E’ più facile o più difficile gestire una seconda lingua quando si hanno più bambini?
Cosa succede dal punto di vista linguistico quando nasce un fratellino o una sorellina?
Saremo una famiglia perfetta e parleremo tutti Inglese (o francese, tedesco , danese o quello che è), o si coalizzeranno tutti contro di me e io sarò l’unica a continuare a parlarlo?
Questo è uno dei temi sollevati dai genitori durante il momento di scambio di esperienze al Seminario sul Bilinguismo di Pistoia, e come promesso vi propongo un approfondimento.
Ovviamente vedere il bicchiere mezzo pieno aiuta sempre, l’ottimismo aumenta le possibilità di successo. Per esempio mi ha colpito molto l’ottimismo di Sarah, di Bringing up baby bilingual. In fondo, dice lei, deve essere più facile! Sono già abituata a parlare Francese col grande, il piccolo lo assorbe già nella pancia e di certo non dovrò passare la fase di dubbi e elucubrazioni che ho passato col grande, so come si fa, ho tutti i materiali che mi servono. Insomma Yes I can! Inutile dire che Sarah è americana, anche se non ho idea di quale sia il suo orientamento politico.
Comunque, per evitare delusioni, facciamo anche un reality check.
Quasi sempre (non sempre) i fratelli tra di loro parlano la lingua maggioritaria. Ahi!
I secondi nati sono un po’ penalizzati dal punto di vista linguistico, ma tanto lo sono comunque. Anche nello sviluppo della prima lingua i primi nati hanno uno sviluppo linguistico più ricco e più rapido dei successivi, perchè hanno più tempo da passare in esclusiva con i genitori, e anche perchè qualitativamente ricevono input più ricchi. Con un solo bambino c’è tempo per filastrocche e canzoncine, con due ci si concentra sulla mera sopravvivenza…
Se questo è quello che succede con la prima lingua, figuriamoci con la seconda, ancora peggio. Anche perchè il grande assorbe comunque molto la lingua maggioritaria e la propone anche a casa, andando a diluire lo spazio dedicato alla seconda lingua. Crescendo poi quasi sempre i bambini riconoscono che la lingua maggioritaria è la lingua dei bambini, la lingua in cui giocano con gli altri, vanno a scuola, etc, e quella useranno anche tra di loro.
Ovviamente le eccezioni esistono. Probabilmente se i genitori sono riusciti a crescere i bambini più grandi parlando solo la lingua minoritaria in casa questi daranno il buon esempio agli altri. Oppure è possibile che il coinvolgimento emotivo della lingua minoritaria sia talmente forte che i ragazzi scelgano di usarla tra di loro perchè è emblema dei legami familiari, come abbiamo visto nella bellissima intervista a Douglas Hofstadter.
Concludendo, quali consigli dare ai genitori che hanno più bambini bilingui?
Rimanere sempre positivi. I bambini tra loro non parlano la mia lingua, non importa, io continuo a parlarla, è la mia lingua e nulla al mondo può costringermi a non parlarla.
A muso duro contro il mondo quindi? Per niente! Un gran sorriso, tanta fiducia in quello che si sta facendo, e il desidero di condividere tutte le esperienze e le emozioni positive che noi associamo alla lingua minoritaria (paradossalmente a volte l’entusiasmo e la motivazione sono ancora più forti per genitori non madrelingua, questi sono strumenti da usare con consapevolezza e abbondanza).
Mai paragonare i fratelli. Probabilmente uno è più interessato alle lingue dell’altro, o più bravo, perchè no? Può essere. Bene, riconosciamo l’impegno, i successi e gli interessi di ognuno. Se uno preferisce cantare, cantiamo! L’altro preferisce i libri? Leggiamo! L’importante è divertirsi. E con le vite che facciamo oggigiorno, a volte ci dimentichiamo di divertirci…
Associare la lingua minoritaria a esperienze di gioco con altri bambini, evitare cioè che sia una lingua associata solo agli adulti. Certo non è sempre facile, ma è importante almeno provarci, cercando di sfruttare tutte le risorse a disposizione. Frequentare altre famiglie espatriate, playgroups, vacanze o summer camps.
Immagine da A Journey Round my Skull
Mia sorella da piccolina si é sempre rifiutata di parlare in italiano (lingua minoritaria per lei) con me visto che io parlavo perfettamente lo spagnolo (lingua miniritaria per me). Tutt’ora, nonostante lei abbia ormai 19 anni e parli perfettamente l’italiano, parliamo solo in Spagnolo. Certo non é un caso modello visto che non siamo cresciute sempre insieme e abbiamo 15 anni di differenza.
Io di figli, come sai, ne ho solo una ma le dico sempre che se un giorno avesse una sorellina/fratellino le deve insegnare l’italiano da brava sorella maggiore e di solito la risposta che mi sento dire é “e l’inglese mamma? no no it’s better if I teach her inglese” 🙂
” si coalizzeranno tutti contro di me?” questa frase mi ha fatto proprio sorridere perchè mi sono posta questa domanda tantissime volte ma in senso opposto: parleranno tra loro la lingua del padre in modo da ” farmi fessa”? Per prevenire il problema sono andata a scuola ad imparare l’ebraico anch’io! Quel tanto che basta per ” non farmi vendere” come si dice appunto in ebraico….
Non sono pero’ tanto in accordo col fatto che i secondi siano più penalizzati, almeno nel nostro caso ma forse è presto per dirlo. La mia prima figlia ha 3 anni , parla l’ebraico solo col padre ( in casa infatti parliamo l’italiano poichè sebbene io lo capisca non ne ho una padronanza tale da discuterne) e con la sorellina di due anni. Rispetto alla prima la seconda ha , a conti fatti, piu occasioni di apprendimento avendo un interlecutore in più. Inoltre noto che quando sono sole passano facilmente dall’italiano all’ebraico a seconda del contesto.
Anch’io mi sono trovata spesso nella situazione di sentirmi in minoranza, nonostante i miei bambini siano perfettamente bilingui, ma andando a scuola nella lingua del padre il rischio che questa prenda il sopravvento esiste. Per la cronaca, viviamo in Lussemburgo e in casa si parla italiano e olandese, dunque nessuna delle lingue del posto. Pero’ i bambini vanno a scuola in olandese. Ho già accennato all’impatto psicologico del bilinguismo sui genitori (www.italoimbi.it/blog) e i sento di condividere le vostre preoccupazioni. Per quanto mi riguarda, cerco di compensare il più possibile con l’italiano (ho fondato anche una piccola scuola di italiano per i bambini bilingui, proprio a questo scopo). Tra loro i miei figli parlano indifferentemente le due lingue, ma di solito non le mischiano, spesso la scelta dipende dalla situazione: se sono soli a casa con me allora italiano, se c’è il papà pesente allora olandese, se si sta dai nonni paterni olandese e cosi’ via… comunque a noi genitori si rivolgono sempre con la lingua giusta, anzi, se per caso si sbagliano, si fanno una gran risata! A loro cerco di comunicare l’amore per la mia lingua e per la mia cultura e questo sembra toccarli più di ogni altro discorso. Mi sembra che proprio perchè sentono che per me è importante ci si impegnano e a volte temo persino che questo vada a scapito dell’olandese che il padre cura di meno (ma comunque non trascura) e l’approccio didattico a scuola mi sembra sinora più permissivo di quello nostro. In ogni caso non smettero’ mai di ripetere a me stessa prima di tutto quanto sia faticoso e impervio il cammino verso il bilinguismo…. anche considerato il fatto che ciascun bambino reagisce diversamente. Infatti, con tutto che entrambi i miei figli sono perfettamente bilingui, noto una naturale predilezione del maschietto per l’olandese (e per l’inglese come lingua straniera) e della bambina per l’italiano (e del francese come lingua 2). Ci sarà un fondamento scientifico dietro a tutto questo? Non lo so.
http://intrepidlybilingual.blogspot.com/2011/01/english-it-is-again.html?showComment=1297199155339&m=0#c3179158372583997659
Ciao a tutti,
della mia esperienza con le mie figlie, finora positiva dal punto di vista dell’uso della seconda lingua tra loro, ho già parlato qui (in inglese):
http://intrepidlybilingual.blogspot.com/2011/01/english-it-is-again.html?showComment=1297199155339&m=0#c3179158372583997659
ovviamente mi sento di ribadire che il fatto che riescano spontaneamente a interagire in inglese attraverso il role playing e’ un risultato che non ho cercato, e’ avvenuto naturalmente per iniziativa della grande. Non sono affatto convinta che mi sarebbe stato possibile ottenere lo stesso risultato se fossi stata io a stimolare o, peggio ancora, a chiedere loro di interagire in inglese. Btw credo anche che i role playing games e il far leva sul ruolo di “esperto” del figlio più grande possano essere chiavi efficaci nel motivare i bimbi, almeno nell’interazione “casalinga”.
Molto interessante. L’argomento mi tocca da vicino. Finché sono stati a casa con me, Leonardo e Gloria hanno parlato italiano tra di loro. Ma da quando vanno a scuola il francese è diventato predominante nelle loro conversazioni. E ho notato che Gloria parla l’italiano con meno disinvoltura di Leonardo, mentre Chiara addirittura mi risponde in francese quando le parlo in italiano. Ahimé, accetto questa cosa come effetto collaterale, con un pizzico di malinconia per la mia lingua madre che spero non scomparirà, con il tempo, dalle loro vite.
In casa nostra la lingua minoritaria e’ l’italiano. Io ho 2 figlie di eta’ molto diversa. Una 11 anni l’altra quasi 5. Fra di loro si parlano in inglese (vivamo negli USA) e anche la piccola quando gioca da sola parla in inglese. Pero’ con me parla sempre in italiano. Non va ancora a scuola a tempo pieno pero’. Con la figlia maggiore e’ successo che una volta cominciata la scuola a tempo pieno ha cominciato a rispondermi in inglese. Immagino quindi che quello succedera’ anche con la piccola. Questo per dire che la lingua minoritaria secondo la mia esperienza si perde un po’ quando i bambini cominciano ad andare a scuola per 6-7 ore al giorno. Prima di quello io sono riuscita a mantenerla abbastanza bene con entrambe le figlie. La mia figlia maggiore non ha dimenticato l’italiano ovviamente, proprio l’altro giorno mi ha detto ” Mamma aiutami a ricordarmi di parlarti in italiano cosi non lo dimentico”.
Ovviamente devo ricordarglielo 300 volte al giorno. Per fortuna questa estate verremo in Italia per un mese e avranno entrambe modo di praticare la lingua. ( Sono passati 3 anni dall’ultima volta che siamo venute in Italia).
Noi viviamo in Italia e i bimbi ascoltano tutti parlare italiano, tranne il loro papà che pur passando con loro meno tempo di tutti, parla loro solo spagnolo. Il risultato per ora è molto deludente perchè il mio bimbo di 6 anni capisce perfettamente, ma non tira fuori una parola in spagnolo. Certo gli leggiamo in spagnolo, vede cartoni, ma evidentemente non basta. Tra l’altro, facendo la prima elementare e imparando ora le varie regole mi sono chiesta anche se non è il caso di insegnargli alcune differenze tra le due lingue (es. come si legge “que”, o come si scrive il suono “gl/ll”), ma temo possa creargli una gran confusione. Commento in questo post perchè ora che il fratellino (15 mesi) inizia a parlare, ci stiamo chiedendo se non è il caso di parlare solo spagnolo a casa, cioè anche io, in modo da aumentare il loro rapporto con questa lingua. E’ giusto? E’ sbagliato, dato che comunque non è la mia lingua madre?
Se tu Ele parli lo spagnolo io di sicuro ti consiglierei di far diventare quella la lingua della vostra famiglia. Conosco tanti bambini che capiscono la lingua minoritaria ma non la parlano e credo che il motivo sia proprio che non siano stati esposti alla seconda lingua abbastanza. Io sono mamma a tempo pieno e sono convinta che se io avessi lavorato fuori casa le mie bambine non avrebbero parlato l’italiano. Di nuovo, secondo la mia esperienza non bastano 2-3 ore al giorno. Pero’ ora che tuo figlio ha gia’ 6 anni quello che veramente lo aiuterebbe piu’ di tutto e’ una lunga vacanza in un paese di lingua spagnola. Se avete la possibilita’ di visitare la famiglia di tuo marito per 3-4 settimane, ti posso assicurare che tuo figlio tornerebbe in Italia parlando spagnolo.
Voglio pero’ dire che questi sono i miei consigli personali. Io non sono assolutamente un’esperta di bilinguismo. E alcune mie amiche italiane qui negli USA pensano che io sia troppo rigida perche’ 100 volte al giorno ripeto alle mie figlie di parlarmi soltanto in italiano. Ho cominciato da quando hanno cominciato a parlare. Se mi dicevano qualcosa in inglese io le correggevo dicendogli come si diceva in italiano e facendole ripetere. Senza mai arrabbiarmi pero’. Ho sempre detto loro che la nonna non parla inglese e quindi loro devono imparare l’italiano. Ora in Italia veniamo ogni 2-3 anni ma quel mese che passiamo li fa miracoli.
Questa e’ la mia storia, per me cosi ha funzionato e non farei niente di diverso. E’ vero che per mia figlia piu’ grande l’inglese e’ la sua prima lingua, ma il suo italiano e’ buono. Adesso sto anche cercando di insegnarle un po’ di grammatica. E’ difficile per lei e io non la sforzo. E siceramente non mi preoccuperei di insegnare a tuo figlio le differenze fra le due lingue a 6 anni. Concentratevi sul farlo parlare. Il resto verra’.
grazie marilena per i tuoi consigli e la tua esperienza! Il mio spagnolo non è certo madrelingua, ma ciò che dici conferma che il nostro proposito va nella giusta direzione e che davvero le poche (purtroppo) ore che il papà passa con i bimbi non sono abbastanza. Anche io lavoro e i bimbi passano il tempo a scuola e/o con i nonni (italiani), ma se a casa lo spagnolo diventasse prevalente credo farebbe molta differenza, nonostante sia effettivamente una forzatura interrompere i dialoghi chiedendoli in un’altra lingua. Ma ne vale la pena, sperando che poi venga da sè. Hai ragione anche sul periodo da passare in Spagna, lo stiamo valutando per questa estate, e sul non aver fretta per le regole della grammatica. Grazie ancora!
Ciao Ele, ho letto il tuo post con interesse e devo dirti che a mio avviso è sconsigliabile cominciare a parlare spagnolo in casa. Generalmente la regola e one person one language e tu sei sempre stata l’italofona della famiglia soprattutto per il tuo bambino più grande. Cambiare ora significherebbe fargli perdere il suo punto di riferimento più importante per la lingua italiana e non dimenticare che a scuola dovrà affrontare tutto il suo percorso in italiano! Penso che lui continuerebbe a rivolgersi a te in italiano. Il mio consiglio è quello di potenziare gradualmente lo spagnolo nei limiti del possibile (canzoncine, dvd ecc) e possibilmente cercare dei contatti con altri bambini ispanofoni in modo che i piccoli sentano la necessità di attivare la loro conoscenza passiva. Quanto alla scrittura, quando vedi che il bambino ha fissato le strutture principali in italiano, passa alle differenze in spagnolo. Una babysitter ispanofona potrebbe essere una parziale soluzione? Inoltre, non so cosa parliate in casa con tuo marito, ma lui potrebbe esprimersi sempre in spagnolo anche con te e tu rispondere in italiano, è quello che facciamo con mio marito e devo dire che aiuta. In bocca al lupo!
Non sono d’accordo sul fatto che OPOL sia LA regola, è un approccio, non l’unico. Conosco famiglie miste in cui tutta la famiglia parla la lingua minoritaria quando sono tutti insieme, poi se il genitore portatore della lingua maggioritaria è solo con i figli parla la sua lingua, secondo me quest’approccio nella vostra situazione potrebbe funzionare. Se te la senti, Ele, questa è l’unica vera domanda…
L.
Anche io non sono d’accordo che OPOL e’ l’unico metodo. Per esempio in casa di mia sorella (eh si anche lei all’estero) si parla solo italiano. Suo marito parla bene l’italiano anche se non e’ la sua prima lingua. Loro si sono entrambi sempre rivolti soltanto in italiano a loro figlio. Vi assicuro che fareste fatica a credere che il bambino non sia italiano. Quello che succede a volte con questo metodo e’ che il bambino rimanga un po’ indietro con la lingua del paese in cui vivono. Ma nel caso di Ele non succederebbe affatto perche’ comunque i suoi figli passano molto tempo all’asilo e con i nonni italiani.
E’ possibile pero’ Ele che tuo figlio di 6 anni non sarebbe contento di questo cambiamento. Forse dovreste includere anche lui nella decisione. E’ anche vero che non sarebbe possibile usare lo spagnolo a casa al 100% perche’ ovviamente i compiti si fanno in italiano. Io sono ancora dell’idea di provarci se te la senti ovviamente.
Certo, opol non è l’unico metodo, ognuno è libero di scegliere quello che preferisce. Io vivo all’estero da tanti anni, ho bambini bilingui e sono circondata da famiglie binazionali e questo è il metodo che finora ho visto funzionare meglio. A parte tutto, devi vedere se riesci da un giorno all’altro a cambiare lingua e soprattutto a farlo accettare ai bambini. Come diceva anche Marilena, vivendo in Italia, ti troverai sempre in situazioni in cui devi parlare in italiano. Capita anche a madrelingua che non vivono nel proprio paese di cedere alla pressione sociale e finire per trascurare la propria lingua. Per me sarebbe sempre meglio cercare più contatti con altri bambini ispanofoni. Qualunque sia la tua scelta, facci sapere come va e in bocca al lupo!
Intanto vi ringrazio delle vostre opinioni, il confronto è sempre positivo. Fino ad ora la nostra è stata una famiglia OPOL, più per comodità che per vera scelta strategica. Forse se fossi io a parlare la lingua minoritaria con i bimbi sarebbe diverso, visto che ci passo più tempo. Ma il punto è proprio che stentiamo a vedere dei risultati nel nostro bimbo grande che vadano al di là della comprensione, ovvero stenta ad “esprimersi” in spagnolo. Chiaramente l’idea di parlarlo anche io implica una forzatura perchè non ho la spontaneità propria della lingua madre, e perchè spesso l’abitudine prevale sulle buone intenzioni. Saprò se me la sento solo provando, questo sarà un tentativo da parte mia di esporre i bambini alla lingua minoritaria più a lungo delle poche ore serali o festive che trascorrono col papà. Io però sono per natura una persona non rigida: non credo che parlerò “sempre” in spagnolo in casa, sarà comunque un processo graduale e volto più che altro a stimolare, non credo che avrò la fermezza di chiedere continuamente a mio figlio di rispondermi in spagnolo.
E’ ovvio che per il percorso scolastico il riferimento per lo studio dell’italiano sono e sarò io, ma credo che il ruolo di riferimento linguistico a 6 anni ormai non lo svolga un genitore ma tutto l’intorno in cui è immerso il bambino (scuola, nonni, sport, amici e quant’altro).
Insomma, inizieremo questo esperimento, e vi farò sapere, magari chissà, ci saranno effetti diversi sul mio bimbo più piccolo…
Volevo soltanto darti due parole di incoraggiamento. Stai facendo un ottimo lavoro con i tuoi bimbi. Mi sembra che sai quello che e’ giusto per la tua famiglia. E aspettiamo aggiornamenti.
Avevo lasciato un commento a questo post su FB ma vorrei lasciarlo anche qui sul blog
Ho due bambine di 4 e 2 anni. La bimba più grande, ha cominciato tardi a parlare e quando lo ha fatto parlava solo inglese. Aveva proprio grandi difficoltà a capire l’italiano. Da quando è andata a scuola il suo italiano è arrivato prepotente fino a sostituire completamente l’inglese. Certo ci sono parole che lei in italiano non conosce o semplicemente non dice (qst non l’ho capito), ma in sostanza mentre continua a capire perfettamente l’inglese non lo parla +. La piccolina a cominciato a parlare molto prima della sorella e ripeteva parole in inglese (come toose, tocks and tar, ovvero shoes, socks and car). Mi chiedeva “more juice”, ma adesso anche per lei dell’inglese sono rimaste sole poche parole.
I risultati ottenuti sono decisamente scoraggianti, e mi sembra che tutto il lavoro fatto fino adesso sia stato inutile.
Sono contenta però quando mia figlia guarda i film a casa delle amichette e mi chiede l’inglese perchè è in inglese che lei guarda li guarda quando è a casa.
Lo so, o meglio, voglio credere che lei l’inglese lo sappia, altrimenti non capirebbe quello che le dico….ma che magone quando penso che prima lo parlava pure 🙁
Come potete immaginare le bambine tra di loro e anche con gli altri parlano in italiano….e va beh, spero di sentirla parlare ancora in inglese prima o poi
Sara, sicuramente le bambine sono bilingui passive, e anche se questo può essere frustrante per i genitori rimane comunque una forma importante di bilinguismo, la lingua salterà fuori anche in modo attivo quando loro ne avvertiranno la necessità. Tutto ciò che puoi fare è 1) continuare a parlare loro in inglese (se sei tu che lo parli con loro), 2) creare le condizioni per cui avvertino la necessità di parlare la lingua, non è facile, ma almeno bisogna provarci… gruppi di gioco, vacanze all’estero, amichetti bilingui, telefonate su skype ad amici lontani, sono tante piccole cose che possono aiutare molto.
Be happy! La vita non ti viene quasi mai esattamente come la vorresti, tanto vale prenderla con allegria e viverla al meglio.
L.
Questo e’ un argomento che trovo affascinante e mi riguarda da vicino. Mi presento: sono italiana e vivo da molti anni in Inghilterra con mio marito, anche lui italiano, e i nostri quattro bambini bilingui, tutti nati qui. Lo schema linguistico che si e’ instaurato tra i bambini, senza alcuna interferenza da parte di noi genitori, e’ questo: le due bambine piu’ grandi (9 e 7) parlano tra loro quasi esclusivamente in inglese. Al fratellino di 4 anni parlano praticamente sempre in italiano, tanto da cambiare lingua nel corso di un gioco se si inserisce anche lui, o da rivolgersi alla sorella in una lingua e al fratello nell’altra nel corso della stessa conversazione. Alla sorellina di pochi mesi parlano tutti in italiano, sempre.
Visto che tutti e tre parlano e capiscono perfettamente entrambe le lingue, perche’ fanno cosi’, mi sono chiesta piu’ volte? Credo che sia perche’, mentre le prime due hanno imparato l’inglese quasi contemporaneamente, il fratellino e’ stato a lungo il piccolo di casa che parlava solo italiano, finche’ poi non ha cominciato l’asilo. Benche’ ora non sia piu’ cosi’, l’abitudine e’ rimasta. Per quanto mi riguarda, apprezzo ogni occasione per tenere vivo l’italiano, per cui questo accordo non scritto mi va benissimo! Finche’ dura…