convincerlo a mollare la copia che aveva in mano, demo, per prenderne una nuova, ma poi ha accettato di buon grado che gliela leggessi, così com’è, in Francese…
Le lingue sono ovunque intorno a noi, insegniamo ai bambini a riconoscerle, a giocarci, a esserne curiosi. Questo è un passaggio essenziale perchè sentano il desiderio sincero di impararle. Soprattutto, non blocchiamo noi stessi i bambini inutilmente. Anche la mia amica, che parla 6 lingue benissimo ed è zia di una bimba di 7 anni trilingue (quindi sensibilissima al tema) mi ha detto Ma come? gli fai fare il laboratorio in fiammingo? non capisce… Lasciamo che lo decidano loro…
Insciallah!
Immagine di Emaho
chiara says
E’ proprio vero Letizia: anche Emma mostra un vivo interesse per tutte le lingue. L’altro giorno ho scaricato per curiosità una App di introduzione al cinese, l’abbiamo guardata insieme e io ho pensato “non serve a niente” invece poco dopo ho sentito che lei da sola era andata a cercarsela e la stava rivedendo con grande attenzione.
Elisabetta says
Riscontro la stessa cosa. La verità è che essere consapevoli di dominare più di una lingua fa nascere curiosità per tutte le lingue. Anche la curiosità di sentire una lingua e non capire, senza frustrarsi, solo ascoltando dei suoni strani.
“Mi fai sentire come SUONA in portoghese? (o spagnolo o tedesco e quello che volete…)” è una frase che ho sentito tante volte mettendo un cd…
Serenamanontroppo says
Che dire, mi sembra tu abbia raggiunto davvero un buon risultato con il tuo A.
Mi piace la tua impostazione, credo anch’io che sia giusto lasciare che i bambini scelgano cosa vedere, ascoltare, apprezzare…
Eva says
Che bello, Letizia, grazie di aver condiviso questa esperienza! Anche noi abbiamo tante lingue intorno a noi: italiano, inglese e danese fanno parte della quotidianità, e il nostro piccolo ascolta sempre attento, senza batter ciglio.. poi ogni tanto arriva lo zio che vive in Spagna e gli parla in spagnolo, e il piccolo fa OIA OIA (hola hola)!! l’ultima volta gli ha portato un libro molto carino, in spagnolo ovviamente, e lui ama molto la storia di Raton ed evidentemente qualcosa ci capisce, sicuramente anche aiutato dalle immagini..
A chi ama le lingue e la musica vorrei consigliare, se già non lo conoscete, uno dei nostri favourites: un cd della serie Putumayo Kids (splendida!), con le canzoni di Sesame Street dal mondo, in inglese francese cinese arabo ebraico hindi etc… lo trovate su Amazon: http://www.amazon.co.uk/Putumayo-Presents-Sesame-Street-Playground/dp/B001BTWF16/ref=sr_1_1?ie=UTF8&s=music&qid=1294911404&sr=8-1
E c’è anche la mitica EMMO TON (Elmo’s Song), che potete ascoltare anche su YouTube (purtroppo non fa parte del bonus dvd allegato, che contiene solo alcuni video delle canzoni del cd): http://www.youtube.com/watch?v=vSYadh2xmcI
Fine dello spot! 🙂
Bilingue Per Gioco says
Eva, interessante! Non conoscevo putumayo. Ho trovato questo, bellissimo!
http://www.youtube.com/watch?v=UAjRLgSHdGw
L.
Eva says
Letizia, ero sicura che Putumayo fosse “your cup of tea”! 😉
Io la conosco da tanti anni, perché vendevano i cd alla Feltrinelli, ma la cosa che ho scoperto dopo la nascita di Daniel – grazie al regalo di un’amica – è che dal 2002 esiste Putumayo Kids, una “collana” di cd musicali pensata tutta per i bambini.. noi abbiamo anche Dreamland, Asian Dreamland, Reggae Playground e Jazz Playground – e ci piacciono tantissimo! 🙂
http://www.putumayo.com/en/putumayo_kids.php
Alice says
concordo pienamente. Anche Mia é affascinata dalle lingue, numero uno lo spagnolo (che dice di parlare!!), ma tutte in generale. Avendo tanti compagni di asilo bi-trilingue mi chiede spesso di ricordarle che lingua parlano e la vedi tutta concentrata che cerca di memorizzare i nomi delle lingue. Essendo una adoratrice di Peppa Pig lo guarda in italiano su YouTube e quando l’episodio finisce spesso le raccomandazioni che appaiono sullo schermo sono di episodi in polacco. Pur di guardare Peppa li guarda pure in polacco! Non credo capisca niente ma la cosa non la disturba affatto!
Anna Turletti says
Sono assolutamente d’accordo: anche il mio bimbo di 3 anni e mezzo, L., abituato a sentirsi parlare fina da piccolo in Italiano, Inglese e Tedesco, manifesta interesse per tutte le lingue che gli capita di sentire (Francese, Arabo, Cinese etc.) anche a motivo dei bimbi che gli capita di frequentare….
Mi sono ispirata a questo importante concetto di apprendimento rapido e naturale delle lingue da parte dei bambini per realizzare, io come autrice e mio marito come illustratore, un libro “Filastrocca del Mondo” – Impara 5 lingue con una sola Filastrocca, edito da Edicolors di Genova e distribuito nelle principali librerie italiane e su internet.
Questo libro permette al bambino (da 4 a 8 anni) di giocare con la lingua italiana (tramite i suoni delle rime e gli indovinelli) e al contempo di leggere o farsi leggere nei 4 angoli di ogni pagina la traduzione con relativa pronuncia semplificata della parola chiave di ogni strofa, in altre 4 lingue cioè in inglese, francese, spagnolo e arabo. L. se lo fa leggere tutti i giorni!!!
Agnese says
(Scusate se non leggo i commenti prima del mio, ma al momento passo di fretta… quindi aggiungo il mio e perdonatemi se ripeto quanto gia’ detto da qualcun altro)
Io credo che, oltre al fatto di accettare le altre lingue, tu abbia un bambino fondamentalmente molto tranquillo. Mi spiego meglio: io ho due figli, e piu’ passa il tempo piu’ mi accorgo di quanto siano diversi nella loro natura. Eppure entrambi sono figli degli stessi genitori, entrambi vivono nella stessa famiglia.
Mio figlio piccolo e’ come il tuo: anche se non capisce, non disturba, se ne sta buono e fondamentalmente, per quanto puo’, partecipa senza essere impaziente. Un tipo generalmente calmo, insomma.
La mia prima figlia, se non capisce (o meglio: se non e’ interessata a quanto sta avvenendo, e di solito cio’ e’ piu’ frequente quando si vivono “situazioni” in lingue a lei sconosciute), comincia a disturbare, fa di tutto per attirare l’attenzione nostra in modo chiassoso per cercare di ottenere cio’ che vuole (andarsene, essere lei al centro dell’attenzione, etc etc etc). E’ paziente solo quando vuole, e sostanzialmente piu’ insicura del fratello (probabilmente conta anche il fatto che e’ la prima figlia, e si e’ sentita “detronizzata” dalla nascita del fratello, etc etc etc, ma anche quando era figlia unica aveva gia’ questa inclinazione..).
Se non avessi avuto un secondo figlio probabilmente mi sarei sentita molto in colpa e penserei continuamente a cosa ho fatto di sbagliato per avere una figlia a tratti cosi’ impaziente e insicura, anche se molto intelligente e dolce… avendo pero’ avuto il secondo, calmo e tranquillo dal primo giorno di vita senza che fosse merito mio, ho cominciato a pensare che probabilmente non ho sbagliato troppo nemmeno con la prima.
Yael says
Agnese, il discorso che hai fatto mi ricorda un po’ la nostra situazione, anche se la vedo da un punto di vista un po’ diverso. Cerco di spiegarmi meglio – quando ho letto il post di Letizia, anche io stavo pensando che nel caso di G. – 3 anni precisi e bilingue ebraico-italiano – una situazione del genere non sarebbe mai accaduta. In realtà, G. è molto curioso per le lingue, e mi chiede spesso “come si dice” questo e quell’altro, anche in inglese (che è l’unica lingua, dopo l’ebraico e l’italiano, che lui ha sentito in modo frequente fin adesso). Tuttavia, trovo difficile credere che lui si metta buono buono a guardare uno spettacolo, o ad ascoltare un discorso, anche breve, in una lingua a lui sconosciuta, senza chiedermi in continuazione “che sta succedendo?” “che stanno dicendo?”. Lo fa in ebraico e in italiano, allora figuriamoci con altre lingue…. A differenza di Agnese, però, nel caso di G., attribuisco questa “impazienza” alla curiosità e non tanto ad una insicurezza.
Bilingue Per Gioco says
Agnese e Yael,
ogni bambino è diverso, A. non è un bambino irrequieto, pur essendo un bambino pieno di energia e con il bisogno di fare molto movimento, ed è sicuramente capace di molta concentrazione, lui è fatto così… é un aspetto del suo carattere che come tutto ha aspetti positivi e negativi, quindi cerco di valorizzare quelli positivi e aiutarlo a gestire quelli negativi.
L.
Yael says
Assolutamente. E fai bene!
Secondo me, gli fai fare delle cose bellissime…
Quello che volevo dire è che la sua capacità di concentrazione nell’ascoltare altre lingue non e’ solo (o necessariamente) il frutto del suo bilinguismo, ma anche della sua natura (che e’ diversa per ogni bambino… appunto).
Agnese says
Appunto, ogni bambino e’ diverso. Non e’ detto che i bambini irrequieti siano insicuri (probabilmente sono semplicemente vivaci). Il caso di mia figlia, secondo me, riflette una certa insicurezza (dovuta a cause varie). E’ comunque una bambina vivace, ma ora distinguo meglio, in lei, la vivacita’ “genuina”, dovuta a contentezza, e l’irrequietezza dovuta a qualche “disagio” interiore. E’ ovvio che mi piacerebbe che fosse sempre contenta e non si sentisse in situazioni che la mettono a disagio… pero’, appunto, io devo prendere atto di come e’ per lei e aiutarla a superare le sue insicurezze…
Non volevo assolutamente dire che ogni bambino vivace nasconde insicurezze! 🙂
Claudia says
Sono pienamente daccordo Letizia! Il mio concetto di bilinguismo è proprio quello di insegnare ai nostri figli la flessibilità e la diversità. Non ho ancora riscontri sulla mia missione di bilinguismo con T. ma spero quanto meno possa insegnargli il concetto fondamentale.
Il tuo bimbo è in gamba e tu sei stata fino ad ora molto brava nel lasciargli la libertà di decidere e di esprimersi!
Daniela says
Ciao Letizia, ho scoperto il tuo sito da qualche mese e lo seguo appassionatamente perché parli di argomenti che mi stanno molto a cuore. Vivo con la mia famiglia a Lussemburgo e ho tre figli che parlano italiano (la lingua di famiglia e della scuola), francese (lingua che hanno appreso all’asilo e parlata in tutte le attività sportive), inglese (seconda lingua scolastica, in cui studiano alcune materie tra cui storia e geografia) e inoltre sono esposti al tedesco e lussemburghese (conoscono un certo numeri di vocaboli per la sopravvivenza). Fino ad ora la mia preoccupazione principale è stata che raggiungessero un livello accettabile nelle lingue diverse dall’italiano. Adesso sto cominciando a rendermi conto che bisogna curare molto anche l’italiano per evitare il rischio di interferenze con altre lingue. Da alcuni mesi ho creato insieme a una mia amica una scuola di italiano (Italobimbi.it) per bambini di origine italiana scolarizzati in una lingua diversa dall’italiano. Se prima pensavo che in qualche modo il bilinguismo era scontato per famiglie in cui la mamma parlava una lingua e il papà ne parlava un’altra , adesso mi rendo conto che non è così. Il bilinguismo va proprio curato e seguito con strategie, con accorgimenti e costanza. Ed è bello che ci sia un sito come il tuo dedicato proprio al bilinguismo e soprattutto dove si parla di vita vissuta e non di teorie astratte.
Bilingue Per Gioco says
Ciao Daniela,
piacere di conoscerti!
L.
Luca says
Ho avuto modo di leggere con mio figlio di 4 anni il libro sopra indicato “Filastrocca del mondo” di Anna Turletti.
Mi sembra un buon testo da leggere fin da subito insieme ai bimbi anche di tenerissima età in quanto, come dice giustamente Letizia, spinge subito ad essere curiosi verso i termini nelle altre lingue.
In questo libro anche se non si conoscono le altre lingue (oltre all’italiano) tutte le parole in inglese, spagnolo, francese e persino arabo, sono presentate con la relativa pronuncia (scritta sotto la parola). Mio figlio ora mi chiede continuamente come si dice questa o quella parola in arabo, o spagnolo o inglese etc…questo libro e’ un bellissimo gioco che sta facendo crescere nel plurilinguismo il bambino.
milanese says
approdo a questo topic cercando “tradurre” e tra l’altro vedo che si è sviluppato in un certo altro modo.
ma il mi o dubbio è: e se non capisce veramente?
perchè io sto aumentando l’esposizione di mia figlia di 4 anni e mezzo più o meno coerentemente, ma non capisce ancora tutto un cartone anche semplice o una canzoncina. la intuisce, ma non capisce. e se mi chiede “che cosa vuol dire?” io traduco per lei. spesso mi chiede “me la ricanti in italiano?” quando le canto una nuova canzoncina. mi sembra che così non l’aiuto molto… non so come progredire
milanese says
e infatti sono ancora qui… non capisco se lei non capisce o quanto non capisce … e conosco mia figlia… rischio di farla chiudere a riccio cercando di capirlo (beh, si parla di capire… non faccio che usare questo verbo!)
Lei le canzoni mimate le canta, il format lo segue e ripete… ma mi sembra non sappia cosa dica esattamente o quanto meno non capisce qualcosa di molto simile, non riesce a dedurre da quanto sa quello che non sa…
Cerco di spiegarmi: mima e dice con senso “there is mud on the chair” e “the butterfly is sitting on his head” conosce la parola bear… ma poi quando abbiamo letto la storia di riccioli d’oro e i 3 orsi e c’era scritto “she sitted on bear’s chair” con tanto di figure… mi ha chiesto “cosa vuol dire?”.
Non so bene come procedere…
fiorelena says
Ciao milanese, è normale che non capisca e ti chieda cosa significhino certe frasi: è una nuova lingua, tutta da imparare e scoprire; la devi trattare come l’italiano. Mi spiego meglio con un esempio pratico: se leggendo un libro in italiano con tua figlia capitasse la parola “basito” (che certamente una bambina di 4 anni non conosce), immediatamente ti chiederebbe il significato e tu glielo spiegheresti con altre parole o sinonimi (stupito, sbalordito,allibito) magari addirittura mimando l’espressione del viso per meglio rendere l’idea. Allo stesso modo, in inglese, leggendo “flabbergasted” saresti costretto a spiegarle cosa significa. Io continuo tutt’ora a ricevere domande da mia figlia (bilingue inglese-italiano) circa il significato di nuove parole e continuo a tradurgliele in due lingue. Due giorni fa ci è capitata la parola “junk shop” in un libro e ovviamente non sapeva cosa significasse; così le ho detto: ” It’s a shop full of useless things; in italiano si dice un negozio di ciamfrusaglie,cioè cose inutili; is it clear? Junk means ciamfrusaglie”. She was satisfied!
Quello che cerco di dire è che è tutto assolutamente normale e che non devi far altro che tradurre e permetterle di comprendere la struttura delle frasi. Col tempo capirà tutto ciò che ascolta dalla televisione o da te.
Questa è la mia personale esperienza. Spero di esserti stata d’aiuto.
Eva says
Io non vedrei per forza come cosa negativa che tua figlia ti chieda cosa significa. Ho notato che ultimamente mio figlio grande, tre anni e mezzo, mi chieda cosa significa o come si dice questo o quello in danese – spesso a proposito di parole che lui secondo me conosce già! Inizialmente mi sono un po’ stupita (della serie: perché mi chiede cose che già sa?), ma poi ho pensato che cercasse solo conferme e alla fine mi limito a rispondergli, magari spiegandogli con altre parole, sempre in danese, ciò che mi aveva chiesto. Se tua figlia ti chiede, rispondile senza preoccuparti troppo. Follow the kids’ lead, in genere è la cosa giusta. E vedrai che un giorno tua figlia ti stupirà! 🙂
barbara says
Ciao Milanese, nella mia esperienza con mio figlio di 3 anni bilingue italiano-tedesco non mi è ancora mai capitato che mi chiedesse cosa vuol dire una certa parola in tedesco, semmai in italiano. questo sicuramente perchè in tedesco ci sono tante parole che non capisce quando guarda per es un cartone animato (e di questo ne sono certa) mentre in italiano, che è la sua lingua prioritaria, penso che abbia maggior consapevolezza. in ogni caso quando introduco una nuova parola in tedesco sono io stessa a dargli sempre dei sinonimi o a spiegargli con degli esempi il signficato della nuova parola, però sempre in tedesco. raramente traduco perchè così impara e capisce il significato della parola direttamente in tedesco e non la sua semplice traduzione dall’italiano. questo secondo me è fondamentale per non imparare la seconda lingua come semplice traduzione dall’italiano ma dopo aver elaborato e acquisito il concetto direttamente in lingua. la traduzione se la farà poi da solo nella sua mente!