Torno ora dalla Fiera Internazionale del Libro di Bologna, un’esperienza fantastica, un turbinio di idee, storie e colori, uno sguardo su un mondo che non può essere così cattivo, che dà speranza.
Invece di parlarvi di singoli libri, di cui conto di parlarvi con abbondanza di particolari e di video durante tutto l’anno, vorrei parlarvi del libro in sè, o meglio del libro per bambini.
Diciamocelo, i libri per bambini non sono affatto così semplici come si vorrebbe pensare.
Certo ci sono dei libri che per struttura e stile hanno un lessico molto ridotto, e sia chiaro questo non li rende libri meno interessanti. In questa categoria per esempio troviamo Lost and Found (come sempre cito l’Inglese perchè è la mia seconda lingua, ma il discorso vale per tutte le lingue), un libro meraviglioso, che ha molto da dare, ricco di emozioni, ma non di parole. In libri come Lost ad Found le parole sono asciutte, minime, sono le immagini che ci trasportano nel mondo fantastico delle storia, e anche della lingua quindi.
Però ci sono anche libri invece in cui la parola fa da protagonista, la parola spiega, illustra, racconta, gioca, scopre e nasconde. In questi libri, molto spesso, le parole non sono affatto scontate. Ogni parola viene scelta dall’autore per il suono, il significato, palese o recondito, il ritmo e la musica. Non di rado vi troviamo parole che non vengono usate comunemente nella vita quotidiana, parole che magari abbiamo imparato da bambini (se la lingua in questione è la nostra madrelingua) o che possiamo imparare oggi con i nostri bambini (se si tratta di una lingua che abbiamo imparato strada facendo).
Solo i bambini hanno bisogno di conoscere tutta la terminologia degli animali, parti del corpo, versi, suoni e azioni. Nelle storie dei bambini esistono mille modi per saltare, correre, volare, nuotare o parlare. Per non parlare degli aggettivi, una cornucopia di aggettivi, di sfumatura in sfumatura.
Penso ai libri di Julia Donaldson, solo per fare un esempio, con dei testi che sono musica, che trasportano nella storia, che cullano e avvincono, ma per nulla semplici, anzi, parecchio sofisticati direi.
Ho già visto più di una mamma sgranare gli occhi “Pensavo che fosse facile leggere un libri per bambini! Invece…”
Invece no, però è bello.
Ed è anche utile.
E’ facile, naturale sottovalutare la capacità dei bambini di imparare una lingua, come se tutto ciò che possono imparare fossero i numeri da 1 a 10, i colori e qualche animale. Non è così. I bambini riescono a cogliere a apprezzare la ricchezza della lingua, a capire le sfumature, a incamerare parole, sempre più di quante ne sospettiamo.
L’altro giorno mio figlio (di 3,5anni), facendo un capriccio (quindi non certo in un momento in cui stava facendo alcun sforzo espressivo, pestava i piedi e piagnucolava…) mi ha detto: “Io ti ho chiesto una cortesia e tu non me l’hai fatta!”
Ho sorriso. Una cortesia?
A tre anni e mezzo mi chiede una cortesia?
Lì c’era lo zampino di mio padre, che racconta racconta racconta, racconta storie a briglia sciolta, e fa uno sforzo esplicito per usare un linguaggio quanto più ricco nelle sue storie, usando anche termini molto inusuali (per mio figlio la bicicletta è il velocipede, non dico altro). Questa è una ricchezza, da coltivare, anche se ogni tanto per le lingue minoritarie bisogna fare ricorso al vocabolario.
Non abbiamo paura della complessità, non cerchiamo solo libri semplici, con i bambini possiamo osare.
Immagine (di meravigliosa complessità ed eleganza, visiva in questo caso) da 50watts
Maurizio says
Approvo tutto quello che hai detto. Nonostante penso di sapere un discreto inglese, su tuo consiglio ho comprato l’intera libreria dei Mr Men. Sono fantastici e il mio R. si diverte un mondo a leggere Mr. Bust, Tall, etc…. spesso mi trovo a dover usare il vocabolario, molti termini sono troppo lontani dall’inglese business che sono abituato ad usare. Serve a lui ma serve anche a me…
Rossella says
Io che possiedo un vocabolario inglese strettamente legato all’informatica, devo ammettere che molte parole degli english books di mia figlia non le conosco… sto imparando con lei, e con lei mi diverto moltissimo a ‘giocare’ con queste nuove parole :o)
Grazie per questo bel post!
Marika says
Spero che mi perdonerai, Letizia, se per l’ennesima volta scrivo un commento di approvazione!
Mi ritrovo anche su quanto scritto da Rossella, ad imparare siamo in due (in tutte le lingue contemplate in casa, italiano incluso)
E’ sempre bello leggere i tuoi post, ammetto di essere in continua attesa… quando la brama non regge, rispolvero saggiamente quelli del passato!
Grazie Letizia
p.s.: “velocipede”.. meraviglioso!
Arianna says
Trovo che i Mr. Men (e little miss!) citati da Maurizio siano un ottimo esempio di ciò che Letizia osservava a proposito della ricchezza linguistica dei libri per bambini. Difficile trovare in un contesto lavorativo, o corso di business english, l’occasione di conoscere e usare il termine specifico per ogni “gradazione” del ridere (to chuckle, to giggle, to smile, to laugh – alcuni non traducibili con precisione, o tali da sembrare sinonimi, se ci si ferma al dizionario. Mentre, se si tiene presente l’intensita’ della risata si capisce che ognuno di questi verbi fa riferimento a un’azione ben specifica. Tutto questo in un piccolo (solo nel formato) libro dei Mr. Men lo trovi di sicuro!
Io sto imparando proprio un sacco dai libri che leggo con le mie figlie e la cosa bella e’ che a volte le sento riutilizzare le espressioni trovate nelle storie (mi viene in mente ora la mia grande, quasi 5, che giorni fa invece di “mummy, i’m hungry” mi dice “mummy, my tummy is rumbling!”. Sono abbastanza certa che The Gruffalo c’entri qualcosa…
Un caro saluto,
a
Giovanna says
Questa volta hai toccato un punto dolente…. è vero, anzi verissimo i libri per bambini non sono facili e devo ammettere che anche io, all’estero da diversi anni, riscopro parole che hanno il sapore dell’infanzia, il sapore di casa. Personalmente faccio molta fatica ad accettare la complessità del linguaggio dei libri per bambini, a volta mi sembra di esporli ad uno sforzo eccessivo, ma sicuramente sottovaluto le loro capacità. Soprattutto mi sembra di esagerare quando i miei piccoli mi chiedono ad ogni frase “cosa vuol dire?” e il mio maschietto, è fatto così di carattere, si arrabbia se non capisce subito la spiegazione…! Comunque poi vedo i risultati quando si esprimono con termini adeguati e ne sono soddisfatta.
Spesso però trovo che i libri per bambini presentino delle incongruenze inaccettabili. Vi faccio l’esempio di quel libretto con CD della serie gli indistruttilibri (o qualcosa del genere) con la canzoncina del leone che si è addormentato e paura più non fa…. con i disegni di Altan: avete notato che la canzone è più lunga del libro???? Ho protestato con la casa editrice e mi hanno risposto che si è trattato di una scelta artistica…! Vallo a spiegare ad un bambino che ti dice che quel libro è “rotto”!
In conclusione trovo che ci voglia una professionalità specifica per scrivere un libro per bambini, mentre spesso si pensa erroneamente che sia più facile….