Insegnare a leggere ai bambini in una seconda lingua, che sia la lingua della mamma o del papà, o che sia l’Inglese. COME? QUANDO? E PERCHE’?
Come Perchè? Sì in effetti Perchè non lo chiede nessuno, almeno nessuno delle persone che mi scrivono con domande su questo tema. Ma parliamone.
Insegnare a leggere (a casa, leggi fai da te) ai bambini in una seconda lingua: PERCHE’ SI’
- perchè è una delle lingue del bambino, e per appropriarsi completamente della lingua e della cultura ad essa associata deve anche imparare a leggerla e scriverla
- perchè leggiamo sempre in questa lingua, molti libri del bambino sono in questa lingua, quindi è naturale insegnargli a leggere in questa lingua
- perchè se non lo faccio io ora, non lo farà nessun’altro, a meno che da grande non frequenti dei corsi di lingua e di grammatica (ragionamento che vale più per le lingue meno usate che per l’Inglese)
Insegnare a leggere (a casa, leggi fai da te) ai bambini in una seconda lingua: PERCHE’ NO
- perchè è meglio che il bambino venga alfabetizzato prima nella lingua dominante
- perchè lo imparerà comunque, a scuola o in corsi appositi, quindi non c’è necessità di trasformare la mamma in un’insegnante
- perchè è molto difficile, non so come fare e dovrei imparare la metodologia di sana pianta
Come vedete la scelta non è affatto scontata. Il Perchè si confonde con il Come e il Quando, ma possono esistere ottimi motivi per non insegnare a leggere (e scrivere) ai bambini a casa.
Una riflessione importante merita il discorso sul Quando. Imparare a leggere, a prescindere dalla lingua, è un’attività molto complessa. Vuol dire riconoscere il valore simbolico delle lettere, il parallelo tra simbolo, grafia, suono e significato, come le lettere costruiscono parole e come le parole costruiscono frasi. Gli esperti consigliano di alfabetizzare il bambino prima nella lingua dominante, e il perchè è intuitivo… Quanto migliore è la dimestichezza con la lingua e più ampio il vocabolario tanto più facile sarà riconoscere suoni e parole.
Quindi se la lingua della mamma è la lingua minoritaria del bambino, e se per giunta la mamma non sa COME insegnare a leggere al bambino, forse aspettare che impari a leggere a scuola e poi insegnarglielo anche nella lingua minoritaria è un’opzione valida.
E qui entriamo nel campo del COME. Già non è banale insegnare a leggere e scrivere ai bambini nella lingua in cui si è stati alfabetizzati da bambini, figuriamoci in una lingua che non ci è stata insegnata a scuola. Mia madre è, o meglio era, maestra. Di questo con lei abbiamo parlato diverse volte. L’italiano è una lingua molto semplice da leggere e scrivere, una delle più semplici, in confronto all’Inglese o al Francese è una passeggiata… Eppure già per l’Italiano esistono diversi modi di insegnare a leggere e scrivere, non è detto che i bambini imparino prima a leggere e poi a scrivere (sì lo so, sono rimasta perplessa anch’io), e comunque esistono diverse tecniche e anche degli errori che è meglio non commettere. Figuriamoci per l’Inglese, dove nemmeno insegnanti, governi e istituzioni si sono ancora messi d’accordo su quale sia il metodo migliore per imparare, con l’alfabeto? coi i phonics? imparando le paroline a memoria? Oppure tutti e tre ma in quale ordine e modo? Etc etc.
Per diverse lingue esistono dei programmi per aiutare i genitori all’estero ad insegnare ai bambini a leggere e scrivere, una mamma ci parlava del programma Danese, esiste Alma edizioni per l’Italiano, e ne esistono per altre lingue sicuramente. Ma sono programmi impegnativi. Perchè sembra facile imparare a leggere, ma non lo è, e poi una volta che hai imparato a leggere devi anche imparare la grammatica della lingua, etc. etc.
A questo proposito spezzo una lancia in favore della scuola Italiana, che ne azzecca poche, ma una delle cose che fa meglio (o faceva) è insegnare bene la grammatica, sia dell’Italiano (ed avere una buona comprensione della grammatica della propria lingua, o lingua dominante, è essenziale per poter poi comprendere la grammatica delle altre lingue) che dell’Inglese come lingua straniera (tutto posso rimproverare alla mia formazione scolastica ma non di non avermi insegnato la grammatica, il mio capo, Inglese, mi diceva: “Letizia you speak a better English than many English people I know”).
Quindi, riflettiamo un attimo su questo punto, del COME, PERCHE’ e QUANDO, scatenatevi con i vostri commenti, idee e dubbi. Poi vi racconterò che tipo di approccio sto avendo io con l’Inglese con A. Perchè avendo lui quasi 4 anni (età in cui in UK iniziano il reception year, quindi vengono iniziati formalmente a lettura e scrittura), essendo abituato a leggere più libri al giorno da quando è nato, ed avendo un grande interesse per libri e storie, va da sè che queste domande me le sto ponendo anche io…
Claudia - La Casa Nella Prateria says
Sperando che il mio contributo possa essere utile a qualcuno, ti segnalo un post che ho scritto in merito e nel quale parlavo del nostro approccio in proposito: http://www.lacasanellaprateria.com/2011/06/bilinguismo-in-liberta/
Bilingue Per Gioco says
Ciao Claudia, che forte che anche tu abbia parlato del tema di recente, è proprio un tema estivo allora. Devo dire che secondo me prima o poi delle lezioni o corsi diventano necessari per imparare a leggere e soprattutto scrivere la lingua, l’ideale sarebbe che ciò avvenisse a scuola, ma non accade per tutte le lingue. Certo per il bilinguismo orale non occorre sapere leggere e scrivere, ma per avere pieno accesso ad un paese sì, soprattutto scrivere è abbastanza complicato, va imparato, non si assimila per osmosi… Comuqnue c’è tempo, e poi si fa quel che si può, noi genitori possiamo mostrare loro delle strade, poi starà anche a loro decidere quali percorrere…
Ciao,
L.
Federica says
Ciao Letizia,
sembra un caso di serendipity… Mi trovavo proprio in questi giorni a parlare con una mia amica inglese del fatto che preferisco non “mettere troppa carne al fuoco” riguardo la lettura/scrittura in inglese, visto che mia figlia di quasi 6 anni andrà a scuola (pubblica italiana) a settembre e dovrà già affrontare l’apprendimento in italiano.
Non mi voglio ancora lanciare con l’inglese per due motivi:
– primo, perchè lei si sente già agitata all’idea che – a differenze di alcune compagne – lei arrivi in prima elementare senza sapere ancora leggere e siccome questo turbamento non si accompagna (a differenza del figlio di Yael, a cui porgo i miei complimenti) a una curiosità/spinta a imparare prima di arrivare a scuola, ho preferito non fare pressioni in questo senso (figuriamoci perciò se vado a porle anche il problema della differenza tra scritto e pronunciato che c’è con l’inglese)
– secondo, perchè come dicevi tu al giorno d’oggi hanno sistemi completamente diversi di insegnare a leggere e scrivere rispetto a quello che hanno usato per noi 30 anni fa (ve le ricordate le pagine e pagine di singole lettere con le “cornicette” attorno?) per cui non credo sarei all’altezza.
Perciò in attesa di capire nella sua scuola come procederanno con l’italiano (sillabe, parole intere, phonics) mi sono limitata a insegnarle la banalissima (ma efficace) canzone dell’alfabeto inglese (su Youtube c’è quella cantata per Sesame Street), per cui almeno le lettere le riconosce. Sul come farà a metterle insieme in questo miracolo che è la lettura e come lo sfrutterò per insegnarle a leggere anche in inglese vi saprò dire nella prossima puntata in autunno!
Ciao e grazie ancora per tutto quello che fai!
Federica
P.S.: ho ordinato dei libri in inglese per il piccolo (2 anni), poi ti faccio sapere come sono…
Arianna says
Concordo totalmente con il tuo ultimo commento, Letizia, e ti sono grata per aver affrontato l’argomento. Mio figlio ha ancora tre anni e mezzo e io, mentalmente, penso sia meglio fargli imparare a leggere e scrivere in italiano a scuola, lavorando di pari passo o quasi io con l’inglese a casa. Magari cominciando dalle parole più facili, di quelle che si pronunciano come si scrivono usando suoni simili o uguali ai nostri (ex: cat – dog ecc) Ma non so se è il metodo giusto e quindi ogni vostro suggerimento è prezioso. All’asilo di mio figlio aspettano i cinque anni anche per l’italiano e, a meno di un interesse esplicito di mio figlio in merito, penso che rispetterò i tempi della sua scuola sia per l’italiano che per l’inglese. Speriamo che la scuola mi aiuti!
Yael says
Ciao! Io ci ho riflettuto parecchio da quando hai pubblicato uno dei primi posto sull’argomento, Letizia (forse un anno fa?).
PERCHE’ – Visto la passione di G., 3 anni e mezzo, per la lettura e per i libri, insegnargli a leggere mi sembrava la strada naturale da percorrere (e poi, io sono un’insegnante di ebraico…. Quindi, lo dovrei saper fare…). Racconto qua la mia esperienza (con una lingua completamente diversa dall’italiano), che fin ora ha avuto un discreto successo.
QUANDO – All’inizio, ho giusto provato con qualche parola tipo “tavola”, “armadio” (oggetti nella sua stanza). Dopo qualche tentativo (circa un anno fa), anche se ho visto che le 5-6 parole le ha imparate, mi sono resa conto che questo “gioco” non gli fa impazzire, e ho smesso.
COME- Poi, durante la solita lettura prima di andare a dormire (circa 2,5 mesi fa), ho notato che lui mi chiede dove c’è scritto “Biancaneve”, “Cenerentola” ecc. Qui, bisogna spiegare che i personaggi delle fiabe sono in realtà la sua passione … Quindi, ho fatto 1+1 e ho cominciato a mostrargli parole (intere, senza introdurre il discorso di lettere) proprio di questi personaggi. Per fare il “gioco” ho usato i suoi pupazzetti dei personaggi della Disney (ne ha una cinquantina…). Il gioco consisteva, quindi, nell’abbinare un pupazzetto a una parola. Ho cominciato con 10 parole (con pezzi di carta scritti a mano) e lui era contentissimo…. Le ha imparate in un attimo, e ne chiedeva ancora. Quindi, ho continuato con questo sistema. Poi, quando sono finiti i pupazzetti, ho preparato dei cartellini di parole più omogenei (sul computer, per rendere le parole più simili a quelle che si leggono nei libri) di tanti altri personaggi dalle storie e dalle fiabe. Adesso il “gioco” consiste nel mettere insieme tutte la parole che appartengono alla stessa storia/fiaba, e a quel punto ho aggiunto anche parole più “astratte” come “foresta”, “cattivo”, “bellissima”, “viola”… Siamo arrivati a circa 150 parole.
Ad un certo punto ho introdotto il concetto di lettere, usando sia una canzoncina per aiutare G. a ricordare i loro nomi sia l’alfabeto a segni (che usavamo noi come bambini in Israele per parlare tra noi senza essere sentiti…). Lui va matto per questa cosa e canta la canzone – con i relativi segni – in continuazione, insegnandoli a chiunque li stia intorno. Da poco ho cominciato anche ad insegnargli la vocalizzazione (che in ebraico si fa con dei segni sopra/sotto le lettere e non con delle lettere). Ancora non riesce a leggere parole che non conosce, ma ci sta provando.
Comunque, per il resto, sono completamente d’accordo con le tue osservazioni Letizia. Soprattutto per le domanda del PERCHE’ insegnare una seconda lingua…
Loretta says
Ciao a tutti|
Io sono italiana e sto crescendo i miei figli bilingui (italiano/polacco) abitando in Polonia. Nel bilinguismo in particolare sono convinta del fatto che bisogni ascoltare molto i bambini e seguirli nel loro sviluppo perche’ crescano in modo armonico e si sentano normali e speciali al tempo stesso. Ho cosi’ notato che sia il piccolo (18 mesi) che la piu’ grande (4 anni) sono molto interessati alle lettere, i numeri e i segni grafici in generale. Li hanno conosciuti attraverso libretti, canzoncine su you tube, dvd, cd (tipo quelli di Brainy baby) e si divertono un sacco a riconoscere le lettere e i numeri nei giornali o facendo una passeggiata. Ultimamente la piu’ grande ha cominciato anche a scrivere le parole tracciate a puntini dei libretti che colora ripassandone il contorno e mi chiede spesso che cosa ci sia scritto sulle magliette o dove sia scritto “mamma oca” e altre parole dei libretti che leggiamo. Poi insegnando italiano ai bimbi dell’asilo ho notato che alcuni di loro di circa 4,5 anni che gia’ avevano imparato a leggere e scrivere le parole in polacco semplicemente osservando i fratelli piu’ grandi hanno cominciato a trascrivere dalla lavagna le parole italiane che io avevo scritto per i loro genitori! Sono convinta che non siano eccezioni e che se i bimbi ce lo chiedono sia giusto insegnare loro a leggere e a scrivere nella seconda lingua perche’ ne sentono il bisogno, come e quando vogliono loro! Da piccoli quando non fanno troppe domande e sentire CI come CANE o Ci come CIELO anche se in polacco lo stesso suono e’ simile alla Z non crea loro nessun problema. Ai bimbi piu’ grandi invece bisogna gia’ spiegare la regola grammaticale. Dalle canzoncine in inglese su youtube (phonic song), che ogni tanto ascoltano, sanno poi che le lettere hanno un nome ma possono avere diversi suoni a seconda della persona con cui si parla e del luogo in cui ci si trova, come loro continuano ad essere loro stessi anche se parlano in italiano o polacco o un domani inglese o altro pur essendo in Italia, Polonia o chissa’ dove. E’ una cosa fantastica che li aiutera’ a imparare facilmente e rapidamente altre lingue spontaneamente, cosi’ come le sentono e le vedono scritte senza porsi troppi perche’, come spesso fanno gli adulti nell’imparare una nuova lingua! Scusate mi sono un po’ dilungata ma finche’ sono in vacanza ne approfitto! Grazie Letizia, un salutone a tutti e buone vacanze!
Chiara says
Io ho scelto di non insegnare a mia figlia a leggere in inglese: il fatto di mandarla a scuola – pubblica italiana – a 5 anni mi sembrava gia’ abbastanza pesante per lei. E poi temevo che vedere le parola scritte in inglese potesse rovinarle la pronuncia. Mi sono detta: lasciamola imparare bene a leggere e scrivere in italiano e cosi ho fatto. Ora legge da circa un anno l’italiano e da sola qualche mese fa ha preso dei libri in inglese e ha cominciato a leggerli ad alta voce con notevole facilita’ e senza peraltro alterare la pronuncia. Questo mi rende fatalista: imparera’ anche a scrivere quando sara’ il momento. L’importante e’ che continui a considerare l’inglese divertente e MAI una cosa faticosa.
mammaemigrata says
Io non ho insegnato né ho intenzione di insegnare a nessuno dei miei figli a scrivere in italiano.
Principalmente perchè: tedesco, francese, inglese a scuola, mi pare sia già abbastanza. Che già fanno fatica in queste tre lingue che si leggono e si scrivono tutte e tre diversamente l’una dall’altra. Ci manca solo che gli metta anche in mezzo l’italiano.
E poi, devo dire che… si arrangiano da soli!
Ho sempre comprato libri e giornalini in italiano, da quando sanno leggere.
Radiolina quando arriva in Italia per le ferie si trova un sacco di n° arretrati del Focus Junior, che adora leggere, e mia mamma le regala sempre l’abbonamento.
Quindi per la lettura, diciamo che se la cavano anche piuttosto bene.
Per la scrittura, non scrivono molto e quando lo fanno, ovviamente non sono esenti da errori di ortografia soprattutto, poiché non hanno in testa le regole per l’italiano, per riprodurrne i suoni tramite le lettere, si rifanno alle lingue che conoscono meglio… ma direi che sono errori di poco conto, tipo dimenticano le doppie consonanti o le “h” in alcune parole che lo richiedono ecc.
Ma sono perfettamente in grado di capire ciò che leggono, la loro grammatica è abbastanza buona e hanno anche una buona ricchezza a livello di vocabolario.
Radiolina aveva una compagna alle elementari che mi faceva un po’ pena: genitori entrambi svedesi. Con la mamma parlava inglese, col papà tedesco, prendeva corsi di svedese e di inglese intensivo e ovviamente anche corsi privati di tedesco e francese perchè a scuola faceva molta fatica. Mi pare che a 10 anni sia un po’ troppo.
Plurilinguismo ok, ma non esageriamo.
Silvia says
Ciao a tutti. Scusate se mi aggiungo solo ora a questa discussione, che mi interessa molto e mi tocca da vicino.
Mi trovo nella stessa situazione di Chiara ed ho fatto anch’io la stessa scelta. Mio figlio ha terminato la seconda elementare e la sua seconda lingua è l’inglese. Io mi sono posta tutte le domande di cui si parla in questo post esattamente due anni fa, cioè prima del suo ingresso alla scuola elementare. Come penso saprete, l’inglese nel sistema scolastico italiano di oggi è introdotto già in prima elementare (un’ora la settimana o poco più, penso che dipenda anche dal numero totale delle ore settimanali). La lettura non viene insegnata con i phonics, ma ai bambini viene chiesto di memorizzare come sono scritte le parole (esattamente come accadeva 25 anni fa quando andavo a scuola io). Documentandomi sui vari sistemi di insegnamento della lettura della lingua inglese, mi ero appassionata al sistema dei phonics. Pensavo che insegnando questa “tecnica” a mio figlio, gli avrei offerto una marcia in più per poter leggere quasi tutte le parole, non solo quelle che aveva già memorizzato. Quindi mi sono procurata alcuni testi (presi su amazon) per avviare questa cosa. Devo dire che le prime 4 o 5 volte è andata molto bene (mio figlio è molto curioso), poi però è iniziata la scuola. Ci siamo ritrovati che: 1. quando tornava a casa da scuola aveva compiti da fare; 2. a scuola ha iniziato a leggere in italiano. Non potevo più continuare, perchè avrei dovuto metterlo tutti i giorni (o quasi) seduto davanti a me a fare esercizi di lettura… dopo che era già stato a scuola… e dopo aver avuto a che fare con altre maestre!!! Non volevo essere un’ulteriore maestra, non volevo dargli lezioni anch’io, in più ho avuto paura di interferire negativamente con il delicato processo di apprendimento della lettura in italiano. Per cui mi sono detta “Pazienza… imparerà a leggere in inglese come tutti gli altri bambini.” Come abbiamo detto più volte, l’apprendimento della seconda lingua in età infantile va vissuto come un gioco… Facendogli fare esercizi di lettura tutti i giorni il gioco sarebbe finito!
Ovviamente i nostri figli bilingui hanno già una marcia in più, senza che gli insegnamo a leggere, poichè conoscono già tante, tantissime parole e quindi è più facile per loro riconoscerle. In tutto il programma di inglese svolto il primo anno, forse una sola parola non faceva già parte del vocabolario di mio figlio (hedgehog… forse non ci era mai capitato di incontrarne uno, vero o fittizio che fosse :-)))
Non so se questo sia il metodo giusto, ma è quello che è andato bene per noi. Mi rendo conto che altre famiglie possano aver avuto esigenze diverse anche e soprattutto nel caso di lingue diverse dall’inglese, che magari non sono studiate a scuola.
Un bacio a tutti/e.
Silvia
raffaella says
i nostri fanciulli iniziano a giorni la seconda elementare. e io vorrei che la loro “lingua padre” fosse una lingua di gioco, degli affetti, delel vacanze, ma diventi anche – col tempo – una lingua che permetta loro di studiare e/o vivere-lavorare in paesi germanofoni, se lo vorranno o se ne avranno necessità. gli abbiamo fatto fare una prima solo italiana, ma ogni tanto arrivavano mail o cartoline in tedesco dei nonni, a cui loro rispondevano. a giugno finita la scuola italiana ci siamo fiondati nella ex scuola elementare del babbo, dove sono stati accolti a braccia aperte da maestre e compagni (l’ingresso era stato accompagnato nei mesi precedent da scambio di letterine/foto/disegni). complice il fatto che lì erano accaldati e il programma era finito, e quindi si stava molto in cortile e si mangiavano tantissimi gelati, è andata benissimo. i bimbi ora parlano della “loro” scuola di berlino, hanno i “loro” compagni e maestre. hanno scritto e letto un po’, fatto matematica (?!?), e il prossimo anno ci ritornano (ho già detto che trovo queste maestre fantastiche e superdisponibili?!). questo inverno due volte al mese avranno lezione mirata di letto-scrittura in tedesco, e occasioni concrete per scrivere ai loro nuovi amici. io ne sono molto felice, anche perché altrimenti durante i nostri soggiorni tedeschi i bimbi passano tantissimo tempo con me, e continuiamo a parlare italiano, lì dopo 1 mattina sapevano tutte le espressioni gergali più in voga fra 6-7enni … prima o poi vorremmo passare qualche anno in germania, e mi viene male a pensare alle difficoltà che potrebbero avere per non saper scrivere nella lingua del paese, per quel che possiamo e senza stressarli iniziamo a fargliela incontrare. OT raffaele de rosa un pedagogista svizzero usa e propaga per i suoi figli l’approccio precoce e spontaneo nella letto-scrittura in due lingue, io che sono timorosa ho aspettato la fine della prima elementare, che è l’approccio che usano molte scuole bilingui. loro comunque ora si prendono libretti da leggersi da soli o da leggere a noi (! ah, avere figli grandi …) nelle due lingue, finché dura ce la godiamo.
Anna C. says
Ciao Letizia,
sto cercando spunti su come e se insegnare ai bimbi a leggere in inglese e mi sono imbattuta in questo post dell’anno scorso in cui tu alla fine hai “promesso” che avresti condiviso con noi il tuo metodo.
Non trovo però il tuo post successivo, me lo sono perso ?
Io ho due bimbi di 7 e 6 anni che hanno imparato a leggere in italiano prima della scuola elementare. Iil primo ha usato come sussidiario le figurine panini dei mondiali 2010 (la prima parola che ha letto è stata G A T T U S O perchè era l’unica figurina che gi mancava dell’Italia) Vorrei quindi ” approfittare ” di questa loro curiositá per poter mettere delle basi che difficilmente dimenticheranno.
Sono reduce dal primo anno di scuola elementare e durante l’unica ora settimanale di inglese non hanno scritto una sola parola – il maestro ha spiagato che per la prima elementare non è prevista la lingua scritta ma solo quella parlata. Vorrei approfittare dell’estate per portarlo un pò avanti.
Grazie et ciao
Anna
Bilingue Per Gioco says
Anna, ma tuo figlio l’inglese lo capisce? lo parla? sono anche io dell’idea che prima si impara a parlare poi a leggere. comunque il post promesso poi non l’ho fatto perchè ho deciso di lasciar perdere, e in effetti anche questa decisione meriterebbe un post a sè, oggi però Elisa ha condiviso la sua esperienza con i Jolly Phonics.
L.
Anna C. says
Ciao Letizia e grazie per la risposta. leggerò con attenzione il post di Elisa.il mio bimbo maggiore capisce l’inglese ma lo parla poco (per noi sarebbe la terza lingua perchè come seconda abbiamo il tedesco — per leggere in tedesco nutro speranze nel Tiptoi di cui ci aveva parlato qualche tempo fa Sabina).
grazie ancora
Ciao
Anna
Diana says
Leggere (e anche scrivere) nell’altra lingua alla quale si è abituato a parlare può sorgere in modo spontaneo…non l’avrei visto come una possibilità finché no ci è capitato.
Entrambi genitori abbiamo lo Spagnolo come lingua madre…infatti è la lingua del nostro amore (bimbo compresso) così per noi a casa ci viene naturale parlarne. Per N lo spagnolo era la lingua di casa e l’italiano di fuori casa (nido, parchi, e altro)
Indipendentemente di come la pensano altri, noi li abbiamo sempre corretto la sua pronuncia e lui ha sempre accettato indisturbato. Ovviamente non è stato tutto sempre roseo…in realtà la lingua che li veniva spontanea era l’italiano. Noi ci siamo inventati mille cose (e qui che tanti mollano)
Nel frattempo e entrata anche una terza lingua: l’inglese. Su questa non mi soffermo in questo post. Dico solo che ha 5 anni ha imparato a leggere e a scrivere principalmente in inglese e contemporaneamente ma in proporzione minore anche in Italiano senza grossi problemi. Forse per il fatto che Inglese e Italiano non assomigliano per niente…
Tornando allo spagnolo, finora li avevo sempre parlato e mai letto…così ho iniziato a leggerli anche in spagnolo. Ed è qui che ho sbagliato !…Li ho creato tale confusione. Che, per fortuna, l’insegnante d’italiano, se ne è accorta. Lei parlava lo spagnolo e ha capito che N stava mischiando i suoni. Ho smesso…Per 1 anno però. Finché ho visto che si era impadronito dei suoni abbastanza bene. Così a 6 anni abbiamo ripreso la lettura insieme in spagnolo. Questa e la parte interessante: i primi giorni ridevamo di come lui quando leggeva in spagnolo “italianizzava” le parole e quanto suonavano buffe. Con il risultato che lui stesso si auto correggeva senza io doverli dire: “queste lettere si leggono così o cosa’ “… Ero sorpresa !
Adesso N ha 7 anni e oltre la buona padronanza nel parlare, è capace di leggere in Italiano, Inglese e anche Spagnolo allo stesso livello…La mia ultima scoperta? Ha cominciato anche scrivere in spagnolo…