Abbiamo già letto la storia di Benedetta e di come è cresciuta bilingue, ma come spesso accade quella era solo una parte della storia. Qui Benedetta ci racconta cosa vuol dire avere un DSA, un disturbo specifico dell’apprendimento, come ci convive e come e perchè il bilinguismo è una risorsa che l’aiuta a superare questa difficoltà.
Sembra buffo il nome,” discalculia“, potrebbe quasi essere preso per gioco, o per uno scioglilingua. In realtà fa parte dei disturbi specifici dell’apprendimento che, insieme alla dislessia, disortografia e disgrafia sono diagnosticati a circa MEZZO MILIONE DI BAMBINI IN ETA’ SCOLARE.
Non è facile raccontare questa storia…riaprire il cassetto dei ricordi e lasciare che le dita scorrano sulla tastiera, in molti di essi c’e umiliazione e dolore..ma è proprio per questo che la devo raccontare, molti bimbi vivono oggi, purtroppo, questa situazione senza sapere a chi rivolgersi, senza sapere se verranno creduti o presi in giro. MOLTI GENITORI LI GUARDANO SCONTRARSI CON LETTERINE DISPETTOSE E RIBELLI CHE SCIVOLANO VIA, CON NUMERI CHE CAMBIANO POSIZIONE E SI GIRANO..(A VOLTE SEMBRA QUASI CHE DANZINO) E NON SANNO COME FARE AD AIUTARLI…così si inizia a girare per siti internet, psicologi, neuropsicologi…fino ad aver tra le mani UN PEZZO DI CARTA..UNA DIAGNOSI..CHE DIVENTERA’ LO SCUDO DI QUESTI BIMBI.
E’ PER QUESTO CHE SCRIVO..PER LORO..PER VOI FORSE..PER INFORMARE E RICORDARE..
Salve a tutti,sono Benedetta ho 20 anni, sono bilingue e discalculica.
Per discalculia si intende un disturbo che comporta il non riconoscimento delle quantità numeriche, molte volte unita all’errata trascrizione dei numeri e alla difficoltà nel collocamento visuo-spaziale di quest’ultimi, nonchè a DISLESSIA, DISGRAFIA(ecc). In realtà questo disturbo è molto più complesso rispetto alla mia descrizione, perchè riguarda non solo l’area logico-matematica ma anche tutte le altre aree e LA VITA IN GENERALE.
Sebbene nel mio caso la discalculia ci sia sempre stata, il bilinguismo è arrivato prima, attraverso giochi, colori, vita quotidiana, baby-sitter, e periodi all’estero… una parte fondamentale di me che mi sta aiutando a combattere questi numeri che ogni volta si scambiano..e che non riesco a scrivere, nè a leggere.
Si, la discalculia c’è sempre stata, o meglio, SONO DISCALCULICA, l’unico particolare è che per 12 anni, fino a Settembre del ’10, NON HO MAI DETTO NIENTE, MI NASCONDEVO QUASI SOTTO IL BANCO PER EVITARE LE INTERROGAZIONI DI MATEMATICA, COPIAVO DAI MIEI COMPAGNI, O SEMPLICEMENTE NON ANDAVO A SCUOLA.
Alle Elementari mi “torturavano” con le tabelline che puntualmente non ricordavo e con numeri giganteschi che facevano venir da piangere alla sola vista.
Lascio perdere la trafila di commenti che mi venivano fatti dalla maestra, o delle cose dette ai miei genitori…potete benissimo immaginarli…anzi…facciamo un gioco…PRENDETE UN FOGLIO E SCRIVETE I PRIMI 5 AGGETTIVI CHE VI VENGONO IN MENTE…(Alla fine vi dirò la top 5, haha)
L’unico ricordo delle medie è l’esame, credo di aver resettato tutti i tre anni causa dei continui “poker” di “non suff” in algebra ed equazioni insieme al Bilinguismo che preferivo tener nascosto per evitare commenti da parte dei compagni.
Al Liceo i debiti di matematica e fisica mi hanno accompagnata fino in 5a e, proprio a settembre dell’ultimo anno decisi finalmente di parlare con mia mamma.
Le dissi che volevo fare i test per i disturbi specifici dell’apprendimento perchè c’erano un sacco di cose che, nonostante la mia età, non sapevo fare, come ad esempio i calcoli a mente, contare in ordine decrescente, leggere l’orologo e leggere/scrivere i numeri..che continuamente invertivo.
Il 30 novembre del 2010 è arrivata la diagnosi, e con lei la “Me Bambina, che aveva così paura di contare”… Finalmente potevo guardarmi e non sentirmi stupida… finalmente tutta la fatica aveva un nome..DISLESSIA!
Da quel giorno posso dire di essermene fregata altamente dei commenti stupidi che facevano i miei compagni, di tentare di star dietro a tutte quelle parole che dovevo scrivere ma che puntualmente dimenticavo… semplicemente so di essere così e mi accetto, tanto da prendere il coraggio e volare fino dall’altra parte del mondo… a Boston, per misurarmi ancora una volta con la vita, per sapere che anche questa volta ce la potevo fare con le mie forze.
E ce l’ho fatta, ho vissuto tra la neve del primo di aprile e i tulipani del Boston Common, lottando con la scuola per poter utilizzare il pc, tra i F*** tirati all’insegnante che pensava lo volessi usare per andare su Facebook -.-” e le ore a riscrivere i temi.
Ho trovato l’appoggio di amici, e di una in particolare, neuropsicologa colombiana con ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), che mi ha insegnato dei metodi per scrivere più velocemente e in maniera più comprensibile…mi ha spronato ad andare ancora più a fondo, a (ri)scoprire e utilizzare risorse interiori che nemmeno sapevo di avere, il bilinguismo(inglese) ad esempio mi sta aiutando a leggere i numeri grandi ( dalle 3 cifre in su), perchè vengono scomposti…o le ore dell’orologio, in cui non ci sono tutti quei.. 15.40 o 20.15..ma semplicemente am/pm.
STO COMBATTENDO I NUMERI LE PAROLE E LE PAURE CON IL BILINGUISMO E SEMPRE CON ESSO…PRENDO PER MANO “LA BIMBA CON LA PAURA DEI NUMERI”, LA STRINGO FORTE, LA RESPIRO, FACCIO UN PASSO…
E CON LEI CERCO LA MIA STRADA.
A TUTTI NOI, E AI NOSTRI GENITORI CHE CI HANNO APPOGGIATO E CREDUTO IN NOI… GRAZIE.
Benedetta.
Benedetta si è fatta forza per condividere la sua storia, e di questo dovremmo esserle tutti molto grati. Benedetta ci dà un messaggio importante: anche se abbiamo un problema, una difficoltà, dobbiamo e possiamo trovare in noi le risorse per superarlo, per i bambini queste risorse provengono anche dall’amore e la fiducia che i genitori hanno in loro, sui quali costruiranno il loro amor proprio, la fiducia in sè stessi, la tenacia. Avere una passione, le lingue nel caso di Benedetta, aiuta a trovare la forza e ad affrontare le difficoltà. Grazie Benedetta, e grazie anche alla tua mamma, che non conosciamo ma ammiriamo.
Questo il sito dell’Associazione Italiana Dislessia http://www.aiditalia.org/
Altre risorse: The Dyscalculia Toolkit: Supporting Learning Difficulties in Maths (Book & CD-Rom) (immagine in alto), con ottime recensioni, e diversi libri in Italiano sulla discalculia senza recensioni…
lucia says
grazie Benedetta per averci raccontato la tua storia e per gli spunti interessanti sul bilinguismo, ora la segnalo anche ad un’amica che si occupa di disgrafia.
anche tu racconti poi dell’imbarazzo di essere bilingue, comune a tanti bambini, io ho ricordi di quando ero in prima o seconda elementare ma vedo che il bimbo di un’amica già comincia ad essere a disagio a 5 anni.
bisogna insegnare ai bambini bilingui a difendersi, a non nascondersi
specie quando il bilinguismo può essere un aiuto concreto a superare delle difficoltà
Benedetta says
Si concordo pienamente, o meglio..a me ha aiutato un sacco e ancora adesso mi sta aiutando :)!! Purtroppo manca “Informazione” sui DSA..infatti sto cercando di fare tutto quello che posso perchè nessun bambino debba passare quello che ho passato io :)….Ho deciso che diventerò formatrice..per poter aiutare gli insegnanti a “capire” meglio cos’è questo disturbo e di come loro possano darci la sicurezza che “ci” serve per poter superare ed accettare le nostre difficoltà e soprattutto alimentare la nostra creatività!!! 😉
Benedetta.
Marika says
Grazie infinite per questa condivisione,
grazie Benedetta per il lavoro che hai fatto su di te e del quale hai deciso di renderci partecipi
Appoggio e ammiro questo tuo desiderio di fare informazione, so che darà i loro frutti;
c’è bisogno di gocce che formino il mare (di informazione)
Grazie anche a te, Letizia, per il “materiale” di spessore che sempre riservi a chi ti legge
mammaemigrata says
Benedetta, brava per il tuo racconto! E’ triste vedere che, ancora oggi, la dislessia e gli altri disturbi dell’apprendimento, siano considerati un tabù!
Il mio ex-marito è dislessico, pensa che a scuola lo hanno tacciato con nomi orribili tra cui “ritardato” invece di approfondire il problema…
Ho avuto per molto tempo il dubbio che anche il mio secondo figlio fosse dislessico, o avesse un disturbo simile, e ancora oggi, nonostante sedute da psicomotriciste e psicologhe e insegnanti di sostegno, vedo che lui fa moltissima fatica perchè, secondo me, la sua testa è un grande caos. E questo lo porta poi a non voler lavorare a scuola perchè si sente insicuro.
Devo dire anche che, in questo caso, il bilinguismo non lo aiuta molto. In effetti, siccome ha problemi soprattutto in matematica, quando lo aiuto a fare i compiti, non posso farlo parlandogli in italiano, perchè lui a scuola la matematica la impara in tedesco, e, per esempio, se deve pensare al numero 79, dicendoglielo in italiano, lui pensa 97 perchè in tedesco si leggono prima le unità e poi le decine…
La psicologa mi ha consigliato di dargli esercizi che lo obblighino ad avere un metodo preciso, con tappe ordinate, in modo da insegnargli a organizzare i pensieri.
Quello che mi dà più fastidio è che, da quattro anni a questa parte, la maggior parte delle insegnanti si sono ostinate ad affibbiarmi la responsabilità di questi problemi, perchè ho voluto che Cristian andasse a scuola l’anno in cui compiva 6 anni (è nato in ottobre) e non l’anno in cui ne avrebbe compiuti 7 come stabilisce la legge lussemburghese. Ogni volta che faceva fatica mi sentivo dire “ma signora, è colpa sua, il problema di Cristian è la scarsa maturità perchè è tanto più giovane dei compagni”.
Quest’anno, per la prima volta, mi sono invece sentita dire che mio figlio è assolutamente capace, non ha problemi di intelligenza né di maturità, ma ha solo le idee molto confuse. E’ stato un gran sollievo.
Insomma, quasi sempre, quando un bambino “non rientra in uno schema”, che sia di apprendimento generale, di comportamento “normale”, di ragionamenti “standard”, sta ai genitori battersi, spesso contro un sistema ottuso, per dimostrare che basta qualche aggiustamento per risolvere la faccenda…
Arianna says
Grazie Benedetta per aver condiviso la tua storia, conosco bene il problema poiché mio fratello e’ discalculico. L’informazione su questi temi e’ importantissima proprio perché al momento ancora insufficiente; molto spesso non ci si rende conto, come tu stessa sottolinei, che i disturbi specifici dell’apprendimento condizionano l’intera vita di una persona – soprattutto per ciò che attiene alla sfera sociale – non solo il profitto scolastico. E lasciamo proprio stare il binomio bilinguismo – dislessia: quante volte avete sentito dire che per i bimbi dislessici meglio evitare il bilinguismo?? A me e’ capitato molto spesso, l’ultima volta in ordine di tempo me lo ha detto la vicepreside di una nota scuola bilingue romana, la quale ha tenuto a precisare che il loro programma bilingue non puo’ essere seguito da bambini dislessici, pur non avendo noi fatto domande specifiche in questo senso: in pratica, “l’assenza di dislessia” ci e’ stata presentata come una sorta di prerequisito per essere ammessi in tale scuola. Poi ho capito che, in realtà, non tanto di bilinguismo quanto proprio di bambini queste persone non dovrebbero proprio parlare! E per fortuna la tua storia, Benedetta, dimostra che non solo bilinguismo e DSA sono “compatibili” ma che addirittura il bilinguismo puo’ essere un importante aiuto per cercare di bypassare le difficoltà quotidiane che questi disturbi inevitabilmente portano con se.
Grazie ancora e un grandissimo in bocca al lupo per tutto. Arianna
Rossella says
Bellissima storia… grazie per averla condivisa! Una domanda per Benedetta e Lucia: ma perchè un bimbo nilingue si vergogna di esserlo? In che modo può essere preso in giro un bimbo bilingue? Proprio mi sfugge il problema…
Ciao,
Rossella
Bilingue Per Gioco says
Bella domanda, ne abbiamo già parlato da qualche parte, ma tempo fa e non ricordo nemmeno dove, direi che possiamo ritornare sul tema…
benedetta says
Le risate in classe, il rifare il verso della pronuncia storpiato.. ” hey finta bilingue come C*** la pronunci te ‘sta roba..?? hahahaha” oppure ancora ” nono, prof,non c ‘ho sbatta( traduzione: voglia) di leggere..faccia leggere la finta bilingue.”
E’ pesante convivere 12 anni con questo tipo di commenti..molto pesante,ti fa sentire allo stesso tempo inferiore ma anche una che vole darsi arie. In più essendo dislessia ci mettevo il doppio e molte volte sbagliavo a leggere quindi bastonavano ancora di più!!
Addesso per esempio se parlo in inglese con gente italiana mi viene l’accento più italianizzato..lo cambio senza accorgermene perchè mi vergogno..se invece parlo con persone anglofone parlo “normalmente” .
E’ VERO E’ PIù DIFFICILE IMPARARE LE LINGUE ESSENDO DISLESSICI..MA NON IMPOSSIBILE..SECONDO ME IL SEGRETO STA PROPRIO NEL CRESCERE BILINGUE..VIVENDO UNA LINGUA..SENTENDOLA PROPRIA..
GRAZIE A VOI
BENEDETTA.
lucia says
Rossella,
immagina di essere una bambina di sette anni, seduta al suo banco in una scuola elementare di paese, nel 1978. da qualche giorno c’è un compagno in più. è arrivato dalla Francia.
la maestra ha un’idea: ” adesso Eric viene alla lavagna e ci traduce delle parole in francese”.
Eric si guarda intorno e si alza. i compagni lo guardano avviarsi alla lavagna. “e Lucia ce le tradurrà in inglese” continua la maestra.
tutti si girano verso di te. anche Eric. vi guardate sgomenti mentre lo raggiungi. in silenzio.
abbozzi un sorriso, ma ti stanno guardando tutti.
Vabbè Eric per forza parla francese, viene dalla Francia.
Ma tu? Tu sei nata in Italia. hai sempre vissuto quì. fai la seconda elementare e dopo quasi due anni si scopre che parli inglese! e perchè mai?
“come si dice casa?” chiede la maestra
Maison
House
i gessetti scricchiolano sull’ardesia.
“come si dice papà”
papa
dad
e così scricchiolando, “come si dice…”…”come si dice…”, si fa una panoramica della quotidianità, cane ,gatto…
la maestra non ha chiesto come si dice mamma, beh, poteva, -pensi- tanto lo so.
e intanto suona la ricreazione e in un attimo sei circondata.
Eric non se lo fila nessuno. Sai che forza, è francese. Ma tu…
“Ma tu perchè sai così bene l’inglese? Te l’ha insegnato tua mamma?”
stupida,sai benissimo che non può -pensi-
me l’ha insegnato mio papà- rispondi,e speri che basti
“ah te l’ha insegnato così quando vai da tua mamma in America puoi parlarle!”
potessi tu raggiungere mia mamma…-pensi-
ma dici: “no” e te ne vai
i bambini sono conformisti. vogliono essere uguali agli altri.
e anche se diverso può voler dire migliore un bambino di 7 anni vuole essere uguale
quanti genitori bilingue conosci? Quanti stanno crescendo figli bilingue?
Rossella says
Una testimonianza piena di speranza! Grazie Benedetta per avercela raccontata…
Benedetta says
Grazie a voi averla “ascoltata” e letta!!!
Claudia says
Ciao Letizia, sono molto contenta di questo post, chi sa se è possibile avere un contatto con questa neuropsicologa? Io sono appena rientrata, per quei temi che abbiamo lasciato in sospeso ci sentiamo appena sei libera.
Un abbraccio, Claudia
Karin says
Ciao a tutti! E’ la prima volta che scrivo su questo blog… Vorrei fare tanti complimenti a Benedetta, che ha trovato il coraggio di raccontare la sua storia. So bene cosa vuol dire, non solo perchè mi occupo di dislessia da qualche anno, ma perchè ho anche due cugini dislessici che a scuola ne hanno sentite di tutti i colori! Addirittura una maestra è arrivata a dire a mia zia che “suo figlio deve aver subito un trauma da piccolo”, potete immaginare la disperazione e il senso di colpa di mia zia… Per non parlare della direttrice di una scuola privata che, riferendosi al bimbo dislessico che io seguivo, ha detto “non importa se lui salta la lezione di inglese, è dislessico, cosa vuoi che impari!?” Terribile!!!!!!!
Sono d’accordissimo sul fatto che in Italia manca proprio l’informazione e, purtroppo, il tema dei DSA è ancora macchiato da terribili pregiudizi…
Volevo anche fare tanti complimenti a Letizia per questo sito fantastico! Io sono nata a Verona e ho vissuto in varie parti d’Europa, non ho figli, ma se ne avrò, cresceranno sicuramente bilingui!!! La cosa mi entusiasma già adesso!! 😉
Terrò d’occhio questo sito con grande interesse!!
A presto,
Karin